Pocky
“Take
me high and I'll sing
Oh
you make everything okay, okay, okay
'Kay,
Okay, Okay
We
are one in the same
Oh
you take all of the pain away, away, away
'Way,
away, away
Save
me if I become
My
demons” - Starset, My Demons.
***
Era
un caldo pomeriggio di
Giugno, i raggi del sole illuminavano interamente la Landa degli
Evocatori, stranamente vuota e silenziosa.
Tuttavia,
l'orecchio attento
di Draven aveva udito una melodia alquanto familiare, che non poteva
provenire se non da un unico strumento musicale, suonato dalle dita
esperte di una certa ragazza, alla quale non smetteva di pensare da
qualche tempo. Inoltre, non riusciva a trovarla da nessuna parte,
perciò doveva essersi rifugiata in quella landa desolata e
pericolosa.
Un
delicato motivetto attirò
la sua attenzione verso il fiume che divideva la selvaggia giungla in
due parti, perciò Draven decise di proseguire di soppiatto e
nascondersi tra i cespugli.
La
sua vista era limitata,
ma ciò non gli impedì di assistere ad uno
spettacolo che ebbe un
doppio e contrastante effetto su di lui: si sentì
affascinato ed
allo stesso tempo quasi imbarazzato.
Draven
non aveva motivo
di nascondersi per guardare una ragazza, Draven sarebbe andato
direttamente da lei e l'avrebbe fatta sua.
Ma
Sona non era una ragazza
qualsiasi.
Non
voleva, semplicemente,
fare colpo su di lei, per passare una notte all'insegna del
divertimento più puro e sfrenato.
E,
allora, cosa voleva?
Draven
non era il tipo da
smancerie e coccole sotto le stelle. Non era il tipo da complimenti,
né di appuntamenti galanti a lume di candela. Cosa poteva
offrire ad
una come Lei?
Mentre
pensava a tutto ciò,
i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla figura della ragazza.
Aveva due lunghe code azzurre, dalle punte bionde, che le
incorniciavano il viso angelico, sul quale spiccavano due grandi
occhi celesti. Sona suonava, seduta su di una roccia, con i piedi
nudi che sfioravano lo specchio d'acqua del fiume e, quasi come se
stesse cantando, muoveva le labbra delicatamente.
Draven
sapeva che la giungla
non era un posto adatto ad una ragazza gentile come lei, eppure anche
gli animali che la popolavano, sembravano semplicemente incantati
dalla sua musica.
Improvvisamente,
si rese
conto che stare lì era da stupidi e che Sona non avrebbe mai
potuto
ricambiare un essere egoista ed eccentrico come lui, perciò,
forse
con troppo fervore, si voltò con l'idea di tornare indietro.
Se non
fosse stato per lo Splash, causato dalla
confezione di
biscotti che si era trascinato dietro, con l'idea di offrirne
qualcuno a Sona, forse sarebbe potuto sgattaiolare via indisturbato.
Tuttavia, Sona smise di suonare e si voltò nello stesso
momento in
cui Draven si era girato per vedere la sua scatola di Pocky
galleggiare sul fiume.
Draven
alzò lo sguardo
verso Sona e si sentì pervadere da un calore che rischiava
di
mettere in serio dubbio tutta la sua facciata da “Sono Figo,
sono
Draven e io posso!”.
D'altra
parte, Sona non ci
mise due secondi di più ad arrossire.
“M-Mi
dispiace, non volevo
disturbarti” disse Draven, voltandosi per evitare che Sona
notasse
il rossore alle sue guance. Dopodiché, si avviò
verso l'uscita
della giungla, ma proprio mentre le aveva già girato le
spalle, Sona
gli si avvicinò velocemente e lo trattenne per un braccio.
I
loro occhi si incontrarono
e fu come se non esistesse nessun altra cosa al mondo, se non loro
due.
Nel
silenzio della giungla,
Draven riusciva a sentire il suo cuore e quello di Sona battere allo
stesso vorticoso ritmo e, si chiese, se fosse stata una cattiva idea
quella di prendere l'iniziativa e baciarla. Dopotutto, lui
era
DRAVEN.
Sona
gli sorrise, raccolse
la scatola di Pocky ormai fradicia e, sempre guardandolo negli occhi,
fece una cosa così inaspettata da lasciare il povero Draven
senza
fiato.
Lo
baciò, prima poggiando
semplicemente le morbide e calde labbra su quelle sue, poi
schiudendole pian piano e con delicatezza.
Dopo
qualche minuto, si
staccarono, senza, però, smettere di fissarsi negli occhi.
Sona
sembrava molto più coraggiosa di come Draven se l'era
immaginata e
rabbrividì, quando lei poggiò l'indice sul suo
volto e gli sfiorò
i tatuaggi che glielo dipingevano.
“Ho
bisogno di parlarti,
Sona” le sussurrò. Lei fece un cenno con la testa
e lasciò che
Draven la prendesse per mano e la portasse in un angolino ancora
più
silenzioso ed appartato dell'immensa giungla.
Era
strano che, dopo ben
dieci minuti, Draven non era riuscito ancora a spiccicare parola,
tuttavia, ad un certo punto trovò il coraggio che, fino a
pochi
minuti prima, aveva deciso di prendersi una vacanza e ritornare
chissà quando.
“Non
sono il tipo da
girare intorno a queste cose, Sona” disse, finalmente.
Sona
lo fissò, arrossendo e
si accorse che non le era mai piaciuto così tanto qualcuno.
Draven
aveva l'aria di uno spocchioso, egoista ed eccentrico, ma era buffo
in tutto ciò che faceva, soprattutto quando non la smetteva
di
parlare unicamente di se stesso. Forse, non erano poi così
tanto
diversi, forse riuscivano a completarsi a vicenda. Lei era muta, lui
parlava troppo.
“Perciò
te lo dirò senza
troppe storie” lo vide prendere un profondo respiro, per poi
dirle,
mentre la guardava intensamente negli occhi: “Tu mi
piaci”.
Sona
arrossendo, cercò di
fargli capire che anche per lei era lo stesso. Che motivo aveva di
baciarlo, altrimenti?
Che motivo aveva sentirsi
una stupida ogni volta che aveva tentato di iniziare una
conversazione che, ovviamente, lui non poteva capire?
“E
c'è anche molto di
più: avevo voglia di baciarti, per questo mi sono portato
dietro
quelli stupidi biscotti. Ma, a quanto pare, qualcuno
era più
impaziente del sottoscritto riguardo all'argomento e mi ha
fregato”
spiegò.
I
Pocky erano dei deliziosi
bastoncini coperti di cioccolato, che venivano usati come strumento
per un gioco. Secondo le regole, i due partecipanti, avrebbero dovuto
infilare le due estremità del bastoncino rispettivamente
nelle
proprie bocche, per morderlo e renderlo più corto. Lo scopo
del
gioco era continuare a mordere il Pocky, fino a quando le labbra non
si sarebbero toccate. Il primo ad interrompere il bacio avrebbe
perso...
Sona
arrossì. Così Draven
era venuto a cercarla con l'intenzione di baciarla. Un'altra ragazza,
forse, al posto suo, si sarebbe sentita arrabbiata del fatto che un
ragazzo volesse baciarla, prendendo come scusa un gioco. Tuttavia,
lei si sentì intenerita che uno come Draven, in fin dei
conti, non
era così impavido come voleva far credere a tutti, ma che
anche lui
aveva paura di essere rifiutato.
Senza
pensarci due volte,
gli buttò le braccia intorno al collo, avvicinò
il viso a quello
suo e lo baciò, con più trasporto della prima
volta.
Rimasero
a lungo così, fino
a quando Sona non capì dall'espressione confusa di Draven,
che,
forse, avrebbe dovuto dargli una risposta.
Gli
fece cenno di aspettare,
prese un profondo respiro e tentò di farsi capire a gesti.
Gli
spiegò, non senza
qualche difficoltà, che era da tanto tempo che provava dei
sentimenti per lui, che avrebbe voluto prendere prima l'iniziativa,
ma che aveva timore di essere etichettata come una che ci provava con
la gente senza criterio, dato che con Draven non avevano mai avuto
chissà quale grande confidenza.
“Nessuno
resiste al
fascino di Draven” le rispose, alla fine, strappandole uno
sbuffo
divertito.
Avrebbe
potuto rispondergli
che era un idiota, uno sbruffone, ma si limitò ad annuire e
sorridere, mandando letteralmente in tilt il cervello del povero
Draven. Ogni ragazza che aveva conosciuto, aveva finito per stancarsi
dei suoi modi di fare, ma Sona aveva quel non sapeva cosa che lo
lasciava ipnotizzato e, quasi sempre, senza parole.
Vide
che teneva ancora la
scatola di biscotti in mano, perciò gliela sfilò
e la poggiò su
una roccia lì vicino. Dopodichè,
catturò la mano di Sona e,
guardandola con gli occhi di chi la sapeva lunga, le disse:
“Credo
sia arrivato il
momento di andare a prendere altri biscotti”.
Note
dell'autrice :
Salve
a tutti,
sono
relativamente “nuova” su EFP, dato che non ho mai
scritto nulla e
ho sempre letto storie di altri utenti, (Non è
vero, bugiarda!
Sei iscritta dal 19 Ottobre!) ma
oggi ho deciso di buttarmi in questa nuova
“avventura”, aprendo
finalmente (?) un account tutto mio e cominciando a pubblicare le mie
prime storie incentrate su League of Legends, videogioco che mi ha
rapita completamente dopo anni di sputtanam... ehm
Volevo
dire, dopo averlo
denigrato per tanto tempo, essendo io giocatrice accanita di mmorpg
che non aveva mai
visto un moba in vita sua ed odiando il fatto che fosse tanto
popolare quanto... Commerciale? Alla portata di tutti?
A
quanto pare, delle simpaticissime vocine mi misero la pulce
nell'orecchio e, da più o meno, Marzo (ho la memoria di un
pesce,
non ricordo con precisione) ho iniziato a giocare.
Inutile
stare qui a raccontarvi dettagli della mia esperienza videoludica con
LoL perché mi rendo conto non siano inerenti alla storia,
tuttavia
sappiate che da Adc sono passata a “mainare”
Support e, di
conseguenza, Sona.
Tutto
iniziò così, tra fangirlamenti con una mia
carissima amica e quello
che poi, forse anche grazie a LoL, diventò il mio attuale
fidanzato.
La
ship tra Draven e Sona iniziò in questo modo, spammandoli
così
tanto in botlane da averne ancora la nausea e fu alimentata,
probabilmente, dalla miriade di immagini che si ritrovano sul web,
specialmente su Tumblr.
In
questa mia breve storia c'è molto di più di una
semplice ship e
spero che, nonostante gli erroracci di cui è piena,
ciò si possa
evincere.
Spero
che la storia vi sia piaciuta e di non avervi annoiato con questo
lunghissimo papiro. Mi trovate anche su Wattpad e su Tumblr.
Ciao!
^_^
Lilith
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