The Greatest

di A l s k i r
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The Greatest




Steso sul letto, guardando il soffitto, contemplo il mio tempo soffermandomi sui dettagli di quello. Non so cosa fare oggi, non faccio altro che osservare quel muro sopra di me. La luce del sole lo illumina così tanto che riesco anche a vedere dei piccoli moscerini posarsi su di quello. Sono tanto rabbioso, probabilmente perché son stato preso di mira il giorno precedente inutilmente. Le sento ancora quelle urla, quelle voci così alte che fanno eco ancora nella mia mente.
«Oh, svegliati! Non sei qui per fare un incontro di boxe!»
«Sai solo giocare aggressivo!»
«Sai solo correre, di tecnica non sai niente!»


Continuo a sentire quei rimproveri, fino a quando non mi ritorna in mente quell'episodio...


Avevo finito l'allenamento, finalmente potevo prendere la mia borsa e tornare a casa in tranquillità... ma neanche quello potevo fare.
«Hey, certo che in questi giorni giochi proprio male.» mi disse un mio compagno, ed io cercai di ignorarlo. Aveva la faccia tipica dello sbruffone, tanto sicuro di sé, come se lui fosse un giocatore di prima categoria.
Continuava a ripetermi quanto fossi scarso, fino a quando non persi completamente la testa.


«Certo che i tuoi piccoli fratelli non dovrebbero avere uno come te nella loro famiglia.»


Un istante e finì a terra quel coglione. Lo presi a pugni, facendogli uscire sangue dal naso e procurandogli tanti graffi sul viso. Gli sputai in faccia con goduria.
«Prova a toccare ancora la mia famiglia e ti ritroverai nella tomba.»


Da quel momento, non feci più un allenamento con loro, però è stato bello vedere quel tipo tutto bianco pieno di sangue. Solo che oggi mi ritrovo senza far niente.
Sento bussare alla porta: sono Shun e Yuta. Dalla faccia sembrano tanto preoccupati per me, vorrebbero vedermi giocare. Ormai li conosco meglio di me.
«Che succede? Perché avete quella faccia?» il più grande prende la parola.
«Non vogliamo vederti sempre a casa, vogliamo vederti felice e trionfante...»
Non riesco a trovare le parole per controbattere, ormai sono loro quelli da cui devo prendere esempio. Gli unici che riescono a spronarmi. Vederli in quello stato sarebbe una sconfitta soprattutto per loro e non per me.
Mi alzo dal letto e vado ad affacciarmi alla finestra: il sole splende ancora ed il giardino è verde più che mai: una buona giornata per giocare con loro due, forse mi aiuterebbe a sfogarmi in tutto e per tutto.
«Ragazzi, scendiamo?» chiedo e loro mi guardano contento.

 

Non c'è modo migliore per sentirsi più forte in questo momento.










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