L'ultimo istante che conta è lui che apre la porta del
laboratorio, la vede, gli occhi grigi si riempiono di qualcosa che Athena non
vi ha mai visto prima.
Andrà tutto bene,
le ripete mentre la tiene stretta a sé per portarla via. Andrà tutto bene, non lascerò che prendano te.
Athena si fida. Ma l’odore
familiare di Simon che la stringe quel giorno profuma d'addio.
Il resto è tutta una serie di ricordi confusi che si
susseguono accartocciati agli angoli della sua memoria.
Ricorda i sussurri intorno a sé, le vuote rassicurazioni
di voci sconosciute, e poi il processo, le urla, il rumore, lei che sente
tutto, TUTTO ma non la sua stessa voce che brucia e gratta in fondo alla gola.
Lo sguardo ora spento di Simon che l'attraversa oltre il
banco degli imputati, come fosse trasparente.
È l'ultimo istante che conta, anche adesso che sette anni
sono trascorsi in un lampo ed è rimasta sempre lì, Athena, ha ancora undici
anni e tiene le mani strette intorno alla ringhiera del banco dei testimoni e
non ha mai smesso di urlare da allora in attesa che qualcuno finalmente l’ascoltasse,
qualcuno, qualcuno…
E poi accade. Di
colpo se lo ritrova davanti in tribunale, sepolto sotto una corazza di rancore
e indifferenza, gli occhi grigi che finalmente si posano su di lei senza attraversarla,
e gli ultimi sette anni sembrano sparire in un baleno.
L'Europa, lo studio, l'agenzia.... d’un tratto le
appaiono quasi irreali, impalpabili, ricordi meravigliosi quanto lontani.
Blackquill ricambia il suo
sguardo dal capo opposto dell'aula ed è allora che lo percepiscono tutti e due,
con chiarezza assoluta e disarmante - è quello,
finalmente, il primo istante che conta.
Ed il tempo di entrambi, fermatosi quella volta, di colpo ricomincia a scorrere.
AA: ieri notte non riuscivo a dormire,
così ho scritto questa di getto nelle note del cellulare. Spero vi piaccia questo
breve delirio notturno xD