…
Ventitré
garze sterili.
Ventidue siringhe.
Dieci flaconi di
disinfettante.
Sette lacci emostatici.
Centonove cerotti.
Appunto n. 18: reperire
prima possibile aspirine e
antidolorifici
…
Chopper
terminò di trascrivere sul suo taccuino, il visino pensoso
all’aria.
Sanji si
era preso l’ultima aspirina il giorno prima e Sabo lamentava
ancora forti
dolori alla gamba.
Dovevano
fare assolutamente rifornimenti alla prima isola.
Ormai mancavano solo
due giorni alla partenza…
Girò lo
sguardo, soffermandosi sulla parete alla sua destra.
Lo scaffale
dei medicinali faceva bella mostra di sé, ogni giorno,
inesorabilmente, sempre
più spoglio.
Da una
settimana faceva l’inventario ogni sera, prima di coricarsi.
Era diventato
automatico, un po’ come contare le pecore.
Faceva il
giro di ronda per controllare i pazienti ancora allettati (non
più così tanti),
constatando felice che le guarigioni aumentavano a vista
d’occhio. Aveva
decretato Tashigi completamente fuori pericolo giusto tre giorni prima,
ed era
stata l’ultima ricoverata a serio rischio. Di lì a
due giorni avrebbe dimesso
tutti i suoi pazienti.
Poi,
tornava nella stanza che aveva adibito a infermeria (e praticamente
anche a
magazzino), per stilare il nuovo inventario, prima di crollare sfinito
sul
piccolo letto della stanza.
Erano stati
gentili gli abitanti di Raftel a concedere loro quella vecchia cascina
per
farla diventare il suo ospedale da campo. Se non fosse stato per loro
non avrebbe
saputo dove mettere tutti i feriti, dopo la battaglia.
E dove sistemare i
morti…
Illuminato
solo dalla luce della lampada sulla scrivania, si stropicciò
gli occhi con lo
zoccolo. La stanchezza si faceva sentire sempre di più ogni
giorno.
Robin, Nami
e Koala facevano del loro meglio, ma… se
solo ci fosse stato Law ad aiutarlo…
Tirò su col
naso. In quei momenti la tristezza si intensificava.
Aveva ammirato
il Chirurgo della Morte per anni.
Dopo
l’alleanza con il suo capitano la stima verso di lui era
aumentata a dismisura.
Aveva visto con i suoi occhi cosa era capace di fare e non poteva che
esserne
affascinato.
Non si
meritava di morire così giovane. Nessuno di loro se lo
meritava.
Jimbe,
anche se con andamento scostante, era ormai uno di loro.
Quanto
aveva sofferto per lui, quanto soffrivano tutti ancora…
Sanji per
Iva.
Bartolomeo
per Cavendish.
Zoro per
Kinemon.
E Rufy...
Sapeva bene
che nessuno lo incolpava di quelle morti. E, anche se andava ripetendo
a sé
stesso da giorni che, nonostante tutta la sua conoscenza e le sue
medicine, per
alcuni di loro, non ci sarebbe stato nulla da fare in ogni caso, non
poteva
impedirsi di sentirsi in colpa.
Se si fosse
impegnato di più forse ora le cose sarebbero diverse...
Sospirò mogio,
era difficile non ritenersi in difetto.
Si soffiò
il naso con un fazzoletto, schiarì la gola e, senza staccare
gli occhi dal suo
taccuino, cercò di riprendere un aspetto professionale. Era
ancora in servizio,
dopotutto.
Dov’era rimasto…?
…aspirine e
antidolorifici, specifici per ferite
da…
Improvvisamente,
un rumore assordante lo fece sobbalzare sulla sedia, spaventandolo a
morte.
Qualcosa (che
dal fracasso avrebbe detto fosse il carrello dei medicinali
all’ingresso)
doveva essere caduto rovinosamente a terra.
Chopper
strabuzzò gli occhi. I suoi pazienti erano già a
letto quando aveva finito il
giro quindici minuti prima. Aveva di certo svegliato tutti!
Chi si
permetteva di disturbare la quiete notturna di un ospedale?
Accese la luce
dell’ingresso e si avviò alla porta col musetto
imbronciato, per capire chi
fosse il pasticcione di turno e fargli una bella lavata di capo.
Si era
aspettato Rufy, o per lo meno Zoro, invece si stupì non poco
nel trovarsi di
fronte l’enorme mole del carpentiere di bordo, con il sedere
all’aria, mentre
cercava di recuperare tutti i medicinali caduti a terra.
Viceversa,
non si meravigliò più di tanto nel trovarlo
già in compagnia di due dei suoi
pazienti più nevrotici, evidentemente buttati giù
dal letto all’improvviso.
“Ho già
chiesto scusa!!” ululava Franky, rosso in viso, mentre
cercava di prendere un
flaconcino finito sotto un mobiletto.
“Sai che me
ne importa?? Non si entra così in un ospedale!! Qui
c'è gente che sta morendo,
idiota!!”
Bagy il
clown e la sua diplomazia.
Chopper
provò ad azzardare un “Veramente stanno tutti
bene…” che venne completamente
ignorato.
“Ti rendi
conto che hai messo in serio pericolo la nostra incolumità?
Potremmo avere un
infarto in corso!” Hermeppo, inspiegabilmente sostenitore
della strampalata
tesi.
Franky si limitò
a fissarli un po’ troppo scettico per i loro gusti. Entrambi
in pigiama e
visibilmente alterati, oltre che in buona salute, salvo per qualche
cerotto,
non incutevano il minimo terrore nel cyborg.
“Certa
gente muore sempre troppo lentamente…”
commentò tranquillo, sistemando l’ultima
siringa sul carrellino rimesso in piedi.
Chopper roteò
gli occhi.
“Che cosa?
Vuoi vedere chi sarà il prossimo??”
sbraitò Bagy, schiumante di rabbia,
trattenuto a fatica per le ascelle, dal marine.
“Ora
basta!” gridò il dottore, esasperato.
“Voi due a letto! Franky, tu vieni con
me!”
Hermeppo
trascinò a forza il pirata, ancora furibondo, verso le
camere, non osando
disobbedire agli ordini del medico e lasciando soli i due Mugiwara.
“Strilli un
po’ troppo per essere moribondo…!” gli
urlò dietro Franky, divertito, per poi
guardare il nakama che lo fissava imbronciato “Oh, che
c’è? Non si può più
scherzare…” esclamò nervoso.
“Andiamo…”
mormorò quello, posato. Il cyborg lo seguì, teso.
Una volta
dentro l’infermeria sciolse la lingua. “Scusa per
prima, amico! Non l’ho fatto
apposta! Stavo venendo da te e quel carrello era in mezzo al passaggio
e…”
“Boss,
respira! Tranquillo!” Chopper gli batté uno
zoccolo sulla gamba. “Lo so che è
stato un incidente.”
Franky si
rilassò a quelle parole, buttandosi sul piccolo letto con un
tuffo e rischiando
di distruggere anche quello. Il Nakama si accomodò alla
scrivania.
“Di cosa
avevi bisogno tanto urgentemente da venire qui così
tardi?”
“Ecco… non
è che ti è avanzata qualche bottiglia di Cola,
della riserva che ti avevo
affidato per la battaglia?”
Il dottore
lo guardò stranito. “L’hai finita
tutta?”
“Non
proprio… diciamo che Sanji l’ha scambiata per
coraggio liquido, alla festa
l’altra sera…” mormorò
monocorde.
Chopper non
trovò nulla con cui ribattere. Aprì, invece, il
mobiletto accanto alla
scrivania e ne estrasse cinque grosse bottiglie, contenenti una
sostanza
nerastra con le bollicine.
“Sono le
ultime, è meglio se te le fai bastare per i prossimi giorni.
Almeno finché non
raggiungeremo la prossima isola.” disse, porgendogliele.
“Grazie,
amico!” sorrise caloroso, afferrandole. L’occhio
gli cadde sul taccuino ancora
aperto sulla scrivania. “Come va con
l’inventario?” chiese.
“Non così
bene.” Mormorò il dottore, mogio
“Speravo di avere più medicine per la
partenza.
“Zoro e
Rufy non si sono ancora ripresi del tutto, Brook ha bisogno del tutore
per le
ossa della gamba e Nami ha ancora la mano fasciata.
Manca così
tanta roba… e non parlo solo di medicinali. Le altre navi
sono nelle nostre
stesse condizioni. Non possiamo chiedere ancora aiuto agli abitanti,
sono già
stati fin troppo gentili.” Concluse angosciato.
Franky lo
squadrò, intenerito. Il suo fratellino si angustiava troppo.
I Mugiwara
avevano dimostrato al mondo di avere la pelle dura. Non sarebbero stati
qualche
giorno di navigazione senza cerotti o carne, a minarne la forza.
“Per me non
ti dovresti preoccupare, Chopper.” La renna alzò
il visino. “Quando arriveremo
alla prossima isola compreremo ciò che ci serve e anche di
più.” ghignò “L’oro
non ci manca…”
“Su questo
hai ragione, Boss.” Sorrise il più piccolo.
“Prima di trovare il tesoro non
avevamo mai avuto così tanto denaro. Mi stupisco ancora di
come riuscivamo a
pagare il conto nelle taverne, dopo che Rufy le aveva
ripulite.”
“Questo non
sarà più un problema. A che è servito
arrivare su Raftel se ci preoccuperemo
ancora della disponibilità finanziaria delle nostre
casse?” domandò, ridendo
sguaiatamente.
“Per quanto
riguarda gli abitanti di questo posto, poi, hanno di che essere felici
con le
suuuuper case che ho costruito per loro! Non hanno nulla di cui
lamentarsi!”
“Hai
ragione, Franky!” asserì il piccolo medico,
sospirando rincuorato.
“Sabo come
sta?” domandò il carpentiere, cambiando argomento.
Chopper sorrise.
“Molto meglio. I rivoluzionari partiranno tra due giorni,
come noi. Ho tutto il
tempo per controllare lo stato di guarigione della ferita alla
testa.”
“Oggi è
stata una gran giornata!” commentò il compagno.
“Koala non finiva più di
ringraziarmi. Non pensava che sarei stato in grado di costruirle un
altare e
una sala ricevimenti che contenesse tutta l’isola, in mezza
giornata.” Sorrise,
allargando le enormi braccia “Non sapeva ancora con chi aveva
a che fare!”
“È stata
una bellissima cerimonia!” gli diede man forte Chopper,
esaltandosi “Sabo è
riuscito a restare in piedi per tutto il tempo, anche se con
l’aiuto di una
stampella! Deve amarla molto se ha resistito così tanto solo
per regalarle un
giorno così romantico.”
“Non è
stato facile neanche avere Rufy come celebrante… ha fatto
durare la funzione
più del previsto!”
“Si, è
stato davvero buffo! Continuava a scordarsi le battute! Per fortuna
Robin, di
nascosto, gli suggeriva ogni volta che si bloccava!”
“In ogni
caso Sabo, poi, è rimasto seduto durante tutto il
ricevimento!” aggiunse il
carpentiere, con un ghigno “Direi che è valsa la
pena sopportare un po’ di
dolore...”
Il compagno
rise.
Con un
sospiro felice, Chopper ritornò col pensiero agli ultimi
giorni.
Era stata
dura.
La
battaglia, già di per sé, aveva portato a
ostilità e dissapori tra i
sopravvissuti.
I marine si
erano trovati improvvisamente catapultati in un mondo senza
più poteri forti.
Tutto
quello che avevano sempre creduto di sapere sul Governo Mondiale, era
svanito
in pochi giorni.
Non avevano
più uno scopo, e questo aveva portato ad un crescente stato
di nervosismo,
prevalentemente tra i cadetti più giovani.
La
convivenza tra marine e pirati non era stata facile fin dal principio,
ma
ognuno, di comune accordo, si era reso conto molto presto che era
necessaria
una sorta di collaborazione, per non impazzire.
Tutti, chi
più chi meno, avevano compagni feriti che necessitavano di
cure.
Tutti,
erano responsabili della distruzione del paese e, di conseguenza,
avrebbero
dovuto lavorare per ricostruirlo.
Tutti,
avevano morti da onorare.
Era stato
raggiunto un compromesso unanime: tu
fatti i fatti tuoi, che io mi faccio i miei.
E la cosa
sembrava funzionare. Il più delle volte…
La giornata
appena trascorsa aveva dato modo a tutti di alleggerire le piccole
tensioni che
ancora sfociavano, inevitabilmente, ogni tre per due.
Partecipare
ad un evento felice come poteva essere un matrimonio aveva reso tutti
molto più
rilassati e disponibili gli uni con gli altri.
Nel complesso,
valutò il piccolo medico con un sorrisetto, erano diventati
un quadretto comico
ed armonico allo stesso tempo.
“Sai, non
ti ho ancora ringraziato, Chopper.”
L’interpellato
alzò il visino, scrutando curioso il compagno, insolitamente
serio.
“Si, insomma…
per avermi salvato la vita!”
Il medico
sgranò gli occhi.
“Contro Shiryu…
quando hai scansato il colpo diretto a me… se non fosse
stato per te, credo che
ora non sarei qui ma sotto tre metri di terra…”
mormorò, ghignando amaramente.
Chopper lo
fissò, sorpreso.
“Probabilmente
non te lo ha ancora detto nessuno, ma hai salvato ognuno di noi in
queste
settimane, amico!” proseguì, guardandolo negli
occhi.
“Fr-Franky!!
Dai, smettila!!! Così divento rosso!!!”
balbettò il piccolo medico,
molleggiando sulla sedia.
“Non sto
scherzando!” ribadì il carpentiere, risoluto,
facendo tornare la renna seria di
colpo.
“Essere
l’unico medico rimasto in mezzo a questo delirio, non
è facile. Tu sei riuscito
ad aiutare tutti, nessuno escluso… hai fatto
l’impossibile e anche di più!”
proseguì “È merito tuo se Brook
può tornare da Lovoon con solo un osso
incrinato! Merito tuo il braccio guarito in tempi record di
Usop… e sempre
merito tuo la gamba di Izo, le ecchimosi risanate di Hacchan, Mihawk,
Kidd,
Bellamy… Se Rufy ha ancora la forza di andare avanti e
sorridere dopo lo
scontro con Akainu!”
La bocca di
Chopper toccava ormai il pavimento.
“Sabo era
ad un passo dalla morte! Grazie a te è riuscito a sposarsi,
oggi!
“Per non
parlare di Nami, che se potesse ti farebbe un monumento dopo che hai
riportato Zoro,
per l’ennesima volta, tra i vivi!...e, prima che tu me lo
chieda, non sto
piangendo!!!!” affermò, strofinandosi gli occhi
lucidi con forza.
Troppo
sconvolto per replicare, Chopper ritornò a sedersi composto
sulla sedia,
fissando il carpentiere riprendersi dalla piccola crisi di pianto che
l’aveva
scosso.
Non sapeva
bene cosa dire.
Aveva ben
chiaro che il suo Nakama era emotivamente instabile… ma ora
esagerava un po’.
Era
lusingato, certo. Eppure non credeva di aver fatto nulla di
così speciale, era
il suo lavoro, fare il medico.
Lo stava
dipingendo come un eroe, però non lo era. Aveva fatto un
giuramento e tale
andava rispettato.
La sua vita
era dedicata da sempre alla cura del prossimo. Non potevano aspettarsi
nulla di
meno da lui.
Franky
aveva forse intuito quanto lo angosciassero le morti dei loro amici e
compagni…?
“Chopper…”
esordì nuovamente il carpentiere, come
se gli avesse letto nel pensiero “…le perdite che
abbiamo avuto sono state rilevanti
e nessuna di loro è stata colpa tua! Lo sappiamo
tutti… sono giorni duri per
ciascuno di noi,ma tu hai fatto in modo di renderli migliori, volevo
dirti solo
questo. Quindi grazie, fratello.”
L’amico lo
guardò sorpreso, per l’ennesima volta quella sera.
Fratello.
L’aveva
chiamato Fratello. Non fratellino,
come al solito.
Come mai…?
Franky
aveva sottolineato quell’ultima parola con una certa enfasi.
Voleva
forse dire che ora lo considerava un suo pari? Un compagno adulto,
forte,
capace e non più solo un fratello minore da
proteggere…?
Quella
considerazione gli scaldò il cuore e dovette trattenersi per
non scoppiare a
piangere.
L’uomo
sorrise intenerito, di rimando. Si erano capiti al volo.
“È meglio
che vada ora.” Proferì, alzandosi dal letto.
“Domani dobbiamo caricare la nave
e prepararci alla partenza! Dovremmo riposare entrambi.”
“Si… si è
fatto tardi.” Confermò, con voce roca, la renna,
allontanandosi a sua volta
dalla scrivania.
Franky stava
per oltrepassare la porta quando si fermò e si
girò verso di lui.
“Sai,
Chopper, dopo questa prova nessuno potrà mai più
considerarti un tenero
pelouche! Credo che le cose saranno un po’ diverse
d’ora in avanti!” mormorò
con un ghigno.
L’amico
fece un sorrisetto complice. Un pensiero improvviso lo
colpì, facendogli
richiamare l’uomo. “Franky??”
Lui, ormai
completamente fuori dalla stanza, si affacciò solo con la
testa scrutandolo
curioso, in attesa.
“Perché
Nami mi farebbe un monumento per aver salvato Zoro?”
L’interpellato
soffocò una risatina.
“Sei
cresciuto, amico… ma per certe cose resti ancora il nostro
adorabile
fratellino!
Te lo spiegherò
più avanti…” detto questo, tenendo ben
strette le sue bottiglie, si congedò,
salutando il medico e scomparendo nel corridoio.
Chopper
rimase qualche istante a fissare la soglia della sua stanza, confuso.
Poi, scrollò
le spalle e chiuse la porta. Avrebbe indagato l’indomani.
Mentre si
coricava pensò al dottor Hillk, per la prima volta da quando
la battaglia era
finita.
Gli mancava
tanto…
Chissà se
anche lui era orgoglioso di tutte le persone che aveva aiutato.
Non ho ancora una cura
per tutte le malattie,
dottore. Ma manca poco, ormai!
Presto
avrebbe rivisto anche la dottoressa Kureha e le avrebbe mostrato cosa
sapeva
fare.
Non vedeva
l’ora di sguazzare nella sua neve!
Con
l’immagine delle sue montagne innevate e qualunque tipo di
pensiero nefasto
fuori dalla mente, si addormentò con il sorriso sulle labbra.
ANGOLO
AUTORE:
Ciaoooo.
Sono tornata! Di tutti i cap. della storia questo è quello
che mi convince meno
L
ma non potevo
continuare a cambiarlo, ergo ho pubblicato la versione meno peggio :-p
Fatemi sapere
cosa ne pensate!
Grazie a
tutti quelli che leggono silenziosi e a chi perde tempo ed energia
nelle
recensioni di sta roba (temeraria e gentilissima Zomi)! J
A presto!!
Momo
|