L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
13
Ma poiché gli
uomini sono cattivi
e non manterrebbero nei tuoi confronti la parola data,
neppure tu- Principe- devi mantenerla con loro
Niccolò Machiavelli
Il
borbottio del Consiglio ormai andava avanti da ore, anche se
indubbiamente la scelta poteva essere una sola.
Con riluttanza infatti i vecchi consiglieri erano stati costretti ad
ammettere che la proposta di Sasuke fosse inconfutabilmente necessaria
per la salvaguardia del regno, ma questo, ovviamente, non voleva dire
che si fidassero dell'Uchiha. Piuttosto erano lontani anni luce dalla
fiducia e, bisbigliando tra loro, sopra le scalinate della
sala del trono, lo guardavano con astio e disprezzo.
I più non si curavano nemmeno di celare le parole, anzi
alzavano il tono per farsi ascoltare da lui e da Minato.
"Ci tradirà, come ha sempre fatto! "
"Non dovete fidarvi di lui, maestà, quell'Uchiha
approfitterà della situazione per il suo tornaconto"
"Chi ci dice che non stia facendo il doppio gioco? Forse tutte le
informazioni che ci ha dato su Orochimaru sono false, come la sua
anima!"
"Ci sta ingannando, sire! Sulla mappa ci ha mostrato da dove
attaccherà l'esercito di Orochimaru, ma sono sicuro che
quando porterete le nostre armate in quel punto, non troverete nessuna
schiera nemica. Sono stati alleati fino ad adesso, e lo sono ancora!
L'Uchiha ci sta sviando con le sue parole!"
E queste erano solo alcune delle accuse che gli venivano mosse.
«Ma
che buona reputazione che avete Principe. Il Consiglio ha sempre delle
parole rassicuranti per voi»
Sasuke lo guardò con la coda dell'occhio, mal celando una
smorfia. «Lo
sai bene, maestro, qualsiasi cosa faccia sono e sarò sempre
il nemico»
disse piatto.
Kakashi rimase in silenzio limitando a ricambiare lo sguardo,
perché il suo ex pupillo aveva ragione.
Sasuke sarebbe sempre stato mal visto, quantunque avesse agito in
maniera retta, l'alone di odio e sfiducia che perseguitava la sua
figura non sarebbe scomparso facilmente.
Kakashi, avrebbe voluto spiegare a tutti che in realtà non
era lui ad essere cattivo, ma che erano stati gli altri a imporgli
questo ruolo. Voleva dire loro che non era stata colpa sua se era nato
con il cognome Uchiha e se rispetto agli altri konohaiani fosse
incredibilmente più forte. E far loro capire che si
sbagliavano, poiché lui non era mai stato il mostro della
situazione, né la vittima; semplicemente un attore a cui
avevano assegnato una parte che non gli si addiceva ma che recitava
alla perfezione, una pianta come la altre, ma coltivata male. Avrebbe
voluto dire loro tutto questo, ma avvolte anche lui non ci aveva
creduto, ed aveva visto Sasuke per come appariva : Uno spietato
vendicatore in cerca di distruzione. Ma ora, se quello che diceva era
vero, se il suo piano contro Orochimaru si fosse rivelato giusto,
allora tutti avrebbero dovuto fare silenzio e ammettere l'errore.
Kakashi sperava che le cose andassero proprio in quel modo, ma una
parte di sè era sicura che non sarebbe finita
così.
«Quindi
sposerete Sakura, eh?»
«Così
pare...invidioso?»
chiese con un tono estremamente familiare all'Hatake.
Kakashi accennò un mezzo sorriso coperto dalla stoffa nera.
«Ho
sentito dire che la sua carrozza arriverà a breve, ci
sarà anche il Re di Suna con lei. Vuole parlare direttamente
con voi»
Il
Cavaliere Copia fissò il profilo di Sasuke per scorgere una
qualsiasi espressione, ma il suo viso era indecifrabile. Si limitava a
guardare con gelo e distacco davanti a sè.
La possibilità di essere scoperto, non lo toccava
minimamente. Non perché non avesse paura di essere
condannato, una seconda volta, per altro tradimento, ma
perché sapeva di essere intelligente, scaltro e molto
più astuto di tutti quegli omuncoli senza cervello dediti
solo alla più vergognosa adulazione. Se ingannare tutta
Konoha, uccidere coloro che lo avrebbero contrastato, avrebbe
significato portare a buon fine i suoi piani, lui l'avrebbe fatto senza
alcun rimorso sulla coscienza. Anzi desiderava talmente tanto estirpare
quella foschia di leccapiedi e finta benevolenza, che non poteva fare a
meno di storcere il naso e domandarsi se lì dentro i veri
ingannatori non fossero loro, anziché lui.
Comunque aveva già programmato tutto, niente poteva andare
storto.
Nessuno questa volta sarebbe riuscito a mandare in fumo i suoi piani, i
tasselli iniziavano a combaciare, e presto lui avrebbe avuto la sua
vendetta.
«Sasuke,
maestro Kakashi!»
Naruto percorse con ampie falcate la sala fino a raggiungere Sasuke e
Kakashi. Era seguito da un tozzo e bizzarro omino, un suo servitore
probabilmente, che lo guardava in quel modo estremamente falso e
stucchevole che Sasuke tanto detestava.
«Mi
è stato riferito che il Consiglio ha accettato la tua
proposta, sono felice!»
disse in un sorriso posando una mano possente sulle sue spalle.
«Lo
sono anche io»
rispose, e mai le sue parole erano state tanto vere.
«Spero
solo che tu sappia quello che stai facendo...»
aggiunse il futuro re con una serietà spiazzante.
Sasuke girò gli occhi su di lui solo in quel momento. Cosa
stava insinuando quell'imbecille?
«So
sempre quello che faccio, Naruto»
gli disse mal celando l'astio.
«Mi
auguro che quello che ci hai detto sia vero, che intendi realmente
combattere Orochimaru al nostro fianco, e che tutto questo non sia
stato solo un abile piano per ingannarci tutti e tradirci. Lo spero per
te Sasuke, perché altrimenti significherebbe che ormai non
vi è più nulla di giusto nell'uomo che sei ora. E
lo spero anche per Sakura, che ne morirebbe di dolore.»
Chissà, forse Naruto non era poi così stupido
come voleva far vedere, pensò fissando l'Uzumaki.
Be’, questo non faceva altro che rendere le cose
più interessanti.
Diceva che non gli credeva? Ottimo. Era proprio quello che voleva!
Adesso era il momento di dare carta bianca a tutte le sue doti
d’attore e da ingannatore: sarebbe riuscito a rifilargli un
discorso così commovente e fraterno che, in un modo o
nell’altro, Naruto avrebbe finito non solo col credergli, ma
si sarebbe perfino fidato di lui. Perché, in fondo, si sa:
la fiducia è l'arma più pericolosa e, se
manovrata a dovere, può diventare letale.
«Ho
aspettato a lungo questo momento, Naruto...»
Cominciò, la voce ridotta a un sussurro e gli occhi colmi di
finta benevolenza «
mi
sono sempre sentito particolarmente legato a Sakura, in un modo strano
che non riuscivo a capire ed accettare. Quando ancora credevo di
esserle imparentato ho odiato me stesso per provare dei sentimenti del
genere, vergognandomi oltremodo. Ma ora che finalmente sono riuscito ad
avere la possibilità di sposarla, non me la
lascerò sfuggire tanto facilmente....Non le farei mai del
male...»
su quello, sfortunatamente, non c'era alcun bisogno di fingere.
Perché per quanto cercasse di negarlo, prima che si
presentasse il serpente con il messaggio di Orochimaru, Sasuke aveva
realmente pensato di abbandonare tutto: la vendetta, la distruzione
della dinastia Uzumaki, la sconfitta di Naruto; solo per preservare
Lei. Ma poi, i piani si erano rilevati così perfetti, che
era stato impossibile per lui non cedere alla tentazione di portare a
termine quello per cui aveva vissuto tutti quegli anni.
«So
che è difficile fidarsi, sopratutto dopo quello che ho fatto
alla tua gente, a tuo padre, e a te...sopratutto a te, di cui- lo
ammetto- fin da bambini, sono sempre stato un po' invidioso. Ma...»
Disse
quelle parole cercando di apparire il più credibile
possibile: doveva convincerlo, avere la sua fiducia. Non poteva
fallire. E d'un tratto, vide gli occhi di Naruto vacillare,
segno che ormai era in procinto di cedere, e fu allora che decise di
dargli il "colpo di grazia" : quello che avrebbe firmato la sua
vittoria.
«Ma
come ho continuato a percepire un legame con Sakura per tutti
questi anni, questo vale anche per te. Ho cercato di ucciderti per
liberarmi dell' affetto fraterno che sentivo mio malgrado, ma ho
fallito...non ti ho ucciso e continuo a volerti bene, Naruto. Quindi
non dubitare mai di quello che sento per te e Sakura»
Concluse, e per un momento, guardando negli occhi cristallini di suo
fratello, sentì le viscere contorcersi. Durò solo
un istante, giusto il tempo di un battito di ciglia e di dirsi che non
era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, ma ciò
che provò in quell'attimo fu come la sensazione del ricevere
un pugno in pancia ben assestato. Non lo avrebbe mai ammesso a se
stesso, ma lui, nonostante tutto, voleva davvero bene a Naruto e quindi
sapere di stare per "tradirlo", di nuovo, per quanto potesse dire il
contrario, non lo lasciava affatto indifferente.
Ma ormai era troppo tardi per i rimorsi.
E quando guardò di nuovo dentro gli occhi azzurri del
fratello, Naruto gli fece un mesto sorriso poggiandogli la
mano dietro il suo collo coperto dai capelli neri
«Grazie,
ho aspettato a lungo questo giorno, fratello»
Gli disse semplicemente, e per Sasuke quelle parole furono come una
pugnalata.
Era un paradosso, constatò, perché era stato lui
a volere tutto quello; eppure, non riuscì a togliersi di
dosso quell’orribile sensazione, quasi di sporco, di viscido.
«Per
quanto possa interessarti, voglio che tu sappia che io non ho mai
dubitato di te Sasuke. Per tutto questo tempo ho sempre saputo che il
vero te, quello con cui sono cresciuto, con cui ho giocato, litigato e
riso, fosse sopravvissuto. E ora ne ho l'assoluta certezza»
Ti
prego smettila di dire queste cose, sciocco! Pensò
avvertendo una fastidiosa sensazione di nausea. Aveva voglia di
vomitare e una parte di sè, forse proprio quella a cui aveva
fatto riferimento Naruto, desiderò scappare via da tutta
quella situazione che lui stesso aveva creato.
«E
ora abbracciami!»
scherzò Naruto, cercando di smorzare il fastidioso silenzio
che si era venuto a creare.
Sasuke rise, per finta, -almeno si illudeva che fosse finta - e gli
diede una leggera pacca sul petto, un gesto fraterno che gli
uscì quasi naturale.
Ritrasse la mano, scosso da quanto era stato facile
"immedesimarsi" nel ruolo del buon fratello. Guardò in alto
verso il trono, sentendo il suo sguardo.
Minato infatti li stava scrutando con la stessa espressione d'amore che
Sasuke ricordava da bambino; strinse la mascella improvvisamente
turbato dalla miriade di emozioni opposte che provava in quel momento,
li odiava, li odiava tutti! Perché lo facevano sentire
ancora così debole, e bisognoso di affetto, lo
stesso ragazzino che rincorreva con affanno il loro sole, senza mai
raggiungerlo veramente.
Minato lo guardava come un eroe, un eroe che non era mai stato, ma che
aveva così sperato da adolescente di diventare.
Sasuke si ritrovò a pensare alle
parole del suo autore, Machiavelli.
"meglio essere temuti che amati" diceva, e Sasuke sotto un
certo punto di vista era d'accordo.
Ma ora pensava che a volte chi era
amato poteva fare più paura di quello che Machiavelli
avrebbe mai
potuto immaginare
Poi, la porta che dava alla sala del trono si aprì e Sasuke
ebbe un involontario sussulto. Cercò colei che lo
tormentava, ma quello che vide non gli piacque.
Gaara, Re della Nazione del Vento e protettore di Suna, camminava con
passi lenti e decisi verso di loro, seguito da alcuni dei suoi
cavalieri ricoperti dalle armature proprie del suo regno.
I vessilli stretti tra le mani, e la clessidra, il simbolo del
Villaggio della Sabbia, cucita sulle vesti.
Naruto gli andò incontro non trattenendo la gioia nel
rivedere il suo caro e vecchio amico.
«Maestà»
disse in un sorriso stringendogli la mano che il Signore del Deserto
ricambiò con affetto. «Principe
Naruto, è sempre un piacere rivederti»
Sasuke
rimase immobile con Kakashi poco distante, ad assistere a quello
scambio di inutili cordialità, fremeva di impazienza mista a
rabbia, aveva voglia di urlare.
Dove era Sakura? Dove era quello che aveva richiesto in cambio di
ciò che sapeva su Orochimaru?
Strinse il pugno quando finalmente Gaara e Naruto si avvicinarono.
«Sasuke
Uchiha, di cui il solo pronunciare il nome rende insonni le notti del
mio popolo»
commentò guardandolo.
Sbagliato, non solo del tuo popolo, pensò il Traditore.
Si portò una mano ampia al petto, chiudendo leggermente gli
occhi.
«Maestà,
così mi mettete in imbarazzo»
recitò con falsa modestia, facendo indignare tutto il
Consiglio per quella risposta tanto sfacciata.
Naruto intervenne proprio nel momento opportuno, posando una mano sulla
spalla del gemello. «Sasuke
ha importanti notizie, Gaara. Il suo aiuto sarà prezioso per
proteggere i nostri reami»
Sasuke
si divincolò dalla stretta del fratello e con straordinaria
eleganza e compostezza si rivolse direttamente al re Minato e al
Consiglio che lo circondava.
«Non
erano questi gli accordi, mio Re. Mi avevate promesso la mano di vostra
figlia Sakura, ma io qui vedo solo il tracotante Re di Suna senza la
sua dolce promessa sposa»
Minato
chiuse appena gli occhi, come se avesse il peso dell'intero mondo sulle
spalle, e in parte era vero, quella trattativa si stava dimostrando
più complicata di quanto credeva.
«Vostra
figlia è stata scortata dalle sue dame di compagnia
direttamente nelle sue stanze. Non vi sarà alcun accordo,
almeno non prima di ascoltare con le mie stesse orecchie ciò
che il Traditore promette»
Gaara
aveva raggiunto Sasuke, e parlava a Minato con fermezza.
Sasuke sentì il sangue ribollire nelle vene, le mani strette
nei pugni per nasconderne i brividi di rabbia.
Inspirò con il capo chino e gli occhi serrati.
Espirò, la mente ora lucida e controllata.
Sii volpe e leone, volpe per riconoscere le trappole, leone per
impaurire i lupi.
Ripeteva domandosi.
«Vi
dirò tutto quello che volete»
disse girando il viso verso di lui, lo guardò negli occhi
chiarissimi, contornati dal marcato trucco nero.
«Bene»
intervenne Minato rompendo quella guerra di sguardi. «Accomodatevi
Re Gaara. Naruto e Sasuke, anche voi, sedete qui con me.»
Si alzò dal trono invitando gli altri a prendere i propri
posti.
Apparentemente sembrava una tavola rotonda, un colloquio alla pari in
cui si sarebbe discusso delle questioni cruciali per i Reami del Vento
e del Fuoco.
Nessuno sapeva con certezza cosa Sasuke celasse veramente dentro la sua
mente buia, potevano ipotizzare certo, ma in ogni caso erano davanti a
un vicolo cieco, non vi era scelta se non quella di fidarsi di lui.
«Quindi
Orochimaru ti crede ancora suo alleato?»
chiese il Re di Suna con le mani intrecciate sulle gambe.
«E'
quello che ho detto»
rispose secco.
«Non
ti ha riferito però quando avrebbe attaccato Suna e Konoha?»
«No,
mi ha semplicemente mandato a dire che era vivo e che, una volta
riacquistate le forze necessarie, muoverà il mio esercito
contro le vostre armate»
«Forse
non gli ha dato altre informazioni perché non si fida
ciecamente di lui...forse ha capito che ora è dalla nostra
parte»
tentò di giustificarlo, Naruto, rivolgendosi direttamente a
Gaara
«Sempre
se Orochimaru sia vivo, e sempre se tutto quello che ci ha detto
l'Uchiha non sia solo frutto della sua distorta e manipolatrice mente»
Sbottò
un anziano guerriero del Consiglio. Sasuke rimase in silenzio sotto lo
sguardo apparentemente distaccato di Kakashi.
«Già
una volta abbiamo commesso il medesimo errore; Pensavamo che Orochimaru
fosse morto, e invece si era solo nascosto, non aspettando altro che
allenare Sasuke. Lo ha accolto sotto la sua apparente ala protettrice,
quando Sasuke credeva di non avere più nessuno al mondo, e
lo ha plasmato nell'odio e nel rancore, annegandolo nel buio e nella
distruzione totale. Una volta pronto e cresciuto nel pieno delle forze,
lo ha scagliato contro di noi per i suoi fini malvagi. Io non
permetterò che questo Consiglio prenda nuovamente una
decisione sbagliata, come è accaduto in passato sotto il
regno di mio Padre ai danni della nobile famiglia Uchiha. Io credo a
quello che Sasuke ci ha detto, mi fido di lui. E questa
è l'occasione per rimediare ai nostri sbagli, amici.»
disse improvvisamente Minato che per tutta la durata delle
disquisizioni era rimasto in silenzio.
Sasuke avvertì il cuore bloccarsi e la gola stringersi. Si
rese conto di iniziare a perdere il controllo della situazione e si
maledì per questo: solo i deboli non riescono a dominare le
emozioni.
Di nuovo, la voglia di urlare lo colpì come una vampata
d’aria calda quando Minato gli rivolse un cenno di capo, un
incoraggiamento, un apprezzamento, una riconoscenza che lui aveva
sognato e sperato per così tanto tempo; e per un momento,
Sasuke si sentì così male da non riuscire nemmeno
a respirare. L’aria gli parve essersi fatta di colpo pesante,
opprimente, e l’unico colore che riusciva a vedere in quel
momento era il nero: il nero per il dolore, nero per il sangue che
aveva versato e che avrebbe versato, nero per la trappola di bugie e
tradimenti che stava creando, nero per la morte che sarebbe arrivata
per tutti loro, per mano sua. Tutto era nero. Eppure Sasuke desiderava
altri colori, più caldi e rassicuranti, l'azzurro degli
occhi di Minato e di Naruto, il rosa dei capelli morbidi di Sakura, il
bianco della sua pelle candida, il rosso delle onde infuocate di sua
madre Kushina.
Sasuke ne aveva abbastanza di tutto quel nero.
«Bene,
allora se questa è la vostra decisione Minato, mi
adeguerò. Anche io ripongo la salvezza del mio regno nelle
vostre mani, Principe Uchiha»
Con
quelle parole Sasuke smise momentaneamente di ascoltare il cuore e di
vivere nel passato.
I sentimenti sono nuovamente le debolezze che ha sconfitto, e quello
che conta ora è che hanno abboccato, ce l'ha fatta!
Gaara non lo aveva ancora chiamato con l'appellativo "Principe" ed ora
invece, seguendo l'esempio di Minato, si dimostrava collaborativo e
accondiscendente.
Inconsapevolmente sulle labbra di Sasuke nacque un sorriso, uno di
quello che se potesse un lupo farebbe dopo aver addentato la sua preda.
Sasuke sentì nuovamente riaccendersi dentro di se la
fiamma del potere, era riuscito a soggiogare tutti quanti che,
con estrema facilità, erano irrimediabilmente caduti nella
sua tela. Come si era prefissato, aveva fatto leva sui loro punti
deboli, sull'amore sconfinato di Naruto e sul senso di colpa di Minato,
e li aveva piegati ed utilizzati per i suoi fini. Nella sua mente prese
vita il futuro che lo attendeva : Suo il trono, il rispetto e il potere
che da anni disperatamente sognava, Sua la gloria di aver sconfitto una
volta e per tutte Orochimaru, Suo l'onore di aver cercato di
difendere la vita di Minato e Naruto - ma ahimè senza
successo- e Sua l'unica donna che desiderava, con cui ricreare la
famiglia che gli era stata sterminata.
Sasuke capì che quella volta ci sarebbe riuscito, avrebbe
avuto finalmente la sua Vendetta.
Dal Consiglio si sollevarono, di nuovo, svariate proteste
più o meno composte. Ma bastò una mano di Minato
per zittirli tutti. L'unica a cui fu concesso di parlare fu Lady
Tsunade, una delle Leggende, maestra di Sakura e amica storica di
Jiraya, ucciso nella guerra che lui aveva scatenato.
«Maestà,
sapete quanto anche io desidero la disfatta di Orochimaru, ma vi prego
non dimenticate cosa la guerra ci ha sottratto e sopratutto chi
è stato ucciso in questo conflitto impietoso. Ricordate
anche quanto vale la parola di un bugiardo »
Tsunade
pronunciò quelle parole in maniera misurata, scandendo bene
l'ultima frase. Era fiera e calma come una leonessa, e forse tra tutti
quei consiglieri lei era l'unica che Sasuke apprezzasse veramente, per
la tenacia e la determinazione che aveva sempre dimostrato.
«Avrete
la vostra rivincita su Orochimaru, Lady Tsunade, questa è
una promessa»
sibilò
accattivante rendendo sottile lo sguardo dorato della donna. Era sul
punto di replicare, ma le porte della sala del trono si aprirono
lentamente interrompendo la sua protesta.
«Mio
Signore non siamo riusciti a trattenerla- »
disse con rammarico una delle guardie vicino al portone. Poi fece la
sua comparsa, in un abito dello stesso colore della vento, pallido e
infinito.
«Sasuke»
La voce femminile arrivò suadente e morbida come un panno di
seta spessa che scorre su un mobile di legno: tutti i maschi nella sala
del trono rabbrividirono, volenti o nolenti.
E quel suono scalò anche i capillari di Sasuke, insinuandosi
come miriadi di piccoli aghi nelle sue vene.
Quindi eccolo, di nuovo, Impotente... Debole... Sasuke...
Dillo ancora... per me.
Sasuke... Sasuke...
Perfino i vecchi guerrieri che costituivano il Consiglio, arroccati
intorno al trono, ebbero un lievissimo, palpabile sussulto di seduzione
all'udire quel nome così odiato per anni ed anni.
Sakura, splendida e turbata, camminò verso il punto della
sala in cui si stava consumando l'alterco, quasi scivolando sul
pavimento, priva di peso. Sasuke avvertì gli occhi di tutti
pesarle addosso, avidi, e le rivolse uno sguardo sagace. Aveva ripetuto
il suo nome, con quell'identica voce, ancora e ancora tra lenzuola
ridotte a un contorto mucchio di pieghe umide. Lo aveva ripetuto sotto
di lui fino allo sfinimento, arpionando la stoffa che ricopriva il
letto, affondando le unghie nella sua schiena, stringendogli forte le
cosce intorno ai fianchi. Un piacere sinistro con un vago retrogusto di
trionfo gli si insinuò nei pensieri, e si sentì
infinitamente superiore a tutti quegli uomini. Per una volta nella
vita, si sentì veramente superiore a Naruto. Solo lui poteva
averla, dove e quando voleva. Lui soltanto. Anche lo sguardo,
perennemente freddo di Gaara, era fermo su di lei, sull'onda che il suo
vestito creava a ogni suo passo.
Quando raggiunse le scalinate si inchinò al cospetto del Re
della Sabbia e di suo padre, poi alzò gli occhi verdi su di
lui, che era immobile.
«Dunque,
miei signori, sono stata ridotta a vile merce di scambio?»
Questa volta la voce uscì molto più severa, ma
non meno seducente per Sasuke che se avesse potuto l'avrebbe fatta sua
sposa proprio in quel preciso momento, per poi trasportarla nelle sue
stanze e perdersi tra le sue gambe. Gaara scese la scalinata in fretta
sotto gli occhi vigili e sprezzanti di Sasuke. Le prese una mano
inchinandosi davanti a lei.
«Principessa
Sakura, mai vi avrei voluto riservare un simile oltraggio, ma non
c'è stata scelta. L'accordo era chiaro : la vostra mano
all'ultimo degli Uchiha, in cambio della salvezza del mio Regno»
Sakura
abbassò gli occhi verdi sul Re di Suna che era inginocchio
con la testa bassa davanti a lei.
«Mio
Signore, alzatevi vi prego, non è a voi che rivolgo il mio
sdegno»
disse dolce sorridendogli.
Sasuke sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
Il suo "sdegno" quindi era rivolto a lui? Come osava, quella piccola
ingrata?
Sasuke le rivolse un sorriso sadico, i suoi occhi neri erano divenuti
due spietati tizzoni ardenti.
«Sorella, sono
dovuto scendere a patti con i tuoi familiari, con cui sai bene non
scorre buon sangue, pur di averti come sposa. Dovresti essere
più riconoscente, ho assopito i miei rancori, per te»
Disse,
ma gli occhi di Sakura non sembravano sereni. Che non si fidasse di lui?
Quindi continuò ammorbidendo la voce -come meglio poteva-
«Non
svilirti definendoti merce di scambio, quando invece diverrai colei che
mi aiuterà a portare agli antichi fasti il mio cognome»
Un
sommesso boato di indignazione percorse l'intero Consiglio, Naruto
sbuffò leggermente roteando gli occhi. Sasuke scese piano le
scalinate e si portò vicino a lei, guardandola con la coda
dell'occhio.
Le guance di Sakura si erano già lievemente imporporate.
«Sei
spudorato!" disse a voce bassa quando lui le cinse la vita con un
braccio.
«E
questo ti piace da morire, non è vero sorellina?»
Rispose al suo orecchio, sfiorando con il naso la pelle d'oca.
Sakura serrò le labbra, allo stesso tempo sdegnata e
attratta dalla sua sfrontatezza.
«Sakura,
mia adorata. Hai obiezioni circa questo matrimonio con Sasuke Uchiha?»
Minato
si era alzato dal trono e la guardava con il quotidiano bagliore
d'amore.
«No,
padre.»
Sasuke mantenne le labbra serrate, ma Sakura avvertì le dita
stringersi appena intorno alla sua vita nel medesimo istante in cui lei
aveva acconsentito.
«Principessa,
aspettate vi prego, voi siete consapevole a cosa andate incontro? Il
fascino dell'Uchiha vi ha potuta fuorviare ma vi assicuro, quell'uomo
non è il fratello che voi ricordate! Quell'uomo è
tutto ciò che di male c'è in terra...è
un mostro assetato di sangue e vendetta. Già in passato a
cercato di uccider - »
«Basta
così»
disse lei in un tremito, interrompendo l'anziano guerriero del
Consiglio.
«Come
vi permettete di rivolgervi in questo modo? Quest'uomo, questo mostro,
come voi lo definite, vi sta aiutando! Certo ha commesso degli errori,
ne sono consapevole e non intendo giustificarli, ma quanti di voi ne
hanno commessi di imperdonabili quanto i suoi? C'è davvero
bisogno che rammenti tutto quello che il Cosniglio ha complottato e
ordinato in questi anni, ancor prima della mia nascita? Sasuke
Uchiha sta percorrendo la via della redenzione e voi non fate altro che
ostacolare i suoi già incerti passi! So benissimo
qual'è l'uomo che ho accettato di sposare, e ne vado fiera.
Io scelgo l'ultimo degli Uchiha, lo sceglierò sempre, ogni
giorno, finché avrò vita! »
Così
dicendo si sporse e poggiò un casto bacio sulle labbra di
Sasuke. Gli occhi di tutti, come una maledizione, si puntarono su di
loro.
Sakura aveva cercato di controllarsi, davvero aveva provato a rimanere
in silenzio, ma invano. Le parole le erano uscite come un fiume in
piena e non era riuscita a fermale.
Non riconosceva in sé la donna che lo aveva baciato davanti
a tutti, davanti a suo padre. Sasuke ora la guardava in silenzio, con
un bagliore di soddisfazione nelle iridi d'ossidiana, ma c'era anche
dell'altro che Sakura aveva timore di decifrare. Il Consiglio invece
era ammutolito, solo Tsunade sembrava non essere sconvolta dall'ardore
della sua discepola.
Sakura si inchinò con una mano al petto, per placare quel
battito convulso.
«Perdonatemi
Padre, ho bisogno di aria. Spero di rivedervi presto, Maestà»
aggiunse con un secondo inchino rivolto a Gaara, che come gli altri
sembrava una statua di cera.
Detto questo lanciò un'ultima occhiata a Sasuke, per poi
rivolgere la schiena a tutti allontanandosi a grandi passi dalla sala.
Quando la sua figura femminile scomparve oltre l'enorme porta, Minato
sospirò in un mezzo sorriso.
«Qualcuno
di voi ora potrebbe dire che Sasuke ha corrotto il carattere
dolce e remissivo della Principessa Sakura. Ma io so che non
è così, in lei vedo la Regina Kushina, riconosco
la medesima forza e l'implacabile amore con cui lo ama.»
disse semplicemente.
Sasuke guardò il punto in cui la principessa era scomparsa
con un pesante macigno al petto. Aveva detto che sarebbe
stato facile? Bene, ora si sarebbe rimangiato tutto.
Perchè in quel piano diabolico, così
meticolosamente ingegnato, in quel disegno che era diventato
perfettamente nitido nella sua mente, Sasuke non aveva fatto i conti
con una componente essenziale : avrebbe ingannato anche lei? Una volta
uccisi Minato e Naruto, una volta salito al trono, sarebbe riuscito a
guardarla negli occhi verdi e a mentirle? Con quale coraggio le avrebbe
detto che sì, lui veramente aveva provato a
salvarli, ma che sfortunatamente suo padre e suo fratello erano rimasti
comunque vittime dell'aggressione di Orochimaru?
E Sasuke ebbe d'un tratto paura. Paura che nel momento decisivo non
sarebbe riuscito a scegliere quale strada intraprendere, paura che si
sarebbe fatto annientare dalla Luce.
Sakura si fermò solo quando raggiunse uno dei porticati
esterni, il cuore le batteva convulsamente, ma non per la vergogna, un
altro sentimento si era insinuato nelle sue membra. Paura.
Sakura aveva paura perché una parte di lei gridava che
Sasuke non li stava affatto aiutando, che lo sapeva perfettamente che
stava architettando un piano malvagio, che lei lo conosceva
troppo bene per credere che aveva rinunciato alla vendetta in nome del
suo amore. Ma Sakura aveva paura anche di se stessa e di quanto quel
pensiero terribile non riuscisse del tutto a sconfortarla,
perché bilanciato dall'incontenibile felicità di
divenire sua sposa. Unita per sempre con l'unico uomo che avesse mai
amato.
Sakura aveva paura perché non sapeva quale futuro l'
attendeva, e quale sarebbe stata la sua scelta in caso di bivio. Paura
che si sarebbe fatta sedurre dall' Oscurità.
Anni
prima
Era seduto intorno al fuoco, le voci dei soldati che ridevano, bevevano
e giocavano a carte gli arrivavano lontane, quando il suo maestro gli
lanciò un libro che Sasuke afferrò al volo.
Se lo rigirò distrattamente tra le mani, era piccolo con una
pesante rilegatura in cuoio.
«Cos'è questo?» chiese alzando un sopracciglio
«E' il tuo regalo di compleanno,
su' aprilo» accennò Orochimaru.
Non ricordava nemmeno che era il suo compleanno pensò
sfogliando le prime pagine.
Il Principe di Niccolò Machiavelli, lesse sulla prima pagina
ingiallita. «Lo conosci?»
Sasuke alzò
distrattamente lo sguardo sul suo pallido interlocutore.
«Sì, ho studiato un
po' di letteratura italiana quando ero... » a casa «a palazzo. Ma non l'ho mai letto»
riprese a sfogliare lentamente
captando qua e là qualche frase sparsa.
«Machiavelli è un
luminare, Sasuke. Un provocatore, in esilio, come noi due.»
Sasuke lo vide alzarsi e
avvicinarsi a lui, il fuoco intanto proiettò ombre scure sui
cavalli e sui pochi uomini alle loro spalle.
«E' uno spregiudicato politico,
un maestro che ci dice che per chi governa -o
governerà- è meglio essere temuti
piuttosto che amati, che è meglio imporre la forza
piuttosto che applicare le leggi, che non ci si deve allontanare dal
bene quando è possibile, ma entrare doverosamente nel male
quando opportuno....perché ciò che conta per il
Principe, Sasuke, è la capacità di indirizzarsi
secondo il vento della fortuna e il cambiare delle situazioni, di
modificare il fine sorvolando sui mezzi.»
La voce di Orochimauru
era melliflua; sembrava colare nell'aria come un rivoletto untuoso, ma
aveva un che di gelido e sibilante che gli fece rizzare, suo malgrado,
i capelli sulla nuca.
«Dì, ti piace?» chiese con tono allegro mentre,
scompigliandogli un po' i capelli, si rialzò.
Ora sembrava tutt' altra persona rispetto a quella di pochi attimi
prima.
«Sì, grazie maestro» disse con freddezza abituale.
«Bene, leggilo! Vedrai che ne
trarrai grande giovamento, questo libro è un manuale figliolo»
«Sì maestro, lo
farò» disse posizionando il piccolo
libro nella sacca.
Orochimaru sorrise lievemente per poi raggiungere il suo sottoposto,
Kabuto. Prima però si voltò nuovamente verso il
suo discepolo «Eh, Sasuke!» cominciò, attirando
la sua attenzione.
L'Uchiha alzò lo sguardo nero su di lui. «Buon diciannovesimo compleanno» aggiunse solo.
Sasuke
finì il libro stesso quella notte. Quando Orochimaru si era
chiuso nella sua tenda, Sasuke si era allontanato dal restante gruppo-
chiassoso e ubriaco- , aveva acceso un fuoco per conto suo, e si era
immerso nella lettura. Aveva scoperto che "Il Principe" era un libro
sì breve, ma profondo, inquietante e per certi versi oscuro.
L'Uchiha da
subito era stato affascinato dall'autore, dalle sue parole
così conturbanti, ma era stato il XVIII capitolo,
dedicato alla "Lealtà del Principe", a
illuminarlo ; in quel capitolo Machiavelli svelava alcuni fra
gli aspetti più sconvolgenti e segreti del potere del
Principe. Affermava che questi, all'occorrenza, doveva essere bestia
oltre che uomo, doveva essere in grado di simulare e doveva potersi
muovere con competenza nel regno del male. Al principe era richiesto di
fare "quel che occorre per vincere e conservare il potere" e dunque, in
caso del bisogno, anche uccidere;
Non
a caso come esempio additato al lettore, Machiavelli utilizzava Cesare
Borgia, uomo assai capace nel mentire, corrompere e trucidare. Ma
Sasuke, da lettore impegnato e profondo qual'era, aveva colto qualcosa
di estremamente sbagliato nel ridurre il contenuto del libro a quelle
efferatezze, in quanto il potere del principe si basava anche sul
consenso, assicurando ai propri sudditi il maggior vantaggio possibile
dalle crudeltà commesse e "ben usate". Dunque colui che
governava doveva suscitare timore senza odio, dato che, scriveva
Machiavelli, era possibile essere temuti e nello stesso tempo non
odiati. L'arte di governare sembrava dunque per Sasuke, trovare un
punto di equilibrio fra gli antitetici condizionamenti della vita
reale. Un principe di qualità avrebbe dovuto
essere in grado di destreggiarsi tra amici e nemici, consiglieri e
adulatori, tra aspirazioni di pace ed esigenze di guerra, oltre che far
uso della forza e ricerca dei consensi.
Sasuke avrebbe
imparato a servirsi delle qualità della volpe e del leone
perché "coloro che si limitano ed essere leoni non conoscono
l'arte di governare" .
E la
necessità di governare servendosi dell'astuzia, della forza
e della crudeltà scaturiva da un qualcosa esterno al
principe e precisamente dal fatto che gli uomini stessi, secondo
Machiavelli risultavano essere pieni di difetti e di vizi.
Gli uomini, scriveva l'umanista, erano ingrati, volubili, simulatori e
dissimulatori, timorosi dei pericoli, avidi dei guadagni e, come se non
bastasse, Malvagi.
E Sasuke lo
sapeva bene quanto gli uomini potessero essere crudeli e vili, dunque
la malvagità del principe non era che una conseguenza delle
malvagità altrui. Nel potere non poteva esistere
un partito del bene capace di prelevare servendosi esclusivamente di
strumenti onorevoli e leale, la stessa condizione umana non lo
consentiva. Le esperienze di Machiavelli, nelle quali Sasuke aveva
ormai già proiettato le sue, gli avevano insegnato che "i
prìncipi che hanno tenuto poco conto della parola data e
ingannato le menti degli uomini, hanno anche saputo compiere grandi
imprese e sono alla fine riusciti a prelevare su coloro che si sono
fondati sulla lealtà" .
E con una
risata sadica, Sasuke si ritrovò a pensare che sarebbe
diventato colui che aveva promesso a Sakura di non essere mai, un
Principe ben peggiore di Cesare Borgia.
Angolo
autrice :
Buonasera , mi dispiace per l'aggiornamento lievemente in
ritardo rispetto al solito :(. (ma insomma l'importante è
che arrivi)
Utilizzo questo spazio per scusarmi con la povera anima del sommo
Machiavelli, ma il suo libro mi ha ispirata per
creare il "mio" Sasuke, quindi non potevo non inserirlo. Mi vergogno
tanto per averlo degradato fino a questo punto xD
Un bacione forte a chi mi sta seguendo <3
22M.
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