A Giovanna, e alla magia che
ci ha fatto incontrare.
PROIBITO
Non era vero
che lei fosse attratta solo da quelli brutti, come dicevano le sue
compagne di scuola (Tina no. Tina non capiva il criterio con cui le
piacevano gli uomini e quindi pensava che le piacessero un
po’tutti), era solo che quando puoi vederle veramente, le
persone, allora l’aspetto fisico diventa un dettaglio
abbastanza trascurabile. Lei sapeva, aveva sempre saputo, quello che le
persone dicono e quello che vogliono tacere, e concentrarsi su questo
fiume in piena di informazioni la rendeva distratta; soprattutto era
difficile capire cosa la gente avesse detto e cosa avesse solo pensato,
e questo, come le ripeteva sempre Tina, la rendeva inopportuna.
Inopportuna ma deliziosa, o almeno questo era il parere di gran parte
delle altre persone, e a Queenie piaceva, era una cosa carina da
sentirsi dire. No, da sentirsi pensare.
Queenie era
abituata a tutti questi pensieri e allora sapeva che non esiste
rigidità al mondo, non c’è bianco o
nero, cattivo o buono (a parte la cioccolata, quella è buona
a prescindere), che anche gli eroi hanno bisogno di mangiare e i
malvagi possono incantarsi davanti a un tramonto, ma la maggior parte
delle persone è un vortice colorato, una ricetta diversa o,
nel caso in questione, un cocktail proibito. Solo che, insomma, anche proibito era una parola troppo
rigida, che sfuggiva dappertutto tra uno speakeasy e un nuovo pezzo
jazz, e no-maj era solo un’altra parola, che non aveva valore
se non come caratteristica, perché la magia lui
l’aveva. Jacob sì. Magari non proprio come
l’avrebbe intesa la presidente Picquery (o Tina, ma
gliel’avrebbe spiegato, a Tina), però
c’era e Queenie l’aveva sentita sulla punta delle
dita, l’aveva vista quando aveva inclinato il viso per
guardarlo negli occhi (oh, era più basso di lei, non se ne
era sul serio resa conto fino a quel momento) e quindi non
c’era molto da pensare, andava bene così. Lui
l’aveva guardata pieno di meraviglia vedendola fare uno
strudel, e lei forse l’avrebbe guardato allo stesso modo
quando gli avrebbe visto fare i suoi pasticcini, chissà se
avrebbe messo le mani dentro la farina e le uova e la cioccolata, e se
dopo anche le sue mani avrebbero profumato di cioccolata.
Proibito era solo una parola e
invece lui dietro la vetrina era reale ed era felice, Queenie lo
sapeva, e comunque non è proibito comprare dei pasticcini
deliziosi a forma di strani animali, quelli che Jacob aveva visto
dentro una valigia e che erano rimasti da qualche parte dentro di lui,
come da qualche parte doveva essere rimasta incastrata lei,
perché l’oblivion copre e non cancella
e Queenie questo lo sa da sempre. Basta avere pazienza e cercare, la
mente è come una casa, nasconde ma custodisce.
Alla fine
Queenie si decide ed entra nella pasticceria e lui la guarda e la trova
stupenda, e a lei viene in mente che Jacob aveva pensato a un
cioccolatino con un cuore di liquore, un giorno, se non fosse stato
più proibito, e che baciarlo sotto la pioggia era stato un
po’così, come mangiare un cioccolatino al liquore,
e avrebbe dovuto rifarlo, se non fosse stato più proibito.
Gli sorride e
lui la fissa e la casa che è la sua mente non è
poi tanto brava a nascondere, la magia è ovunque e Queenie
è sicura, non viene da lei. O forse sì, anche, ma
non quella a cui è abituata. Avrebbe decisamente dovuto
rifarlo.
Quando non fosse stato
più proibito.
Note: scritta per il compleanno di vannagio,
ma anche perché Queenie e Jacob sono una mia nuova OTP e lei
è deliziosa e lui è pasticcere ed è
impossibile non amarli. Non so che roba sia venuta (e mi scuso per il
titolo da harmony becero) però dai, Queenie dice che basta
il pensiero, e se lo dice lei…
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