Incompleto
Incompleto
Ogni
persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre
lascia un po’ di sé e si porta via un
po’ di noi.
Ci
sarà chi si è portato via molto,
ma
non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.
Jorge
Luis Borges
La pallida luce
della luna filtrava
attraverso le ampie ed alte vetrate, ed impertinente riusciva ad
illuminare
appena, tingendolo di una sfumatura rossastra, il tetro corridoio dove
si era
fermato a scrutare il cupo paesaggio che si estendeva oltre il lago,
immerso nell’eterna
notte di Infernus. Il suo sguardo grigio e spento, scivolava stanco
sulle
pianure scabre, sulle colline aspre puntellate di alberi rinsecchiti
che
parevano scheletri bruciati accartocciati su se stessi, spingendosi
oltre le nere
cime montuose, perdendosi in quell’inquietante orizzonte
infuocato.
Strinse
più forte il calice di vino che
aveva tra le dita, nel quale si rifletteva luminoso il rosso disco
lunare, fino
a quando non sentì il vetro incrinarsi e sorrise tra
sé, nel constatare come
quel panorama fosse sempre identico, non mutasse mai, perché
ad Infernus non
pioveva, non soffiava il vento, non cadeva la neve… e non
sorgeva mai il sole.
Tutto appariva immutabile, come congelato in una dimensione onirica,
irreale, a
meno che non avesse lanciato un incantesimo per alterarlo. Anche il suo
oscuro
maniero era sorto dal nulla, arroccato su una roccia a strapiombo su
un’immensa
e nera distesa d’acqua e, nello stesso modo in cui lo aveva
creato, avrebbe
potuto farlo sparire. Nella dimensione infernale si sentiva
più forte, il suo
potere cresceva, si evolveva e spesso aveva il timore di non essere
ancora in
grado di controllarlo pienamente.
Ma
quello che lo turbava in quel momento
era ben altro. Per un istante provò un’intensa stretta al cuore,
un’acuta fitta che lo fece
sussultare, deturpando il suo bel viso in una smorfia.
Sospirò stancamente
posando sul davanzale il calice di vino ancora pieno e si
portò la mano, fasciata
da candidi guanti bianchi, al petto. Uno strano desiderio lo scosse:
avrebbe
tanto voluto vedere spuntare il sole dietro le lontane cime buie e
frastagliate,
ammirare il cielo rischiararsi della sua luce chiara e brillante e le
dense
nubi diradarsi, inebriarsi di quel calore che inondava ogni cosa e dal
quale
non si poteva fuggire. Cosa gli stava accadendo?
Ad
Infernus il sole non sarebbe mai
sorto, e nemmeno il più potente degli incantesimi avrebbe
potuto cambiare
quella realtà. Era una delle poche cose che non sarebbe mai
stata in suo
potere. Socchiuse lentamente le palpebre e poi abbassò lo
sguardo a terra,
fissando il regolare disegno geometrico del pavimento di marmo, senza
però
vederlo realmente. Si maledì per quell’ennesima
debolezza e provò un intenso
senso di disgusto verso se stesso.
Perché
all’improvviso gli mancava la
luce del sole? La pioggia, la brezza leggera della sera e
persino… la neve? Perché
non riusciva a scacciare quel fastidioso senso di disagio che lo aveva
assalito
dall’ultima battaglia?
Da
quando si era risvegliato come Reiga
Giou non aveva più avuto simili insulsi pensieri, aveva
speso tutte le sue
forze per cancellare il ricordo della sua vita passata, alimentandosi
dell’odio
che continuava a provare verso tutto il genere umano. Ma
l’incontro con quel
ragazzino gli aveva smosso qualcosa nel profondo e non riusciva a
placare quel
senso di inquietudine. La sua natura di mezzosangue era sempre
lì, spietata e
in agguato, pronta a ricordargli quello che era davvero: un essere
incompleto,
né demone e né umano
Wakamya
Kanata…
Quel
nome era la sua maledizione,
l’incarnazione di tutto il dolore che aveva dovuto sopportare.
Odiava
quell’adolescente dai capelli
ramati e dallo sguardo ambrato, per quello che riusciva a scatenare nel
suo
animo, ma nello stesso tempo anelava la sua vicinanza, la sua luce, la
luce del
dio… quel senso di pace sconfinata che riusciva a
trasmettergli con i suoi
gesti, così dannatamente sinceri, semplici e disarmanti. Per
un momento si
impose di non pensare a quella sua fastidiosa fragilità che
però abilmente celava
un immenso potere, e il suo animo tormentato si quietò
appena. Il momento della
battaglia decisiva si stava avvicinando e non poteva permettersi di
vacillare,
sentiva su di sé lo scherno dei suoi Generali e i loro dubbi
sulla sua lealtà.
Cadenza lo aveva anticipato attaccando gli Zweilt per primo, ignorando
i suoi
ordini. Era stata dura tenerlo a bada, gli era costato un notevole ed
inutile dispendio
di energie. Detestava avere a che fare con gli Opast, erano pur sempre
demoni e
avrebbero comunque tentato di sopraffarlo per salire di livello, anche
se
avevano intenti comuni. Ma in quel momento così delicato non
poteva fare a meno
di servirsi di loro. Era però consapevole che non si sarebbe
mai potuto fidare:
un demone avrebbe sempre tentato di prevalere sul suo master, era il
rischio di
ogni evocazione.
La
consapevolezza di essere praticamente
solo ad affrontare quella battaglia gli suscitava un pesante senso di
sconforto. Doveva uccidere la luce del dio, era quello il suo destino,
tutto il
resto non contava. Doveva impedire a quel moccioso di curare le ferite
degli
Zweilt, solo allora avrebbe sferrato un duro colpo al clan dei Giou,
solo così
avrebbe potuto attuare quello che era sempre stato il suo intento,
dalla notte
dei tempi: distruggere il genere umano.
Eppure
sapeva che non era solo contro
Yuki e il clan dei Giou che doveva prepararsi a combattere, era
soprattutto contro
se stesso, contro i suoi ricordi, il suo passato da essere umano che
gli aveva
comunque lasciato un segno indelebile, nonostante avesse cercato in
tutti i
modi di annientarlo.
Le
persone… tradiscono… le persone…
Quelle
parole gli rimbalzavano nella
testa, lo divoravano come un tarlo malefico. Sì,
l’umanità non meritava di
esistere, doveva essere spazzata via.
Tutti,
tranne uno…
Improvvisamente
due grandi occhi innocenti,
trasparenti, illuminati da quella calda sfumatura ambrata comune a
tutti i
Giou, gli apparvero
dinnanzi,
sorridendogli sereni. Ecco che il dubbio tornava ad impossessarsi di
lui,
minando la sua ragione, frenando i suoi intenti. Perché?
Perché non riusciva ad
essere spietato come un Duras? Perché era incompeto
E
se Yuki avesse davvero il potere di…
No, si
costrinse a scacciare
quell’assurdo pensiero, eppure…
quell’insignificante ragazzino era stato l’unico
ad aver allietato la sua solitudine, l’unico che aveva
cercato di lenire il suo
dolore, gli aveva regalato un sorriso sincero, gli aveva donato una
nuova…
Speranza
Non
avrebbe mai potuto far sorgere il
sole ad Infernus… ma avrebbe potuto farlo nel suo cuore. E
provare ancora quel
calore, quella gioia, la spensieratezza di quando erano bambini e
sognavano fiduciosi
il loro futuro…
No. Ci
stava cadendo di nuovo. La sua
natura umana, la sua debolezza, la sua incompletezza, stavano ancora
cercando
di sopraffarlo. Rabbrividì al solo pensiero.
Strizzò gli occhi stizzito e, in
un impulsivo gesto d’ira, gettò a terra il calice
di vino che si infranse in
mille pezzi mentre il liquido scarlatto si allargava in una pozza
simile a
sangue versato.
Sorrise
sottilmente e le sue iridi
argentee, dalle demoniache pupille feline, tornarono a risplendere come
fossero
animate da una nuova luce. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto
uccidere Yuki
in più di un’occasione, allora perché
non lo aveva ancora fatto? Cosa lo aveva
trattenuto e lo tratteneva ancora? Il giovane Giou era potente ma non
invincibile e lui invece… Era un negromante, il custode
della Chiave di Raziel,
un essere unico, metà uomo e metà demone. Chi
meglio di lui poteva ergersi al
di sopra delle parti e piegare il destino del mondo al suo volere?
Ma qual
era davvero il suo volere, il
suo desiderio? Per un istante pensò a Luka e alla sua
scelta; in fondo per lui
era stato facile schierarsi, l’appartenere alla famiglia
maledetta gli aveva
reso le cose più semplici. Non si era mai considerato uno di
loro e il suo
tradimento era scontato. Gli era bastato incontrare lei,
inebriarsi della sua luce, confortarsi con il calore scaturito
delle sue parole per decidere da che parte stare, senza alcuna
esitazione.
Sapeva che non l’avrebbe mai tradita anche adesso che si era
reincarnata in
quel ragazzo. Invidiava lo Zess per questo, e lo odiava ancora di
più per il
coraggio che aveva avuto nel rinnegare il suo stesso sangue pur di
proteggere l’anima
di Yuki. Invece per lui era un dilemma immenso
Il mio odio o i
miei ricordi… quale
dei due mi consumerà per primo?
Davvero
poteva ridare fiducia
all’umanità solo per amore di un ragazzo? No, non
poteva permetterlo. Ma aveva
ancora una carta da giocare per provare la sincerità di
Yuki: doveva portarlo
con sé, provocarlo, sfidarlo. Porlo davanti al suo vero
essere, ed accertarsi
che i suoi sentimenti non fossero cambiati nonostante fosse diventato
il suo
nemico. Solo allora avrebbe preso una decisione definitiva...
Chiuse
gli occhi e si sedette
stancamente sull’ampio davanzale dell’immensa
vetrata, posando la testa
nell’incavo della finestra, acuì i sensi per
cercare di captare ogni più piccolo
segnale proveniente dagli Opast sotto il suo controllo. Sorrise
sottilmente
quando udì chiaramente Cadenza esprimere le sue
perplessità sul fatto che
avesse risparmiato Yuki per l’ennesima volta senza alcun
apparente motivo, aprì
le palpebre alzò lo sguardo e fissò nuovamente
l’ardente
paesaggio che si apriva sulla grande vetrata. Decise di attendere la
sua
prossima mossa. Era sicuro che quello sciocco demone avrebbe messo di
nuovo
alla prova la sua fedeltà costringendo il giovane Giou ad
uscire allo scoperto.
Avrebbe sfruttato quell’occasione per imprigionare Yuki nella
dimensione
infernale ed allora la luce del dio non avrebbe avuto più
nessuna protezione e
nessuna scelta: avrebbe affrontato il suo destino, qualunque fosse
stato.
Angolo
dell’autrice:
È
la prima volta che scrivo in un fandom
diverso da Capitan Harlock e non so cosa ne è venuto fuori ^
^’ So solo che
questo anime/manga mi ha acchiappato fin dal principio e in tutti i
sensi, e non
ho potuto fare a meno di rimuginarci sopra. Diciamo che mi intrigano un
po’
tutti i personaggi, ma ho voluto iniziare da Reiga/Kanata
perché ho un debole
per i cattivi, specie se ambigui come lui. In effetti il suo
legame/amicizia
con Yuki è talmente forte da riuscire a scalfire il suo
impenetrabile cuore di
Duras… e Io confido che lo abbia risparmiato
perché non è del tutto convinto di
volergli fare la pelle XD. Spero di essere riuscita a rendere la sua
decisione un
po’ comprensibile, almeno come l’ho interpretata io
;) Un grazie sincero a chi
si soffermerà a leggere
Angel Of Fire
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