Jazz

di Kastel
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Piccola premessa: per leggere questa fic, fate una cosa.
Prendete un cd di musica jazz.
Mettetelo nel lettore.
Spegnete le luci.
E buona lettura.

 

 

 

A casa mia esiste una stanza di cui solo noi Kurosaki ne conosciamo l’ esistenza.
E’ la stanza del pianoforte.
E’ dove mia madre suonava, a volte.
Ma dopo la sua morte ha assunto un significato diverso.
Se vogliamo restare soli ci ritiriamo lì.
Perché nessuno può disturbare.
Niente e nessuno.

La stanza era al buio, come al solito. Solo la luce della luna era visibile, perché filtrava dalla finestra socchiusa. Essa illuminava il profilo del pianoforte, al centro della stanza.
E…
“AH!”
…I due amanti, avvinghiati l’ uno all’ altro.
L’ unica cosa udibile erano i sospiri e i gemiti, sempre più forti e alti.
Erano quasi musica, per certe orecchie. Una musica ritmata ma lieve, quasi…
Jazz.
Una melodia jazz si stava spargendo in quella stanza.
E gli strumenti, di quella jam -session, erano tanti.
Le mani, che si muovevano lente e sinuose. Che sapevano cosa muovere, quasi considerando il corpo toccato un pianoforte, come quello che protegge i due amanti.
Piano, poi forte, poi ancora piano.
Dipendeva da quale melodia volevano suonare, da quanto alto volevano sentire quella voce.
E poi si muovevano, passando dai bassi agli acuti.
Bruciando i tasti morbidi.
Rendendoli incandescenti.
Rendendo il pianoforte un insieme di suoni bruciati, ma meravigliosi.
Una vera e propria apoteosi.
Poi venne la volta del membro.
E come una batteria si muoveva.
Bum, bum, BUM!
Piano, forte, pianissimo.
Un battere incessante, che si mischiava alla suonata del piano.
Creando una suonata pazzesca.
Ritmata, dolce, malinconica.
Come il jazz.

A volte ho come l’ impressione che Grimmjow mi prenda in giro.
Che quando mi chiese cos’ era un pianoforte mi stava mentendo.
Come fa a non conoscerlo, se si muove su di me come farebbe un pianista?
Come fa ad essere così delicato, se non conosce la dolcezza e la forza del pianoforte?
Non lo capirò mai.

 

 

 

 

Innanzitutto, due parole. Ma le cavolate solo a me vengono?=_=
Ok, basta.
Primo: questo è un tributo al jazz, un genere che amo e che adoro. Avrò saputo rendere l’ idea che mi dà? Non lo so.
Perché il jazz?
Il jazz è dolce ma forte. Il jazz è la musica della notte, delle passioni. Quando ascolto un cd jazz provo questo.
Secondo: è una Grimmichi. Amo Hichigo, ma qui non me lo ci vedo proprio. E poi credo che Grimm sia uno che comunque sa essere dolce. (See, nelle tue fantasie.)
E poi…basta. E’ tardi, ho sonno e ora posso andare a nanna.
Notte. E buona jam-session a tutti.





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