Uzi

di Mezzo_E_Mezzo
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Se errassimo


Noi, rosi dall’assenza di qualcosa,
offesi nell’essenza, e senza posa
protesi a un’esistenza vorticosa
che sazi quest’immensa fame ansiosa,

da troppe velleità penalizzati,
abnormi poliedri sfaccettati,
di cento identità mal mascherati,
ebbri, e distorti da mille falsi fati.

Se il nostro essere un puzzle fosse invero
che non dobbiamo mai trovar l’intero,
che non esiste un pezzo principale
su cui fondare il resto del frattale?

[Tra mille il sogno che più ci si addice-
degli altri, sì, carneficina atroce
ma sia, avendolo scelto, direttrice
a cui votarci- e di noi si faccia voce].

Se errassimo invece alla radice?
Non questo pezzo prima, quello il vice,
ma sia l’intrico che fra i pezzi giace
e allacci labirintica cornice
di ciò che in noi combacia e a noi conduce?

Se sia la nostra natura a esser scomposta,
mai paga, mai completa, e a questa giostra
d’identità molteplice e indifesa
dovessimo soltanto dar la resa?

Noi, in cerca di un centimetro di pace,
pagliacci incendiati da lucciola fugace,
ciarpame d’un collezionista audace,

se il senso fosse rintracciar la luce
in questo vorticar che un po’ ci nuoce-
precipitar con dignità contusa
che nel mosaico la caduta è inclusa?

Se errassimo, invece, alla radice?






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