This is our town of Hetaween

di Gwen Chan
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• Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party - La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
• Numero Parole: 463
• Prompt/Traccia: Cupcakes

Dolcetto o scherzetto?

Louis aveva rifiutato di prendere il vassoio che Oliver ancora gli porgeva e, soprattutto, si era ben guardato bene da anche solo sfiorare i cupcake dipinti di colori vivaci che su di esso erano stati allineati.
“Sono sicuri?”
Non aveva detto “commestibili”. Sarebbe stato inutile. Del resto, sapeva già come qualsiasi cosa uscisse dal forno del suo psicopatico fidanzato non fosse fatta per essere ingerita, a meno di non avere uno stomaco assuefatto al cianuro. Eppure a quello ci aveva fatto l’abitudine - persino a morire tra atroci dolori per un boccone di dolcetto.
Questi cupcake, però, non solo scintillavano di un inquietante bagliore dal sapore radioattivo, ma emettevano anche un rumore troppo simile al ticchettio di una bomba ad orologeria per i gusti di Louis.
Aveva vissuto troppo a lungo con Oliver per illudersi che il suo sarebbe stato uno scherzo innocente, dove al massimo ci sarebbe stato uno spargimento di crema pasticcera. No, con Oliver c’era da aspettarsi come minimo la perdita di qualche falange – che la nazione avrebbe di sicuro riutilizzato in una delle sue folli ricette.
Oliver fece un sorriso a trentadue denti così ampio che Louis fu quasi sul punto di abbandonare la propria abituale apatia, temendo che il viso del compagno si sarebbe spaccato a metà. Tuttavia non ricevette alcuna conferma circa la sicurezza dei cupcakes ora disposti con cura in un cestino da Cappuccetto Rosso. Un Cappuccetto Rosso dal quale il lupo sarebbe dovuto fuggire a zampe levate.
“Sono sicuri … per me.”
Calcò sulla seconda parte della frase.
“Suona come una minaccia, sai” gli fece notare Louis scuotendo la cenere della propria sigaretta sui fornelli della cucina. Oliver odiava quando lo faceva, né perdeva occasione per ricordaglielo con il simpatico uso di un coltello da cucina piantato con noncuranza dove fino a un istante prima si trovava la mano del francese. Senza battere ciglio Louis gettò il mozzicone nel lavandino.
“Non so se temere più i tuoi dolcetti o i tuoi scherzetti.”
Oliver accarezzò i propri cupcake con aria gelosa e possessiva, dondolando il cestino come la culla di un neonato. “Oh, lo sai che da me non devi temere nulla.”
“Il mio stomaco è di un altro parere” ribatté Louis. Si avvolse nel mantello staccato dall’appendiabiti, si calcò in testa un cappello a falde larghe e indossò una maschera bianca che gli lasciava scoperta metà del volto. Oliver si sistemò il fiocco gigante della mantellina cremisi.
“Ti ho sempre rimesso a posto le viscere” cinguettò, saltellando fuori dalla porta sul vialetto decorato a festa con orribili zucche rosa confetto. Louis fece spallucce. Gli ospedali avrebbero avuto un improvviso picco di attività quella notte.

Note: questa è stata servita su un piatto d’argento. Si usano i nomi umani, ma sono nazioni




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