Rimpianti
Non metteva piede fuori da
quella stanza da due giorni, era rimasta in quel angolo per tutto il
tempo: la schiena
poggiata alla parete, le braccia a
stringere forte le
ginocchia e la fronte lasciata cadere su di esse. Immobile,
non un sussurro, non un singhiozzo, come una statua senza vita: non
aveva ne mangiato
ne dormito, aveva perso persino la cognizione del tempo. Le griglie,
ben
chiuse, sbarravano la finestra impedendo alla calda luce del sole
d'entrare in quella specie di sgabuzzino. Si sentiva un tuttuno con
quell'oscurità e, se avesse potuto, sarebbe rimasta così,
per sempre. Più volte avevano bussato ma nulla, nemmeno una
parola era uscita dalla sua bocca, non aveva neppure tentato di
sollevare la testa. Troppo grande il dolore, troppo presto per riuscire
a reagire.
Non sentiva più il formicolio nelle gambe, non
avvertiva nemmeno gli spasmi del suo corpo intorpidito, l'unica cosa
che in quei giorni non l'aveva abbandonata un solo istante era il
dolore al petto. Non era fisico, non c'era nessuna ferita da curare,
nessun taglio da rimarginare, niente che le sue abilità di ninja
medico potessero guarire. Quel dolore squarciava la sua anima, non il
suo corpo.
Fallita.
Inutile.
Colpevole.
Sola.
Distrutta.
Ecco come si sentiva. Non aveva permesso a nessuno di parlarle, era
fuggita da quella sala operatoria improvvisata travolgendo chiunque si
trovasse sulla sua strada, nemmeno la voce di Tsunade, sua maestra e
guida, era riuscita a fermarla, nemmeno la presa di Naruto era riuscita
a trattenerla. Si era chiusa in quella stanza sbarrandone l'ingresso,
sperando che quell'incubo finisse, credendo che se
avesse chiuso gli occhi per un po', una volta riaperti, si sarebbe
risvegliata accorgendosi che nulla era cambiato: avrebbe incrociato la
sua figura nel corridoio e,
dopo averlo chiamato, l'avrebbe ripreso per l'ennesima volta vedendolo
con quel dannato libro fra le mani.
Qualcuno bussò nuovamente. Riconobbe subito la voce del suo
compagno che la invitava ad uscire o,
quanto meno, a lasciarlo entrare. Sicuramente anche lui stava
soffrendo, in fondo lui era una figura molto importante per entrambi,
ma
in quel momento Sakura riusciva a sentire soltanto il suo dolore, le
parole di Naruto non la sfioravano nemmeno. Immobile, ormai
imprigionata nell'oscurità che non impregnava solamente
quell'ambiente, ma anche il suo cuore. Continuava a chiedersi
perchè, perchè la vita fosse così ingiusta,
così crudele, perchè proprio lui, uno dei più
forti shinobi di tutte le cinque grandi terre. Si sentiva sola,
terribilmente sola, nessuno poteva capirla e lo sapeva. Nessuno avrebbe
potuto aiutarla a scorgere la luce in fondo a quel dannato tunnel
perchè
la triste realtà era che non ne esisteva alcuna.
Non vi era nessuna luce ad attenderla.
Non c'era speranza.
Nessuno glielo poteva restituire.
Se ne era andato per sempre.
La consapevolezza di ciò l'aveva raggiunta immediatamente,
nonostante volesse continuare ad illudersi. Nel momento in cui si era
rannicchiata in quell'angolo, restando sola con i suoi pensieri, aveva
iniziato a realizzare quale fosse la verità: aveva fissato le
sue mani, ancora macchiate dal suo sangue, mentre le immagini di
ciò che era successo solo alcuni istanti prima si erano rincorse
nella sua mente in uno straziante circolo continuo. Rivedeva il suo
volto, le sue smorfie di dolore celate sotto il solito pezzo di stoffa
nero, le sembrava persino di poter sentire nuovamente il suo respiro
farsi sempre più debole, sino a diventare impercettibile e il
suo cuore fermarsi. Per un istante le era persino parso di sentire la
sua stessa voce gridare forte il suo nome ed imprecare.
Perchè?
Non esite un perchè. Non si
può trovare una
giustificazione alla morte, neppure quando si è dei ninja.
- Sakura - L'Hokage la stava nuovamente chiamando, ma lei non rispose -
Ti prego esci, stiamo aspettando te. Non credo tu voglia negarti
l'ultima possibilità di vederlo. -
Non se la sentiva di affrontare la verità, non ancora, ma era
sicura che si sarebbe pentita per il resto della vita se non fosse
uscita da quella stanza, se, per quanto fosse doloroso, non avesse
rivisto il suo volto ancora una volta. Cercò lentamente di
alzarsi, le gambe la reggevano a fatica, barcollò per poi
sorreggersi alla parete con la mano. Si mosse piano, raggiungendo
la porta per poi appoggiarvi per un istante la fronte. Le mancava,
già le
mancava da morire: non avrebbe più sentito la sua voce, non
avrebbe più rivisto quello sguardo.
Perchè
lui?
Perchè era inevitabile. Avrebbe
difeso il suo villaggio,
i suoi compagni, sino alla morte. Non avrebbe più commesso gli
stessi errori di un tempo.
Abbassò
svogliatamente la maniglia e per un
attimo restò abbagliata dalla luce che colpì
improvvisamente il suo viso. In silenzio camminò per il lungo
corridoio,
senza mai volgere lo sguardo verso la donna che la precedeva, i suoi
occhi restarono fissi sul pavimento come a voler analizzare ogni
singola macchia presente su di esso nonostante Tsunade continuasse a
parlarle. Lasciò semplicemente che quel dolce tentativo di
confortala cadesse completamente nel vuoto. Nulla riusciva a
distoglierla dai suoi pensieri, dal suo dolore. Arrestò i suoi
passi solo quando l'Hokage si fermò davanti a lei. Alzò
per la prima volta lo sguardo e capì di essere arrivata vedendo
le numerose persone presenti in quella sala. Non si
stupì: era un ninja rispettato da molti all'interno del
villaggio e non solo, lui era un eroe.
Nell'istante in cui i suoi occhi si posarono su quella dannata bara di
legno chiaro, sentì il suo cuore infrangersi. Non disse una
parola, rimase immobile con lo sguardo perso nella foto posta sopra il
piccolo altare commemorativo: quel volto sempre coperto, quell'occhio
sempre nascosto, ma soprattuto quei sentimenti continuamente sepolti
sotto strati e strati di dolore mai condiviso. Kakashi si era sempre
tenuto tutto dentro, nonostante fossero passati molti anni dalla
scomparsa di suo padre, di Obito, di Rin e del suo maestro, lui aveva
sempre continuato a sentirsi colpevole per la fine di ogniuno di loro.
Per tutti quegli anni il
suo cuore aveva smesso di battere,
aveva smesso di vivere, aveva
unicamente continuato ad esistere. Nemmeno lei era stata in grado di
entrare nel suo mondo, per quanto lo desiderasse, lui non gliene aveva
mai dato la possibilità. Era sempre stato lui a sostenerla, le
era stato vicino sin da quando era una ragazzina. Con la sua silenziosa
presenza
l'aveva confortata quando Sasuke aveva tradito la foglia e non le aveva
permesso di sentirsi sola quando Naruto era partito con Jiraya. Kakashi
aveva dato tutto se stesso persino per aiutarla a riportare a casa
l'Uchiha, li aveva sempre sostenuti e rincuorati nei momenti di
sconforto, ma quando era stata lei a tentare di avvicinarsi a lui, lo
shinobi si era improvvisamente allontanato.
Osservava quel volto e si sentiva morire. L'amava e non glielo aveva
mai detto. L'amava ed ora non poteva più dirglielo. Aveva
cercato di negarlo persino a se stessa, incredula davanti alle sue
stesse emozioni, di fronte a quel sentimento che cresceva
prepotentemente
giorno dopo giorno, sempre più difficile da nascondere, ormai
impossibile da ignorare. Lo aveva
sempre osservato tenendosi in disparte, gelosa di
Anko e del modo in cui si rivolgeva a lui, così spontaneo e a
volte fin
troppo amichevole, gelosa persino di quello stupido
libro. Ogni volta che si era persa osservandolo, si era sentita una
stupida, ogni volta si era che il suo sguardo si era posato su di lui
si era chiesta perchè dovesse innamorarsi sempre delle persone
sbagliate: lui era un uomo adulto, lei una ragazzina, lui era stato il
suo maestro, lei la
sua allieva. Non poteva essere vero, tutto quello era tremendamente
sbagliato.
Aveva ceduto al suo
cuore solo una volta, solo durante quella missione, in quella fredda e
umida grotta dove le loro labbra si erano sfiorate senza potersi
realmente
toccare, separate da quella maledetta maschera. Un errore, così
l' avevano definito entrabi: lei perchè non se l'era sentita di
rivelargli la verità, lui, invece, il perchè non
giel'aveva mai detto. Si allontanò, semplicemente, senza dirle
nulla e da quel giorno lo vide sempre meno.
Guardava quel volto, fissava quell'immagne come a volersera imprimere
nella mente, come se non bastasse averla nel profondo del cuore.
Rimase così
per diversi minuti, incurante degli sguardi che
Naruto e Tsunade le rivolgevano, incurante del fatto che molti
non capissero il
perchè di tanto interesse, di tanto dolore. E come potevano,
nessuno sapeva, non ne aveva parlato nemmeno con Ino. E come se non
bastasse erano
tutti impegnati a seppellire i propri cari, come potevano soffermarsi
su una ragazzina che aveva perso il suo maestro. Perchè per loro
Kakashi era semplicemente il suo sensei.
In fondo era quella la
vita di un ninja: un'esistenza effimera che può finire in un
battito di ciglia in cui non c'è nulla di strano nel morire
per difendere il proprio villaggio anzi, tutto ciò veniva visto
come un grande onore. Venivano preparati sin da piccoli
alla
morte, alle perdite, al dolore.
Ma Sakura non era preparata, non a
quella perdita, non a quel dolore, non senza aver avuto la
possibilità di sapere. Aveva sempre creduto che un giorno glielo
avrebbe confessato, ogni volta che si ritrovava sola in
camera sua a piangere si ripeteva che, crescendo, avrebbe trovato il
coraggio di rivelargli i suoi sentimenti, e invece...
Sfiorò con la mano quel ruvido legno e si sentì
nuovamente morire. Era colpa sua se lui era chiuso lì dentro: la
sua incapacità, la sua inadeguatezza aveva segnato la sua fine,
esattamente come per Sasuke, non aveva avuto la forza di trattenerlo,
l'aveva lasciato andare.
Kakashi si era spento fra le sue braccia, nonostante tutti la
considerassero l'erede del Quinto Hokage, l'unico ninja medico capace,
un giorno, di eguagliare e forse superare le abilità del Sannin,
non era riuscita a salvarlo, non era riuscita a curarlo, semplicemente
l'aveva lasciato morire.
Ritrasse la mano e si allontanò nel silenzio più
assoluto, al fianco di Naruto ascoltò il discorso commemorativo
di Tsunade, con lo sguardo nuovamente fisso a terra seguì la
salma dell'uomo mentre veniva condotta fuori dall'ampia sala.
Solo
quando venne calato in quella fossa, solo mentre la bara scompariva da
sotto i
suoi occhi e sprofondava nella terra, solo allora una piccola goccia
trasparente percorse il suo viso, abbandonò quelle
pozze smeraldine ormai prive di qualsiasi luce per raggiugere
lentamente le labbra, lasciandole bagnate dal suo amaro sapore, il
tipico gusto della
sofferenza.
Lentamente tutte le persone persone presenti lasciarono
cadere quell'ultimo fiore bianco, l'ultimo saluto ad un grande ninja,
ad
un
grande uomo.
Avrebbe voluto gridare, sentiva il suo cuore scoppiare,
come se il suo petto non fosse in grado di contenere tutto quel dolore,
ma non disse nulla. Restò immobile mentre gli altri si
allontanavano, restò sola davanti alla lapide appena
posizionata. "Hatake Kakashi" . Vedere quel nome inciso in quel freddo
marmo bianco le toglieva il respiro. Rimase immobile persino sotto la
pioggia che, lentamente, aveva iniziato a scendere.
Perchè?
Non esite un perchè. Non
si può trovare una
giustificazione alla morte, neppure quando si è dei ninja.
Perchè lui?
Perchè era inevitabile.
Avrebbe difeso il suo villaggio,
i suoi compagni, sino alla morte. Non avrebbe più commesso gli
stessi errori di un tempo. Era evidente a tutti, ma nonostante
quell'evidenza Sakura non
riusciva ad accettare quella perdita.
Un lampo illuminò il cielo per un istante e il fragore di un
fulmine risvegliò la giovane. Si accorse solo in quel momento
di essere ormai completamente fradicia, solo in quel momento la
consapevolezza che non l'avrebbe visto mai più si fece sentire
prepotente, scalzando ogni altro pensiero dalla sua mente. Alzò
lo sguardo
osservando quelle immense nuvole grigie, lasciando che la pioggia
sempre più fitta le lavasse il viso.
I ninja devono celare le
loro emozioni, non esiste dolore per un compagnio caduto in battaglia,
non si piange per un compagno morto per difendere il villaggio, non
c'è dolore, solo orgoglio. Ma
Kakashi, per Sakura, non era solo un compagno, non era solo un maestro,
non era solo il grande ninja-copia del Villaggio della Foglia. Per
questo lasciò che le sue lacrime si mischiassero a quella
pioggia, per questo smise di trattenerle: essere un ninja non
significava non poter amare.
Si avvicinò lentamente alla lapide,
percorse con l'indice quei semplici caratteri sentendo quella fitta al
petto farsi sempre più opprimente, sempre più acuta, sino
a tramutare i piccoli singhiozzi in un pianto ininterrotto.
S'inginocchiò lasciando che la terra macchiasse la sua divisa,
lasciando che quella lapide sostenesse il peso del suo corpo. Avrebbe
dato qualsiasi cosa per potergli parlare ancora una volta, per sapere
se mai ci sarebbe stato un futuro per loro.
"Per me non è stato uno sbaglio" sussurrò mentre le
lacrime continuavano a rigarle il viso "Non ho mai creduto fosse un
errore amarti, solo non avevo il coraggio di dirtelo. Sono una codarda,
lo sono sempre stata. Per tutta la vita mi sono appoggiata a
te e a Naruto, ad ogni difficoltà, ad ogni problema mi sono
aggrappata a voi, ma sopprattutto a te. Solo ora che non ci sei
più, ora che non posso più sentire la tua voce, che non
potrò mai conoscere la tua risposta sono riuscita ad
ammettere che
non è stato un errore baciarti quella notte. Sono una stupida,
lo so. Ti avevo promesso più volte che non sarei stata debole,
che sarei diventata un abile ninja capace di essere forte in ogni
occasione, ma ora che ho la certezza che nulla potrà nascere fra
noi, ora che mi hai
lasciata sola per sempre, mi
sento solo una stupida ragazzina che ha perso la sua ragione di vita.
E' così. Perchè? Perchè l'hai fatto? Possibile che
questo stupido villaggio abbia sempre avuto più valore della tua
stessa vita? Dimmelo! Perchè mi hai lasciata sola? Non ho mai
contato
nulla per te?" Gridò, lasciando quei quesiti carichi di
disperazione al vento, mentre con la mano serrata a pugno colpiva
ripetutamente quella terra smossa "Come hai potuto morire? Come hai
potuto
abbandonarmi? Possibile che tu non abbia mai capito quali fossero i
miei sentimenti?" Ancora singhiozzi, ancora lacrime " Ti amo Hatake
Kakashi, ti amo profondamente e non potrò mai smettere di farlo,
nemmeno ora che non ci sei più. Ogni giorno i miei sguardi sono
stati per te, per quel tuo viso che non sono mai riuscita a vedere, per
il tuo cuore che non sono mai riuscita a conquistare. Ho dato il
massimo, ho cercato d'essere un bravo ninja, volevo che fossi
orgoglioso di me per poterti dimostrare che ormai sono
una donna, che potevo essere alla tua altezza. Desideravo che mi
guardassi, che il tuoi occhi mi vedessero sotto una nuova luce,
desideravo che non mi considerassi più di una
compagna di missione. Volevo essere qualcosa di più, qualcosa di
speciale,
non volevo restare per sempre la tua allieva e
quel semplice bacio, per me, ha significato molto. Non credere che
dica queste parole con leggerezza, sai bene che non sono più la
stupida ragazzina che si era infatuata di Sasuke, sai che sono
cresciuta. L'ho fatto stando al tuo fianco, accanto ad un uomo che
ha sempre celato alla perfezione ogni sensazione, ogni emozione, che
non mi ha
mai permesso di conoscerlo completamente e, come ben sai, non mi
riferisco solo al tuo volto. Sei sempre stato un mistero, la tua vita
è sempre stata un mistero. Non parlavi mai del tuo passato, non
permettevi a nessuno di conoscere i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti,
di mettere a nudo la tua sofferenza, la tua anima. Mostravi a tutti
quel tuo sguardo svogliato nel tentativo di nascondere il tuo dolore,
la tua profonda solitudine, ma forse anche tu, come me, avevi
semplicemente paura d'amare. Che sciocchi siamo stati, come si
può aver paura di un sentimento così dolce, non si
può aver paura d'amare, non si può aver temere di legarsi
a qualcuno. So che nessuno avrebbe capito, molti problemi sarebbero
sorti insieme alla nostra storia, ma ti giuro che li avrei affrontati
tutti senza arrendermi, senza mai vergognarmi, nemmeno per un istante,
di noi. Avrei accettato qualsiasi conseguenza pur di stare al tuo
fianco, avrei accettato qualsiasi compromesso. Ma non te l'ho mai detto
e questo sarà il rimorso con cui dovrò convivere per il
resto della mia vita. Non ho mai combattuto, non ho mai fatto
abbastanza per ottenere le tue attenzioni. Non posso credere che tutto
sia finito, che non incontrerò più quel tuo occhio
intento a leggere il libro di Jiraya, quel tuo sguardo annoiato. Non
riesco ad immaginarmi la mia vita senza i tuoi ritardi e le tue assurde
scuse, il dovermi alzare all'alba per poi restare ad aspettarti per
ore. Mi sembrerà strano non vederti straiato nell'erba, intento
a sonnecchiare con quella copertina arancio a coprirti il viso, la mia
vita da oggi in poi sarà vuota senza di te. Niente sarà
più lo stesso, io non sarò più la stessa senza di
te. Mi manchi Hatake Kakashi, mi mancano i tuoi sorrisi nascosti dalla
tua inseparabile maschera, mi manca la tua voce e quel
tuo strano modo di farmi capire che non sono sola. Mi manca
la tua mano appoggiata sulla mia spalla, vorrei poterla sentire in
questo momento, vorrei che tu fossi qui a consolarmi, darei qualsiasi
cosa per sentire le tue braccia stringermi anche solo per un secondo.
Mi chiedo se forse sarebbe cambiato qualcosa se ti avessi rivelato i
miei sentimenti, se quella sera in quella dannata grotta avessi detto
la verità. Mi chiedo se ti saresti fermato, se per una volta
avresti pensato a te stesso e a noi durante quest'ultima battaglia, se
saresti tornato da me. Dannazione, perchè sei morto.
Perchè. Ora sarò io ad arrivare in ritardo, sarò
io a dover trovare stupide scuse per giustificarmi. Ora sarò io
a fissare per ore una lapide sotto la pioggia. Triste. Sola. Vuota"
Angolo
dell'autrice:
Eccovi il primo dei due
capitoli di questa ff.
Perdonatemi per i diversi
errori, la giudicessa è stata sin troppo magnanima nella
valutazione di questa storia... XD
Lascio il giudizio e i
ringraziamenti alla fine.
Neji4ever
|