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Luna Piena
“E’ un maschio! L’abbiamo chiamato Ted, come il padre di Dora!”
- Harry Potter e i Doni della Morte -
Ted Remus Lupin era seduto
sulla balaustra della Torre di Astronomia, le gambe sospese nel vuoto.
Amava guardare le stelle da lassù. Immerso nel silenzio e nel
buio, illuminato solo dei raggi deboli della luna.
Quella notte era piena.
Adorava quel satellite, la sua
luce tenue, il suo bianco candore… E pensare che quella stessa
cosa meravigliosa era la maledizione di suo padre.
Già, il suo papà: Remus J. Lupin. Un lupo mannaro.
Non l’aveva mai
conosciuto, come d’altronde non aveva mai incontrato sua madre:
Ninfodora Tonks. Entrambi vittime della Grande Guerra.
Aveva pochissimi ricordi dei
genitori, in fin dei conti lui era poco più di un neonato. Era
stato cresciuto da sua nonna Andromeda Black, che non gli aveva mai
fatto mancare niente e gli aveva donato tutto l’affetto
possibile. Questo è stato reso possibile anche grazie
all’aiuto di tutti gli amici dei suoi genitori, compreso il suo
padrino: Harry James Potter.
Un leggere soffio di vento lo
fece rabbrividire, distogliendolo dai suoi pensieri. Osservò
ancora la luna piena e non potè evitare di pensare a guanto
quella sfera fosse magica.
Ne era veramente incantato.
Non riusciva mai a distogliere lo sguardo.
Come poteva una cosa così bella causare tanto dolore?
Non riusciva proprio a spiegarselo.
Socchiuse gli occhi e
riportò la mente a quel giorno, il giorno il cui Harry gli
rivelò la vera natura di suo padre.
“Cosa?!
Mio padre era un lupo mannaro? Non ci posso credere…” la
voce leggermente spaventata del giovane fece quasi sorridere il bambino
sopravvissuto.
“Teddy
non c’è niente di cui spaventasi. Tuo padre era una delle
persone migliori che conoscevo. Era un licantropo e allora? Questo non
cambia assolutamente quello che era” rispose con voce calma.
“Però…”
“Ascoltami
bene, tuo padre era una persona eccezionale. Devi credermi. Era uno dei
migliori amici dei miei genitori, è stato anche un mio
professore per un anno e ti posso assicurare che la maledizione della
luna piena era solo un’ombra. Era una persona buona, dolce”.
Il bambino
lo guardava negli occhi mentre parlava, il cuore batteva forte nel suo
piccolo corpo, Harry Potter gli accarezzò una guancia e poi
continuò: “Quando ha saputo che sarebbe diventato padre il
suo primo pensiero fu rivolto a te. Aveva paura di aver trasmesso a te
la sua maledizione. Voleva andarsene, era in crisi, non voleva
assolutamente che tu provassi lo stesso tormento che aveva devastato
lui. Quando poi venne a sapere che tu non eri stato contaminato dal suo
sangue infetto, beh, non faceva alto che sorridere ogni volta che gli
chiedevamo come stava Dora. E il giorno che sei nato, non me lo
dimenticherò mai”. Un sorriso sincero prese forma sulle
labbra del bambino sopravvissuto. Un gesto che contagiò anche il
piccolo Lupin, che spinto dalla curiosità guardò il
padrino e gli chiese: “Cosa è successo?”
“Non
stava più nella pelle! Si è catapultato a casa di Bill e
ci ha dato la notizia. Poi mi ha guardato e mi ha chiesto se volevo
essere il tuo padrino. Poi abbiamo brindato e continuava a dirci che i
tuoi capelli cambiavano colore, che assomigliavi moltissimo a tua
madre, ma che lei, invece, sosteneva che eri la sua fotocopia. Ti posso
assicurare che non ho mai visto tuo padre più felice di quel
giorno”
Ted
guardò Harry e sorrise un’altra volta. Poi di
slanciò abbraccio il padrino, mentre alcune lacrime rigarono il
suo volto.
Una lacrima solitaria scese dagli occhi del giovane Lupin mentre il ragazzo continuava a fissare la luna piena.
Un amaro sorriso nacque dalle sue labbra.
“Mi mancate, lo sapete?” sussurrò guardando il cielo.
Strinse forte il pugno sinistro e con un rapido gesto dell’ altra mano si asciugò la guancia.
Puntò il suo sguardo chiaro verso il firmamento e non si accorse della porta che si aprì alle sua spalle.
“Ero sicura che ti avrei trovato qui”
Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Dolce e soave, delicata e morbida.
Come d’altronde era lei: Victoria Weasley.
Si voltò e il suo
sguardo si perse negli occhi azzurri di lei. Scese con un gesto sicuro
dalla balaustra e rimase appoggiato al muro, senza allentare il suo
sguardo da quello della giovane.
La ragazza fece un sorriso
timido e mosse qualche passo verso il Tassorosso, si fermò ad
una manciata di centimetri dal corpo del ragazzo.
“E’ tutta la sera che ti cerco” disse piano.
“Scusami” rispose debolmente il giovane, mentre i suoi capelli cambiarono colore, diventando rossi.
Victoire gli accarezzò
una guancia sorridendo, non disse una parola, si alzò sulle
punte e congiunse con delicatezza le loro labbra.
Il cuore di Ted aumentò
i suoi battiti, succedeva sempre. Ogni volta che lei era nei paraggi il
suo cuore galoppava come un matto.
La giovane Grifondoro si
strinse al suo corpo mentre lui gli passava le braccia intorno alla
vita e la strinse forte al petto, immergendo il viso tra i suoi capelli
biondi.
“C’è la luna piena stasera” disse in un soffio.
“Lo so” rispose la ragazza, “Per questo sapevo che ti avrei trovato qui”.
Ted sorrise. Nessuno lo capiva
meglio di lei. In fin dei conti non aveva segreti nei suoi confronti.
Non poteva averli. Lo conosceva come le sue tasche, e non solo
perché era la sua fidanzata da ormai due anni, ma perché
per lei, lui era un libro aperto.Da quando si era reso conto di essere
innamorato di lei, non era più riuscito a tenerle nascosto
niente.
Victoire si allontanò
da lui e lo guardò negli occhi. Si alzò sulle punte e si
fermò a pochi millimetri delle sue labbra. Ted sorrise e poi
chinò il suo viso verso quello di lei.
Il bacio che nacque da
quell’incontro di labbra fu di una folle passione. I loro corpi
erano uno pressato all’altro. La mani della giovane erano persi
nei capelli, ritornati neri, del giovane, le mani del ragazzo invece
erano salde sui fianchi della ragazza. Le loro bocche si incontravano,
si separavano, le loro lingue seguivano una danza che era solo loro.
Si separarono con il fiato
corto, gli occhi velati di un desiderio nascosto, le labbra rosse e
gonfie e i cuori che battevano all’unisono.
“Ti amo”
sussurrò Ted mentre con il pollice accarezzava la bocca
leggermente socchiusa della sua ragazza. Victoire sorrise, “Ti amo anch’io”.
Si guardarono ancora per un
secondo negli occhi, poi come attratti da una calamita, i loro corpi si
fusero un’altra volta.
Nel buio nella notte, due giovani corpi si cercarono, si trovarono e si unirono.
Non c’era niente all’infuori di loro.
Testimoni di quell’amore furono solo i raggi della luna piena.
Raggi leggeri, delicati, tenui e dolci.
Fasci luminosi che sono spesso testimoni di avvenimenti: eventi felici e dolorosi, spensierati e angosciati, gioiosi e tristi.
La luna piena rispende nel
cielo buio sopra i due ragazzi e sembra quasi che sorride
all’incontro di quelle due anime. Sembra che li osservi, che li
custodisce e che sorrida.
Le notti di luna piena sono notti speciali, sono notti magiche.
Spazio per me....
Mi è uscita di getto, non so neanche se valga la pena
pubblicarla, però ho voluto lo stesso farlo. Questa coppia mi
piace davvero troppo. Ditemi cosa ne pensate se volete. Saluti, HiL
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