Prologo. Draco bambino.
A Draco i signori Malfoy avevano dato tutto, tranne una cosa: la possibilità di scegliere.
Si erano assicurati che comprendesse il prima possibile di appartenere a una stirpe che definire nobile era riduttivo, anzi di più: di essere l'unione tra due casate purissime, e quanto questo lo rendesse speciale, superiore a molti degli altri maghi già solo per diritto di nascita e degno di intraprendere qualunque impresa avesse voluto in futuro: con tutti quei secoli di magia e talento condensati nel suo magro corpo biondo non c'era pericolo che fallisse.
Tuttavia, si erano anche accertati che capisse fino in fondo che l'albero magico, l'albero formato dai legami e dalle vite di tutti i suoi antenati magici di cui Narcissa gli raccontava spesso le gesta, era minacciato da fastidiosi, molesti, minacciosi parassiti che lo volevano far ammalare, per poi spezzarlo e polverizzarlo.
Ma lui, che ascoltava la mamma con i grigi occhioni sgranati, lui avrebbe dovuto
proteggere l'albero. Lui e gli altri giovani speciali come lui (certo, un po' meno di lui, che comunque discendeva da due famiglie maghe di innegabile potenza anche politica) avrebbero dovuto difenderlo e difendersi da quegli orridi parassiti, spazzarli via con le loro capacità magiche di giovani Purosangue. |