Sailor Moon - Dentro di noi
Note: nell'ultima parte i dialoghi sono in parte parafrasati
dall'episodio 60 dell'anime. Mi riferisco in ogni caso ai dialoghi
originali.
DENTRO
DI NOI
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
'Ciao,
sono Usagi. Hmm ... più che presto?' La risata
d'imbarazzo, appena accennata, riecheggiò nella stanza. 'Buonanotte.'
Beep.
Mamoru sorrise prima di deciderlo: quello era davvero un bel modo di
svegliarsi.
Premette la giusta combinazione di tasti e il messaggio sulla
segreteria tornò a farsi sentire.
'Buonanotte'?
Usagi doveva averlo chiamato il giorno prima, subito dopo aver ricevuto
la
rosa.
Aveva una ragazza impaziente.
Tornò a vestirsi, riflettendo: si era dimostrato impaziente
anche lui, ma il giorno prima addormentarsi gli era sembrato
impossibile. Si era reso conto non solo di non essere ancora riuscito a
baciarla, ma di non
aver nemmeno ricambiato la dichiarazione che a lei invece era uscita
con tanta naturalezza.
Andare a trovarla quella notte stessa gli era sembrato eccessivo. E
inutile, dato che sapeva che lei viveva con Luna. Il
messaggio gli era parso
la soluzione ideale, tuttavia non aveva
preventivato la
difficoltà che avrebbe incontrato nel buttare giù
tre semplici righe di otto parole. Aveva finito col contarle, nel tempo
che le aveva avute
davanti agli occhi.
Voglio davvero dirti che
ti amo. Improponibile. Doveva dirlo a voce, di persona.
Voglio davvero baciarti.
Troppo... audace. E diretto. Anche in quel caso, il punto era farlo,
non dirlo.
Almeno il presto
era stato un tocco di genuina spontaneità.
Doveva essere presto.
O più che presto, come aveva detto lei.
Sorrise ancora e andò in cucina.
Aveva messo in pratica il suo piano prima del
previsto, ma ne era valsa la pena.
«Allora Usagi?»
«Eh?»
Naru abbassò la voce, sporgendosi verso di lei e facendo
scudo alla bocca con una mano. «Il
tuo ultimo appuntamento, com'è andato?»
Non fu semplice nascondere l'allegria. «Bene.»
«Tutto qui?»
Naru non ci cascò. «Non
essere cattiva, dimmi qualcosa!»
«Shh!» Cercò di frenarla con un dito
davanti alle labbra.
Naru assottigliò gli occhi con fare sbarazzino e si
appoggiò contro la finestra, accanto a lei.
Abbassò di nuovo la
voce, come richiesto. «Non capisco perché non vuoi
che
nessuno
lo sappia.»
«E' solo che...» Un tempo avrebbe creduto di
voler diffondere ai
quattro venti, e sicuramente a tutte le amiche che aveva in classe, la
grande notizia: avere un fidanzato era un premio altamente ambito, in
fondo, e
chi aveva la fortuna di accalappiarne uno era di un gradino superiore a
tutte le altre.
Ma con Mamoru non si trattava di premi o di accalappiare qualcuno;
quello
che avevano era così speciale che quasi non voleva
condividerlo
con nessun altro. Lui era... l'amore di tutta la sua
vita. Arrossì furiosamente.
Naru spalancò gli occhi. «Usagi, cos'è
successo
ieri?» Assunse un'espressione scandalizzata. «Sai
vero che siamo troppo
giovani per pensare a... voglio dire, se lui ha cercato di...»
La risata le uscì spontanea. «Ma a cosa stai
pensando,
Naru-hentai!» Mamoru aveva persino difficoltà con
un bacio!
Continuò a ridere.
«E allora perché sei arrossita in quel
modo?»
«Perché...» sorrise di soddisfazione
«... sono
innamorata.»
Naru rilasciò un sospiro romantico. «Come sei
fortunata. Va
bene, se non vuoi dirmi niente però smettila con quella
faccia.»
«Quale faccia?»
«Quella che dice 'sono cotta da qui fino
all'aldilà'.»
Non le restò che annuire, felice.
No, Usagi non aveva sognato di ricevere una dichiarazione da lui. Da
lui, Mamoru. Ma da lui, Tuxedo Kamen, sì.
Non aveva modo di comunicare con lei per telefono, non se voleva
rispettare i tempi del padre di Usagi. Avrebbe potuto
aspettare che lei lo chiamasse o andare personalmente a
trovarla. Voleva organizzare per quella sera stessa, quindi aveva
scelto la
seconda opzione.
L'aspettò all'uscita da scuola.
Quando la scorse, fra le decine di studenti che si avvicinavano
all'uscita, camminavano accanto a lei Makoto ed Ami. Usagi sembrava
sul punto di scoppiare a piangere.
Le corse incontro, senza pensarci. «Cos'è
successo?»
Il sorriso ci mise un secondo ad apparire.
«Mamo-chan!»
Makoto abbassò la cartella da dietro la testa.
«Ciao,
Mamoru.»
«Ciao, Mamoru.» Ami gli sorrise, quindi
lanciò uno sguardo in direzione di Usagi. «Hmm...
ci ha promesso di venire a casa
di Rei adesso. Noi ti precediamo, Usagi.» Avanzò
di due
passi prima di girarsi. «Diglielo.»
Makoto concordò con un cenno della testa.
Dirgli cosa?
L'espressione di Usagi aveva ripreso parte della tristezza precedente.
«Cos'è successo?» le domandò
di nuovo.
Lei si guardò attorno prima di abbassare gli occhi. «...
possiamo uscire?»
«...
sì.»
«Usagi-chan!»
Si fermarono entrambi sui loro passi.
Una ragazza in uniforme corse verso di loro. «Usagi, volevo
dirti che
mi dispiace
per-... oh.»
Ora stava guardando lui.
«Grazie Emiru.» Usagi tornò ad abbassare
la testa e le spalle.
L'amica di lei continuò a non dire nulla, lo sguardo
sorpreso che si alternava tra lui e Usagi.
Infine le spuntò un largo sorriso: sembrava che avesse
decifrato
chissà quale mistero. «Una grande fortuna doveva
attirare una grossa sfortuna.» Diede un'energica pacca sulle
spalle di
Usagi. «A domani.»
«A domani.» Usagi sollevò una mano, poco
convinta. La
ragazza era già andata via.
«Era una tua compagna di classe?» le chiese.
Lei iniziò ad avanzare verso l'uscita.
«Sì...
ti spiegherò, preferisco solo...»
Guardò avanti.
«Andiamo fuori, va bene.»
Quando furono abbastanza lontani dalla scuola, Usagi si
appoggiò ad un muro. Solo lì cominciò
a parlare, gli occhi fissi sul marciapiede. «Scusa,
è
che... mi vergognavo.» Sospirò. «Mi
vergogno anche adesso.
Farlo sapere a te... Uffa.» Iniziò a
singhiozzare, miseramente.
Lo stava facendo seriamente preoccupare. Le
appoggiò una mano sulla spalla, abbassandosi fino a poterle
vedere il viso. «Usagi, non può esserci niente
che-»
«Aspetta a dirlo.» La sentì inspirare
profondamente,
come per prendere coraggio. «Ho preso un brutto
voto.»
Gli uscì un sospiro di sollievo. «È
solo
questo?»
Lei non aveva perso lo sguardo triste; si abbassò ad
aprire la sua cartella, quindi ne tirò fuori un foglio.
Glielo passò con l'aria di chi andava al patibolo.
Lui dispiegò il compito in classe. Non
poteva essere così-
...
Un... undici.
Ci provò, ma non riuscì a produrre un commento
adatto.
Il piagnucolio riprese. «Sono un'ignorante.»
«No.»
Riuscì a staccare lo sguardo dai due
uno scritti in
rosso. «Ti
aiuterò io.»
Usagi scosse la testa. «Le ragazze mi hanno fatto promettere
di
andare da Rei a studiare, mi aiuterà Ami. La professoressa
ha detto che mi farà ripetere la verifica tra
cinque giorni... per aiutarmi.» Si asciugò gli
occhi con la passata di una mano.
«È una buona opportunità.»
Lei annuì di malavoglia. «Sì, ma...
non
è giusto. Dovrò passare il tempo a studiare
invece che passarlo con te. Non me lo merito.»
Lo fulminò un'idea poco piacevole. «...
hai
studiato di meno da quando abbiamo iniziato a uscire insieme?»
Usagi non gli nascose lo sguardo colpevole. «Ma non credevo
che
sarei
andata così... male, altrimenti...» Si
interruppe, di
nuovo scostando lo sguardo. «So che ti stai vergognando di
me,
adesso.»
In verità si stava rendendo conto di non essere stato molto
responsabile lui stesso: avrebbe dovuto toglierle meno tempo in
quelle due settimane, avrebbe dovuto capire che lei doveva studiare.
Le appoggiò una mano sulla spalla. «No. Ascolta...
so che cose come
questa» Le ridiede la verifica in mano, «possono
sembrare
sciocche
dopo quello che abbiamo vissuto, ma... sono importanti. So che non ti
piace studiare, ma finirai prima o poi. Ed è
importante imparare, ti sarà utile in futuro.» Si
allontanò, sorridendole. «Sono sicuro che
tra
cinque giorni avrai recuperato.»
Gli parve sollevata. «Sì... grazie.»
Le prese la cartella, per portarla lui. «Ti accompagno da
Rei.»
Lei annuì, ma, all'improvviso, sembrò capire
qualcosa di
nuovo. «Come mai mi stavi aspettando, oggi?»
Beh... quello che aveva avuto in mente avrebbe dovuto aspettare.
Lei sbuffò, di nuovo abbattuta. «Volevi uscire
insieme,
vero? Uffa...» Quell'ultima parola la ripeté
più volte, a voce sempre più bassa, fino a che
lui non fu sicuro di sentirgliela pronunciare persino nel
pensiero.
Con quell'umore non sarebbe andata molto lontano.
Hmm... era stata sveglia ieri sera e fino a tardi, quindi forse
potevano...
Prese una decisione. «Ero venuto a proporti di uscire
stasera. Intendo, noi due come...
noi altri,
dopo l'ora in cui normalmente vai a dormire. Non
sarà per molto, devi riposare, volevo solo-»
Usagi gli si attaccò al braccio. «Sì!
Sì! Dove?»
Lui non riuscì a non imitare la sua espressione.
«È una
sorpresa. Però devi concentrarti sullo studio oggi.
Prometti.»
Lei gli rivolse un assenso entusiasta e un enorme sorriso.
«Prometto.»
La lasciò davanti al tempio di Rei, con la
felicità ancora dipinta in faccia.
Hmm... era una mise singolare per un appuntamento.
Si rimirò allo specchio, il costume di Sailor Moon
addosso.
Comunque a Mamoru stava molto bene quello che portava quando era Tuxedo
Kamen e anche a lei non stavano certo male né la gonna blu
né il corpetto bianco; inoltre il fiocco sul petto era
veramente
carino, lo aveva sempre pensato. Sollevò la gonna
tra le dita, ridacchiando al pensiero che con nessun altro tipo di
abiti normali si sarebbe potuta permettere di tenerla tanto corta.
Per fortuna, Luna non c'era quella sera.
Aveva escogitato vari piani per sbarazzarsi
di
lei, ma, involontariamente, aveva pensato Artemis ad allontanarla di
casa, proponendole di stare da lui e Minako
per la notte.
Che bravo gattino.
Il rumore sordo alla finestra attirò la sua attenzione.
Si girò e, come la notte prima, scorse la rosa caduta
sul davanzale esterno.
Spalancò le ante col sorriso in faccia, chiudendole dietro
di sé come meglio le riusciva e arrampicandosi sul
tetto. Si guardò attorno e... non vide nessuno.
Salì
ancora più in alto, iniziando a scrutare l'orizzonte per
capire
dove dovesse dirigersi.
«Sono qui.»
«Ahh-!» Si tappò la bocca con
entrambe le mani; senza le braccia
agitate a ridarle l'equilibrio, riuscì a non cadere solo
frenando il piede contro una tegola.
«Tutto bene?» Sentì sul braccio il
guanto bianco di Mamoru.
Si ritrovò ad emettere una risata imbarazzata.
«Sì. Ma
la prossima volta non arrivare dal nulla o finirò
spiaccicata da
qualche parte.»
Lui le sorrise solo con la bocca, gli occhi coperti dalla maschera
bianca.
«Ti
avrei presa.»
Fu una sensazione nuova sentirlo rivolgersi a lei con un tono tanto
familiare, in quelle
vesti. Già; ora era Mamoru e non più Tuxedo
Kamen, che
era sembrato tanto favoloso quanto irraggiungibile.
Lo abbracciò, toccando più
del necessario la giacca nera a cui si era stretta tante volte in
passato. «Dove andiamo?»
Lui le toccò le code sulla testa.
«Seguimi.»
Hmm... «Perché qui?»
Ci stava provando, ma non vedeva nulla di speciale in quella
zona commerciale.
E dire che si trovavano su un edificio abbastanza alto.
Mamoru appoggiò le braccia sul muretto che delimitava il
tetto. «Non ho un orologio, ma tra non molto dovrebbe
cominciare
qualcosa.»
«Qualcosa?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Non ti piacciono le
sorprese?»
Lei rise e annuì, appoggiandosi accanto a lui, la schiena
alla strada. C'era una bella aria fresca in giro, non troppo fredda,
non troppo
calda.
Si sentiva... felice.
Si voltò verso Mamoru e sorrise quando vide che la stava
guardando. «Sai, anche se non cominciasse niente sarei
contenta lo stesso. È
bello anche solo stare insieme.» Si intenerì
cogliendo la sorpresa di lui: riusciva in un qualche modo
a... toccarlo quando gli parlava
così e le piaceva molto poterlo fare. Le piaceva essere in
grado
di comunicargli anche solo una piccola parte di quello che lui stesso
le faceva provare.
Il sorriso le sparì solo quando si ricordò di un
desiderio che aveva avuto dentro a lungo. «Oh, c'è
una cosa
che
avrei sempre voluto poter fare.»
Lui alzò un angolo della bocca, già divertito.
«Cosa?»
«Sta' fermo un attimo.» Sollevò le mani
fino
ad averle vicino
alla sua faccia e, con uno scatto improvviso, gli portò via
la
maschera. Ridacchiò e arrossì, mentre la teneva
tra le dita. «È una sciocchezza, lo so, ma ho
sempre sognato
di
poterlo fare.»
Non potergli vedere il volto, dover solo immaginare come fosse fatto,
era stata fonte di lunghe e numerose fantasie; ne aveva appena
soddisfatta una.
Non trovò una parola per quel misto di divertimento e
tenerezza che riuscì a far nascere in lui; sapeva solo che
lo adorava.
Negli
occhi di Mamoru cominciò a crescere lentamente uno stupore
nuovo, pensato. «Possono essere idee semplici, ma...
riescono a
rendere
diverso tutto
quanto.»
Si sentì orgogliosa e soddisfatta: lui la apprezzava.
L'aveva capito anche l'altro giorno, alla mostra, ma... era
così bello sapere che Mamoru la apprezzava veramente, anche
se era
una sciocca e molto meno intelligente rispetto a lui.
Piena di euforia, si lasciò tentare da un'altra idea
divertente. «Togliti anche il cappello.» Quando lui
lo fece, glielo
tolse dalle mani. «Facciamo un esperimento.»
Si sistemò sulla faccia la sua maschera. Tentò di
fare lo stesso col cilindro, ma continuava a scivolarle sui codini
rotondi. Lo tirò giù con entrambe le mani e,
finalmente, le rimase fermo sulla testa. «Come sto?»
Centro ancora! Mamoru lo trovava divertente, stava trattenendo le
risate.
«Sei uno strano incrocio. Potresti chiamarti Sailor
Tuxedo.»
«Perché no? Potrei
dire» Si allontanò
per avere maggiore
libertà di movimento, quindi agitò le braccia
come era
solita
fare. «E sono venuta fin qui per punirvi» Pausa ad
effetto e dita puntate contro di lui, «In nome del
tuxedo!»
Questa volta lo fece ridere solo per un attimo, prima che
un'espressione adombrata gli invadesse il volto. Non ne capì
il motivo fino a quando lui non le parlò.
«Già, voi avete il nome di diversi pianeti ed
è
da lì che deriva la vostra forza. Ma io... non so da dove
venga questo mio potere.»
A lei sembrava chiaro, non si era mai posta quel dubbio. Si tolse la
maschera e il cappello e si avvicinò fino a
poterglieli ridare in mano. «Eri il principe della terra; hai
il potere
di questo pianeta.»
Non le sembrò convinto.
Lo osservò appoggiare di lato quello che gli aveva
dato. «Mi sento presuntuoso a pensarlo. E non dovrebbe
esserci una
guerriera Sailor anche per la Terra, come per gli altri
pianeti?»
L'idea le sembrò istintivamente balzana, per quanto
non avesse elementi per contraddirlo.
Pensò al potere di lui, quindi tentò con
un'idea che poteva suonargli più sensata. «O forse
è il potere dell'amore. Le rose sono il
simbolo
dell'amore, no?»
Lui si accigliò in un attimo. «Non credo che il
potere
dell'amore avrebbe potuto farsi vincere con tanta
facilità.»
Cosa?
Non le diede il tempo di chiedere. «Le uniche scuse
che ti ho
fatto non
sono sufficienti. Mi sono fatto manipolare fino ad arrivare a
combattere contro di te e non avrei mai dovuto essere così
debole. Avrei dovuto oppormi di più-»
«No, non hai niente di cui scusarti.» Le faceva
male il
senso di colpa che sentiva nella voce di lui. «Ascoltami, per
favore: eri
stato ferito
mortalmente,
non avevi difese contro quello che ti hanno fatto. Sarebbe potuto
succedere a chiunque di noi.» Ancora non la stava guardando e
lei
sentì il bisogno di toccarlo, di fargli sapere che-... Gli
appoggiò le mani sulle braccia. «Tu mi hai fatto
da scudo col
tuo corpo per ben due volte. Se non fosse stato per te, io oggi non
sarei
qui.»
Ci fu un sibilo in aria.
In lontananza, esplose una luce.
Lei scorse senza difficoltà i colori in cielo, che si
espandevano dando vita alle forme più diverse.
«Fuochi
d'artificio.»
«Sì.» Lui girò solo la testa.
«Come mai li fanno?»
«Stanno festeggiando il centenario di... qualcosa, non
ricordo.» Il tono non era ancora tornato a rispecchiare la
piena serenità di inizio serata.
Lei rimase ad osservare lo spettacolo in lontananza. Il silenzio di
lui le suonò sempre più pesante, per cui gli si
avvicinò fino a prenderlo per un braccio, facendolo girare
con ferma delicatezza. «Hai
scelto un buon posto, si vedono molto bene da qui. Guarda.»
Scese con la mano, fino a stringere la sua. «È
stata una bellissima idea.»
Quando non lo sentì rispondere,
alzò gli occhi. «Dimmi che non ti sentirai
più in
colpa. È...
sciocco e poi non voglio vederti triste. Sei la persona a cui tengo di
più, Mamo-chan.»
Lui annuì appena, portandole un braccio intorno e
stringendola al suo fianco.
Fu felice di quel
contatto, ma... volle terminare per bene il discorso. «E
questo
mondo lo abbiamo
salvato tutti
insieme. Ricordalo sempre.»
Lui le appoggiò il mento sui capelli.
«... a
volte
sembri così saggia.»
«Solo a volte?»
Ne risero insieme.
Lei sollevò un dito in aria.
«Tsk, io
sono sempre saggia. Beh... forse non proprio sempre.»
Adorò sentire ancora una volta la risata tranquilla di lui.
«C'è una cosa che sei di sicuro»
udì poi
all'orecchio. «Speciale.»
Non trattenne un sorriso dal cuore: era una delle cose
più carine che le avesse mai detto.
«Per me sei speciale.»
Il tono che usò le fece spalancare gli occhi.
«Io ti amo.»
Per la durata di un intero istante non riuscì a fare...
nulla.
Il rimbombo in lontananza di un nuovo fuoco d'artificio non
riuscì a sovrastare i battiti che le riecheggiavano fin
nelle orecchie.
L'immobilità sparì; tornò a guardarlo
con uno scatto improvviso. Lei stessa non riuscì a
comprendere il motivo di tanta fretta, se non quando
vide le labbra di Mamoru piegarsi in un sorriso e ripetere,
«Ti amo.»
Gli buttò le braccia al collo e lo strinse fino a non far
respirare più nessuno dei due.
Quando riuscì a smettere di strofinare la faccia contro il
suo petto, rilasciò una respiro di gioia. «Anche
io
ti amo.»
E voleva amarlo per sempre, guardarlo per sempre. Ridere per sempre di
quanto era bello stare abbracciati, a guardarsi e a ridere e ridere.
Mentre teneva gli occhi fissi sul suo volto, dentro di lei si fece
lentamente spazio un genere di felicità
del tutto diverso. Era... la trepidazione che precedeva qualcosa di
migliore.
Questa volta non c'era nessuna fretta.
Gli disegnò le linee della guancia con un guanto. Anche
attraverso il
tessuto, riuscì a sentire la pelle di lui, proprio
come se
l'avesse toccata senza barriera alcuna.
Le mani di Mamoru sul proprio viso la fecero rabbrividire e il cuore le
mancò un colpo quando lui si avvicinò
rapidamente, posandole le labbra sulla guancia nel bacio che si dava
alla cosa
più cara e preziosa; si
soffermò lì, staccandosi solo per un momento e
tornando quasi subito a baciarla, ma molto più vicino alla
bocca.
Lei chiuse gli occhi, affondandogli le dita nella spalla.
Il respiro di lui le arrivò sulle labbra. Ormai solo
qualche centimetro li separava da-
Klank.
Si bloccarono entrambi.
Lei spalancò gli occhi: il suono
era venuto dalla strada.
Decise di ignorarlo, tornando con lo sguardo su-
KLANK.
Mamoru la lasciò andare e si sporse di sotto.
Lo imitò immediatamente: voleva vedere in faccia anche
lei chi aveva avuto il coraggio di
interromperli.
Trattenne a fatica l'esclamazione di pura indignazione. Dei LADRI!
Dall'altra parte della strada, due con la faccia coperta lavoravano
alacremente vicino a una vetrina illuminata. Il rumore doveva essere
stato
prodotto dagli attrezzi che agitavano nelle mani, anche se ora erano
molto più silenziosi.
«Adesso li faccio fuori con il mio diadema...»
mormorò, piena di
rabbia. «Ma proprio qui sotto dovevano venire a
rubare?»
«In questa via ci sono solo negozi, penseranno che non li
senta
nessuno.»
La stupì sentire una traccia d'ira anche nella voce di
Mamoru.
Gli vide spuntare in mano una rosa. Per poco non le
sfuggì il movimento quando lui la
lanciò di sotto con particolare violenza.
La vetrina del negozio si spaccò in mille pezzi. E, un
secondo dopo, risuonò per la via l'inconfondibile suono di
un
allarme antifurto.
I ladri entrarono nel panico. Raccolsero in un attimo le loro cose e
iniziarono a scappare.
Li fermò una rosa scagliata davanti ai loro piedi. Uno dei
due lanciò un urlo ed entrambi tentarono di correre dalla
parte opposta. Anche lì trovarono la rosa.
Galvanizzata, iniziò a ridere. «Voglio
partecipare anche io.» Si tolse
il diadema.
Mamoru si fermò dallo scagliare la quarta rosa.
«Usagi,
aspet-»
«Moon Tiara, action!»
Il disco dorato volò in basso, andando infine ad avvolgersi
come un anello attorno ai due malviventi.
Mamoru tirò un sospiro di sollievo.
«Ma dai, come hai potuto pensarlo?» Lo
colpì piano
sulla spalla.
Lui scosse la testa divertito, gli occhi ancora di sotto.
«È solo
che quel tuo potere non è uno scherzo.»
«Infatti. Ma oramai lo so usare al
meglio.»
Si vide guardare con orgoglio. «Me ne sono reso
conto.»
In lontananza iniziarono a risuonare le sirene della polizia.
Lei si sporse di sotto. «Vorrei proprio vedere quando li
arresteranno, ma non credo sia una buona idea restare qui.»
«No» convenne lui. «Ma aspettiamo fino a
che non saranno
più vicini.»
Le uscì una breve risata. «Guarda quanto sono
terrorizzati.
Immaginati quando racconteranno quello che è
successo.»
Nel volto di lui comparve l'ombra di un sorriso vendicativo.
«Pensarci mi fa sentire già meglio.»
Sorrise a sua volta maleficamente. «Dolce
vendetta.»
Le sirene erano ormai a non più di un isolato di distanza,
per cui richiamò il
diadema.
Quando la polizia arrivò, Sailor Moon e Tuxedo Kamen erano
ormai lontani.
Sul posto erano rimasti solo due ladri sull'orlo delle lacrime.
Atterrarono sul tetto della casa di Usagi una decina di minuti dopo.
Si voltò verso di lui, allegra. «Se la sono
proprio meritata, non trovi?»
«Sono d'accordo.» Mamoru aveva abbassato
la
voce. «Sai, se raccontano una storia abbastanza strana forse
domani la
sentiremo al telegiornale.»
Lei allargò le braccia, stiracchiandosi. «La
vendetta
finale.»
Non sentì chi era arrivato fino a che non parlò,
saltando sul tetto.
«Usagi!»
«Luna!» Bisbigliò più forte
che poteva, piegandosi in avanti. «Cosa ci fai qui?»
Luna chiuse gli occhi, indignata. «Artemis è un
maleducato.
Ma cosa ci fai tu
qui? A quest'ora
dovresti essere a dormire, ti ricordo che hai preso un brutto voto nel
compito e ora dovrai-»
Mamoru si abbassò fino ad accarezzare il pelo sulla schiena
di Luna. La
zittì subito.
Hm, poteva essere una
tecnica da imitare.
Lui parlò con tono carezzevole. «Non ti
preoccupare, Usagi stava andando a dormire e nei
prossimi
giorni studierà solamente. Ci vedremo solo nel fine
settimana.»
«Beh, fortuna che uno di voi due è
responsabile.» Il
cipiglio continuò ad adombrare il muso felino.
Ma insomma! Tirò fuori la lingua. «Sono
responsabile
anche io
quando voglio.»
L'espressione di Luna esprimeva molte perplessità a
riguardo, ma
quello che più la infastidì fu non
vederla
muoversi da
lì.
Che non sarebbe andata via sembrò comprenderlo anche Mamoru,
alla fine.
Lei osservò con confusione il breve sorriso che le risolve
ma capì tutto quando sentì le sue labbra sulla
guancia; indugiarono lì più
del necessario.
«Ci vediamo» le disse. E saltò via.
Luna scosse la testa davanti gli occhi
a
cuore che Usagi mantenne per diversi momenti, immobile sul tetto, le
mani unite.
«Benedetta ragazza.»
Usagi si lisciò il vestito verde chiaro, quasi bianco,
considerando l'idea di togliersi la giacca, verde anch'essa.
In quel momento spirò un po' di vento, per cui decise di
tenerla. Iniziò a battere il piede sul marciapiede, infine
guardò per l'ennesima volta l'orologio.
Mamoru era in ritardo per la prima volta e proprio nel giorno del loro
primo bacio.
Sì, perché si sarebbero baciati quel giorno:
neanche un
attacco alieno lo avrebbe impedito!
Represse il nervoso.
«Usako!»
Sospirò. Già chiamandola così le
faceva passare la voglia di sgridarlo. Scosse la testa e si riprese,
voltandosi.
Mamoru si fermò vicino a lei, sorridente nella camicia rosa,
un colore che addosso a lui non aveva nulla di femminile.
«Scusa il ritardo.»
«Sì, non è importante.»
Cercò di fare
una faccia offesa.
«...
ma lo è qualcos'altro?» indagò lui.
«Sì. Che problema ci sarebbe stato a uscire di
nuovo di
sera, come abbiamo fatto l'altro giorno? Non dovevamo aspettare fino ad
oggi.»
Mamoru iniziò a sorridere come se non ci fosse alcun
problema.
Uffa, c'era eccome!
«Usagi, dovevi studiare in questi giorni.»
«Di sera non studio.»
Le sembrò perplesso. «...
avresti
dovuto, invece.»
Figurarsi! «Di sera muoio di sonno dopo aver studiato
già
tutto il giorno.»
«Appunto. Se non stavi studiando, stavi dormendo, per cui non
potevamo
uscire in ogni caso.»
Fece per ribattere, ma... non c'erano obiezioni.
Lui le sorrise. «Il compito l'hai superato e ora possiamo
uscire di
nuovo. Anche se non dovrai più trascurare lo
studio d'ora in poi.»
«Sì, va bene.»
Si fece prendere per la mano fino a che lui non iniziò quasi
a trascinarla. Certo che aveva parecchia fretta.
Mamoru si fermò quando capì che lei non stava
collaborando. «Andiamo, non abbatterti. Qual è il
problema?»
«... quando ti ho sentito al
telefono non sembravi ansioso
quanto me
che arrivasse oggi.»
Lo vide rilasciare un lungo sospiro. «Avresti voluto che
suggerissi
di
incontrarci sul tetto di casa tua?»
Lei annuì con riluttanza.
«... sono stato sul punto di
proportelo, ma-»
«E perché non l'hai fatto?» Quanta
sofferenza si sarebbe
risparmiata!
«Avresti voluto davvero che... accadesse
così?»
Sì, purché accadesse. Se lo fece leggere
nell'espressione.
Lui le strinse un po' di più la mano, avvicinandola.
«Sai,
diventerà un ricordo alla fine. Poi succederà
tante volte. Almeno il primo, non volevo...» ci
pensò un
attimo «... rubarlo.»
Ecco, come poteva rimanere arrabbiata con lui se le diceva una cosa del
genere?
Sospirò, poi lasciò che solo il sorriso le
crescesse in volto. Avanzò di qualche passo, portandosi
dietro il braccio di lui. «Andiamo allora.»
L'appuntamento per il primo bacio perfetto era una cosa molto dolce.
Voleva cominciarlo subito.
A giudicare dall'espressione di Usagi, l'idea della barca era stata
buona.
Quello d'altronde era lo stesso parco del loro primo appuntamento.
Questa volta c'era davvero l'atmosfera che ci sarebbe dovuta essere fin
da principio.
Mamoru fece fare un altro giro ai remi.
Usagi lasciò cadere una mano fuori e, col dito,
disegnò una lunga scia sull'acqua, seguendo il loro
movimento. Gli regalò una
risata allegra, alzando gli occhi su di lui. «Qui, in mezzo
al lago è
così... »
Non riuscì a trovare le parole, ma lui
capì comunque cosa intendeva. «Sì.
Potremmo tornare tutte le volte che
vorrai.»
Nelle guance di lei comparve un po' di colore. «Davvero?
Perché staremo sempre insieme?»
Era la prima volta che parlavano di sempre, ma non ebbe
alcun dubbio nel rispondere. «Certo.»
Usagi tornò a guardare l'acqua, serena. «Avevi
ragione tu,
Mamo-chan. Così sarà un ricordo bellissimo. Uno
dei momenti più belli di tutta la vita.»
In realtà aveva pensato più a lei che a se stesso
quando aveva deciso di rimandare quel momento, ma ora sapeva con
assoluta certezza
di non aver mai preso decisione migliore. «È
un'esagerazione, Usako. Ce ne saranno di
migliori.» Le possibilità che riusciva a
immaginare erano... infinite.
«Ancora una volta hai ragione.» Il sorriso di Usagi
era in pace col
mondo.
Si rese conto di esserlo lui stesso.
Era... in pace col mondo.
Un mondo che gli aveva portato via la sua famiglia, un mondo in cui era
sempre stato solo.
In quell'attimo, fu solo il mondo che lo aveva portato ad Usagi.
Il mondo in cui avrebbe vissuto con Usagi... per sempre.
Lasciò andare un risentimento che non aveva saputo di avere.
E chiuse quel capitolo della sua vita.
Fece attenzione a non far muovere troppo la barca quando
salì sul piccolo molo.
Si girò e aiutò Usagi a scendere, prendendole le
mani. «Ecco, sta' attenta.»
«Sì... ah!» Inciampando, lei gli
finì addosso,
scontrandosi col suo petto.
Riuscì a non cadere anche
lui solo sorreggendola. Iniziò a scuotere la testa,
trattenendo la risata.
Usagi alzò gli occhi, arrossendo e sorridendo a sua volta.
«È
stata una
caduta fortunata, no?»
Aveva le braccia attorno a lei, per cui, sì, lo era stata.
La sentì alzarsi meglio contro di lui, aiutandosi con le
mani. Il lieve movimento con cui gli tirò la camicia
sul petto gli sembrò... un invito.
Quando andò a incontrarle gli occhi, oramai non era
più qualcosa che desiderava solo lei.
Niente avrebbe potuto più interromperli, ma ebbe
comunque fretta di
avvicinarsi.
Infine si trovò davanti solo gli occhi blu e la bocca di
lei, appena
distante dalla sua.
Chiuse quell'ultimo spazio.
Anche se aveva già toccato
quella labbra, al primo contatto lo attraversò ugualmente
una scarica talmente forte che, per
sostenersi, fu costretto a stringerla.
Sentì lo stesso sussulto anche in Usagi, ma nessuno dei due
permise ad un solo millimetro di separarli.
Assaporarono quel tocco con labbra quasi immobili, fino a che lei
non respirò per la prima volta. A quel punto iniziarono
entrambi a muoversi
appena, accarezzandosi la bocca a vicenda.
Trattenne i brividi che continuò a sentire e fu
sicuro che
lei non se ne accorse solo perché ne aveva di suoi.
Persistenti, incessanti.
Premette di nuovo, piano, la bocca contro quella di lei, schiudendola.
Gli piaceva sentire quegli infiniti brividi.
Avrebbe potuto continuare per sempre.
Qualcosa lo colpì forte alla testa.
Si rifiutò di interrompersi ma... aprì un
occhio: un palloncino?
Usagi chiuse delicatamente le labbra sulle sue e non gli
importò più di quella strana palla blu.
Sopra di loro, nel cielo azzurro terso, apparve dal nulla una
piccola nuvola.
E, sulla Terra, da un tempo in cui c'erano stati oramai infiniti baci,
cadde una bambina dai codini rosa.
FINE
Risposte alle recensioni (inizio con un grosso GRAZIE collettivo a
tutti quanti per aver recensito)
azzurraspettacoli: scusa per non aver aggiornato prima. Non avevo la
giusta ispirazione, ma appena l'ho avuta, ho completato appena ho
potuto. Grazie per aver apprezzato così tanto. In questo
capitolo ti ho fatto penare un altro po', ma alla fine il bacio
è arrivato :)
luisina: sì, lo stile che utilizo qui non è
particolarmente ricercato. Questa storia è molto
più
semplice. Sono felice che ti siano piaciute le ultime parole dell'altro
capitolo, ci ho dovuto pensare quasi quanto Mamoru :)
bunny1987: spero di averti trasmesso tenerezza anche qui. Grazie della
recensione.
luciadom: grazie per aver apprezzato questa storia e per avermelo
detto. Sì, mi diverte parlare dei traumi del povero padre di
Usagi. :) Ne sto preparando un accenno anche nel prossimo capitolo
dell'altra fanfic che ho in ballo «Verso l'alba'.
maryusa: scusami anche tu per l'attesa. La scena del museo doveva
mettere in risalto la loro diversità (e far capire ad Usagi
che
Mamoru aveva interessi ben diversi dai suoi), ma anche come fossero
collegati su ben altri piani.
LAS: forse allora ho aggiunto un altro tocco di romanticismo quando non
li ho fatti baciare per la terza volta qui :) Grazie per aver recensito.
Morgana di Avalon: in questa storia i due dovevano essere buffi e dolci
e sono felice di aver trasmesso questa impressione. Le altre mie fanfic
sono più serie e 'adulte', ma sono felice di essere riuscita
a
completare anche questo lavoro più semplice, che mi ha fatto
spesso sorridere durante la realizzazione
stella93mar: nella fanfic 'Oltre le stelle' avevo fatto dire a Usagi e
Mamoru che il primo bacio era avvenuto quando era arrivata Chibiusa. Ho
cercato di mantenermi fedele a quella dichiarazione, quindi avete
penato (e ho fatto penare quei due poverini) per questo :D
zapotec: grazie di aver recensito. Spero che anche questo capitolo ti
abbia comunicato tenerezza.
ISA1983: se avessi potuto vedere qualcosa di più del periodo
in
cui Usagi e Mamoru si conoscevano meglio anche nell'anime, sarei stata
molto felici. Sono contenta perciò di essere riuscita in un
qualche modo a darvi quanto non abbiamo avuto nel cartone animato.
birillo: no, non avevo smesso di scrivere. Prima ho finito un'altra
fanfic che avevo in ballo e poi ne ho continuata un'altra. Per ora
l'ispirazione mi percorre alla grande, quindi non smetterò
di
scrivere :) Spero di averti appassionato anche con questo
ultimo
capitolo.
Terminando, ringrazio le ventotto persone, tra preferiti e seguite,
che hanno tenuto d'occhio e letto questa fanfic.
ellephedre
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