Ho un'acuta percezione, un germe che mi appesta la vita. So che se lasciassi andare anche solo per un istante tutto il controllo sulla contingenza, svanirebbe ogni ordine, ogni staticità, ogni criterio. Tutto in me diventerebbe caos, caos calmo, depressione dei sensi e assisterei all'inesorabile cancellazione dei confini labili delle cose del mondo.
Partirebbero guizzanti i nervi espressivi del mio volto e imploderei di tristezza, bloccata da un sisma di emozioni perturbanti e dalla malinconia.
Dubiterei di volere la vita e mi paralizzerebbe un'idea sublime di pazzo suicidio, caotico, ma depresso, quieto e silente. Perché qualora crollasse il principio razionale della mia esistenza sarei travolta da tutto. Il tutto travolgerebbe me, catatonica, incapace di qualsiasi reazione, impietrita e smarrita di fronte a quel divenire opprimente, che schiaccerebbe e investirebbe me, misera.
|