Insanity
Mi mordo il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, poi
sorrido trionfante.
Le mie mani sono imbrattate da un liquido denso e caldo, il
suo odore mi dà alla testa. Ma non perdo la presa: spingo
l'arco ancora più in
profondità, voglio sentire la carne che si lacera, ci provo
gusto. Ansimo,
mentre due gemme ormai prive di luce puntano il mio viso nella penombra.
Ora lui non c'è più, lui che mi ha perseguitato e
ossessionato.
Amava il suo dannato violino e la sua maledetta musica,
quindi sarebbe contento di sapere che è stato ucciso insieme
a essi.
Accanto a me sangue e legno si mescolano, si fondono in
un'unica macabra pozza. Qualche scheggia trafigge i miei polpastrelli,
ma non
ci bado.
Allungo le mani sul corpo esanime e tasto con accuratezza la
gola: uno, due, tre, quattro. Quattro incisioni perfette e affilate,
come le
corde dello strumento ormai distrutto.
Più una, lasciata con maggior vigore, che corrisponde
all'arco.
Nessuna pulsazione, solo tiepida resa.
Un altro sorriso mi increspa le labbra e ben presto si
tramuta in una risata amara, sporca, secca.
Rido con il cuore che sfonda le tempie e la follia a
illuminarmi gli occhi.
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