Sacred
"Questo
giorno non appartiene a un
uomo solo, ma a tutti.”
No one lives forever
All
that really matters
Find
the one
This
world is sacred
(I’m
coming home)
War
it’s now or never
We
shall stand together
One
by one
This
world is sacred
I’m
coming home
[Blind Guardian – Sacred]
La città si estendeva per chilometri.
Nika riusciva a vedere solo a fatica il mare.
Kaineng era una giungla di edifici, di costruzioni
pericolanti e strade di legno e pietre.
Quando camminavi per quei vicoli non sapevi mai cosa avresti
potuto incontrare dietro l’angolo, un contadino in fuga, un
pirata Am Fah in
agguato o magari peggio, un appestato.
Se abitavi in un luogo come quello avevi due sole
possibilità per sopravvivere: imparare a difenderti, a
uccidere o imparare a
nasconderti.
E Nika aveva ben presto capito che quella della fuga era
un’arte.
Sua madre le aveva insegnato a camminare nell’ombra, a
diventare invisibile, a colpire alle spalle senza farsi notare,
l’aveva
addestrata lei stessa con l’aiuto dei migliori. Questo e le
abilità acquisite
nel corso degli anni l’avevano portata a diventare una delle
più brave
assassine di tutta Cantha, forse la più brava in assoluto.
Per quanto ne sapesse lei tutte le donne della sua
famiglia erano state assassine, l’eccellenza del continente.
Imbattibili.
Avrebbe potuto competere con i Dervisci di Elona e con i Negromanti
di Tyra senza problemi.
Avrebbe potuto uccidere l’imperatore stesso senza che
nessuno se ne accorgesse, ma la cosa non era nel suo interesse.
Doveva ammetterlo, la caccia a Shiro era stato un
qualcosa di eccitante.
Non capitava tutti i giorni di avere la possibilità di
combattere contro un fantasma del passato, il fantasma più
temuto e odiato da
tutta Cantha.
All’epoca dei fatti lei non era ancora nata, ma quegli
eventi le erano stati narrati a lungo, aveva letto quella storia sui
libri e
sua madre gliela raccontava sempre come se fosse parte della storia
della sua
famiglia e in di fatto era così.
Quando la sua antenata Vizu aveva pugnalato Shiro, il suo
grido di morte si era propagato per tutta Cantha.
Il mare su cui navigavano le imbarcazioni dei Luxon si
era trasformato in giada imprigionando animali, barche e qualsiasi
altra cosa;
le verdeggianti foreste Kurzick si erano pietrificate completamente.
Da quel giorno era cambiata ogni cosa.
Il vento che avrebbe dovuto portare frescura e
cambiamento aveva portato solo morte e distruzione.
Con il suo ultimo alito di vita Shiro aveva maledetto il
mondo intero.
Ogni tanto Cynn e Devona si erano domandate cosa potesse
spingere un’omicida a partecipare a quella missione.
Quello che non capivano di Nika era che lei non era
un’omicida, uccidere era il suo lavoro, veniva pagata per
farlo e lo faceva
alla perfezione, non era niente di più che una commerciante,
commerciava vite
umane e forse qualcuno poteva considerarla una cosa non etica, ma era
un lavoro
come un altro, una professione come un’altra. Non capivano
quanto fosse legata
a quella città e quanto la amasse, e, per questo motivo, non
riuscivano a
fidarsi completamente di lei.
Devona era una guerriera e per lei non c’era aspirazione
più grande che morire con onore, combattendo per quello in
cui aveva sempre
creduto. Ovviamente per Nika la cosa era assurda, anche
perché, come le
ripeteva sempre sua madre, era meglio fuggire, rimanere vivi ed
elaborare una
strategia adatta per affrontare un nemico più potente, che
combattere e morire
come un’idiota.
Cynn d’altra parte era la ragazza più impulsiva
della
terra, fosse stato per lei si sarebbe buttata a capofitto in qualunque
scontro,
contro qualsiasi nemico, era completamente sprezzante del rischio che
correva.
Una volta quando Nika l’aveva fermata le aveva raccontato
la storia della morte dei suoi genitori e di come era rimasta
intrappolata
sotto le macerie della sua casa per giorni, salvo poi essere tirata
fuori da
dei Charr che volevano mangiarsela che lei aveva giustamente
incenerito. Alla
fine Nika aveva alzato le spalle e aveva replicato:
- Per quanto mi riguarda puoi suicidarti come e quando ti
pare, ma se questo significa mettere a repentaglio la vita
dell’intero gruppo
allora risolvo io la cosa e ti ammazzo subito –
Cynn, che non era abituata a sentirsi parlare in quel
modo, si era ammutolita e per qualche tempo si era calmata, anche se
aveva
continuato a lamentarsi ogni volta che dovevano aspettare.
Con il tempo il gruppo si era unito e in battaglia non
avevano alcun genere di problema.
Nika non amava molto né Cynn, né Devona, ma aveva
imparato a rispettarle e riconosceva le loro capacità in
combattimento. Con
Mhenlo non parlava molto, anzi tendeva ad evitarlo, non era
un’amante degli
uomini, soprattutto di una specie di pretucolo come lui.
Quelli con cui andava indubbiamente più d’accordo
erano
Aidan e Eve.
Aidan era simile a lei sotto molti aspetti, amava i suoi
boschi tanto quanto lei amava la sua città, era abituato a
colpire da lontano
senza farsi notare, come lei era abituata a non farmi mai vedere
durante una
missione, erano entrambi silenziosi e letali e a Nika la cosa piaceva.
Lui le
aveva mostrato l’esterno della città, le aveva
insegnato a riconoscere le
piante, gli arbusti, gli animali, le aveva insegnato cosa mangiare e
cosa
cacciare, dove nascondersi e come seguire le tracce senza lasciarne.
Eve invece le piaceva perché aveva il suo stesso odore.
Odorava di morte e sangue, Nika non aveva mai conosciuto
una negromante prima ed Eve era una scoperta continua. Entrambe si
sentivano
simili e spesso si durante il viaggio si erano trovate a parlare, si
erano
scoperte d’accordo su moltissime cose.
Erano diventati una specie di famiglia allargata, se mai
qualcuno di loro avesse dovuto avere bisogno di aiuto gli altri
sarebbero
sicuramente accorsi.
Ci sono delle cose che nella vita uniscono le persone,
portano a creare dei legami e combattere fianco a fianco, salvarsi la
vita a
vicenda e salvare l’intera Cantha avevano sicuramente unito
tutti loro.
Il combattimento finale era stato estenuante e più di una
volta Nika aveva temuto che Grenth reclamasse la sua vita, ma con un
po’ di
fortuna, qualche incantesimo di Mhenlo e una mezza dozzina di sigilli
della
resurrezione erano riusciti a cavarsela tutti quanti.
Shiro era forte, non pensava assolutamente che mai nella
sua vita avrebbe incontrato qualcuno di così potente,
all’inizio si era sentita
inerme, ma lo smarrimento iniziale era stato seguito dalla furia e
dalla sete
di sangue, voleva vendicare a tutti i costi la sua antenata.
E quando avevano vinto si era sentita orgogliosa di sé
stessa, fiera di quello che aveva fatto.
Era una sensazione profondamente diversa da quella che
provava di solito alla fine di una missione.
Vedeva i volti dei suoi compagni sporchi e coperti di
sangue, non sempre quello degli altri, che sorridevano tra la fatica e
il
dolore, e si era accorta di stare sorridendo anche lei.
E non c’era bisogno di dire niente.
Riuscivano a capirsi perfettamente anche senza parlarsi.
I loro occhi luccicavano di gioia e di orgoglio e
sembravano dirsi l’un l’altro:
“E’ merito tuo, senza di te non ci saremmo
riusciti. E’ merito vostro che
eravate con me. Non sono io ad avere salvato Cantha, sei stata tu, e
tu, e tu,
e tu. Siamo stati noi tutti insieme, noi e tutti quelli che hanno
creduto in
noi, nell’impresa quasi impossibile che ci accingevamo a
compiere.”
Il ritorno nel centro di Kaineng era stato un sogno, nessuno di loro si
sentiva
più le gambe, Aidan aveva una scheggia di legno nella coscia
che non era
riuscito a togliere, Cynn era piena di fango, aveva le unghie spezzate
e un
taglietto sulla tempia, ma non sembrava importarle. Sembravano un
branco di
profughi in cerca di asilo, invece erano degli eroi.
Il centro della città era in festa, le vie erano
affollate di persone che non chiedevano altro che poterli vedere, che
poterli
ringraziare, senza rendersi conto che era anche merito loro e della
fiducia che
avevano riposto in maestro Togo e nel gruppo che aveva faticosamente
assemblato.
I pezzi di quella comitiva sgangherata si erano
lentamente avvicinati, si erano trasformati, modellati, fusi, fino a
formare un
puzzle perfetto in cui tutti i pezzi combaciavano perfettamente.
Erano arrivati a mettere da parte le proprie paura e i
propri dubbi per imparare a fidarsi ciecamente gli uni degli altri.
Avevano
messo da parte l’orgoglio,
l’impulsività, la testardaggine e avevano fatto
lavoro di squadra.
Avevano salvato il mondo.
Quello che era venuto a crearsi tra i membri di quel
gruppo era qualcosa che Nika avrebbe portato sempre con sé,
finché avesse
vissuto.
Era un legame.
Un legame indissolubile che nessuno mai avrebbe potuto
spezzare.
E non aveva importanza dove si sarebbero trovati erano
legati e avrebbero sempre potuto contare gli uni sugli altri.
Quella sensazione di appartenenza, che all’inizio le
aveva fatto così paura, che l’aveva infastidita
così tanto, era ora diventata
propria del suo essere, non sarebbe mai più riuscita a farne
a meno.
Nika aveva sperimentato cosa si prova a fare parte di
qualcosa per la prima volta.
Era stata l’esperienza più significativa della sua
vita,
si era fidata di qualcuno, aveva lavorato con delle persone e le era
piaciuto.
Adesso sapeva che non sarebbe stata sempre costretta a
dormire con il pugnale sotto il cuscino in attesa di una trappola o di
un
agguato, c’erano persone che avrebbero vegliato su di lei,
qualcuno che avrebbe
anche potuto amarla.
La vittoria di Cantha su Shiro non rappresentò la fine
delle ombre sulla nazione, ma servì a portare la
tranquillità che da secoli era
venuta a mancare. L’intero stato rimase in festa per parecchi
giorni mentre
guerrieri arrivati da ogni dove mettevano fine all’incubo
degli appestati che
ancora sconvolgeva Kaineng e tutto il territorio.
Tuttavia quella che si era conclusa non era ancora l’era
delle tenebre, bensì solo l’era di Shiro.
La guerra sarebbe tornata ancora, nonostante ciò nessuno
la temeva più, ci sarebbe sempre stato qualcuno, degli eroi
venuti da lontano,
a combattere nel nome di tutti, per la libertà di tutti.
Così era scritto e così sarebbe accaduto in
futuro.
E quel gruppo che ora andava disperdendosi in paesi e
territori diversi un giorno, non molto lontano, si sarebbe riunito di
nuovo.
Ma Nika questo non poteva saperlo.
Note:
Questa fic partecipa all'Iniziativa Temporalmente Indetta dal sito dei
Criticoni.
Il prompt di partenza era:
"Questo giorno non
appartiene a un uomo solo, ma a
tutti." (Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re)
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