Spada nel cuore (FIVE-CINQUE)
La
Spada è nel Cuore
(e ci resterà)
(I
never knew daylight could be so violent)
La Quinta Casa non sembrava conoscere il buio.
Che fosse giorno o notte era sempre illuminata: dal sole che carezzava
le statue dei leoni, dal fuoco dei bracieri che scacciava l'ombra.
Si sarebbe potuto pensare, trovandosi in quel perpetuo fulgore, che il
guardiano della dimora temesse l'oscurità.
Aiolia non aveva paura del buio.
Era la frase che si ripeteva fin da bambino, quando suo fratello, dopo
averlo avvolto con cura tra le coperte, chiudeva la porticina della
mansarda
della Nona dove dormiva; quando l'eco dei suoi passi sulle scale si
perdeva nel silenzio delle ore in cui il sole non c'era.
In fondo, aveva sempre saputo che quella frase era una bugia.
Non poter vedere, o vedere solo le ombre, solo i profili trasformati
dal nero di cose quotidiane come sedie e brocche di porcellana, una
volta bianca, che diventavano improvvisamente facce contorte, ghigni
spaventosi, lo atterriva come nient'altro al mondo. Ma stanco dalle
lezioni e dagli allenamenti durissimi, Aiolia non ne soffriva troppo,
di questa sua debolezza, e si addormentava tra sogni spesso inquieti.
Poi Aioros era morto, e quella bugia era diventata realtà:
si
era presentata insieme all'infamia, alla vergogna e alla solitudine,
senza misericordia.
La vita era diventata buio.
La vita che doveva essere fulgida come l'oro era stata ricoperta dalla
pece del tradimento.
In seguito, era successo quello che non si sarebbe mai aspettato: il
buio gli aveva rivelato la verità, ed era stato il buio
peggiore, quello degli Inferi.
Continuava a farlo, ora che la notte non lo inghiottiva più,
ora
che nella notte c'era nascosto il suo regalo (premio?) più
bello.
Shura riposava, finalmente sereno, i respiri profondi, lunghissimi.
Aiolia li contava tutti, perché tanto non sarebbe riuscito a
dormire, sotto quella luna piena che li aveva spiati benevola, sotto la
pelle che ancora tremava per il piacere. La notte li aveva celati ai
compagni ancora ignari e alle difficoltà della vita
ritrovata,
inattesa e bella ma piena di dubbi e conti in sospeso.
Aioros non veniva più a rimboccargli le lenzuola,
e giustamente; gli augurava la buonanotte e andava per la sua strada,
a esplorare i fatti dell'esistenza che gli erano stati negati.
Gli amici (fratelli)
avevano le loro matasse da sbrogliare, tra chi trovava e ritrovava la
propria metà, chi viveva come aveva sempre fatto, chi
passava le
ore assorto a pensare, chi carico di nuove responsabilità si
dava da fare alacremente.
In quei mesi Aiolia si era ritrovato con stupore a esser parte di quel
gruppo di uomini, fatti a pezzi e ricomposti e fatti a pezzi di nuovo,
e a prendere quella nuova vita in mano e costruire, mattone dopo
mattone, ciò che avrebbe sempre dovuto essere: l'Ordine
Dorato,
la cerchia più potente dell'universo, i figli prediletti
della
Glaucopide, ma non solo.
Scacciate le ombre, scacciato l'odio.
I templi si ergevano, luminosi infine, benedetti dalla Dea, e loro,
allievi di Achille furioso, erano divenuti maestri di sé
stessi; cinti dell'ulivo sacro, avevano festeggiato, nella luce.
Il Leone aveva potuto ruggire come mai in nessuna vita, possente,
fiero, ebbro di orgoglio e felicità.
E nell'ebbrezza, del vino, delle risate, e quando mai si erano sentite
risate in quel dannato Santuario, nelle voci tonanti, negli spintoni
amichevoli, girando come una trottola gelosamente custodita da un
bambino senza pensieri, Aiolia si era trovato davanti Shura.
Si erano guardati, totalmente inebetiti.
Oh per gli Dei, aveva pensato.
Oh, per gli Dei, aveva pregato.
Una bestia, perché nient'altro poteva essere, che aveva
dormito
dentro di lui si era risvegliata e aveva puntato la preda; quella,
giustamente, era fuggita.
Così era cominciata, tra loro due. Una caccia, una sfida, un
continuo seguirsi e inseguirsi, per mesi, finché il Leone,
seguendo la sua natura sicuramente poco paziente, non aveva
chiuso
il Capricorno in un angolo, un pomeriggio soleggiato come non capitava
da tempo, neanche a farlo apposta.
" Cosa vuoi davvero da me? " aveva avuto il coraggio di chiedergli
quello, gli occhi scuri in cui i sentimenti spietati che li avevano
lasciati senza tregua si perdevano.
Aiolia aveva risposto nell'unica maniera che aveva sempre conosciuto
per rispondere ad una domanda.
Coi fatti, e non con le parole.
Quel loro primo bacio era stato un riassunto di contraddizioni: mani
che stringevano possessive si erano confuse con altre che carezzavano
teneramente; labbra che non sapevano se mordere o assaporare
lentamente; un abbraccio, infine, disperato ma anche liberatorio.
Perchè siamo qui, cosa ci è successo,
com'è
possibile, come siamo arrivati a questo... quesiti che li avevano
tormentati e che si erano estinti quando si erano trovati vicini come
due amanti. Non più solo compagni, non più solo
confratelli.
" Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro...vero? "
" No. Ti sei spiegato benissimo. "
Erano seguiti altri mesi.
Una volta catturata la preda la bestia si era chetata, e Aiolia s'era
goduto l'avere Shura tutto per sé; tra baci rubati
dietro candidi
colonnati, sguardi fugaci nell'arena, non tanto casuale sfiorarsi di
dita sotto il tavolo a cena, quando Aldebaran faceva a tutti una testa
grossa quanto una casa perchè li voleva riuniti alla Seconda
almeno una volta a settimana, i due improbabili innamorati avevano
trovato un equilibrio.
Un posticino, nel cuore e nella mente, dove gioire della presenza
dell'altro anche se nella realtà stavano ancora nascosti,
non
tanto per paura, quanto per il desiderio di trovare un equilibrio che
fosse solo loro.
In quell'equilibrio, Aiolia aveva scoperto un nuovo Shura o, forse, uno
Shura che nonostante tutto era sempre stato lì.
Shura che rideva, ad esempio; un suono così inusuale che
ogni volta lo riempiva di splendida contemplazione.
Shura che sedeva nell'unica poltrona del salone della Decima, dove
tutto era spartano ed essenziale a dispetto dei pavimenti a mosaico
intrecciato di marmi scuri pregiatissimi, e leggeva, anche per
pomeriggi interi.
Shura che tendeva la mano all'avversario sconfitto negli allenamenti,
forte di quella forza mai arrogante.
Shura che lo salutava, la sera, con un ultimo bacio sul collo, in alto,
appena sotto la mascella, vicino all'orecchio.
Aiolia aveva scoperto l'attesa,
insieme a quel nuovo Shura.
Perchè anche se il loro primo bacio gli aveva lasciato
addosso
una sensazione simile all'elettricità, il periodo seguente
il
Leone aveva stupito sé stesso, lasciando da parte la sua
solita
irruenza; aveva preferito aspettare, come un pigro felino di casa, che
l'oggetto del suo interesse si sciogliesse, liberandosi dalla
rigidità che lo aveva sempre caratterizzato.
E Shura lo aveva fatto in un modo così docile da
addomesticarlo.
Una parte di lui ancora sbuffava contrariata, e gli sembrava di sentire
la fiera Leo, dorata e potente, che lo rimproverava per aver lasciato
che un altro uomo, un guerriero come lui, lo battesse in quel gioco.
Quell'uomo però lo imbrigliava a sè,
promettendogli di
più, ogni volta, ad ogni occhiata più lunga del
solito,
ad ogni bacio che durava un tanto di più del precedente.
Aiolia, a dirla tutta, era arrivato sull'orlo di una crisi di nervi,
prima che Shura si decidesse...
Non aveva mai ringraziato tanto gli Dei di avergli dato la forza per
non soccombere.
Quella sera, Shura lo aveva invitato alla Decima; non era la prima
volta e non sarebbe stata l'ultima, ma il quinto quardiano l'aveva
sentito, nell'aria: Eros, bambinello infame, tramava nell'ombra,
ridendo della loro inesperienza, del loro indugiare.
Come se fosse facile! aveva pensato Aiolia, che a dispetto del sangue
che gli ribolliva nelle vene si era sentito insicuro, con grande
vergogna.
E Shura... il Capricorno non gli aveva certo reso la vita facile! Quella dannata camicia di lino
larga e morbida, con quel colletto profondo inesistente,
dato che il primo bottone partiva dallo sterno...e davvero, era stata
tutta colpa della camicia. Perchè dopo un bel bicchiere
tutta
quella pelle bianca come la neve a disposizione aveva cominciato a
fargli venir sete di qualcosa di diverso di un pregiato vino iberico.
Shura aveva appoggiato la bottiglia di Calvente, ancora piena per
metà, sul tavolino basso del salone e aveva sospirato.
Vedendolo
così, perso in chissà quali preoccupazioni,
Aiolia non aveva
resistito più.
" Parlami..." lo aveva supplicato, le mani intrecciate a quelle
dell'altro in una stretta così serrata che aveva avuto paura
di
fargli male. Shura aveva piegato le labbra in una smorfia amara, e
l'angoscia del Leone era duplicata.
" Buffo..." gli aveva risposto il Capricorno " Nell'Ade mi imponesti di
fare silenzio. Ora vuoi che io parli. "
Prima ancora che Aiolia potesse replicare, e buttare fuori almeno un
pò di quella tensione che li stava distanziando troppo, per
i
suoi gusti, Shura aveva piegato il capo e l'aveva poggiato sulla sua
spalla, in un gesto così arrendevole che non gli era mai
stato
proprio.
Ma quella notte anche l'ultimo pezzo dei muri che esisteva ancora
dentro di loro era crollato.
" Non ti posso negare nulla..."
Il soffio della sua voce nell'orecchio lo aveva fatto rabbrividire in
un modo di cui Shura non avrebbe mai potuto non accorgersi.
" Resta stanotte. " aveva esalato il decimo guardiano, infine.
Il Leone era tornato a ruggire. Preso dall'euforia, dalla voglia
più naturale esistente.
Come fossero arrivati alla camera da letto sarebbe rimasto un mistero.
Aiolia sapeva solo che quando aveva riacquisito un minimo (ma proprio
UN minimo) di lucidità erano già sdraiati e mezzi
nudi.
Finire di spogliarsi a vicenda era stato qualcosa di catartico; non
c'erano più gli incubi del passato, la sensazione di mani
estranee che dilaniavano e strappavano. Aiolia aveva ricordato, per un
istante, tutte le notti in cui l'amarezza era stata la sua unica
compagna; tutte le mattine in cui il sole non era riuscita a riscaldare
la sua stanza, vuota come il suo cuore.
In quell'istante, quando si era reso conto che non ci sarebbero
più state notti insonni e piene di rabbia, aveva quasi avuto
voglia di piangere.
Quando aveva potuto passare le piene mani sul corpo di Shura, che aveva
sempre immaginato freddo come la lama di Excalibur, e invece si era
rivelato bollente quanto il suo: bollente come un ferro appena forgiato.
Non si era risparmiato, lo aveva baciato e leccato e morso
in tutti i punti in cui era riuscito ad arrivare, perchè
anche
Shura non si era tirato indietro, tanto che ad un certo
punto si
era trovato tutto il suo peso addosso.
Non si era lamentato: quella posizione solitamente ritenuta vulnerabile
gli aveva dato la visuale perfetta del suo compagno totalmente preso
dalla passione.
Era sembrato un'altra persona: qualcuno che non aveva la
benchè
minima esitazione nel mostrare all'amante quanto veramente lo
desiderasse, e Aiolia si era egoisticamente compiaciuto di
sé
stesso per essere riuscito a rimuovere tutti i freni dello stoico
Capricorn.
Gliel' avrebbe voluta strillare addosso, tutta la sua soddisfazione...
ma nessuno dei due era riuscito a proferire una sola parola di senso
compiuto.
Solo gemiti mal (per nulla) trattenuti, solo respiri spezzati o
lasciati rumorosamente andare, all'occasione.
Aiolia non conosceva troppo la carnalità dell'essere umano,
e Shura sicuramente meno di lui.
Avevano ballato la danza più antica del mondo senza
conoscere i
passi, accompagnati da una sola candela che pian piano si era spenta.
Ma non avevano avuto bisogno di luce: quella era esplosa dietro le
palpebre, serrate contro la forza inesorabile dell'orgasmo.
Quando entrambi si erano ripresi, seppur senza fiato e madidi di
sudore, avevano continuato a baciarsi languidamente, fino ad
addormentarsi.
Aiolia si era svegliato così, senza un motivo ben preciso,
ancora nel cuore della notte, e rimettersi a dormire gli era risultato
impossibile. Abbracciato stretto al suo amante, lo guardava e
riguardava: i capelli neri scomposti, lucidi al riverbero della luna;
la pallidezza della sua pelle che non aveva più quell'aria
malaticcia dei loro anni bui, ma ora si tingeva di diamante.
Il Leone passò un dito sul naso lungo e un pò
storto,
rotto più volte, sulle sopracciglia fini e scurissime, sugli
zigomi ancora un pò troppo pronunciati, perchè
Shura
aveva il bruttissimo vizio di rimanere a digiuno quando credeva che i
suoi allenamenti non stessero dando risultati all'altezza.
Gli avrebbe fatto dimenticare quella pericolosa abitudine, anche se
doveva
ammettere che stringere le mani sui suoi fianchi stretti e saggiare gli
addominali non era per nulla spiacevole.
Si ritrovò a rimuginare su quante cose voleva
davvero fare
con Shura, anche cose banali come prendere un caffé. E
magari
poi bloccarlo sul divano e baciarlo dappertutto, sì, anche
quello...
" Ay, mí
león, que tanto piensas? "
" Non so cosa hai detto, ma ora che ti sei svegliato avrei voglia di
darti un morso anche dall'altro lato del collo. Sai, per amore della
simmetria..."
Shura ridacchiò sommesso nel cuscino troppo basso
e piccolo (poco male, stavano più vicini così) e
con gli
occhi mezzi chiusi se lo strinse ancora di più
accanto,
fino a farlo capitolare su di sè.
" Ah? Forse non ti è bastato? " mormorò Aiolia
accomodandosi per bene, in modo da sentire ogni angolo di quel corpo
magnifico che, sperava, gli si sarebbe arreso altre notti e tutte le
notti fino alla fine.
" Dato che non mi lasci dormire, tanto vale..." scherzò
ancora
l'altro, senza nessuna serietà, dato che entrambi avevano
esaurito le energie e non avrebbero potuto ricominciare neanche con
l'aiuto del sangue della Dea; la dolce signora avrebbe
però dovuto assisterli, ora che tra di loro anche l'ultimo velo era stato
rimosso,
letteralmente e psicologicamente, nell'ardua impresa di affrontare i
confratelli alla luce del sole e rivelare la loro unione.
"
Domattina sarà..." cominciò Aiolia, non sapendo
come
continuare; la prospettiva di parlare a suo fratello gli metteva una
certa ansia addosso.
" Un disastro, sì." concluse per lui Shura, anch'egli
indeciso su come spiegarsi agli amici.
" Suppongo che sentirò gli strilli soavi di Dite dalla
Quinta..." provò a consolarlo il più giovane,
accarezzando distrattamente il vistoso succhiotto che gli aveva
lasciato sul collo.
" Li sentiranno tutti." sorrise lo spagnolo, mentre ripassava sul
graffio con cui gli aveva marchiato la schiena.
" Già."
" Già."
Stettero in silenzio, ognuno con i propri pensieri. La luna calava
sempre di più, ritirandosi per fare posto all'alba.
" Mi sto già preparando alle prese in giro di Milo. Per non
parlare di quelle di Kanon. " borbottò di malumore Aiolia.
" Non ci pensare. Abbiamo ancora qualche ora solo per noi due. "
Così accoccolati l'uno sull'altro, in efetti, l'avvenire non
sembrava poi così grigio; non con le braccia di Shura che lo
stringevano (le braccia che custodivano Excalibur), non con
il suo viso affondato tra i capelli, il respiro tranquillo che gli
solleticava la nuca.
Non finchè poteva dare un numero, benedetto ed infinito, ad
ogni battito dell'altro cuore che sentiva fare eco ai suoi.
Puntellandosi sui gomiti, gli prese il capo fra le mani, infilandogli
le dita fra i capelli, più corti ai lati, e lo
guardò
fisso; sapeva di mettergli un poco di soggezione quando faceva
così, quando aveva voglia di osservare ogni singola
sfumatura
delle sue espressioni... e Capricorn pensava di essere un luminare
dell'inespressività, ma Aiolia era uno studente
più che
dedito alla materia, e stava pian piano imparando a decifrarle.
" Qualunque cosa dicano, non dubitare di niente. " lo pregò
con voce sicura.
Un lampo passò negli occhi color ossidiana di Shura; un
nuovo
bacio, profondo come il cielo, riempì Aiolia di rinnovata
fiducia.
" Tu... " cominciò, ma poi scosse la testa leggermente,
senza
riuscire a trovare le parole. Gli servirono altri baci a fior di
labbra, offerti da un Leone in vena di tenerezze, per continuare.
" Non dubiterò mai più se ci sarai tu a farmi da
luce nel buio. "
Aiolia non potè fare altro che continuare a baciarlo, e ad
abbracciarlo e a perdersi negli anfratti della sua pelle che profumava
di vino e terra bagnata, e del caprifoglio che teneva piantato in
giardino e sui muri.
Quei muri che non gli sarebbero più chiusi addosso in notti
interminabili.
" Dormi, mí
león..."
La luce continuò a rimanergli negli occhi, anche nel sonno.
***
" Aiolia! Dannato gatto pulcioso, cosa sarebbe questa storia che ti sei
portato a letto la capra!?"
" Shura! Per tutti i cani dell'Olimpo, dimmi che quel coso sul collo
non è quello di cui blaterano tutti da stamattina!"
(A
revelation in the light of day)
Titoli di coda dell'autrice
Salve!
Se siete arrivati fin qui, ben venga! Altrimenti mi beccherò
qualche pomodoro, che volete farci...
Non ho molto da dire su questa prima shot, a parte presentarvi con
più calma la raccolta in sé e il
perchè e percome è venuta fuori.
Sono una fan sfegatata di Saint Seiya da quando sono bambina, come
molti, penso; ho ripreso a vedere la serie qualche anno fa, e non sono
più riuscita a staccarmente. Il fandom lo frequento lo
stesso da pochi anni, ma ho già trovato autori e storie
preferite sia in quello italiano che in quelli internazionali.
Vedendo tante fic così ben fatte (ma anche quelle meno ben
fatte a dirla tutta) sia da una parte che dall'altra mi sono finalmente
decisa a partecipare anche io a quello che personalmente definisco " il
post Hades di noaltri poracci che passiamo il nostro tempo a piangere
sui Cavalieri".
Nella mia testolina bacata ho dibattuto molto su cosa potessi scrivere:
una serie di shot slegate sul comico? Una drabblata angst? Un
ricapitolare la serie classica vista dai miei occhi? Una fic tributo al
Lost Canvas? Insomma, di idee me ne sono passate in capoccia parecchie,
ma non riuscivo proprio a decidermi.
Finchè un giorno il mio lato romantico (tristemente carente
nella realtà...) non ha preso il sopravvento, trasformandomi
nella fangirl bimbaminkia e multishipper demmerda che in fondo sono
sempre stata.
Ed eccolo qui, il primo tassello della mia fatica letteraria.
La Shura X Aiolia è ahimè poco considerata un
pò dappertutto; e dato che io sono masochista assai, ho
deciso di farla diventare la mia OTP.
Rimugina che ti rimugina, mi sono fatta una personale idea su questi
due, sia in singolo che in coppia, che ho tutta intenzione di mostrarvi
appieno in questa raccolta.
Spero di riuscire a compiacervi (e convertirvi...), visto lo scarso
seguito di questa ship-che-sail-it-self-anche-se-nessuno-ci-crede.
Due precisazioni, proprio due:
- Il Calvente è un vino di Granada. Rosso. Invecchiato
assai. Perchè io c'ho fissa l'immagine di Shura adolescente
che affila l'arte della spada nell'Alhambra, e lasciatemi sognare vabbene?!
- Il Caprifoglio è una pianta ornamentale sia da vaso che
rampicante, con fiori a grappolo e profumo intenso. Resiste alle basse
temperature ed è usata in erboristeria. Ed è
chiaramente associata al Capricorno. Che è il mio segno. CHE
BELLO.
- Aiolia è un cucciolo di gatto e lo rimarrà
sempre, pure a novant'anni.
- L'Aiolia bambino non è stato fatto fuori da quel cattivone
di Arles per il semplice motivo che perfino lui capitolava davanti alla
sua pucciosità. Amen.
- Shura e Aiolia hanno tanti problemi. Verranno ampiamente analizzati
nelle shot seguenti, contateci.
- Anche gli amici di Shura e Aiolia hanno tanti problemi. E me li
stanno contagiando, visto che nella stesura originale di questa shot le
ultime due frasi non esistevano proprio. Vòggiuro. Non lo so
cos'è successo, mi sono girata un attimo e lì
stavano! Boh...
- Suddetti amici continueranno a fare incursione senza ritegno nella
vita dei nostri amanti improbabili a più riprese, con le
loro paturnie e i loro casini e i loro battibecchi più o
meno seri. E che ci volete fare, mai i cazzi propri si fanno quegli
altri.
- Il titolo di questa raccolta è una chiara citazione
dell'omonima canzone di Lucio Battisti e del suo ritornello.
Chiaramenete la "spada" e il "cuore" non stanno là tanto per
bellezza.
- Le frasi che fanno da apertura e chiusura sono due versi di No light, no light
di Florence + the
Machine.
Sì, lo so, avevo detto due, ma sono logorroica.
Un'ultima cosa: torno alla scrittura dopo anni di
inattività. Siete totalmente autorizzati a darmi consigli,
ma anche padellate sulla fronte, se vedete imprecisioni o erroracci che
farebbero svenire più di un funzionario dell'Accademia della
Crusca.
Purtroppo non posso darvi buone nuove sui tempi di aggiornamento: sono
una studentessa universitaria perennemente disperata e in ansia per gli
esami, e l'é dura, oh se l'é dura.
Altre delucidazioni verranno formite via mp et similia se lascerete una
recensioncina anche piccola piccola *fa la faccia da cane bastonato*
Ci si vede! :3
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