Eccoci al quarto capitolo. Perchè lo sappiate, questo
è il penultimo. A breve saprete come andrà a
finire! ^_^
Un sogno complica la situazione di Ilaria e Federico che finiscono per
litigare e si scopre il vero motivo della presenza di Federico. Inoltre
una visita inattesa riporta Janine nelle loro vite.
4 - Il sogno.
Mi sveglio di soprassalto e guardo la sveglia. Sono le 6 del mattino.
Santo cielo, che sogno! Come farò ora a stare nella stessa
stanza con Federico? Come potrò guardarlo in faccia? Lo
leggerà nei miei pensieri. Quel sogno sembrava
così reale...
Io e lui eravamo in un isola con spiagge bianchissime, acqua
smeraldina, palme e noci di cocco. Sembrava di essere nella copertina
di una rivista di viaggi! E poi, sulla spiaggia dorata, abbiamo fatto
l'amore. Se solo ci ripenso divento paonazza. Sarebbe stato comunque
imbarazzante, ma il fatto che lui conosca i miei pensieri rende il
tutto ancora più complicato. Che cosa posso fare? Forse non
pensandoci... Ma come diavolo potrei non pensarci? È
impossibile! Credo di non avere scelta. Devo affrontarlo. Spero solo
che non lo mandino via per uno stupido sogno. Faccio un profondo
respiro e mi alzo per andare in bagno. Quando esco lui è in
cucina e sta (ancora!) osservando le tele.
“Ilaria!” mi chiama all'improvviso voltandosi.
Mi blocco a metà strada tra il bagno e la camera da letto e
mi volto lentamente.
“Non mi saluti?” prosegue lui con un sorriso.
“Buongiorno! Come va oggi? Vado a vestirmi.” dico
tutto d'un fiato e cercando di apparire tranquilla.
“Ti senti bene? Sei strana. È per ieri
sera?”
“No... Sì... Non lo so.” rispondo
vagamente.
Cerco di allontanarmi, ma lui mi afferra per un braccio. O cielo, no!
Non mi toccare o impazzisco!
“Ilaria, ma... Oh, no.”
Beccata. Sapevo che non sarei riuscita a nasconderglielo.
“Mi dispiace. Non posso farci nulla. Non è colpa
mia se sogno certe cose.” mi giustifico a testa bassa.
“Lo so. Spero solo che da lassù non mi creino
problemi.”
Mi irrigidisco. Il mio sogno potrebbe creargli dei problemi? Non ne
capisco il motivo. Se qualcuno deve essere incolpato sono io, o al
massimo il mio inconscio, ma non lui di certo.
“E perché? Se non è colpa mia,
perché dovrebbe essere colpa tua?”
“Lassù la pensano in maniera diversa.
“Diversa? Vuoi dire illogica!” replico adirata.
“Non esagerare.”
Ma come? Non riesce a capire?
“Non esagero. Chiunque ci sia lassù, Dio, angeli,
santi, dalla loro posizione giudicano noi comuni mortali. Ma se li
preghi per una cosa che per loro è insignificante, ma per te
è immensa, non hai nessuna risposta, nessun aiuto.
È ovvio che le persone perdono fiducia e non credono
più in loro!”
Rimane a fissarmi con aria triste e dispiaciuta. Forse l'ho offeso?
“Tu sei molto religioso?” chiedo infine.
“Abbastanza. Capisco le tue ragioni, ma non credi di essere
troppo drastica?”
“No. Non quando hai passato tutta la vita a convincerti che
non sei stata tu la causa della morte di tua madre e della conseguente
infelicità collettiva della famiglia. Ci ho messo 20 anni
per capire che è stata colpa loro e non mia.”
Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche secondo, poi mi volto e mi
dirigo in camera a cambiarmi. Ho esagerato? No, ho solo detto la mia
opinione e se da lassù se la prendono non mi importa.
È già troppo per me dover ammettere che Dio
esiste. Sapere che c'è e che non muove un dito per aiutarci
mi rende ancora più inviperita verso di lui. È
sempre stata una cosa che mi faceva imbestialire, fin da quando ero
bambina e mi portavano alla tomba di mia madre e mi sentivo in colpa.
Quando, però, qualcuno diceva “Dio l'ha voluta con
sé.” allora il mio senso di colpa passava e odiavo
Dio con tutte le mie forze. Ho trascorso l'intera adolescenza su questa
altalena di emozioni. Solo con grande sforzo sono riuscita a
convincermi che non è stata colpa mia. Ma non facevo che
chiedermi se realmente Dio esisteva come poteva permettere cose simili.
Come poteva essere così crudele? Alla fine mi sono convinta
che Dio non esisteva e che mia madre era morta per caso. Ora
però... La situazione è diversa. A quanto pare
esiste davvero.
Ormai ho finito di vestirmi e torno in cucina a fare colazione.
Federico è poggiato al muro con lo sguardo basso.
“Te la sei presa?” domando senza guardarlo.
“No, sono solo dispiaciuto per te. Sei così...
Arrabbiata.”
“Tu non lo sei?”
“No.”
Questa è bella! Dopo tutto quello che gli è
successo lui non se la prende!
“Con quello che hai passato non sei neanche un po'
arrabbiato?” chiedo stupita.
“No, non con loro.”
“Neanche per tua madre, per Janine e per la tua
morte?”
“No.”
“Tu devi essere pazzo.”
Esco di casa sbattendo la porta. Come fa ad essere così
dannatamente tranquillo? Non riesco proprio a capirlo.
Sono a lavoro e mi sento frastornata. Non mi era mai capitato di
prendermela con Federico. So che mi ha raggiunto qui a lavoro e so che
mi osserva da un angolo. Forse dovrei chiedergli perdono. Dopotutto non
mi ha fatto nulla e non ce l'ho con lui. E poi c'è la storia
del mio sogno, sarebbe assurdo se passasse guai per una cosa simile.
“Signorina, si ricorda di me?” mi chiede
all'improvviso un ragazzo.
Ha un'aria familiare, ma non vuol dire nulla. Con tutte le persone che
passano di qui ogni giorno, dovrei essere un genio per ricordarmi tutti.
“Non credo.”
Fa una strana espressione di delusione. Ma che vuole?
“La settimana scorsa le ho chiesto un appuntamento. Mi
chiedevo, ha cambiato idea?”
“No, le serve altro?”
Si irrigidisce come punto nell'orgoglio. Spiacente bello, ma non cado
ai piedi del primo che mi chiede un appuntamento. Non sono
così disperata.
“No, grazie.” replica andando finalmente via.
Credo di averlo offeso nel suo amor proprio. Certo che ne esiste di
gente strana! Perché avrei dovuto cambiare idea? Ovviamente
in tutto questo c'è lo zampino di Federico. Quando
capirà che deve smetterla?
Appena tornata a casa mi dirigo subito nella mia camera e mi butto sul
letto affondando la faccia sul cuscino. Mi sento così
strana, come se fossi distrutta, eppure oggi non mi sono stancata
particolarmente.
“Ilaria, ti senti bene?” mi chiede la sua voce
calda e premurosa.
“No.”
Federico si sdraia accanto a me e comincia a giocherellare con i miei
capelli. Io mi volto leggermente per poterlo guardare i viso.
“Cosa ti succede?” mi domanda dolcemente.
“Mi spiace per stamattina.”
“Non importa.” replica sorridendo.
Rimango a fissarlo per qualche secondo e non posso fare a meno di
pensare al mio sogno. Abbasso lo sguardo per non incontrare i suoi
occhi.
“Passerai guai per il mio sogno?”
“Non preoccuparti, andrà tutto bene.”
“Sei sicuro?”
Annuisce. Mi sento più tranquilla. Non voglio che i miei
sogni causino problemi a qualcuno, a parte me, naturalmente.
“Era un bel sogno, sai? Eravamo in un isola tropicale.
Peccato per la situazione in cui ci troviamo.”
Sorride e i suoi occhi luccicano come due perle nere rarissime.
“Eri magnifico.” aggiungo con un po' di imbarazzo.
“Era solo un sogno.”
“Cosa vuol dire? Che nella realtà sei una
frana?”
“Credo di no, ma ad essere magnifico ce ne vuole.”
“Non ci credo.” replico mettendomi a ridere.
“Credi a quello che vuoi. Mi piacerebbe poter avere la tua
opinione.”
“Mi piacerebbe potertela dare.”
Chiudo gli occhi mentre la sua mano mi sfiora delicatamente una
guancia. Non so il perché, ma mi appoggio a lui e comincio a
piangere senza freni. Forse perché lui presto se ne
andrà, o forse perché vorrei che fosse il mio
ragazzo, o forse sono solo un po' stanca e depressa. Federico mi
abbraccia, sussurrandomi parole dolci all'orecchio per consolarmi.
Quando finalmente, smetto di piangere mi sento molto meglio.
Chissà cosa mi è preso.
“Perdonami.”
“Non è nulla. È tutto a
posto.” mi tranquillizza con la sua voce suadente.
Mi alzo e vado in bagno a sistemarmi. Mi bagno il viso e mi guardo allo
specchio, ho un aspetto orribile.
“Sei bellissima.”
“Bugiardo, ma grazie.”
“Devi fidarti di me. Non ti mentirai mai.”
Mi volto a guardarlo. Sembra sincero, come sempre, ma non so mai se
credergli o no.
“Lo dici sempre.” commento cercando di sorridere.
“Perché tu lo dimentichi sempre.”
Continuo a lavarmi il viso, pensando a quanto è ingiusta la
vita. Una persona come Federico così buono, gentile e
carino, è morto mentre tanti bastardi, che meriterebbero di
morire sotto atroci torture, fanno la bella vita. Morire...
“Come è morire?” chiedo all'improvviso
mentre mi asciugo il viso.
“Che razza di domanda è?” si allarma
immediatamente.
“Sono curiosa.”
Mi guarda seriamente per qualche istante come a cercare di capire le
mie intenzioni e pensa alle parole giuste per esprimersi.
“È una sensazione dolorosa molto forte. Aumenta
rapidamente sino a esplodere e a darti un profondo senso di
liberazione. Inizialmente ti senti meglio, ma poi cominciano a mancarti
gli aspetti della tua vita terrena. Se poi, come me, sei causa del tuo
male, te ne pentirai in eterno.”
“Morire, dormire...” così diceva Amleto.
Preferisco dormire, anche se mi chiedo se morendo non starei meglio.
No, mi basta guardare Federico. Lui si pente ogni giorno di
più di quello che ha fatto.
Lo abbraccio tristemente. Mi sento così debole e melanconica
che se non avessi lui potrei fare davvero una sciocchezza.
“Piccola, devo assolutamente trovarti qualcuno.”
“No.” tento di protestare.
“Devo.” insiste premurosamente. “Presto
me ne andrò e voglio lasciarti in buone mani.”
“Io non voglio nessun'altro.”
Ma come può non capire? C'è solo una persona che
voglio al mio fianco, ed è lui. Gli altri sono tutti dei
bastardi incivili, lui invece è così dolce e
sensibile.
“Ilaria non posso lasciarti sola!”
“Ho detto di no!” mi metto a urlare allontanandomi
seccata da lui. “Perché continui a insistere? Cosa
mi succederà se non trovo qualcuno? Mi suiciderò
come te?”
Lui sbarra gli occhi, sbianca e abbassa lo sguardo. Che gli prende?
Oddio, non avrò... Ho indovinato?
“È così?” aggiungo con un
filo di voce.
“Non me lo chiedere, non posso risponderti.”
Allora è vero. Farò lo stesso atto disperato?
Potrei davvero? Ne avrei il coraggio?
Completamente sconvolta, mi allontano da lui e torno nel mio letto dove
mi accascio in lacrime.
“Dai, non fare così.” mi sussurra appena
mi raggiunge.
“Cosa dovrei fare? Esultare?”
“Non pensarci.”
Come diavolo si può non pensare a una cosa simile?
“Non risolverei nulla. Se è destino che mi
suicidi, mi suiciderò.”
“Non dire sciocchezze!” mi rimprovera.
“Tu non credi nel destino e se anche fosse non puoi
accettarlo così!”
“E perché non dovrei?” lo interrompo
bruscamente.
Rimaniamo a fissarci per qualche secondo. Io sono arrabbiata, depressa,
sconvolta e penso di non ragionare più molto lucidamente.
Lui mi guarda con aria dispiaciuta e comprensiva.
“Oggi hai detto che Dio non aiuta mai i comuni mortali. In
questa occasione ha mandato me per aiutarti e impedirti di fare una
sciocchezza. Se questo non ti basta, te lo chiedo come favore
personale: non arrenderti, non fare il mio stesso errore. Tu fai il tuo
destino, ricordalo.”
Mi sento così stupida. Ha ragione lui, come sempre. Ho
paura. Mi sento indifesa e sola come non mai. Lo abbraccio con forza.
Ti prego aiutami.
“Ti giuro che non lo farò. Ti voglio
bene.”
Mi stringe a lungo fra le sue braccia. Nessuno dei due vuole lasciare
l'altro. Lassù possono pensare ciò che vogliono,
ma io sono sicura che Federico sia la mia Anima Gemella. Se si fossero
dati una mossa prima, ora non dovrei accontentarmi della sua amicizia.
In ogni caso, so che lo amerò e lo ricorderò per
sempre.
Cammino per strada, lo sguardo attento per non lasciarmi sfuggire il
negozio di cornici che cerco. Deve essere qui vicino.
Finalmente lo trovo e, tele alla mano, entro silenziosamente.
All'interno si possono trovare cornici di tutti i tipi, antiche e
moderne, belle e passabili. Dietro ad un bancone c'è un
ragazzone ben piantato sulla trentina, occhi azzurri e pizzetto ben
curato.
“Posso aiutarla?” domanda con un sorriso esagerato.
“Sì, grazie. Mi servono delle cornici per queste
tele.”
Sorride ancora. Carino, ma... Non è il mio tipo.
“Certo, sono qui per questo.”
Gli consegno le tele e lui comincia, sempre con lo stesso sorriso
stampato in viso, a pormi diverse domande sul tipo di cornici che
voglio. Infine, da un'occhiata alle tele e lo vedo sussultare notando
la firma. Il sorriso gli scompariva dal viso.
“Questo è... Come ha avuto queste tele?”
“Qualche tempo fa un mio amico pittore mi ha fatto questi
ritratti. Perché me lo chiede?” domando pur
sapendo già la risposta.
“Lo conoscevo anche io. Povero ragazzo.” commenta
con aria triste.
“Io ero fuori città quando è
successo. Ho saputo della sua morte solo qualche mese dopo.
Lo conosceva bene?”
Ho mentito, ma non importa. Non posso certo dire la verità,
ma voglio sapere in che modo conosceva Federico.
“Certo. Quella donna l'ha proprio rovinato. Era una persona
così allegra e positiva una volta! Quando lei lo ha tradito
però... La depressione non l'ha più abbandonato e
non ce l'ha fatta. E lei? Lo conosceva da molto tempo?” mi
chiede infine.
La sua domanda mi stupisce un po' e ho bisogno di qualche secondo per
trovare le parole migliori per rispondere.
“Non da molto, ma abbastanza per capire quanto fosse
speciale. Era un ottimo pittore e una persona meravigliosa.”
Forse sto esagerando. Non devo certo lasciarmi andare in simili
commenti di fronte a uno sconosciuto.
“Si fa tardi. Devo andare. Per quando saranno
pronti?” aggiungo riprendendomi.
“Una settimana circa.”
“Bene, allora tornerò la prossima
settimana.”
Mi sorride di nuovo, ma questa volta ricambio. Un amico di Federico. Mi
fa uno strano effetto. Forse perché lo conosco solo nella
“versione” fantasma e mi è difficile
immaginarlo con qualcuno che non sia io. A volte riesco a immaginarlo
con sua madre o con Janine, ma non con gli amici. Forse
perché non me ne ha mai parlato. Ha solo detto che non erano
veri amici. Mi chiedo se questo Silvio faccia eccezione. Rientro a casa
e mi verso da bere. Chiudo gli occhi per un istante e li riapro solo
quando sento una mano accarezzarmi i capelli. Federico.
“Allora, ti piace Silvio?”
“Non lo so. È carino, ma... Non mi fa nessun
effetto.”
Mi allontano da lui e cammino verso la camera da letto.
“Strano, solitamente tutte si innamorano di lui.”
“Ma io non sono come le altre.” sottolineo con un
sorriso.
Mi raggiunge e mi prende per le spalle sorridendo.
“Certo che non lo sei.”
Ricambio il sorriso e rimango a fissare i suoi occhi così
dolci. Rimarrei a guardarlo in eterno. Mi riprendo e abbasso lo
sguardo. Non è il caso di lasciarmi andare in questo modo.
“Abbiamo parlato di te.” dico infine riferendomi a
Silvio.
“Lo so.” replica con aria turbata.
“Che genere di amico è stato per te?”
Fa spallucce e si siede.
“Ci conoscevamo da molto tempo, ma in modo piuttosto
superficiale. Era quello che si può definire un conoscente,
ma è una brava persona. Sei sicura che non ti
piaccia?”
Ecco che ogni tanto ci riprova. Appena può, insiste.
“Sì, sono sicura!” replico esasperata.
Gli sorrido, non sono arrabbiata. Dopotutto lo fa per me. È
passato qualche giorno e la mia piccola crisi isterica è
stata superata. Pare che se non trovassi qualcuno potrei suicidarmi. Io
credo che questa possibilità sia già esclusa. Non
potrei mai farlo. Non dopo aver conosciuto Federico.
“Ma tu mi ci vedresti con uno come quello?”
aggiungo incredula.
“No, non ti vedrei con nessuno, ma con qualcuno devi
stare.”
“Allora mi metto con il primo che passa solo per non stare
sola?”
Suona il campanello. Io e Federico ci scambiamo un ultimo sguardo e poi
lo lascio per andare ad aprire la porta. Per un attimo rimango senza
parole.
“Davide!” esulto saltando in braccio a mio fratello
non appena mi riprendo. Non riesco a credere che sia qui!
“Ciao bella, come stai?” mi chiede stringendomi con
affetto.
“Bene, ma quando sei tornato?”
“Ieri. Oh, dimenticavo. Questo è il mio amico
Peter.” mi indica un ragazzo accanto a lui che non avevo
ancora notato.
“Piacere! Accomodatevi.” li invito con un sorriso.
“Sei sola?” domanda mio fratello stupito.
“Sì perché?” chiedo senza
capire.
“Mi sembrava di averti sentito parlare con qualcuno poco
fa.”
Abbasso lo sguardo cercando una scusa valida.
“Lo sai che parlo sempre da sola! E poi avevo la tv
accesa.” mento facendogli l'occhiolino. “Sei andato
da papà?” cambio argomento.
“Sì, ieri appena arrivato. Voleva telefonarti, ma
gliel'ho proibito. Volevo farti una sorpresa.”
“E ci sei riuscito! Volete qualcosa da bere?”
Accettano e mentre gli verso della bibita fresca comincio a osservare
quel Peter di sottecchi. È un bel ragazzo. Deve essere
americano. Mio fratello vive a New York da qualche anno, è
probabile che l'abbia conosciuto lì.
“Allora? Che mi racconti? Novità?” mi
domanda Davide appena mi siedo accanto a loro. “È
più di un anno che non ci vediamo. Ti sei fidanzata con
quel... Come si chiama?”
Ha un aria curiosa, indagatrice e divertita, come sempre.
“Carlo. Ci siamo lasciati, e sono sicura che papà
te l'aveva già detto.” lo accuso con sguardo
severo.
“Effettivamente...” confessa con un sorriso.
“E tu? Che mi racconti?” replico infine.
Il suo viso si illumina e gli brillano gli occhi. Deve essere
innamorato.
“Ho una fidanzata. Stiamo insieme da poco ma... Ci
sposeremo.”
“Ma è fantastico!” esclamo entusiasta.
“Parlami di lei!”
Mio fratello non aspettava altro. Muore dalla voglia di parlare di lei.
Glielo leggo negli occhi.
“È bellissima, bionda con gli occhi azzurri.
È talmente bella che mi sembra irreale che stia con me...
È francese e, tu non ci crederai, ma sino a poco tempo fa
viveva qui, in questa città!”
“Davvero?” mi stupisco. Un'altra biondina francese
in questa città. Ho uno stranissimo presentimento.
“Come si chiama?” aggiungo incuriosita.
“Janine.”
Ecco lo sapevo. È lei! Ma devo esserne sicura.
“E cosa faceva qui?”
“Viveva con il suo fidanzato, un pittore, ma lui è
morto.”
Impossibile sbagliarsi. È proprio lei. Come faccio ora a
dirgli una cosa del genere?
“Davide, se è la stessa Janine di cui ho sentito
parlare io, e credo lo sia, conoscevo il suo ex-fidanzato.”
“Davvero?” si sorprende.
“Sì, lui mi ha parlato di lei. Si erano
già lasciati prima che lui morisse. Sai
perché?”
“No.” risponde esitante.
Conosco mio fratello. Quello che sto per dirgli lo ucciderà.
Probabilmente vede in lei un angelo sceso in terra. Deve averla
idealizzata, come fa spesso. Non vorrei rovinare i suoi sogni, le sue
speranze e le sue illusioni, ma devo dirglielo. È per il suo
bene. Non posso permettere che passi quello che ha passato Federico.
“Lui l'ha trovata a letto con due uomini.
Contemporaneamente.”
Ho parlato tutto d'un fiato. Se avessi fatto una pausa non avrei mai
potuto continuare. Davide mi guarda esterrefatto, bianco come un
lenzuolo, è incredulo.
“Non può essere.” mormora sconvolto.
Lo sapevo, è scioccato, ma cosa potevo fare? Lasciare che
quella donnaccia gli rovinasse la vita?
“Mi spiace ma è così. Non potevo non
dirtelo. Lo sai che ti voglio bene e che non potrei mai
mentirti.”
“Sei stata informata male. Lei non fa queste cose.”
Continua a rifiutarsi di credere, ma penso che in fondo sappia che sto
dicendo la verità.
“Hai detto tu stesso che la conosci da poco. Come puoi essere
sicuro che...”
“So che non può essere!” mi interrompe
rabbioso.
“Allora lascia che ti tradisca con tutti gli uomini che
incontra! Ma se poi ti ritrovi disperato ricordati che ti avevo
avvertito!” lo rimprovero irritata.
“Devo andare.”esclama dirigendosi alla porta
d'ingresso e uscendo.
“Davide, aspetta!” tento di fermarlo, ma
è troppo tardi.
È inutile, ormai è già per le scale.
Non avrei voluto che avesse questa reazione, ma era inevitabile. Cosa
posso fare?
“C'è rimasto male.” afferma Peter che
non si è mosso dal suo posto.
“Io gli ho solo detto la verità.”
sospiro esasperata. “Quella è una sgualdrina, lo
so per certo. Non potrei inventarmi una cosa simile!”
“Ne sono sicuro, si vede che vuoi bene a tuo
fratello.” replica con il suo strano accento mentre mi
sorride. Non riesco a evitarlo e ricambio il suo sorriso. È
proprio carino.
“Allora a presto. Mi ha fatto piacere conoscerti.”
aggiunge poco prima di allontanarsi verso la porta.
Lo saluto con un gesto della mano mentre richiude la porta dietro di
sé.
Entro nella mia camera e mi sdraio supina sul mio letto. Mi dispiace
così tanto per Davide. Spero riesca a capire che non gli ho
mentito e che l'ho fatto solo perché voglio la sua
felicità.
“Era lei, vero?” chiedo rivolgendomi a Federico.
So che è nella stanza, accanto a me. Compare all'improvviso
e si siede al mio fianco.
“Sì, è proprio la stessa Janine.
Vorrà accasarsi. Dopotutto tuo fratello ha un lavoro
promettente, giusto?”
“Sì, computer e simili. Guadagna bene.”
“I soldi le sono sempre piaciuti.” afferma con tono
gelido.
“Spero che Davide capisca che non volevo ferirlo.”
“Lo capirà. Ti piace quel Peter, vero?”
Mi volto a guardarlo, ha un'aria strana e lo sguardo basso. Inoltre, mi
è sembrato che abbia pronunciato la domanda con tono di
rimprovero.
“Sì, perché?”
“Credo abbia brutte intenzioni.”
“Brutte intenzioni?” domando senza capire.
“Faceva degli strani pensieri su di te.”
Mi metto a sedere per poterlo guardare bene in viso. Sembra molto
geloso!
“Cioè? Voleva venire a letto con me?”
“Sì.” ammette con un sospiro.
Mi metto a ridere. Credo che sia veramente geloso.
“Capirai!” minimizzo. “Perché
tutti gli altri cosa pensano? Lo pensi anche tu.”
“Hai ragione.” confessa con sguardo basso.
“Ma lui ci pensava in maniera insistente, morbosa direi. Come
se ti volesse a tutti i costi.”
Lo guardo negli occhi. È sincero, ma credo stia ingigantendo
la questione.
“Non esagerare, ok? È amico di mio fratello, non
può essere cattivo. E poi, finalmente ho incontrato un
ragazzo che mi piace.”
“Ma non è quello giusto!” urla lui con
tono esasperato.
Bella scoperta! Abbasso lo sguardo per non incontrare i suoi occhi.
“Nessuno è quello giusto. La mia Anima Gemella, se
così la vogliamo definire, non è
disponibile.”
Quando rialzo il viso, lui mi sta fissando negli occhi. Sa bene cosa
intendo ed è d'accordo con me, lo so. Mi alzo e mi allontano
in cucina, ho fame. E comunque non posso continuare a sostenere il suo
sguardo. Lui mi segue e d'improvviso me lo trovo di fronte. Non dice
nulla, ci guardiamo negli occhi per degli interminabili secondi. In una
situazione diversa crederei che voglia baciarmi. Solo all'idea mi
vengono i brividi. Chissà come bacia. Abbasso lo sguardo,
non voglio incontrare i suoi occhi quando mi becca in Pensieri Proibiti.
“Ilaria, io... Volevo dirti che anche secondo me tu sei la
mia Anima Gemella.
E, inoltre, anche io vorrei sapere come baci.”
Mi viene da ridere mentre cerco di ignorare i brividi che le sue parole
mi hanno provocato. Rialzo lo sguardo e incontro il suo sorriso. Passa
qualche istante e poi, finalmente, mi prende fra le braccia. Mi stringo
a lui il più possibile, chiudo gli occhi e assaporo questo
istante così magico. Se solo lo avessi conosciuto prima.
“Non è giusto. Lassù si prendono gioco
di noi! Sapevano benissimo che io e te siamo fatti l'uno per l'altra e
ci fanno incontrare solo quando è troppo tardi!”
Federico mi posa due dita sulle labbra per indicarmi di fare silenzio.
“Non dire nulla, non prendertela con loro, è solo
colpa mia.”
“No, non è vero!” protesto tristemente.
“Tu non hai nulla di cui rimproverarti!”
“Sai bene che non è così, ma non
parliamone. Restiamo in silenzio. Non c'è niente da
dire.”
Affondo il viso sul suo petto. È vero non c'è
nulla da dire che non sia già stato detto. Dobbiamo solo
approfittare di questo momento carico di triste dolcezza.
CONTINUA
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