Doc
Titolo:
Dolce e piccante
Prompt:
Costume
Raiting:
Arancione
Storia
originale
Note:
Seconda one-shot partecipante all’iniziativa “Notte stregata! - Halloween Special”
indetta dal forum Torre di Carta.
Personale
sperimentazione dell’avvertimento lime. Il raiting non credo sia rosso,
perché in genere non entro nei particolari, mi imbarazzo già ad aver scritto
tutto questo xD
I personaggi mi
appartengono e ogni riferimento ad altri è puramente casuale (per esempio, ho già scritto su un
personaggio che si chiama Erika, ma di carattere sono opposte xD). Se non
sono delineati chiaramente, è perché mi sono concentrata più sull’esperimento.
Chiedo scusa in anticipo ^^
*
Il 31 ottobre
2016, Erika e Viktor hanno entrambi il giorno libero e decidono, di comune
accordo, di passare il pomeriggio e la sera nella casa in cui convivono da tre
anni, beati e tranquilli, rinunciando alla festa di Halloween in cui li hanno
invitati alcuni amici.
La cugina con
origini giapponesi di Erika, Shizuka, non vi rinuncia, anzi è ben felice di
vivere una nuova esperienza e questo significa che l’appartamento è tutto per
loro.
Così, quando lei
finisce di prepararsi – con il trucco, la parrucca color ebano e il lungo
vestito di Morticia Addams – ed esce
salutandoli con un largo sorriso che poco si addice al personaggio di cui si è
mascherata, si ritrovano da soli, a festeggiare la ricorrenza a modo loro.
Per fare una
sorpresa al suo Viktor, Erika tira fuori dall’armadio il costume da diavoletta
sexy che ha rassettato con le sue manine per settimane e nascosto qualche giorno
prima, all’insaputa del fidanzato.
Poi si chiude in
bagno con la scusa di farsi una doccia veloce, in realtà vuole semplicemente
prepararsi a dovere per la sorpresa.
A lavoro
ultimato, si guarda compiaciuta allo specchio e si complimenta mentalmente con
se stessa.
Apre la porta,
esce dal bagno e a passo felpato raggiunge la cucina, dove apre una credenza e
tira fuori i biscotti che ha preparato la sera precedente. A forma di piccole
bare, teschietti, fantasmini e zucche, i dolcetti si adattano perfettamente
all’atmosfera di Halloween, anche se lei spera solo di usarli come mezzo per
addolcire Viktor prima di poter amoreggiare con lui.
Intanto, il
ragazzo sta passando il tempo giocando a un videogioco a sfondo horror che aveva
momentaneamente preso in prestito dal negozio di un amico.
È concentrato a
guardare lo schermo e a pigiare freneticamente i tasti del joystick, finché
l’attenzione non viene catturata dalla sua avvenente fidanzata, che proprio in
quel momento gli passa davanti ancheggiando in modo provocante e portando con sé
un vassoio pieno di biscotti, per poi sedersi al suo fianco sul capiente
divano.
Lui la guarda a
bocca aperta, come se la vedesse per la prima volta. I capelli neri le scendono
in eleganti boccoli, acconciati con un cerchietto con le corna appuntite. Il
trucco è leggero, con sfumature di rosa e di viola. Il vestitino corto e
aderente, un tubo viola con le spalline nere, scende sensualmente modellando le
forme perfette della sua ragazza, dal petto femminile fino alle cosce. La
scollatura generosa è ritagliata a forma di cuore. E per finire, ai piedi calza
stivaletti di pelle con i tacchi alti.
Subito, lei
poggia il vassoio invitante sul tavolino basso e usa le sue manine affusolate,
con le unghie smaltate di viola, per togliergli il joystick dalle proprie e
mettere da parte l’oggetto al momento inservibile. Lui spegne con il telecomando
la televisione, mentre il gioco andrà in stand-by automatico da solo, se nel
frattempo non verrà più utilizzato.
Condividono
felicemente i biscottini preparati amorevolmente da Erika, che è bendisposta a
imboccarlo e a ridere con lui. Si scambiano effusioni, carezze e confidenze
intime.
«Sei sporca, sai? Proprio qui», mormora lui a un tratto, leccando via, con studiata
furbizia, il colorante rosso di un biscottino dall’angolo delle sue labbra
vellutate coma la buccia di una pesca.
Invitanti e
irresistibili, un richiamo al quale difficilmente può sottrarsi e la sua ragazza
lo asseconda, inspira, chiude gli occhi, si fa più vicina.
Quando si
staccano, lei nota che è avanzato dello zucchero a velo, maliziosa prende la
sottilissima polverina con un dito e con lo stesso si tocca il collo niveo,
scendendo fino alla scollatura formosa. E strofina la mano sopra il provocante
costume.
Il suo ragazzo
recepisce il messaggio subliminale, le cinge i fianchi e la fa stendere. Misto
al profumo della pelle morbida di lei, lo zucchero è ancora più dolce, ma egli
non si limita a lasciare una scia umida sulla parte interessata. A pensare
ancora ai biscotti rimasti, quando può gustare qualcosa di
meglio.
Lei inarca la
schiena, lui trova la zip e l’abbassa, le sfila il costume che, ormai, fatta la
sua parte è divenuto superfluo, si priva della maglietta a maniche lunghe e si
mette a cavalcioni su di lei. Anche il reggiseno nero di pizzo fa la stessa fine
del costume e della maglietta, finendo a terra.
Entrambi
rimangono mezzi nudi ed esposti, sanno già dove andranno a parare e sono
eccitati dal risvolto piccante che la giornata ha preso.
Erika non può
chiedere di meglio, il suo desiderio erotico si sta per realizzare e galeotti
sono stati il costume da diavoletta sexy e i biscottini di
Halloween.
Si baciano a
lungo, si liberano delle scarpe e degli ultimi indumenti, e presto il salottino
si riempie di mormorii bassi e rochi, sussurri suadenti, schiocchi di baci
lascivi, ansiti concitati e gemiti sempre più forti. Persino il divano sembra
stridere, mentre i due corpi bollenti combaciano alla perfezione, si uniscono,
affondano ripetutamente sui cuscini di pelle.
Accaldati,
sudati, stesi insieme, dimenticano il mondo che li circonda. Non è più un giorno
libero, non è più Halloween, è una dimensione unica. Esistono loro due e l’amore
che li lega. Profondamente e completamente.
Dopo il sesso, i
due si sono appisolati uno accanto all’altra, senza scollarsi dal loro nido
d’amore, il divano.
Passa un’ora,
poi diventano due, tre, forse quattro.
Erika, la prima
ad aprire gli occhi, si risveglia rabbrividendo e sposta la copertina per
coprirsi meglio. Poi, sbadigliando e facendo un verso che pare più un miagolio,
si volta a guardare intenerita il suo Viktor. Lui ha ancora la faccia premuta
sul guanciale usato per poggiare la testa tutta arruffata, dato che le ciocche
bionde sono sparate da tutte le parti.
«Certo che oggi
mi hai sfiancata più del solito», mormora divertita, per poi dare un’occhiata
all’orologio da parete e stupirsi sinceramente.
«Amore, mi
senti? È quasi ora di cena. E non ho preparato nulla, mi sa che ci conviene
ordinare una pizza», suggerisce, scrollandolo un poco.
Lui mugugna
parole incomprensibili, prima di far capire che si è svegliato. Solleva appena
la testa e dichiara di non avere appetito al momento.
«Ti capisco.
Nemmeno io ho fame, in effetti», ammette di rimando. Cerca di mettersi seduta,
vuole alzarsi in piedi e cercare il cellulare per vedere se nel frattempo
Shizuka le ha scritto qualche messaggio, ma lui, rianimandosi, si sposta sopra
di lei, bloccandola sul divano prima che abbia il tempo di compiere queste
semplici azioni.
I due si fissano
tacitamente, occhi negli occhi. Castano nel blu.
Le loro mani si
cercano, le dita si intrecciano, sopra i capelli corvini e scomposti di
lei.
«Altri dieci
minuti…» pretende lui, roco. Lei capisce cosa intende e
ridacchia.
«Stiamo
correndo il rischio di diventare genitori prima del tempo, lo sai», soggiunge
flebilmente, e tace. Non perché non ha altro da aggiungere – in verità hanno già
parlato di questi fatti privati, a volte sono così presi dall’atto irrazionale
da non pensare alle precauzioni necessarie, si comportano da giovani
incoscienti, dovrebbero andarci piano – ma il cervello va in black-out quando le
loro bocche si congiungono. Un’altra parola, un altro avvertimento, se prima
c’era, ora è tutto dimenticato.
Non
badano alla copertina leggera, che scivola a terra.
Coinvolti
nell’ennesimo bacio appassionato, i due innamorati non si accorgono di quando si
accende la luce nelle scale esterne.
Sono
ancora avvinghiati quando la porta d’ingresso si apre senza il minimo cigolio –
oliata di recente.
A
Erika, inconsapevole, scappa un gemito mentre lui, ignaro e preda di un impulso
irragionevole, si struscia su di lei, contro di lei.
Non
odono nemmeno i passi leggeri che entrano in cucina, che tornano indietro e
attraversano il corridoio prima di fermarsi a pochi metri da loro, mentre Viktor
stringe possessivo i fianchi sinuosi della sua Erika.
La
posizione inequivocabile in cui li ritrova la cugina di lei quando arriva di
soppiatto nel salotto e li sorprende è palese.
Come
è scontato che i due siano trasaliti simultaneamente e si siano staccati con la
stessa rapidità, scambiando la ragazza per un’apparizione, o per un
fantasma.
Il
fatto degno di nota, in realtà, riguarda la reazione di
Shizuka.
Con
nonchalance, come se non fosse la prima volta che avviene una scena simile, si
volta, posa la finta pianta carnivora sopra una sedia, appoggia la macchina
fotografica, sfilandosela prima dal collo, sul tavolino basso accanto al
vassoio, prende un biscotto, lo assaggia e dice, in tono spiazzante: «Ora
capisco perché avete rifiutato l’invito alla festa, pensavate di procreare
proprio oggi, che ironia».
I
balbettii confusi e imbarazzati che seguono questa frase arguta, mentre i due
corrono a lavarsi e dopo a rivestirsi, dimostrano ancora una volta che è lei la
più assennata del trio, e Shizuka spera che il pargoletto, se ci sarà, abbia più
autocontrollo e sia più furbo dei suoi genitori.
Ma
forse, chiudersi a chiave nelle camere da letto non va più di
moda.
«Comunque
siamo ancora in tempo ad andare alla festa notturna tutti insieme. Ero tornata
apposta, per vedere se per caso posso farvi cambiare
idea».
«Io
accetto, ma a una condizione: Erika deve cambiare costume, non voglio che la
vedano con quel vestitino sexy, sono geloso!».
«O
mio Vicky, quanto sei sexy quando fai il geloso! Dai, se ti fa piacere, mi metto
un vecchio lenzuolo bucato di sopra e vengo travestita da fantasma, ma tu mi
starai accanto per evitare che me lo tolgano. Ci
stai?».
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