For love. Only for love

di Lady Lara
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XLVI Capitolo
 
Navigando per tornare da te …
I am sailing
Home again
'Cross the sea
I am sailing,
Stormy waters
To be near you,
to be free

I am flying
Like a bird
'Cross the sky
I am flying,
Passing high clouds
To be with you,

Can you hear me,
Through the dark night, far away
I am dying, forever crying
To be with you, who can say
(Rod Stewart – Sailing)
Erano passati dieci giorni, dieci “maledetti” giorni dalla partenza da Storybrook!
Più camminava avanti e indietro sul ponte della “Stella del Mattino” e più il bel veliero gli sembrava piccolo e stretto. Giunse sul ponte di prua. Si fermò bruscamente. Strinse la mandibola e un guizzo del muscolo mascellare si fece notare tendendosi fino alla tempia. Le vene temporali pulsavano, mentre si gonfiavano vistosamente.

Ognuno degli uomini del suo equipaggio avrebbe potuto dire che il Capitano Killian Jones non era più in sé dall’incontro con la Reine de France. Lo conoscevano bene! Lo conoscevano da anni! Lo ammiravano e lo stimavano, conoscevano il suo coraggio, la sua lealtà e il suo fortissimo senso dell’onore. Lo avevano visto gioire, gridare e ridere in preda all’euforia che gli aveva scatenato la consapevolezza di attendere un figlio dalla sua adorata Emma, la bionda Principessa che gli aveva rubato cuore e anima, ricambiandolo dello stesso purissimo sentimento.

Erano stati felici per lui e per la sua sposa. Sapevano tutti che pur non legati da un vincolo legale, lo erano in un vincolo religioso e prima ancora in un vincolo che solo due anime gemelle, nate l’una per l’altra, potevano sentire e vivere. Sapevano cosa lo turbava terribilmente, mentre sulla rotta per Storybrook tornavano al punto di partenza.
 
“Rumbl Mc Cassidy tu sia maledetto!”
 
Dall’incontro con il Capitano Chapitrion si era saputa la verità!
Il “Coccodrillo” o “Macellaio”, come alternativamente lo chiamava il loro Capitano, non aveva lasciato Storybrook! Era ancora lì e tramava nell’ombra!
Come poteva il Capitano Killian Jones stare tranquillo? Quando sapeva che l’assassino della sua Milah era a piede libero, con l’intento di vendicarsi della donna che lui amava in silenzio dall’età di venti anni, la donna che aveva ritrovato sotto le mentite spoglie dell’affascinante “commerciante” Lady Barbra, la donna della quale aveva abbattuto le rigide barriere, amandola con tenerezza e passione, colei che era diventata il suo motivo per cambiare vita, tornare alle origini e che era per lui la promessa di una famiglia, insieme al piccolo Henry e al “Dolce Piccolo Fiore” che sapeva stava crescendo nel suo seno.
Tutti capivano il suo stato d’animo e lo condividevano, come condividevano l’affetto profondo per la Principessa Emma Swan Pendràgon.
 
Il vento gli scompigliò i capelli ribelli che gli ricadevano sulla fronte e gonfiò il fondo del suo elegante pastrano in pelle nera.
Killian imprecò tra sé. Il vento non gli era amico in quel momento e stava rallentando la loro corsa verso la meta. Prese il cannocchiale dalla tasca del pastrano. Ne afferrò l’estremità con i bianchi denti perfetti e lo allungò. Lo portò all’occhio destro e guardò l’orizzonte.
 
“Niente … maledizione!”
 
All’orizzonte non si vedeva nulla ancora, né  la nave di Barba Nera, né, purtroppo, la costa di Storybrook.
 
“ Se almeno ripartissero gli Alisei … entro domani avvisteremo la Penisola”
 
Ricordò l’avvistamento di quella terra la prima volta che vi era giunto. Era stato solo il Maggio precedente, circa sei mesi prima, per il periodo del suo compleanno. Lo aveva festeggiato con i suoi uomini nella taverna di Angus.
Quando, la sera prima di giungere, aveva guardato le stelle e aveva osservato la costellazione del Cigno, una sensazione di speranza e gioia gli aveva inondato il cuore, qualcosa o qualcuno lo attendeva in quella terra. La sua missione era di inseguire e trovare Rumbl e il bambino di Milah, non avrebbe mai pensato che vi avrebbe trovato, anzi ritrovato, l’amore della sua vita!
 
“Emma … Emma … amore mio quanto mi manchi! Dovesse accaderti qualcosa … io … io ne morirei tesoro, non posso più pensare ad una vita senza di te. Tornerò Emma … tornerò sempre da te, ce lo siamo promesso, fosse anche ai confini del mondo, dello spazio e del tempo, oltre la vita e oltre la morte … “
 
 
Tanto tempo fa …
 
Il giardino di Camelfort riluceva dei colori incantevoli di stupende varietà di fiori variopinti.
Artorius aveva chiesto ai suoi giardinieri di rendere quel luogo pari all’Olimpo degli Dei. Dove passava la sua Gwyneth doveva essere accolta da quel tripudio di bellezza. Amava sua moglie più che mai! Da quando gli aveva concesso il suo perdono e avevano ripreso la completezza della loro vita coniugale, il suo cuore era ricolmo di gioia. L’apoteosi di quella gioia l’aveva raggiunto quando Gwyneth gli aveva annunciato che attendevano il loro secondo figlio. Era il coronamento della loro riappacificazione, la conferma dell’amore che li univa.
 
Gwyneth scese con cautela le scale del mastio. La sua visita quotidiana su quel terrazzo ad osservare l’azzurro marino, oltre ad essere il rituale collegato al ricordo di Cillian, era un esercizio ginnico che ancora, a sette mesi di gravidanza, poteva permettersi, cosa che non si poteva dire dell’equitazione. La rotondità del pancione appariva morbidamente tra le pieghe del suo lungo vestito color avorio, a vita alta. Scese per ritrovarsi verso la porta del giardino. Suo marito l’attendeva là, aveva una piccola sorpresa per lei. Camminò con calma tra i cespugli fioriti, inspirando i profumi floreali e riempiendo gli occhi di quella caleidoscopica visione di colori. Suo figlio e suo marito erano vicini, voltati di spalle, armeggiavano con una corda sotto la grande quercia.
 
– Cosa stanno combinando i miei due uomini preferiti?
 
Si voltarono ambedue contemporaneamente, sorridendole con quei sorrisi somiglianti, nella loro bionda bellezza maschile. Suo figlio ormai aveva sedici anni, era un bellissimo giovane e aveva iniziato a radersi da poco quella poca peluria bionda che si ostinava a definire barba, suscitando il sorriso di tenerezza di sua madre e l’orgoglio maschile di suo padre. Artorius si illuminò a vederla arrivare. La maternità le donava, il viso di Gwyneth era raggiante. Lui la trovò più bella del solito.
 
– Amore mio, vieni a vedere! Abbiamo costruito un’altalena per te.
 
I due uomini si spostarono e le lasciarono vedere quanto avevano realizzato. L’altalena, fatta di corda, reggeva una tavola che fungeva da sedile. Alle corde erano state intrecciate piante rampicanti di campanule violacee. Pendendo dal ramo frondoso della quercia, al cui tronco si era avvitata la pianta di campanule, creava un suggestivo angolo in quel punto del giardino.
Artorius passò un braccio dietro la schiena di sua moglie, prendendola per la vita e l’accostò a sé guardando l’altalena.
 
– Ti piace Gwyneth? Non è solo per te lo sai vero?
– Mi stavo illudendo di essere ridiventata una bambina!
– In alcuni momenti lo sei veramente, quando ti prendono le voglie delle cose più impensabili, ma questa sarà anche per nostra figlia.
– Sei convinto fermamente che sarà una bimba Artorius?
– Si Gwyneth, sei più bella di quando aspettavi il maschio, quindi credo che dipenda dal fatto che sia una femmina! 
 
Gwyneth sorrise, ma suo marito non riuscì a resistere e baciò quel sorriso con il trasporto che lo contraddistingueva quando si trattava di lei. Il loro ragazzo preferì lasciarli soli e silenziosamente risalì verso le scale della torre.
L’abbraccio di Artorius diventò più passionale e il bacio, ricambiato, più profondo.
 
– Gwyneth … è mai possibile che tu mi faccia di continuo questo effetto? Anche con quel pancione ti desidero da impazzire … torniamo in camera nostra!
– No,no,no! Ora mi fai provare l’altalena che mi avete tanto graziosamente ed amorevolmente preparato, poi …vedremo!
 
Artorius le sorrise e fattala accomodare sulla tavola dell’altalena, iniziò a spingerla delicatamente. Lei rideva divertendosi veramente come una bambina e a suo marito sentire quella risata, dopo tanto tempo in cui l’aveva vista con la tristezza negli occhi, faceva veramente bene al cuore.
 
Dalla finestra che dava sul giardino, due occhi di ghiaccio guardavano con invidia e gelosia la coppia. Con le mani dietro la schiena, poggiata allo stipite della finestra, il volto voltato verso il giardino, Morgana ingoiava fiele.
Di quel passo “sarebbe diventata verde”, come le aveva osato dire Lady Grace, una delle Dame più anziane della Regina. La donna, come quasi tutti nel palazzo, sapeva dei suoi trascorsi con il Re, l’avevano disprezzata per quello e da quando Artorius aveva voluto chiudere la relazione con lei, tornando dalla donna che aveva sempre amato, era diventata oggetto di scherno più di prima.
 
 – Ridi … ridi pure mia Regina! Vedremo chi riderà quando tra poco ti faranno effetto le gocce che ti ho messo nel latte della colazione! Artorius tornerà da me … non potrà farne a meno!
 
Un sorriso perfido si dipinse sul suo viso che per bellezza poteva paragonarsi a quello di una dea. Nessuno poteva sapere quanta oscurità si celava dietro quell’apparente fulgida bellezza.
 
 
– Basta così mio caro! Credo che adesso possiamo tornare al nostro talamo come suggerivi pocanzi!
– Sono felice che accetti la mia proposta mia Regina!
 
Artorius le fece un inchino teatrale, felice come un adolescente e prendendola per mano le fece strada verso le scale dove era salito poco prima il loro figliolo.
Avevano fatto pochi passi, quando Gwyneth emise un grido di lancinante dolore.
 
– Amore mio che ti succede?
 
Artorius si era voltato verso di lei terrorizzato. La vide piegarsi in due reggendosi la pancia.
 
– Ho tanto male Artorius … sento … contrazioni fortissime, aargh!
– Gwyneth … ancora non è ora che la piccola nasca, ancora non sei all’ottavo mese!
– Aaargh! Aiutami, non posso camminare!
 
Gwyneth si tenne il ventre portando le mani sul pube, dove sentiva più violento il dolore. Improvvisamente sul vestito color avorio, a quell’altezza, comparve una macchia rossa!
 
–Dea madre Gwyneth! Stai perdendo sangue!
 
Per tutta risposta, presa da una contrazione ancora più impegnativa, Gwyneth svenne e non cadde per terra solo grazie alla prontezza di riflessi di suo marito.
Artorius la prese in braccio e veloce, incurante della fatica, risalì per la torre e la portò nella loro camera nuziale. Gridò ordini per tutto il palazzo.
Lady Elenoire e Lady Grace arrivarono di corsa al capezzale di Gwyneth. Le due dame erano molto esperte riguardo a gravidanza e nascita. Si resero conto che la Regina, per qualche strano motivo, aveva una forte minaccia d’aborto. Lady Elenoire corse a preparare una tisana rilassante, doveva farle diminuire le contrazioni. Intanto Grace teneva immobile al letto Gwyneth, parlandole suadentemente per farla calmare.
 
– Andrà tutto bene mia Regina, può succedere ciò che è capitato a voi, ma se state a riposo fino alla fine della gravidanza, vedrete che non ci saranno problemi e il piccolo nascerà a termine.
– Vi ringrazio Grace, spero che le vostre parole siano profetiche, ho veramente tanto dolore!
 
Artorius non sapeva cosa fare, l’unica cosa che era riuscito a fare fu di restarle vicino e tenerle la mano, mentre le due brave dame la svestivano per pulirla e farle indossare una camicia da notte di lino.
Non fecero in tempo a completare quell’operazione che a Gwyneth si ruppero le acque.
 
– Dea madre My Lord, vostro figlio sta nascendo! È prematura questa nascita ma può sopravvivere!
 
Gwyneth era terrorizzata, non gridava e, nonostante il dolore, si sforzava di assecondare le contrazioni, sempre più dolorose e impegnative. Rimpianse Donna Eva per l’aiuto e la sicurezza che le aveva infuso durante il suo precipitoso primo parto. Ora la cosa era ancora più precipitosa, Donna Eva non c’era più, ma il ricordo di quanto le aveva insegnato era ancora nella sua memoria. Artorius, bianco come un panno lavato, era al suo fianco, la vide afferrarsi le caviglie e divaricare le gambe, piegandosi per lo sforzo. Spontaneamente l’uomo si portò dietro la schiena della moglie e tenendola le fece coraggio e l’aiutò a concentrarsi nelle spinte. Grace tornò con panni di lino e acqua bollita. Lady Elenoire ebbe l’emozione e l’onore di raccogliere la piccola creatura rosea che Gwyneth aveva dato alla luce. La stessa Lady Elenoire rideva e piangeva per l’emozione quando disse ai due sovrani:
 
 - Maestà vostra figlia è bellissima, è piccolina, ma è sana come un pesce, crescerà presto e recupererà i due mesi che non ha vissuto nel ventre materno!
 
Artorius strinse forte tra le braccia Gwyneth, ma lei per lo sforzo e per il sangue versato, perse i sensi.
Non era una situazione né facile né normale. Il Re era preoccupatissimo. Chiamava sua moglie, le accarezzava le guance, voleva vederla riaprire gli occhi quanto prima, voleva sentirla fuori pericolo. Anche le due Dame erano perplesse. La Regina era molto debole e sembrava in letargo. La bambina piangeva disperata, doveva essere attaccata al seno. Le due brave Dame si prodigarono come meglio potevano. Avevano lavato e vestito la piccina con le camiciole di sottile lino, ricamato per lei dalla stessa Gwyneth. Sollevarono la puerpera, tenendola seduta con morbidi cuscini dietro la schiena e, con il sostegno di suo marito, riuscirono a far in modo che la piccola potesse prendere la sua prima poppata.
Lady Elenoire si procurò dei Sali e fece riprendere la Regina, che si ritrovò con la bambina attaccata al seno. La cinse con le braccia e amorevolmente la guardò succhiare al suo seno.
 
– Avevi ragione Caro, è una femmina …
- Ed è bellissima come sua madre …
 - Ancora è uno scricciolo … è un miracolo che sia sopravvissuta … non era ancora l’ora di nascere … non capisco … mi sentivo così bene quando mi sono alzata questa mattina! Non ero pronta a quei dolori … sono stati diversi rispetto al primo parto …
 - Maestà sapete … ogni parto è diverso dall’altro … è sempre un’incognita, ma l’importante è che ora state bene sia voi che la piccola … vedete come succhia? È il primo segno di buona salute.
Lady Grace con i suoi modi affabili e gentili voleva tranquillizzare maggiormente i due genitori. Intervenne Elenoire:
 
– Dobbiamo pensare anche all’alimentazione della mamma ora, preparatevi a delle belle dosi di brodo di gallina Maestà!
 
 
Gwyneth fece una smorfia e suo marito rise, sapeva bene che non amava il brodo di gallina. Nel precedente parto Donna Eva l’aveva dovuta pregare per convincerla a quella dieta!
Durante il resto della giornata Gwyneth sembrò stare sempre meglio e Artorius si permise di lasciare il suo capezzale per ricevere i suoi cavalieri e una delegazione dei Pitti.
Lady Grace quel pomeriggio ricevette una lettera da sua figlia, anche lei era prossima al parto e le chiedeva di poterle essere vicina. La gentile dama ebbe il permesso, per il necessario congedo, dalla Regina e prima di notte partì per il villaggio Sassone di cui era originaria e in cui abitava sua figlia e il marito.
Lady Elenoire si adoperò da sola per Gwyneth, non aveva intenzione di chiedere aiuto a sua nipote Morgana, era ancora molto arrabbiata con lei per la relazione che aveva avuto con il Re. Sapeva benissimo che era stata lei a sedurlo, si era accorta da un pezzo di come guardava il Sovrano. Non capiva con quale sfacciataggine continuasse a restare al castello! Gwyneth non l’aveva cacciata, non sapeva neppure che era stata lei l’amante di suo marito! Il Re non la degnava più nemmeno di uno sguardo e forse non l’aveva mandata via per non rivelare a Gwyneth il motivo.
 
– Cara Elenoire, sei molto stanca, lo vedo. La giornata è stata pesante e difficile non solo per me ma anche per te … chiedi a Morgana di darti una mano!
– Ne siete sicura Maestà? La ritenete all’altezza?
– Ma certo Elenoire, ho visto come si è comportata con la mia cara Donna Eva, io non sono malata, ho solo partorito, non avrà nessuna difficoltà, mi aiuterà con la piccina per i primi giorni, mentre non potrò alzarmi.
 
Anche se con rammarico Elenoire chiese aiuto a Morgana, la quale ebbe un lampo di luce negli occhi a sentire che avrebbe aiutato la Regina ad accudire la piccola, mentre sua zia si sarebbe occupata della dieta e dei bisogni di Gwyneth.
Quella notte, molto stranamente, Lady Elenoire ebbe un tremendo malore. La mattina dopo non riuscì ad alzarsi per la febbre alta. Morgana si recò nella stanza della Regina per annunciarle che avrebbe dovuto svolgere anche le mansioni di sua zia. Quando entrò notò con soddisfazione che Artorius non aveva dormito con sua moglie, non voleva disturbarla durante il sonno, aveva portato anche la piccola in un’altra stanza con lui e l’aveva vegliata prendendola in braccio durante il pianto notturno e portandola da Gwyneth per la poppata. Ora la piccola era vicina alla sua mamma, teneramente addormentata e amorevolmente osservata dalla Regina. Morgana fu felice del fatto che Artorius non avesse dormito con sua moglie, avrebbe fatto in modo che continuasse così.
 
– Vado a prepararvi la colazione Maestà e poi farò il bagnetto alla piccola.
– Grazie Morgana è una fortuna che tu sia venuta da noi!
 “Già, mia cara, non sai quanto tu sia stata fortunata!”
 
Morgana con un sorriso malevolo sulle labbra richiuse la porta dietro di sé per andare a preparare una colazione “speciale” per la Regina.
Lady Grace non sarebbe tornata per i quattro mesi seguenti e Lady Elenoire continuava ad avere una misteriosa febbre che neppure lei riusciva a capire da dove fosse partita.
 
Più passavano i giorni e più Gwyneth diventava ogni giorno più debole. Nonostante i brodi di Gallina e gli arrosti che Morgana le portava insieme alla cuoca, tutti i giorni, due ore dopo la colazione, Gwyneth iniziava a star male, perdendo copiosamente sangue.
 
 – Morgana portami la piccola, devo attaccarla al seno, mi fa male per la calata del latte, lei ha fame sta piangendo!
– No maestà, meglio di no, siete troppo debole, stareste peggio. La nutrirò io con latte di capra … lo consiglia anche mia zia Elenoire!
 – Come sta piuttosto?
– Purtroppo non riesce a riprendersi, ha questa terribile febbre delle ossa! Non riesce a stare in piedi! È così dispiaciuta di non potervi essere di aiuto!
– Cara Elenoire! Non posso andare da lei, mi sento così debole, dille di stare tranquilla e di non preoccuparsi per me.
 
Altri giorni passarono, la piccina non stava bevendo più il latte materno e veniva nutrita alternativamente da Morgana. A Gwyneth il seno doleva tantissimo ed era costretta a farsi uscire il latte per non infettarsi. La temperatura le si alzava di continuo e aveva brividi di freddo, mentre perdeva sangue copiosamente tutti i giorni dopo colazione. Morgana si stava rendendo indispensabile al suo capezzale e la stessa aveva convinto Gwyneth a non far dormire con lei Artorius per il suo stato di fragilità e bisogno di riposare.
Il Re era ogni giorno più preoccupato per sua moglie, la vedeva deperire, stava diventando l’ombra di se stessa. Continuava ad avere quella copiosa emorragia giornaliera e spesso, quando andava da lei e le stava vicino, lei dormiva per ore, come se non avesse la forza di svegliarsi. Desiderò aver notizie di Merlin, avrebbe voluto chiedergli consiglio, lui conosceva ogni tipo di erba medicinale, sicuramente avrebbe potuto aiutare la sua adorata sposa. Di Merlin purtroppo non si avevano notizie da anni! Andò a trovare Lady Elenoire nella sua stanza.
Sembrava che una maledizione fosse scesa sulla Rocca di Camelfort, anche l’anziana Dama non riusciva a riprendersi.
 
– Perdonatemi Vostra Maestà, sto trascurando i miei impegni, ma non riesco a liberami di questa febbre, nonostante l’infuso di Belladonna che mi prepara mia nipote!
– Non vi preoccupate per le vostre incombenze Elenoire, pensate a curarvi! Volevo chiedervi consiglio per la Regina piuttosto!
 
Lady Elenoire rimase sorpresa, per quale motivo il Re doveva chiedere consiglio per sua moglie? Lei sapeva che tutto stava andando bene. La Regina si stava riprendendo e allevava splendidamente la piccola! Almeno questo le aveva raccontato Morgana. Le aveva detto anche che la Regina era molto impegnata con la neonata, si scusava con lei ma non aveva avuto ancora il tempo di farle visita. Elenoire aveva capito e non si era offesa, sapeva che Gwyneth, in altra situazione sarebbe corsa immediatamente al suo capezzale!
 
– Di quale consiglio avete bisogno Maestà?
– Più che un consiglio una cura! Esiste un’erba medica per calmare l’emorragia quotidiana di mia moglie?
– Maestà è normale che per oltre un mese una puerpera abbia perdite!
–Lady Elenoire … sono quasi due mesi e non è come il primo parto. Mi ricordo benissimo! Non è la stessa cosa! Gwyneth si sta dissanguando ogni giorno di più, non riesce ad alzarsi, cade addormentata, ma forse è svenimento per la debolezza! Mangia, ma dimagrisce a vista d’occhio, sta diventando pelle ed ossa, non ha più latte ormai ed è un bene … era tremendo vederla soffrire per il seno febbricitante i primi giorni …
- Il seno febbricitante?!
– Certo! Non allattando la bambina era costretta a farsi uscire il latte per non avere la febbre!
Elenoire era rimasta sgomenta. Gwyneth aveva partorito da quasi due mesi e versava in quelle condizioni? Morgana le aveva mentito per tutto quel tempo?! Cosa diavolo stava combinando quella ragazza? Perché non aveva parlato con lei? Forse per non farla preoccupare vista la sua salute cagionevole?
Lady Elenoire era troppo buona per immaginare la malvagità che si celava in sua nipote e non avrebbe ma pensato a cosa veramente la giovane propinava quotidianamente alla Regina per far in modo che continuasse a deperire fino a spegnersi completamente!
 
– Maestà se la Regina continua così morirà!
 
Artorius era sbiancato, si era reso conto che la situazione non era delle migliori, ma che la sua amata moglie corresse il rischio di morire non lo aveva voluto neppur prendere in considerazione.
 
– Mi devo alzare da questo maledetto letto Sire …
- Avete la febbre Elenoire!
– Non mi importa nulla della mia febbre! Devo preparare un infuso di erbe corroboranti per Gwyneth! Ho bisogno di parlare anche con Lily, mi deve aiutare in cucina per alcuni decotti da farle bere, oltre a provvedere a cucinarle carne di cavallo!
– Carne di cavallo My Lady?
– Si Vostra Maestà! È una carne ricca di sostanze che aiutano chi ha perso molto sangue! Non piacerà alla Regina ma dovrà mangiarla! Fate uccidere un puledro … le salveremo la vita!
 
Artorius uscì dalla stanza e fece chiamare Lily, la giovane moglie del suo Palafreniere, aiutante della prima cuoca di palazzo. La giovane si recò da Lady Elenoire, l’aiutò ad alzarsi e vestirsi e sorreggendola la portò in cucina, dove iniziarono a preparare l’occorrente per Gwyneth. Quel giorno Elenoire, approfittando di essere in cucina, pranzò e cenò insieme alle cuoche, non fu necessario dover ricevere le cure di sua nipote e non bevve il bicchiere di latte serale che la giovane le portava sempre.
Quella notte volle vegliare la sua Regina, con il passare delle ore lei stessa iniziò a sentirsi meglio, non aveva più la febbre. Gwyneth dormì serenamente. La mattina seguente, di buon ora, Elenoire tornò in cucina e preparò il ricostituente. Lily si occupò della colazione e quando arrivò Morgana, intenzionata a portare il vassoio alla Regina, la zia le disse di non preoccuparsi e di andare ad accudire la neonata. Notò il broncio della nipote ma non le diede importanza.
La Regina mangiò con appetito, le sue guance sembravano aver ripreso un po’ di colore e miracolosamente quella mattina non ebbe emorragia. Elenoire ne era felice e quando Artorius andò da sua moglie constatò che aveva una cera migliore ed era più vivace. Si complimentò con l’anziana Dama e questa gli rispose che avrebbe continuato a somministrare il suo ricostituente alla Regina.
I giorni seguenti la salute di Gwyneth ebbe un decisivo miglioramento e con l’aiuto di suo marito riuscì ad alzarsi dal letto e camminare per alcuni minuti per la stanza. Di scendere in giardino non se la sentiva, Artorius le disse che l’avrebbe portata in braccio fino all’altalena che le aveva costruito, pur di farle prendere un po’ di sole. Gwyneth acconsentì e suo marito, teneramente, tenne fede a quanto detto. Erano due mesi che il sole non baciava le guance della Regina, lei assaporò quel calore e inspirò i profumi del giardino. In quei due mesi non era potuta salire sul mastio, le era mancato l’azzurro che vedeva tutte le mattine, ma sentiva nel cuore la speranza di risalire presto per quelle scale.
 
Morgana osservava dalla solita finestra e meditava di trovare un nuovo metodo per somministrare alla Sovrana il veleno che di nascosto le aveva dato tutte le mattine nel latte della colazione. Anche sua zia aveva smesso di prendere il latte avvelenato e stava meglio ogni giorno di più. Quella “Vecchia scocciatrice” aveva interrotto i suoi piani, si era alzata con tutta la febbre per accudire la sua Regina, le era molto devota e da quel momento non l’aveva lasciava quasi mai sola. Gli unici momenti che Morgana poteva avvicinarsi alla Regina, li otteneva quando le portava la figlia, doveva far in modo di portargliela durante la colazione.
 
– Maestà! Vostra figlia sta crescendo bene, guardate che belle guancine rosa, paffutelle … questa mattina era impaziente di vedervi, scusate se l’ho portata durante la vostra colazione!
– Non scusarti Morgana, la piccola ha tutto il diritto di reclamare sua madre, mi sento così in colpa per non averla potuta allattare!
 
Lady Elenoire diede un’occhiata torva a sua nipote, ancora non si era spiegata perché non avesse permesso a Gwyneth di allattare la piccola, il seno sempre meno stimolato si era in fine inaridito e ora la Regina non aveva più latte.
 
 “Un vero peccato!”             
 
Pensò la Dama, riproponendosi di far poi qualche domanda a sua nipote. La bambina fu presa in braccio da sua madre. Sia la Regina che la sua Prima Dama erano distratte dai versi della piccina e Morgana approfittò di questa distrazione per versare una polverina scura nel ricostituente posato sul comodino.
Quel pomeriggio Gwyneth iniziò ad avere un nuovo malore, grampi allo stomaco, forte nausea e un nuovo ritorno emorragico. Elenoire avvisò il Re che purtroppo la Regina non era ancora completamente fuori pericolo, avrebbe aumentato le dosi di erbe nel ricostituente.
Con la nuova tecnica che Morgana aveva trovato, aumentò anche lei le dosi … di veleno.
 
In meno di una settimana Gwyneth sembrava tornata al punto di partenza.
 
– Maestà non riesco a capire … le erbe non stanno funzionando … sembra che Gwyneth stia perdendo la voglia di vivere, tornate a dormire in camera con lei … scusate la mia sfacciataggine …ma dovete farla sentire amata My Lord!
 
Artorius era ben felice di condividere il talamo nuziale con sua moglie, ma le loro notti non ritornarono ad essere passionali come prima. Gwyneth stava troppo male.
Amorevole il Re la guardava dormire durante la notte, mentre non riuscendo a dormire per la pena, la vegliava.
 
 “ Amore …sei così pallida e … struggentemente bella! Cosa posso fare per ridarti la voglia di vivere? I nostri figli e il mio amore per te sembrano non darti la forza per risollevarti! Amore … se potessi ti darei il mio vigore, sei così fragile e debole … cosa potrebbe richiamare la tua voglia di vivere? ”
 
Si lambiccava il cervello Artorius per trovare una soluzione e poi improvvisamente un lampo sembrò squarciare il velo buio che ottenebrava il suo cervello.
 
“ Cillian! Si Cillian! Lui l’amava … ne sono certo! Mi rendo conto che Gwyneth è sempre stata sincera nel dirmi che non erano amanti, ma gli ha voluto molto bene e lo stima profondamente. Devo far tornare Cillian, mi può aiutare a spronarla … a questo punto sarei felice anche se diventassero quello che temevo, se ciò potesse ridare la salute alla mia Gwyneth. Non c’è tempo da perdere … gli scrivo immediatamente! “
 
Silenziosamente Artorius si era alzato dal letto e avvicinatosi allo scrittoio iniziò a vergare una pergamena con una penna d’oca intinta all’inchiostro.  Finito di scrivere asciugò con della polverina, la soffiò via e arrotolò la piccola pergamena, chiudendola con un cordoncino e colandovi sopra della ceralacca sulla quale impresse il suo sigillo, lasciato come impronta del suo anello fregiato di un drago a cinque teste.
Quella missiva doveva partire immediatamente, Cillian sarebbe partito repentinamente, era negli ordini, ma non sarebbe arrivato prima di due mesi.
 
***
Terra di Eire un mese dopo …
 
Lord Cillian Flinth, soprannominato Lancillotto, Primo Cavaliere del Re, insignito del titolo di Conte, Vicario di Re Artorius in Terra di Eire si rigirava tra le mani quella piccola pergamena che il Sovrano gli aveva inviato.
Appena l’aveva letta aveva pensato immediatamente alla possibilità di riavere in qualche modo la sua Gwyneth, poi … aveva letto e riletto quei pochi righi e adesso i dubbi e i quesiti lo assalivano.
Si voltò alla sua sinistra e guardò lì, dove la terra era stata smossa da lui stesso per dare degna sepoltura al meraviglioso cigno che suo figlio Evan aveva abbattuto. Se sua moglie non avesse suggerito al ragazzo di mirare al volatile, per allenarsi e per procacciare la cena, non avrebbe mai ricevuto il messaggio d’amore che Gwyneth aveva mandato.
Si, sapeva perfettamente che solo lei poteva essere stata! Il ciondolo attaccato alla zampa del cigno era il simbolo della loro unione ed era diventato il fregio della sua armatura e dei suoi stendardi.
Era stato un caso fortuito che la coppia di cigni volasse verso di loro in quel momento, come poteva sapere Gwyneth che sarebbe arrivato a lui?!
 
“Mia folle adorata Gwyneth!”
 
Eppure quel fortuito errore, nonostante la sorpresa che gli aveva rivelato, gli aveva posato una pietra pesante sul cuore. Ne aveva sentito un terribile nefasto presagio.
 
Non sapeva più quante volte aveva riletto quella pergamena, da che Evan lo aveva lasciato solo, su quella collinetta dove spesso si ritirava  a meditare e a pensare alla donna che ancora abitava nel suo cuore. Da quell’altura il suo sguardo dominava l’orizzonte marino, in direzione della Cornovaglia e poteva ammirare le splendide vallate coperte di una verde erba che per lui rappresentava il colore degli occhi di Gwyneth.
 
Mio Carissimo Amico
Appena leggerai queste parole, non perdere tempo, arma la prima nave a tua disposizione e torna a Camelfort. La situazione è gravissima!
Io e Gwyneth abbiamo bisogno del tuo aiuto.
                                         Artorius
 
Cosa era successo a Camelfort per spronare Artorius a richiamarlo? Il Re e la Regina avevano bisogno di lui! La lettera era informale, non era la lettera del Re al suo Primo Cavaliere, era la richiesta di aiuto di un uomo al suo migliore amico.
Si alzò e tornò velocemente dalla sua famiglia. Milehna lo attendeva, era in ansia e non si spiegava neppure lei il perché. Non era la prima volta in quei sedici anni che suo marito riceveva lettere dal Re, eppure quella missiva le aveva destato un senso di preoccupazione.
 
– Amore mio cosa dice la lettera di mio cugino?
 
Cillian vide la preoccupazione negli occhi celesti di sua moglie, notò che si torceva le mani impaziente di sapere. Non l’avrebbe presa bene, ne era sicuro!
 
– Artorius mi ha mandato un nuovo ordine …
 
Distolse lo sguardo dal suo viso nel dirle queste parole e Milehna sentì una fitta al cuore. Era l’ordine che aveva sempre temuto?
 
 - Ti … ti … ha chiesto … di tornare?
 
Si voltò con il capo verso di lei e la guadò intensamente. Capì che lei aveva intuito e non era contenta di quell’ordine, sapeva il perché …
 
- Si Milehna …
 
 Lei sbiancò e si appoggiò ai braccioli di una sedia per sedersi. I suoi occhi erano sbarrati …
 
- Non mi dice il motivo … mi chiede di armare immediatamente una nave e partire quanto prima … dice semplicemente che la situazione è gravissima …
 - La rivedrai Cillian …
 
Non era una domanda bensì un’affermazione. Sapeva a chi si riferisse sua moglie, era anche il motivo per cui non voleva che lui tornasse a Camelfort. Non aveva voglia di fingere chiedendole di chi parlasse e rispose direttamente.
 
– Certo che la rivedrò Milehna! È una cosa ovvia mi pare!
– Sei contento di rivederla?
 
Quella era una domanda troppo diretta e la verità avrebbe ferito sua moglie, ma non poteva mentire, non poteva se si trattava di Gwyneth …
 
 – Non nascondo che mi faccia piacere tornare nella mia terra di origine e rivedere i vecchi amici … si, penso che sarò contento di rivedere anche lei …
- Tu non l’hai mai dimenticata Cillian …
- Milehna …
 
Si diresse verso sua moglie e si inginocchiò davanti a lei, le prese le mani tra le sue.
 
– Sai la verità sui miei sentimenti per lei … è stato il mio primo amore … la mia migliore amica … non potrò mai dimenticarla! Lo hai saputo da prima che ci sposassimo. Sai che ho chiesto la tua mano non perché ti avevo compromessa, tu stessa me ne avevi dispensato, sei stata onesta, ero ubriaco, non volevi incastrarmi, l’ho apprezzato. Tu mi piacevi molto Milehna, tra tutte le ragazze del villaggio eri l’unica che mi piacesse a tal punto … non sei stata semplicemente un ripiego … ti ho voluta e tu mi hai voluto! Abbiamo la nostra famiglia, i nostri meravigliosi figli … non mi sono mai pentito di averti sposata, sei una moglie perfetta, non ho nulla da rimproverarti. Vieni con me a Camelfort … torniamo in Cornovaglia … hai ancora i tuoi parenti …
- No Cillian, voglio restare qui … la mia casa ormai è qui e questa è la terra dei nostri figli … Sean è piccolo per questo viaggio e non sappiamo cosa sta succedendo di tanto grave a Camelfort. Se è in corso una rivolta tu sarai in pericolo … è già troppo per me … non voglio che siano in pericolo anche i nostri figli.
– Non so cosa stia accadendo … ma quella lettera non ha un tono formale … non credo che ci sia un pericolo come quello che credi, ma non ti obbligherò a partire con me … verrà Evan!
– Dea madre Cillian! È proprio necessario portare anche lui!
– Tesoro … Evan è abbastanza grande e lo sai, non ha paura di nulla, ha dimostrato il suo coraggio già al nostro primo viaggio insieme, in missione nelle Highlanders, conoscerà il Re e suo figlio, l’erede al trono. Non abbiamo saputo il nome del principe, ma è coetaneo di Evan, un paio di mesi più grande. Sarà una buona cosa per lui diventare suo amico e lo sarà per il futuro non solo dei nostri figli, ma anche di questa terra che abbiamo imparato ad amare, come io ho imparato ad amare te, mia dolce sposa …
 
Milehna si era commossa e quando Cillian le accarezzò la guancia, portando poi la mano dietro la sua nuca per avvicinarla a sé, lei accettò attivamente il dolce bacio che ne seguì.
 
I preparativi per la partenza coinvolsero tutta la famiglia, anche il piccolo Sean, vedendo sua madre preparare il baule con il necessario per suo marito e suo figlio, volle metterci qualcosa dentro: un piccolo cigno di legno con le ali spiegate che suo fratello maggiore gli aveva fatto, intagliando una radice. 
 
– Papà! Quando guarderai il mio cigno ti ricorderai che ti sto aspettando?
 
Cillian adorava quel frugolo dai capelli d’oro rosso, era molto tenero e spontaneo. Lo prese in braccio e gli depose un bacio sulla fronte.
 
– Il mio uccellino cinguettante! Certo che mi ricorderò! Vieni qui che ti faccio volare!
 
Il bambino rise, gli piaceva quel gioco che faceva con suo padre. Egli lo prese sotto il torace e sotto le gambe, Sean aprì le braccia e Cillian, ruotando su se stesso, lo fece ridere nuovamente, dandogli quella piccola ebrezza di velocità e volo.
 
 
 
Nel giro di due giorni tutto fu pronto per il viaggio, il vecchio Capitano Silver aveva detto al Conte Flinth che voleva come suo secondo Evan e il ragazzo non era più nella pelle per la gioia. Ormai aveva il rispetto di tutti su quella nave, vi aveva passato diverso tempo e aveva imparato a governarla, avere quel riconoscimento da Silver era per lui un grandissimo premio e quando suo padre acconsentì fu la conferma della stima anche da parte sua.
 
La notte prima della partenza Cillian e Milehna si amarono come non mai. Lui voleva lasciarle il ricordo di quel momento e si adoperò per darle il massimo, Milehna lo sentiva fortemente ma contemporaneamente era molto triste, temeva che quella potesse essere l’ultima volta che suo marito stava con lei, temeva che Gwyneth sarebbe riuscita a riprenderlo.
***
 
– Perché sento che non tornerai Cillian?
– Milehna non essere sciocca … è vero viaggiare in mare può comportare sempre spiacevoli sorprese e rischi … stai tranquilla … se non potrò tornare, per la situazione che troverò a Camelfort, ti invierò una missiva, se non ci sono pericoli sarai tu con Sean a venire da me ..
 
Erano sul molo ormai, l’uno difronte all’altra. Milehna guardava in alto verso gli occhi azzurri di suo marito, lui le accarezzava una guancia, cancellando con il pollice la lacrima che stava sfuggendo dalla palpebra di sua moglie. In verità anche lui sentiva che non sarebbe tornato e le dispiaceva vederla soffrire. Lei era stata veramente un’ottima moglie, lo aveva amato, supportato e sapeva che spesso aveva anche sopportato il suo carattere impulsivo, a volte improvvisamente ombroso e taciturno. Era possibile per lui avere una nuova opportunità con Gwyneth? L’amore per lei e il desiderio gli facevano sperare di si, ma quanti impedimenti in realtà avrebbero reso irrealizzabile quel sogno per l’ennesima volta?
L’affetto e l’impegno nei confronti di Milehna facevano parte di quegli impedimenti. Lui era un uomo d’onore, i suoi sogni dovevano restare tali!
Chinò lentamente il capo verso il suo viso, guardando le sue labbra schiuse e tremanti per l’emozione. Doveva tornare … “doveva”. Abbassò le palpebre mentre, per l’ultima volta, prima di imbarcarsi, unì le labbra a quelle della madre dei suoi figli.
 
Evan già stava dando gli ordini ai marinai per la partenza. L’anziano Capitano Silver osservava compiaciuto il giovane, poi si voltò perso Cillian e Milehna.
 A fatica la donna stava lasciando la mano del suo compagno di vita. Lui si staccò e si voltò per salire lungo la passerella. Non volle voltarsi neppure quando fu a bordo, preferì andare subito in cabina, sentiva una sorta di senso di colpa nei confronti di Milehna, non voleva vederla piangere, non voleva che fosse quello il suo ultimo ricordo della donna che gli aveva regalato sedici anni della sua vita, sedici anni del suo incondizionato amore mai del tutto ricambiato …
Milehna rimase sul molo finché la nave, che allontanava da lei il suo uomo e suo figlio, non diventò un punto scuro all’orizzonte.
 
***
Il vento sembrava voler incoraggiare quel viaggio, spirava da nord verso sud e le vele ne erano gonfie. L’abbrivio era vivace. Cillian guardava le vele gonfie e il sorriso gli si dipingeva sul volto, facendo brillare i suoi occhi di gioia. Evan aveva notato che suo padre, in quelle quattro settimane di viaggio, era passato spesso da stati umorali di euforia a stati di depressione. Non poteva conoscere i moti del suo cuore, ma aveva intuito che era felice di tornare a Camelfort e contemporaneamente  era molto preoccupato. Avrebbe voluto dirgli parole di conforto, essere lui “padre di suo padre”, capace di tranquillizzarlo e incoraggiarlo, come era sempre stato capace Cillian con lui.
 
– Terra a prua! Terra a prua!
 
Dalla vedetta l’urlo giunse chiaro. Evan guardò a poppa, dove suo padre si accostava alla ringhiera del cassero con un’espressione raggiante. Salì velocemente sul cassero di poppa per essergli vicino, per condividere con lui quel momento in cui suo padre stava rivedendo la sua terra d’origine dopo sedici anni d’assenza!
Giunse appena in tempo per sostenerlo …
Cillian in un attimo aveva cambiato espressione facciale. Una smorfia di dolore ora ne deformava i bei tratti, così simili a quelli di Evan. Si era portato la mano destra al petto, piegandosi in avanti e scivolando in ginocchio.
Evan lo afferrò sotto il braccio, cingendogli il torce per sostenerlo. 
 
– Padre! Padre che avete?! Uomini a me! Aiutatemi! Portiamolo nel suo alloggio!
 
Sir Cillian Flinth si ritrovò nel suo giaciglio, con suo figlio che lo guardava preoccupato.
 
– Gwyneth … Gwyneth … le sta succedendo qualcosa di brutto!
– Padre che dite?! Che centra la Regina?!
 
Non rispose … aveva parlato come in un’allucinazione. Un’altra fitta al torace, testimoniata dall’espressione di dolore sul suo bel viso, gli fece perdere i sensi.
 
 
Camelfort, contemporaneamente …
 
Lady Elenoire era in ginocchio ai piedi del proprio letto. Pregava, pregava per la sua amata Regina. In quegli ultimi due mesi il suo peggioramento era stato drastico. Che malattia affliggesse Gwyneth non si riusciva a capire. Artorius aveva fatto chiamare tutti i druidi dei villaggi intorno a Camelfort. Tutti consigliavano lo stesso intruglio di erbe che Elenoire già somministrava alla Sovrana tutti i giorni e nessuno era riuscito a capire perché, nonostante la cura esatta, lei continuasse ad avere emorragia e sempre minor voglia di vivere.
 
Anche quella mattina le aveva portato la colazione e il calice con l’infuso. Aveva mangiato con appetito, poi aveva voluto vicino la sua piccola, che come da abitudine Morgana le portava proprio a quell’ora. Aveva riso e coccolato con lei la paffuta e bellissima Principessina e se non le ricordava dell’infuso per poco non lo beveva! Che sarebbe successo se smetteva di bere quel corroborante? Stava così male pur prendendolo! Sicuramente sarebbe morta anche prima!
 
Elenoire non poteva nemmeno pensarlo. Amava la sua Regina e non voleva nemmeno prenderla in considerazione la sua perdita, ma dopo colazione il malore si era ripresentato peggio del solito. Aveva lasciato Artorius con Gwyneth e piangendo si era ritirata nella sua stanza a pregare.
 
Anche Artorius era molto dimagrito negli ultimi tempi. Mangiava pochissimo, aveva lo stomaco chiuso per la pena di vedere sua moglie in quelle condizioni. Gwyneth si stava spegnendo lentamente e intanto faceva coraggio a suo marito. Era una donna coraggiosa e altruista.
 
– Gwyneth … amore mio … cosa posso fare per te! Mi sento così impotente! Sono un Re che non può ordinare a nessuno che tu guarisca … non so cosa fare!
– Caro … mi dispiace di darti questa infelicità … non lo vorrei … vorrei stare bene … vorrei avere la forza di prendere in braccio nostra figlia, di andare a cavallo con nostro figlio, di passeggiare con te per il giardino meraviglioso che mi hai regalato e … e vorrei …
- Cosa amore?
– Vorrei salire sul mastio a guardare il mare … sono mesi che non lo faccio … non posso alzarmi … sono troppo debole …
 
Era un piccolo desiderio quello che veramente voleva Gwyneth, lo avrebbe potuto realizzare grazie a lui. Artorius non ebbe bisogno di pensarci. Se guardare il mare la rendeva serena, cosa che lui sapeva, visto che lo aveva fatto tutti i giorni, fino a che aveva partorito, l’avrebbe portata in braccio fin sopra i mastio.
 
– Allora amore mio ti porto a vedere il mare! Il sole è alto e vedrai quanto è vasto … respirerai la brezza che arriva dalle onde … ti farà bene ne sono sicuro!
 
L’aiutò ad indossare una veste di leggera lana sulla camicia da notte di lino, poi la prese in braccio e si avviarono verso la torre più alta della rocca di Camelfort.
 
 
Gwyneth era rannicchiata tra le sue braccia, con la testa poggiata alla sua spalla sinistra. Non la ricordava così leggera, era diventata uno scricciolo, le guance smunte e pallidissime mettevano ancora più in risalto i suoi grandi occhi verdi!
 
Artorius avrebbe voluto piangere e gridare. Quale ingiustizia era mai quella! Perché la natura le stava portando via il tesoro più prezioso che avesse mai avuto? Perché doveva soffrire così quella donna meravigliosa che aveva fatto tanto per i tre popoli di Avalon?
La strinse di più al petto mentre arrivavano sul terrazzo del mastio.
L’aria tiepida sfiorò il viso di Gwyneth, lei inspirò a fondo e le sfuggì un sospiro.
 
– Fammi scendere Artorius … voglio accostarmi al muro …
 
L’ accontentò, ma la tenne per la vita non appena la vide vacillare e perdere l’equilibrio. Lei poggiò nuovamente la guancia al torace di suo marito, ne poteva sentire il calmo battito cardiaco, era un suono che la tranquillizzava. Lui le cinse la vita con ambedue le braccia e lei posò la sua candida mano sul suo petto.
 
– Artorius …
- Si tesoro mio?
– Sta arrivando …
- Cosa?
– Lo hai richiamato! Perché non me lo avevi detto?
 
Artorius aveva capito a chi si riferisse, ma non capiva come Gwyneth lo avesse intuito.
 
– Volevo farti una sorpresa Gwyneth, ho pensato che il mio amore  non bastasse a farti guarire, ho pensato che anche l’amore di Cillian per te ti avrebbe aiutata … gli ho scritto due mesi fa dovrebbe essere qui tra breve …
- È già qui … vedo la sua nave all’orizzonte …
 
Artorius strizzò le palpebre per mettere a fuoco meglio e vide all’orizzonte una macchiolina. Entro un paio di giorni quella nave sarebbe arrivata al porto, sperò che fosse veramente la nave del suo migliore amico.
 
– Hai ragione amore … vedo anche io una nave in arrivo, tra un paio di giorni sarà qui!
– Per me lo è sempre stato … è rimasto nel mio cuore … tu hai fatto questo per me, nonostante la tua gelosia … mi ami veramente …
- Non ho mai amato nessuna come amo te Gwyneth …
- Sono così stanca Artorius …
 
Sentì che Gwyneth stava perdendo ancora di più le forze, non poteva permetterlo!
 
– Gwyneth resisti ti prego … aspetta che Cillian sia qui … guarirai amore mio … guarirai, non mi importerà se ti porterà via da me … tu devi vivere …
- Il mare … il mare … è come i suoi occhi …
 
Era vero … pensandoci Artorius realizzò che Cillian aveva i gli occhi di quel colore. Capì … finalmente capì perché Gwyneth dalla partenza di Cillian era andata tutti i giorni sulla terrazza del mastio, era la prima cosa che faceva la mattina, appena alzata. Tutti i giorni Gwyneth aveva avuto bisogno di ritrovare l’uomo che veramente amava nel colore delle onde marine. Non era solo stima e affetto ciò che la Regina aveva provato per il Primo Cavaliere … era un sentimento profondo, maturo e indelebile. Nonostante questa improvvisa consapevolezza, Artorius non sentì gelosia, sentì solo un grande dolore, un dolore altruistico per due persone che lui amava e che non avevano potuto realizzare il sentimento potente che univa le loro anime.
 
– Hai ragione amore mio, Cillian ha gli occhi di questo colore … lo riabbraccerai presto …
- Grazie Caro … sei veramente il Re che io e Cillian volevamo per i tre popoli di Avalon … abbiamo visto giusto …
 
Cosa ancora non sapeva Artorius? Se lo chiese con quell’ultima frase di sua moglie. Avrebbe voluto domandarle cosa intendesse ma, lentamente, la mano di Gwyneth scivolò dal suo petto, sentì che doveva stringerla di più a sé, non poteva lasciarla andare via … non poteva … non così … non ora … doveva aspettare Cillian … doveva andare via con colui che amava … la voleva vedere vivere … in salute e felice … anche se con un altro che non era lui. La tenne stretta al petto, mentre il suo cuore correva furiosamente e le lacrime gli scendevano incontrollate lungo le guance. Posò un bacio sulla sua fronte, mentre disperatamente la cullava tra le braccia per l’ultima volta.
Guardò ancora verso il mare … la nave era più vicina di prima, con gli occhi pieni di pianto riconobbe le vele …  era veramente Cillian che stava arrivando …
 
Storybrook novembre 1726
 
Angus era dietro il bancone della taverna, lucidava i boccali per la birra, ma era talmente preso dai suoi pensieri che nemmeno li stava vedendo veramente quei recipienti in peltro! Che diavolo di giorno era quello? Già! Mercoledì 2 novembre 1726. Il giorno dei morti per la precisione!
Era cattolico e quella commemorazione prevedeva per lui e la sua famiglia la partecipazione alla messa che suo fratello, Padre Charles O’Danag, avrebbe celebrato quella sera verso le 18.00 alla chiesa di San Patrizio.
 
Era proprio il “giorno dei morti” si!
 
 Anche lui era morto quella mattina … era morto il suo onore! Ripercorse mentalmente cosa era accaduto e provò nuovamente un senso di disgusto per se stesso. La sua Mary ancora non era tornata … come l’avrebbe potuta guardare negli occhi?
 
Quella mattina presto era passato Eddy, aveva salutato la sua promessa sposa e si erano dati appuntamento per le 10.00 alla casetta che aveva acquistato per la loro vita coniugale. Anny con sua madre Mary, Agnes e Angel sarebbero usciti per far compere all’emporio gestito da Matteus.
 Nonostante il funerale di Jason fosse stato celebrato quel lunedì, Matteus e sua moglie Domitilla, nella loro profonda dignità, non avevano voluto chiudersi nel loro lutto. Erano fiduciosi nella giustizia e quella mattina avrebbero riaperto insieme l’emporio. Domitilla sarebbe stata d’aiuto al marito, non volevano restare soli, se erano insieme si sentivano forti per affrontare il dramma che li aveva colpiti. Il buon Matteus ne aveva parlato con il suo amico Angus la sera stessa del funerale, quando gli aveva portato la lettera di scuse, mai spedita, di suo figlio Jason. L’Irlandese aveva ammirato la forza d’animo di quell’uomo, piccolo di statura ma grande nella dignità e nel coraggio e ancor di più aveva apprezzato la lettera che Jason gli aveva scritto prima di essere ucciso da Rumbl Mc Cassidy. Quella lettera riabilitava ai loro occhi il giovane. L’aveva letta e poi l’aveva passata a sua figlia e al suo futuro genero: Anny si era commossa e anche Eddy era rimasto molto turbato. Lo aveva visto stringere i denti e i pugni, aveva capito cosa gli era passato per la mente, aveva perdonato Jason, ma non aveva nulla da perdonare a Rumbl, sapeva della storia di sua sorella Milah, gliel’aveva raccontata proprio Eddy qualche giorno prima, in vena di confidenze e nell’intento di farsi conoscere meglio dal padre della sua fidanzata.
 
Quel mercoledì mattina, dopo che Eddy era uscito dalla taverna, era scesa con una certa fretta Mademoiselle Marie Claire, Angus non sapeva dove fosse diretta, ma era rimasto incantato a guardare la sua snella ed elegante figura che prendeva la via dell’uscio. Si era guadagnato un’occhiataccia di Mary, la quale stava indossando il suo cappellino con un ornamento floreale e il suo scialle di lana, per uscire con i figli.
Mary aveva parecchie compere da fare, lo aveva detto prima anche ad Eddy. Sarebbe tornata dopo pranzo, avrebbero mangiato qualcosa nella casa nuova, avevano da sistemare molte cose per arredare la stanza matrimoniale e la cucina …
Angus si era arreso all’idea di dover cucinare per se e per la loro ospite, clienti non ne avrebbero avuti per pranzo, se non qualche beone.
Mademoiselle Marie Claire era tornata relativamente presto e Angus aveva notato il suo broncio. Qualcosa non era andato come lei desiderava evidentemente. Forse era andata ad informarsi per qualche altro lavoro e non aveva trovato niente meglio della possibilità di far l’aiuto cuoca alla Rocca. L’oste aveva provato ad indagare.
 
 – Mademoiselle … siete sicura di essere contenta del lavoro che vi ho proposto alla Rocca? Ieri Betty mi ha confermato che ha ancora più bisogno di aiuto ora e che ne avrebbe parlato alla Principessa. Questo venerdì andrò come al solito a portarle il pesce fresco … potreste venire con me …
 
La “Francese” aveva riacquistato il sorriso a sentire che il venerdì seguente sarebbe potuta andare con lui alla Rocca. Angus pensò di aver visto giusto sul motivo del precedente broncio della donna.
 
– Caro Angùs … non so come ringraziarvi … spero che qualcuno parli il francese alla Rocca … non vorrei trovarmi in difficoltà con il menù …
- Mademoiselle, non avete da temere, Lady Emma parla il francese e se non ci fosse lei … al palazzo c’è anche Lady Belle …
- Lady Belle?
– Si, è una nobildonna vostra compatriota …
- Come mai è qui? È una parente della Principessa?
– Non so di preciso, ma Lady Belle pare che sia fidanzata con il Colonnello August, il fratello della Principessa …
- Anche lui vive nella Rocca?
– Ovviamente … lui è anche il capo della Sicurezza Nazionale …
- Ci sono molti soldati per cui cucinare alla Rocca?
– No non sono molti al palazzo, sono soprattutto stanziati alla Caserma, più vicini al porto che alla Rocca …
- Sono veramente felice e vi sono grata Angùs, ora vado in camera pour ma toilette.
 
 
L’ aveva seguita con lo sguardo, era una donna avvenente … indubbiamente!
 
Un quarto d’ora dopo un grido di terrore si sentì provenire dalla stanza dell’ospite.
Angus era corso alla porta della “Francese”.
 
– Mademoiselle, state bene? Cosa succede?
– Angùs! Angùs aiutatemi vi prego sono in pericolo …
 
Diede un colpo alla porta con la spalla e quasi cadde all’interno della stanza. La donna era su una sedia avvolta solo da un lenzuolo che le lasciava le spalle scoperte, lo teneva su con le braccia drappeggiandoselo  sul seno.
Si era guardato intorno per distogliere lo sguardo da quella visione conturbante e capire dove era il pericolo.
 
– Là, Angùs … là, sotto il letto … un topo … un brutto topo!
– Un topo?!
 
Angus si era voltato nuovamente verso di lei che, per indicare con il dito verso il letto, si era fatta cadere il lenzuolo, lasciando che questo scivolasse per metà lungo le sue gambe. Egli aveva deglutito nel percorrere con lo sguardo quello stupendo corpo dalla pelle d’ebano. Si era reso conto della reazione che il suo inguine stava avendo e fu contento di indossare il suo grembiule unto.
 
– Mi dispiace Mademoiselle … è raro che un topo venga qui sopra … abbiamo delle trappole in dispensa … è lì che preferiscono andare … è meglio che scenda a prenderne una … vedrete che lo acciufferemo …
- Vi prego Angùs … sono così spaventata … non oso scendere da qui … vorrei sdraiarmi un po’ sul letto … mi fareste la cortesia di prendermi in braccio?
 
Non si aspettava quella richiesta, era così … nuda! Angus era imbarazzato e molto eccitato, l’idea di toccarla lo stava stuzzicando anche troppo. Le fece quella cortesia e in un attimo il lenzuolo cadde del tutto e se la trovò rannicchiata tra le braccia. La depose sul letto, non avrebbe voluto guardarla ma l’istinto era più forte di lui, la trovava incredibilmente sensuale. Si distanziò comunque per andar via, ma lei lo afferrò per un braccio, riavvicinandolo e facendogli perdere l’equilibrio. Angus cadde sul letto e lei in un attimo gli fu addosso. Iniziò ad accarezzargli il volto.
 
– Siete un uomo così coraggioso Angùs e … così forte … virile …
 
Le mani di Marie Claire iniziarono a viaggiare su di lui, fino ad arrivare al suo inguine.
 
– Monsiur! Vi devo la mia gratitudine … mi avete salvato da quel terribile topo …
 
Con velocità e maestria, senza dare ad Angus il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, gli aveva tolto il grembiule unto, aveva poi insinuato una mano tra i bottoni della sua camicia, aprendola e con l’altra mano aveva aperto la patta dei suoi pantaloni liberandolo.
 
 
Pensandoci, ancora Angus sentiva la forte emozione provata. In pochi secondi gli aveva fatto perdere completamente la ragione! Aveva iniziato lei, ma poi il suo istinto maschile si era risvegliato, aveva preso il sopravvento, rovesciandola sul letto, posizionandosi tra le sue gambe ospitali, prendendola e possedendola con un desiderio sessuale che ricordava di aver avuto solo con sua moglie quando erano giovani e si amavano per le prime volte nel fienile della zia, in Irlanda.
La “Mademoiselle” lo aveva fatto ridiventare come un ventenne!
 Non era finita velocemente la cosa, per lui lo sarebbe stato, ma lei ci sapeva fare ed era riuscita a rianimarlo ancora, unendo ai gesti anche parole sensuali. Si erano ritrovati in fine su quel letto, abbracciati nella quiete del “dopo”, lei gli aveva fatto altre domande sulla quantità dei soldati nella Rocca, sulla Principessa, le sue abitudini, le attività del castello. Egli aveva risposto ad ogni sua domanda e stava realizzando solo ora che era arrivato a parlare della Principessa come il capo di una rete patriottica, non aveva detto altro, ma adesso, vergognandosi di se stesso, per il tradimento a sua moglie, si stava rendendo conto di aver tradito la segretezza dell’azione patriottica di Emma. Non avrebbe dovuto parlare, ma tutto sommato se quella donna entrava a lavorare a palazzo, avrebbe poi mantenuto il segreto se voleva entrare a far parte della “rete di fiducia” della Principessa! Cercò di autogiustificarsi in questo modo riguardo ad Emma, ma per quanto riguardava sua moglie … si sentiva un verme.
 
Mary entrò in quel momento, seguita dai suoi figli. Era contenta e parlò a suo marito a raffica, riguardo alle tendine che avevano comprato e applicato alle finestre della casetta dei “ragazzi”, del pizzo spagnolo per il vestito da sposa che stava cucendo ad Anny, dello sconto fatto da Matteus, dell’aiuto di Lady Barbra che aveva voluto regalargli il velo per la sposa e una miriade di altre cose che Angus non riuscì neppure a sentire perché, preso dal rimorso, voleva solo abbracciare sua moglie, stringerla a sé, chiederle perdono. Le si avvicinò velocemente, l’abbracciò sorprendendola.
 
– Angus?!
 
Lei sorrise e mentre suo marito la sollevava dal pavimento e la faceva ruotare con sé  nella sala della taverna, la baciò come non faceva da tanto.
 
– Angus O’Danag! Mi fai girare la testa! Mettimi giù immediatamente!
 
Lo aveva detto ridendo divertita.
 
– Sei tu che mi fai girare la testa Mary … ti amo e so che sei l’unica donna per me che merita di essere amata …
- Angus … lo so che mi ami … ti amo anche io … ma ho il sospetto che tu abbia combinato qualche pasticcio in mia assenza! Che cosa hai rotto questa volta?
 
Mary ancora sorrideva, bonaria. Non sospettava l’amara verità che stava lacerando la coscienza di suo marito. Voleva dirle la verità, quale pazzia aveva combinato, ma come poteva dirle che ciò che aveva rotto era la prima promessa matrimoniale? Amare, rispettare ed essere fedele …
Non avrebbe parlato … non avrebbe detto nulla per il momento! Marie Claire doveva andar via da quella casa, poi … poi le avrebbe detto tutto! Due giorni e si sarebbe liberato della presenza di quella donna, venerdì l’avrebbe portata alla Rocca e lì avrebbe iniziato il suo lavoro di aiuto cuoca.
 
Nella sua camera Tamara stava gongolando. Era tornata alla locanda infastidita per non essere riuscita a far breccia con il “bell’Eduard”, ma Angus si era rivelato un prezioso informatore. Certo, aveva dovuto ricorrere alle sue arti seduttive. Quell’uomo era incantato da lei fin dal primo momento che l’aveva vista … non c’era voluto molto! Sicuramente da giovane era stato un bel ragazzo, virile e prestante. Nonostante lo sfiorire della bellezza giovanile non aveva perso il suo vigore, sua moglie poteva definirsi fortunata … a parte le debolezza nella sua fedeltà!
Rise tra sé. Non le importava un fico secco di Angus e sua moglie, l’importante era aver avuto quelle informazioni. Aveva la sicurezza che Belle fosse alla Rocca e di conseguenza anche il “bambino di Milah”, Rumbl però non avrebbe presa bene la storia del fidanzamento con August!
 Rise ancora, ci prendeva un gusto a vedere Rumbl avvilito! Era sempre così sicuro di sé, non vedeva l’ora di vedere la sua faccia! Una delle cose che lo avrebbe consolato era la notizia che, tra le varie aveva ottenuto da Angus, il venerdì Frate Benedictus visitava e curava i poveri mendicanti. Mentre lei sarebbe riuscita ad entrare grazie ad Angus, che andava a portare il pesce fresco e a presentare lei alla cuoca Betty, Rumbl sarebbe entrato grazie al suo travestimento da “povero vecchio storpio”.
Doveva fare in modo di non farsi vedere subito da Emma, Belle o August … l’avrebbero riconosciuta!
Iniziò a fantasticare sui modi per poter uccidere Emma. Veleno nel cibo? Poteva essere una buona idea, ma lei voleva vederla mentre soffriva prima di morire, forse trafiggerla con un pugnale sarebbe stato meglio? Doveva studiare un piano … aveva ancora due giorni di tempo! Intanto quel pomeriggio avrebbe partecipato alla commemorazione per i defunti e uscendo dalla chiesa di San Patrizio avrebbe dato un appuntamento allo storpio davanti alla porta, avrebbe avuto modo di riferirgli quelle succose notizie!
***
 
Emma passeggiava per il giardino con un cesto per i fiori al braccio. Il suo lungo abito sfiorava l’erba. Il giardino sembrava più bello del solito quella mattina e improvvisamente notò un punto che fu per lei una vera sorpresa. In un angolo  qualcuno aveva realizzato un’altalena,  alle cui corde erano arrampicate piante di campanule violacee. Da quanto era stata realizzata? Possibile che non se ne era accorta? Suo fratello aveva voluto fare un regalo a lei e a Belle? Mentre osservava quell’ameno angolo, sentì una sensuale, roca, voce maschile che la chiamava. Un brivido le corse lungo la schiena per l’eccitazione e il cuore iniziò a pulsare velocemente per la gioia.
 
– Killian! Killian sei tornato amore mio!
– Emma!
 
Lasciò cadere in terra il cesto con i fiori raccolti e corse verso di lui, mentre Killian faceva lo stesso.
Si abbracciarono e iniziarono a baciarsi reciprocamente tutto il viso, cadendo sul prato, ridendo e quasi rotolando. Si ritrovò con la schiena sul prato e Killian che con il suo sorriso smagliante la sovrastava, mentre i suoi occhi di lapislazzulo brillavano per la gioia di rivederla.
 
– Amore mio sei tornato …
- Lo sai da sempre che tornerò da te ogni volta mio Cigno … lo abbiamo promesso … oltre la vita e oltre le morte …
 
Gli accarezzò il viso, sentendo il morbido della sua barba e mentre lo guardava i capelli di Killian iniziarono improvvisamente ad allungarsi, fino ad arrivargli selvaggi lungo il collo, mentre il vento gli scompigliava il ciuffo che ricadeva sulla fronte.
 
Cosa stava succedendo? Lui si alzò, la prese per una mano e la rimise in piedi. Anche il pastrano in pelle di Killian stava sparendo per lasciare il posto ad un’armatura argentea e ad un mantello azzurro come i suoi occhi.
 
– Killian cosa succede?!
 
Lui portò la mano di lei alle labbra e ne baciò il dorso. Emma seguì quel sensuale gesto e i suoi occhi si posarono sul petto di Killian. All’altezza del cuore vide un bassorilievo che ornava l’armatura. Fu sicura di averlo già visto … ma dove?
 
– Cosa …
- Amore mio sono tornato da te per avvisarti … il pericolo è più vicino di quello che pensi … prepara Excalibur, inizia ad affilare la spada che abbiamo creato … presto la mano di colui che ha il cuore puro, il coraggio e l’onore, dovrà usarla contro il male! Non avere timore, ricordati chi sei mia Principessa Sassone, devi difendere il nostro “fiore” e il nostro futuro … anche se io non dovessi essere con te … Ricordati che io tornerò sempre da te Gwyneth … ti amo …
 
“Gwyneth?!”
 
Killian iniziò ad allontanarsi camminando all’indietro, fino a sparire davanti ai suoi occhi ….
 
 
Emma si svegliò da quello strano sogno. Gioia e angoscia si mescolavano nel suo animo.  Che ore erano? Che giorno era?
Era mercoledì 2 novembre 1726, era nel suo letto. Il sole era sorto … trapelava dalle tende … erano probabilmente le sette di mattina!
 
Quel sogno le aveva dato la gioia di  sentirsi ancora avvolta dalle braccia dell’uomo che amava, poi era cambiato, diventando il Killian che aveva iniziato a sognare da dopo che gli aveva mostrato per la prima volta Excalibur e l’avevano toccata insieme.
 
Doveva parlare a Frate benedictus di quel sogno. Lui aveva sempre delle risposte!
 
Si alzò in fretta, si lavò il viso con l’acqua gelida della brocca posta all’angolo della sua stanza, dopo averla versata nel bacile smaltato. Voleva riacquistare lucidità con quell’acqua. Si vestì e andò a cercare il buon Frate.
 
Lo trovò vicino alla gabbia dei piccioni. La sentì arrivare e senza voltarsi le disse:
 
- Ancora non sei stata sul terrazzo a guardare il mare figliola! Un sogno deve averti molto turbata questa mattina!
– Perspicace come sempre Fra Benny!
 
Il Frate si voltò sorridendo verso di lei.
 
– Se fossi andata ti saresti resa conto che il vento spira verso l’Europa. Killian non ha il vento a favore …
- Questo significa che tarderà ad arrivare …
- Abbi fiducia figliola! Il vento è favorevole per il volo del tuo piccione … ci sono buone possibilità che il vento lo aiuti a giungere dal tuo Killian!
– Lo spero tanto … ma ho fatto uno strano sogno …
- Raccontami …
 
Emma iniziò a raccontargli i vari momenti del sogno.
 
- … poi improvvisamente ha subito una sorta di trasformazione … era sempre lui … ma con i capelli più lunghi e un’armatura come un antico romano … sul petto aveva un cigno che teneva tra gli artigli una specie di bastone uncinato … è stato inquietante … e non è la prima volta che lo sogno così … mi capita da quando gli ho mostrato Excalibur …
 
Il Frate, seduto con lei su una delle panche di marmo del giardino, guardava davanti a sé come assorto, poi, improvvisamente, si alzò … si voltò verso di lei e fissando nel vuoto le disse:
 
- Fai quello che Sir Lancillotto ti ha detto Gwyneth … inizia ad affilare Excalibur …
 
Detto questo, lasciandola esterrefatta, con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, Frate Benny si ritirò nella piccola cappella a pregare.
 
Anche lui l’aveva chiamata Gwyneth … e come diamine faceva a sapere cosa Killian le aveva detto? Non l’aveva raccontata ancora quella parte del sogno! In più aveva chiamato Killian Sir Lancillotto?! Aveva sentito bene?
 
 Nella leggenda tramandata nella sua famiglia e in quella di Killian, estremamente simili, rispetto alle altre numerose versioni, si erano raccontata l’origine dei loro antenati, lei era una Pendràgon, discendente da Re Artù e Killian le aveva raccontato che aveva saputo da suo padre che il loro capostipite era stato il Primo cavaliere di Artù, Sir Cillian Flinth, soprannominato Lancillotto.
 
Si tranquillizzò, pensando che quei racconti le avessero suscitato quel sogno, associandolo all’immagine dell’uomo che amava. Quello che non riusciva a spiegarsi era come avesse fatto Benedictus a sapere cosa egli le avesse detto nel sogno! Non era la prima volta che l’anziano frate le faceva sorprese di quel genere e tutte le volte la lasciava spiazzata.
 
Sentì il bisogno di salire sul terrazzo, era vero ancora non era andata a vedere il mare quella mattina!
 
– Killian guarda in cielo … il  nostro amico pennuto sta arrivando da te …
 
A chilometri di distanza il Capitano Killian Jones si stava dirigendo nuovamente verso il ponte di prua. Qualcosa dentro di sé gli diede una strana sensazione ed ebbe il bisogno di guardare in alto.  Vide qualcosa che volava, qualcosa di non molto grande, non era un gabbiano.
 
Il volatile sembrò perdere quota e iniziò a smettere di volare, precipitando verso il ponte di prua, nel punto dove in quel momento si trovava Spugna. 
 
– Spugna! Guarda in alto! Afferra quel piccione, non farlo schiantare sul tavolato!
 
Spugna stupito si avvide del volatile che stava precipitando verso di lui. Si tolse il cappuccio di lana e spostandosi un passo in dietro riuscì a farlo cadere nel suo berretto, evitando di farlo schiantare al suolo.
Killian corse verso il Nostromo.
 
– Fammi vedere Spugna!
 
Il volatile era esausto per il viaggio. Come era riuscito ad arrivare così distante dalla costa? Probabilmente il vento che soffiava verso di loro lo aveva sostenuto, ma era trafelato adesso!
 
– Dallo a me Spugna, prendigli dell’acqua e delle briciole di pane!
 
Spugna corse ad eseguire gli ordini, mentre Jefferson si accostava a sua volta al Capitano.
 
– Ma quello non è il piccione che ti ha infettato la mano Killy?
–Già … è proprio lui … il “mio” piccolo “Barbra” dalla testa nera …
- Ha un messaggio con sé fratello … aspetta che lo sciolgo …
 
Jefferson sciolse il laccio che teneva il messaggio e passò il piccolo rotolino di carta a Killian …
 
 
Sul terrazzo Emma si accorse che una brezza di vento stava cambiando direzione e ora la investiva facendole svolazzare i lunghi capelli dorati indietro. Pregò che Dio soffiasse con le sue stesse labbra nelle vele della “Stella del mattino”
 
“Ti prego Signore … fa che possa essermi presto vicino, fallo volare da me …”
 
***
Una forte folata di vento gonfiò da poppa le rande. Si sentì come un improvviso schiocco delle cime che si tesero. Killian era con un ginocchio a terra, aveva depositato il piccione sul tavolato, si stava riprendendo e gli aveva accarezzato la testolina nera. Si rialzò guardando le vele che si stavano gonfiando nel modo che aveva sperato pochi minuti prima.
 
 “Lo sento che stai pregando per me Emma e io sto navigando per tornare a casa, per esserti vicino, per essere finalmente liberi … volerò con la mia nave portato da questa brezza, come il piccione che mi hai mandato ha attraversato il cielo … mi hai scritto che la mia famiglia ha bisogno di me … nulla mi fermerà adesso … attraverserò anche la tempesta per tornare e ritrovarti … lo abbiamo promesso staremo insieme e ci ritroveremo anche oltre i confini della vita e della morte … aspettami Swan!”
***
 
L’odore della salsedine giunse alle narici di Emma con la brezza fresca, gli ricordava l’odore di Killian.
 
“Lo sai Killian che ti aspetterò sempre …”
 
 
 
Angolo dell’autrice
Finalmente rieccomi. Si amici ho saltato un paio di domeniche! Settimane pessime e luttuose, saranno stati i tre funerali avuti in pochi giorni ad ispirare il capitolo? Temo che in effetti abbiano avuto una buona parte!
Gwyneth … Il dolore di Artorius è grande. Un marito che perde lentamente la donna che ama, sentendosi impotente per la sua malattia. Questo è stato il tema principale questa volta. Triste lo so … perdonatemi. La trama doveva essere così nella mia mente fin dall’inizio, a prescindere dagli accadimenti personali degli ultimi giorni. Però …. Non disperate. Il vero amore non muore mai … sopravvive oltre la vita e oltre la morte … Un filo del destino lega i nostri protagonisti, nel passato, nel presente e nel  … futuro … Vedrete!
Intanto appena postato io vado a vedere la puntata di OUAT, dovrebbe essere interessante!
Fatemi sapere cosa la lettura vi ha suscitato, vanno bene anche gli insulti … non siate troppo cattivi però. Un grazie a chi ha inserito la storia nelle varie categorie, ai numerosi lettori, a chi recensisce e a chi ha iniziato a sbirciare tra un capitolo e l’altro. Dovrebbero mancare al massimo altri due capitoli per concludere questa avventura, spero di farvi un regalo per Natale e consolare un po’ chi starà sentendo la mancanza di OUAT.
Un affettuoso saluto a tutti.
Lara




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