La cosa giusta da fare

di _blythe_
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La prima che entrò nella sala fu Isabelle. Era bellissima, pensai. Indossava un sontuoso vestito dorato, i capelli le ricadevano come onde morbide dietro le spalle. Sorrideva, anche se sapevo, in cuor mio, che lo faceva solo per apparenza. Era tutt’altro che felice, lo percepivo dai suoi occhi. Di solito i suoi grandi occhi neri brillavano di luce propria, oggi non era così. Sapevo che dovevo andare avanti, sapevo di doverlo fare per il nome della mia famiglia. E’ quello che fanno i Shadowhunters, giusto? Mettono da parte le emozioni per il lavoro. La vita di uno Shadowhunter è costituita da un sacrificio dopo l’altro, non c’è posto per i sentimenti. Impediscono di raggiungere un unico importante obbiettivo, quello di sopravvivere. Lydia interruppe i miei pensieri riportandomi alla realtà. Stavo per sposarla, stavo per giurarle lealtà e amore. E’ la cosa giusta da fare, mi dissi. Non c’è altro modo. Quando arrivò vicino all’altare, la aiutai a salire gli ultimi scalini che ci dividevano. Pochi passi mi dividevano da quella promessa che avrebbe rinstaurato il nome di famiglia, il nome dei Lightwood. Le sorrisi dolcemente, cercando di essere il più convincente possibile. Era arrivato il momento, non potevo tirarmi indietro, non adesso. Lydia alzò lo stilo, lo appoggiò sul mio polso pronta a disegnare la runa che ci avrebbe legato per la vita. Improvvisamente la porta della sala si spalancò e apparve Magnus. Il mio cuore si fermò, non riuscii a capire cosa stesse succedendo. Sentivo solamente il battito del mio cuore accelerare secondo dopo secondo. La sala si riempì di brusii. Gli invitati si stavano sicuramente chiedendo che cosa ci facesse il Sommo Stregone di Brooklyn lì, in quel momento. Mi mancò il respiro. ‘Non riesco a respirare’, dissi con un filo di voce. Gli occhi di Lydia fissi sui miei. Cosa avrei potuto dirle? Ero un debole, non riuscivo a farlo, non ce l’avrei mai fatta a finire quello che avevo programmato. Il matrimonio era solamente una copertura. Lei, in fondo, lo sapeva. ‘Meriti di essere felice’, disse sorprendendomi. ‘Meriti di essere felice Alec.’ Mi sentì tremare le gambe, non riuscivo a stare in piedi. Jace, dietro di me, disse: ‘Stai bene, fratello?’. Cosa avrei dovuto dirgli? Non stavo affatto bene, volevo scappare da tutto. Volevo allontanarmi da tutti quegli sguardi inquisitori. Mi girai verso Magnus che era riuscito in così poco tempo ad abbattere quel muro che avevo costruito per un’intera vita. Adesso toccava a me. Abbattere completamente quel muro o scappare? Ero bravo a farlo, lo avevo fatto per una vita intera.
La risposta, in cuor mio, la conoscevo di già. La parte più difficile era accettarla. La conoscevo da quando i nostri sguardi si incontrarono per la prima volta.
Scesi lentamente gli scalini e camminai verso di lui. Vidi con la coda dell’occhio mia madre che cercò di bloccarmi. La guardai e le dissi: ‘Basta.’ Basta fingere di essere un’altra persona. Basta bugie, basta, pensai. Non mi accorsi di essere a pochi passi da Magnus. Cercai di placare la paura che si impossessava del mio corpo, chiusi gli occhi. Posai le mie labbra sulle sue. Il mio cuore batteva così tanto che, pensai, potesse uscirmi dal petto. Le sue labbra delicate sulle mie erano fuoco. Fuoco vivo, bruciavano.
Mi staccai e vidi gli sguardi delle persone fissi su di noi. Vidi lo sguardo inorridito dei miei genitori.
Guardai Magnus e mi venne in mente una frase, un modo di dire dei mondani.

''gli occhi sono lo specchio dell’anima.''

Non c’era frase più vera. Magnus mi aveva toccato nel profondo, mi aveva scavato nell’anima, cosa che nessuno era mai riuscito a fare.









ANGOLO DELL'AUTRICE: Si, questa è la mia prima FF. Siate clementi. Le recensioni sono sempre ben accette! Un abbraccio ♡  




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