Trick or Treat

di CarlyWTomlinson
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Aurora era lì, tra il buio di quella notte ed i pensieri gelidi che le inondavano la mente.
Tra il respiro affannato, le mani che tremavano e gli occhi che bruciavano, lei era immobile, spettatrice di quella scena che le si presentava dinanzi gli occhi.
Avrebbe voluto correre, sfuggire a quella paura che persisteva, ma alcune paia di occhi la inchiodavano sul posto.
L’uomo che un attimo prima veniva stretto e torturato violentemente, venne lasciato sbattere sul marmo.
Adesso, era lei il nuovo bersaglio.
Appena uno di loro fece un passo verso di lei, Aurora si risvegliò dal suo stato di smarrimento e presa a correre, solo dopo aver attirato tutta l’attenzione su di lei.
Sentiva molti passi che percorrevano la strada da lei intrapresa, sbattevano rumorosamente al suolo e velocemente la raggiungevano. 
Il respiro cominciava ad essere sforzato, il petto si alzava ed abbassava troppo velocemente, il viso rosso. Stava per cedere.
Non ebbe il tempo di pensare che delle grandi mani le afferrarono il braccio, la fecero voltare, e la colpirono cosi bruscamente in volto, che si accasciò priva di sensi.
 
Mi risvegliai in una camera spoglia, illuminata solo dalla luce fioca proveniente da una lampada, presente in quella stanza.
Ci misi qualche istante a connettere il fatto che mi trovassi nella casa di qualcuno e che fossi stata rapita.
Mi alzai così velocemente da avere le vertigini, e la lampada cadde lasciandomi nell’oscurità totale, ma senza preoccuparmene mi avvicinai alla porta e cominciai a sbattere i pugni contro di essa.
Smisi solo quando sentì dei passi pesanti sulle scale, mi sentivo impaurita, ma soprattutto infuriata per ciò che mi stava accadendo, mi scostai di poco dalla porta e quando questa venne aperta, un uomo, che nel buio non riuscì a mettere a fuoco, si precipitò all’interno velocemente e mi afferrò il collo.
La presa era forte ed avevo la possibilità di inalare solo poco ossigeno, strinse per quelli che sembravano minuti infiniti, poi mi gettò sul letto con aggressività e mi diede uno schiaffo che mi fece voltare il viso.
Le lacrime cominciarono a formarsi nei miei occhi mentre l’uomo, ora seduto su di me, sembrava non avere buone intenzioni.
Tutto il mio esile corpo tremava sotto il suo prepotente e muscoloso. Non era nulla di esagerato, ma lo era per una persona così fragile e gracile quale io ero.
Riuscì a scorgere i suoi lineamenti, erano perfetti e ben marcati, ma il sorriso perverso che gli spuntò mi fece tremare. Le mani presero a toccare ogni parte del mio corpo, la mia pelle venne esposta a lui quando scostò la mia maglia.
Le mie lacrime continuavano a scorrere ed ogni movimento era negato dalla sua posizione, le mie braccia erano schiacciate contro il materasso, le mie gambe erano bloccate dal suo peso.
Mormorai un silenzioso “basta” disgustato e stufo. Lui continuò, lasciando dei semplici baci sul collo.
Le sue mani sfioravano il mio seno e le sue labbra succhiavano e mordevano la mia pelle, sarebbe stato qualcosa di semplicemente ammaliante ed eccitante se solo non fosse stato contro la mia volontà.
La cosa peggiore in quel momento era che oltre la paura ed il disgusto che sapevo di provare c’era qualcosa che andava oltre, qualcosa che mi dava il desiderio di avere di più, la sua eccitazione pulsava contro la mia intimità, ed una parte di me, in mezzo a quella violenza, non riusciva a non pensare a quanto sarebbe potuto essere soddisfacente averlo dentro di me, contro me stessa però c’era anche l’altra pare, quella impaurita e disgustata da quelle mani che poco prima era sporche del sangue di una persona ed ora mi toccavano fameliche.
La mia bocca sussurrava parole di terrore, di suppliche per farlo smettere, ed allo stesso tempo ero bagnata dalla voglia.
Non volevo dare l’impressione della poco di buono, non volevo essere usata e comandata, quindi appena si sollevò leggermente per sbottonare i pantaloni, io ne approfittai per dargli una ginocchiata in mezzo alle gambe.
Lui si accasciò su di me, ed io lo spostai sul letto e mi strinsi contro il muro, scappare sarebbe stato stupido, lo sapevo, ci sarebbero stati gli altri, li sentivo che parlavano, e non potevo, non volevo affrontarli, sarebbe stato un suicidio e non volevo che finisse così, non lo avrei permesso.
Avevo visto cose che non avrei dovuto, ed ora ne stavo pagando le conseguenze, ma sarei riuscita ad uscirne, i miei amici avrebbero cominciato a sospettare dopo un po'.
Io ce la farò
Era questo che continuavo a pensare mentre il ragazzo si sollevava dal letto con un’espressione furente ed uno sguardo che non ammetteva altre mosse false.
Lo continuavo a pensare anche quando si sbottonò i pantaloni e venni di nuovo incatenata al muro.
Lo pensai quando le sue parole arrivarono a me.
Da adesso,
non avrai pace.




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