wattpad
Ero stata messa nel sacco.
Già, decisamente mi ero lasciata fregare dagli occhi azzurri
di Fabian e dai sorrisi gentili di Eris.
"Non so nemmeno dove andarlo a cercare." Lamentai, sperando
così di impietosirla.
Cosa che non ebbe nessun effetto sperato: Eris portò le mani
davanti agli occhi, giungendole a preghiera e guardandomi supplicante.
"Ti prego, mi toglieresti questo peso di dosso."
La guardai dubbiosa ricordandole che, proprio come aveva detto Fabian
poco prima, era la rappresentante della nostra classe e stava a lei
comunicare agli studenti comunicazioni dotate di una certa importanza.
Eris chinò il capo consapevole di quanto le mie parole
fossero vere.
"Ho pensato che, poiché sei nuova, magari a te Brendon
avrebbe dato un minimo di ascolto. Di solito quando mi avvicino a lui
per comunicargli qualcosa poco ci manca che mi caccia via a calci nel
sedere. E credimi, sarebbe capace di farlo."
Scossi il capo per nulla convinta da ciò che mi veniva
chiesto di fare, tuttavia Eris continuava a fissarmi con quello sguardo
supplicante che, o avrei fatto come mi avrebbe chiesto, o avrebbe
mantenuto quella espressione fino a quando mi sarei lasciata
convincere.
Sospirai al pensiero che avrei dovuto di nuovo rivolgere la parola a
quel ragazzo, ma a pensarci bene si trattava solo passargli una
comunicazione: non è che dovevamo dialogare per conoscerci.
"Va bene, hai vinto." Mi rassegnai. "Dimmi solo dove posso trovarlo."
Non mi sarebbe piaciuto l'idea di rincorrere qualcuno per tutta la
scuola solo per dire un paio di parole.
Eris mi abbracciò contenta, portandomi quasi a chiedere se
il ruolo di rappresentante fosse adatto a lei.
"Oh, ti ringrazio! Mi hai tolto un peso!" Mormorò contro il
mio orecchio. "Solitamente, quando non ha voglia di seguire le lezioni,
Brendon sale sul terrazzo della scuola."
Ah, bellissimo. Pensai, incrociando le braccia.
"Nella mia vecchia scuola il terrazzo era una zona a divieto d'accesso
durante le lezioni." Precisai, pensando che potesse essere lo stesso.
"Lo è anche qui. Gli studenti possono salirci solo durante
la pausa pranzo fra le lezioni del mattino e quelle del pomeriggio."
Eris abbassò lo sguardo fino ai piedi. "A Brendon non
è mai importato del divieto, quindi è sicuro che
lo troverai lì."
Annuii in risposta, precisando però che avrei aspettato la
fine delle lezioni mattutine e mi sarei mossa solo se non si sarebbe
mostrato prima.
Eris mi guardò colpevole.
"Non ti avrei comunque chiesto di salirci adesso." Precisò,
cosa che mi rimproverare me stessa per essere stata troppo dura verso
l'unica che, finora, si era mostrata cortese verso di me.
Il piccolo intermezzo fra una materia e l'altra finì in quel
preciso momento e il resto della mattinata volò fra ore di
matematica e letteratura. Allo scoccare della pausa lunga Eris spinse
verso di me un quaderno pieno di appunti, nel post-it attaccato alla
copertina la sua calligrafia mi metteva al corrente che potevo tenerlo
in prestito per quei primi giorni e si scusava per il disturbo. Le
alzai il pollice sorridendole prima di avventurarmi fuori in corridoio
alla ricerca delle scale che portavano verso il terrazzo.
La mia nuova scuola era da poco stata ristrutturata, quindi nasceva
sulle basi della vecchia, messa in sicurezza grazie alle nuove
normative che vigevano per gli edifici pubblici.
Si componeva di due piani: un piano terra e un primo piano, collegati
soltanto da una scala di una quindicina di gradini per piano. Al piano
terra, oltre all'ingresso e alla segreteria, vi si trovava un lungo
corridoio che metteva a disposizione degli armadietti per gli studenti.
Il colore degli armadietti determinava l'anno di chi lo usufruiva. Ai
lati di questo corridoio vi si trovavano diverse aule, più
la sala professori, l'ufficio della preside -che avevo avuto il piacere
di conoscere solo telefonicamente-, e una sala studio che fungeva anche
da biblioteca. Salendo al primo piano si trovavano i laboratori e il
resto delle classi; infine, proprio in fondo a questo, una piccola
scalinata conduceva al terrazzo della scuola. Non essendo grande come
istituto era presente una sola sezione, per un totale di cinque classi
in tutto.
Queste erano le informazioni che ero riuscita ad ottenere durante le
mie ricerche sulla scuola stessa.
Mi aggregai a un gruppetto di studenti che stavano andando fuori per
salire i cinque scalini che portavano a dove ero diretta. Attaccati
alla parete cartelli di divieto invitavano studenti e professori a non
fumare sulla terrazza.
Guardai in giro, pregando che colui che cercavo non se ne fosse
già andato; il sole mi batteva contro gli occhi impedendomi
la visuale, li andai a coprire con una mano mentre avanzavo.
Girai più d'una volta la testa fino a quando lo vidi: era
appoggiato al parapetto di sicurezza, di spalle e con una sigaretta
accesa fra le dita.
Mi avvicinai cauta, guardando schifata la sigaretta: non sopportavo il
fumo, tanto più chi fumava.
"Ero convinta di aver letto un cartello con un divieto di fumo prima di
salire qui." Mi lasciai scappare.
Brendon si girò lentamente dalla mia parte, per nulla
sorpreso che io potessi trovarmi davanti a lui in quel momento. I
capelli color cenere venivano spinti di lato da una leggera brezza di
vento, alcune ciocche gli ricadevano sugli occhi, ma la cosa non
sembrava minimamente dargli fastidio.
Prima di rispondermi prese un'altra boccata di fumo.
"Il divieto di fumo è totalmente inutile se sei in uno
spazio aperto, non trovi?" Mi domandò fisso negli occhi, una
arroganza tale che mi venne da rispondergli all'istante.
"Non so, se il cartello è stato appeso un motivo ci
sarà."
Fece saettare lo sguardo di lato.
"Guardati attorno, nessuno sta rispettando il divieto."
Seguii i suoi occhi, notando che altri gruppetti di ragazzi stavano
fumando le loro sigarette, disposti in cerchio.
"Eppure tu sei qui a dare contro solo a me." Concluse allargando le
braccia e assumendo l'atteggiamento di un bambino, fingendosi una
povera vittima.
"Solo perché adesso sto parlando con te." Precisai, cercando
di non perdere la pazienza. Ero salita solo per poter dire una
stupidissima cosa, non era mio intento litigare.
Brendon rigirò la sigaretta, quasi finita, fra le dita per
poi porgermela.
"Vuoi provarla?" Chiese serio, portando i miei occhi a corrucciarsi.
"Sei qui per questo, no?" Domandò poi con malizia, cosa che
mi fece quasi perdere la pazienza per la sua sfrontatezza.
"Non fumo." Replicai decisa, incrociando le braccia sotto al petto. La
mia pazienza stava scemando sempre più.
Brendon la fece cadere a terra e poi la calciò via con il
tacco della scarpa, facendola cadere giù di sotto dove,
presumibilmente, c'era il giardino della scuola.
Quella tale mancanza di rispetto mi portò istintivamente ad
aprire la bocca per dirgliene quattro, ma lui fu più veloce
di me nel farmi tacere, forse aveva già previsto le mie
intenzioni.
"Cosa vuoi, dunque?"
Contai fino a tre prima di rispondere, dovevo ritrovare la mia tipica
compostezza.
"Eris dice che la preside vuole vederti." Risposi nel modo
più calmo possibile. Dovevo solo dire quelle parole, non
dovevo certo fare altro.
Brendon inclinò lo sguardo di lato.
"Scommetto che è stato Fabian a dirglielo." Pensò
ad alta voce.
"Beh, sì." Gli rivelai io. D'un tratto sembrava essere
diventato pensieroso, al punto di portarsi le nocche delle dita alle
labbra.
Ma quel momento di riflessione durò ben poco.
"Come al solito non è capace di dirmelo di persona." Brendon
scrollò le spalle con una risatina, lasciandomi per un
attimo di stucco davanti a quel cambiamento improvviso.
Portò poi le mani dentro al suo giubbotto e si
incamminò verso di me, senza mai distogliere lo sguardo dal
mio viso per un secondo.
"Posso chiederti che cosa hai esattamente visto ieri?"
Non sapevo spiegarlo, ma c'era un modo nel suo fissarmi e nel tono di
voce che aveva usato da farmi presagire che, se avessi risposto nella
maniera sbagliata, me l'avrebbe fatta pagare per un qualcosa che
neanche potevo comprendere.
"Nulla, in verità." Abbassai il mento, scegliendo bene cosa
dire. "La stanza non era illuminata e dalla mia posizione il letto non
si vedeva nemmeno bene."
Un tocco mi sfiorò leggermente la spalla: Brendon si era
avvicinato così tanto al punto da potersi chinare per
sussurrarmi qualcosa all'orecchio.
"Dimentica ciò che hai visto." Mi intimò a bassa
voce prima di ritornare verso l'interno dell'edificio.
Per un attimo avevo avvertito i brividi sulla schiena.
Il peggio della giornata arrivò proprio a fine della
giornata stessa, quando la preside -una signora di mezza età
agghindata da un pesante trucco sul viso, sì finalmente
l'avevo conosciuta- mi aveva trattenuto nel suo ufficio per siglare le
pratiche che ancora mancavano di una mia firma e che sarebbero poi
finite nel mio dossier scolastico.
Con il sole che ormai calava giù per le finestre, donando al
bianco dei muri un aspetto dorato, raccolsi le ultime cose sia da sotto
il mio banco che dal mio armadietto personale. Era già
passata un'ora dalla fine delle lezioni, gli studenti se ne erano
andati tutti e anche i professori che si erano attardati avevano
lasciato l'edificio. Restava solo la preside, chiusa però
nel suo ufficio.
Fu in quel momento, un momento di assoluto silenzio, che udii uno
schianto metallico, come se qualcosa avesse sbattuto. Mi girai di
scatto verso il rumore, non curandomi del mio zaino lasciato aperto,
per andare a vedere cosa fosse successo e, girando l'angolo, capii di
essere finita nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La mano di Brendon era premuta contro il collo di Fabian, quest'ultimo
pressato contro un armadietto.
L'impeccabile camicia di Fabian era sgualcita come se qualcuno l'avesse
afferrata di forza, le sue mani facevano pressione sul braccio che lo
tenevano bloccato.
Entrambi si accorsero di me non appena sbucai da dietro l'angolo.
Fu Brendon il primo a parlare.
"Non sei ancora andata a casa, eh?"
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