Cronache della Follia: Il Cristallo di Sangue Nero

di TheManiae
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Nell'immensa pianura desertica, polvere e sabbia erano sollevate dal forte e secco vento, mentre grigia cenere cadeva dal cielo come neve. L'area era totalmente devastata, e solo qualche piccolo arbusto secco e bruciato spuntava qua e la, prima di disintegrarsi nell'aria. Su nel cielo, i raggi del sole sbucavano con difficoltà da una coltre di enormi nuvoloni scuri, rendendo il paesaggio ancora più desolato.
Due figure si stagliavano in quell'immensa pianura, entrambe poste l'una d'innanzi all'altra a fissarsi con reciproco odio, incuranti della devastazione attorno a loro.
La prima era una figura che molti giudicherebbero divina: Il manto emetteva luce dorata che illuminava la pianura, con una criniera multicolore che ondeggiava nell'aria lanciando ovunque riflessi arcobaleno. Sulla schiena si potevano vendere un paio di ali angeliche, mentre sopra il lungo corno levitava una fascia dorata simile a una corona.
Accanto a lei, sostenuta da da un'aura magica, galleggiava nell'aria un'arma che brillava tanto da sembrare un piccolo sole.
Nonostante una sostanza scura sporcasse, assieme a macchie di sangue cremisi, il manto, la figura divina fissava l'altra con occhi ametista carichi di furia e determinazione, una determinazione talmente ardente che un'oceano sarebbe evaporato al solo contatto.
La seconda figura era nascosta dalla polvere, e si potevano distinguere solo l'enorme sagoma serpentina alta almeno tre volte l'altra, o anche di più, e gli enormi occhi viola brillanti che fissavano la Dea con uno sguardo misto tra furia cieca e un dolore incalcolabile.
L'essere divina continuò a fissare quegli occhi da rettile, che avrebbero facilmente terrorizzato qualunque altra creatura vivente, e parlò.
Le sue parole non si udirono, o almeno non in modo tradizionale. Ogni parola era coperta da una specie di verso animalesco, simile al ruggito di morte di una bestia caduta sotto i colpi di un rivale, ma decine di volte più spaventosi e terribili.
Lei continuò a parlare per alcuni secondi, quando si interruppe e fece una smorfia di rabbia, fissando con rinnovato odio l'essere nascosto. Probabilmente aveva parlato anch'esso, e di certo non aveva detto nulla di gentile.
Poi, una risata terrificante scosse l'intera pianura, facendo tremare la terra e le montagne. Una risata crudele e divertita, e mentre quel verso faceva tremare il terreno, un'ombra nera si allungò dalla creatura, diffondendosi ovunque e ricoprendo l'intera area come inchiostro versato.
L'ultima cosa visibile fu la figura angelica che si lanciava contro la bestia con l'arma in alto e con uno sguardo d'odio puro. Poi tutto divenne nero.




"Fratellone!"




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