La lettera - Cap 1 - La morte cambia tutto
Il mio personale tentativo di sistemare
l'impossibile... Ambientato dopo il finale dell'ottava stagione. Qui 'Everybody
Dies' segue 'Bombshells' solo di qualche mese, ma comunque dopo che House ha
passato sei mesi in prigione per essersi schiantato con l'auto contro la casa
di Cuddy. Stessi eventi della serie (la rottura tra House e Cuddy, il
matrimonio con Dominika e tutte le cag*** che sono venute dopo, incluso il
cancro di Wilson).
LA LETTERA
...
Capitolo 1 - La morte cambia tutto
"È... è
morto" sussurrò appena sentì la sua voce dall'altro capo del telefono.
Cuddy rimase
immobile.
"C-cosa?"
Disse, mentre quella parola quasi soffocava nella sua gola.
"Ehm... c'è
stato un incendio e lui era là... e... ehm..."
La voce di
Wilson si incrinò.
"So che non
faceva più parte della tua vita ma... non è stato neanche possibile
riconoscerlo, Cuddy, e... ehm... scusa, questo.... questo non c'entra in questo
momento... Il funerale è domani alle quattro... Ho pensato che dovessi saperlo..."
Non rispose. Nessun
suono provenne dall'altro capo del telefono, e per un attimo pensò che fosse
caduta la linea. Finché non sentì la voce di Arlene in sottofondo.
... Lisa?
... tesoro, che succede?
Non avrebbe
saputo dire con certezza cosa successe dopo. Suoni ovattati. Il suo respiro
affannoso. Poi, la linea cadde.
...
Era sicuro che
Cuddy sarebbe stata là. Cristo Santo, era morto! Ma non era là...
Guardò quella
sedia vuota. Tutti erano lì. Tutti quelli che avevano lavorato con lui erano
lì. Persino l'infermiere Jeffrey.
La sua squadra.
La vecchia vicino alla nuova.
Park e Adams.
... mi ha assunta quando non l'avrebbe
fatto nessun altro...
... mi ha fatto licenziare. Mi ha dato il
coraggio di farmi licenziare...
Masters. Taub. Tredici.
E Cameron. E Chase.
...
mi ha dato il coraggio di dimettermi...
...
mi ha reso un genitore migliore, che lo volesse o no...
...
era disposto a uccidermi. E gli sarò riconoscente per sempre...
...
non era sempre facile avere a che fare con lui ... ma da qualche parte, nel
profondo... sapeva amare...
E Foreman.
...
è stato il mio capo. E un mio dipendente. E in entrambi i casi... ho imparato qualcosa
da lui...
Tutti erano lì. Quelli che l'
avevano odiato erano lì... accanto a quelli che l'avevano amato.
Sua
madre. Persino Stacy e... Dominika.
...
era un bravo figlio...
...
era... un fidanzato difficile da sopportare... ma... non ha mai smesso di
amarlo ...
...
è stato davvero mio marito. Non ho potuto fare a meno di amarlo...
Era...
Era suo amico. E uno stronzo. Uno
stronzo che salvava vite, ma comunque uno stronzo.
Prendeva in giro chiunque... pazienti,
colleghi, la sua cerchia di amici sempre più ristretta. Tutti quelli che non
erano all'altezza dei suoi folli ideali di integrità. Diceva di essere
all'eroica ricerca della verità, ma la verità era che era un triste idiota a
cui piaceva rendere infelici le persone. E l'aveva dimostrato, morendo da
egoista, annebbiato dai narcotici, senza pensare a nessun altro. Un tradimento
verso tutte le persone che gli volevano bene.
Eppure... erano tutti lì. Tutti. Tutti
tranne l'unica persona che lui avesse davvero amato.
Tutti avevano
parole per lui. Ma... neanche una parola da lei. Non da Cuddy. E questo era
strano. Nonostante gli eventi degli ultimi mesi lui era stato una parte
importante della sua vita. E la morte cambia tutto! Era davvero così infuriata
con lui da non rendergli neanche un ultimo omaggio?
Strinse la mano
di Blythe, guardandola per un breve istante mentre lo guardava a sua volta. Non
le rimaneva niente. Non aveva la stessa compostezza che aveva visto al funerale
di suo marito. Nessuna madre dovrebbe vedere la morte del proprio figlio. La
guardò mentre guardava fisso di fronte a sé. Gli occhi pieni di lacrime, mentre
l'azzurro degli occhi azzurri di suo figlio la fissavano dalla foto vicino
all'altare. Gli occhi che non avrebbe visto mai più.
Nessuna madre
dovrebbe partecipare al funerale del proprio figlio.
...
"Gregory!"
"Gregory, andiamo!
Smetti di nasconderti. Dove sei?"
Si chinò per guardare
sotto alla scrivania, ma lui non c'era.
"Giuro su
Dio che l'uccido con le mie mani, non appena lo prendo!" Sibilò a bassa
voce, parlando tra sé e passandosi una mano sulla fronte "Accidenti! In
realtà sua madre mi ucciderà con le sue mani!" Disse sospirando, mentre camminava
lungo il corridoio, aprendo porte e chiamando il suo nome di tanto in tanto, chinandosi
qua e là per cercarlo sotto ogni scrivania e sotto ogni sedia.
Blythe House la
guardò e non poté evitare che un piccolo sorriso comparisse sulle sue labbra.
Quante volte aveva fatto lo stesso con il suo
Gregory?! Scosse la testa leggermente mentre un nodo le chiudeva la gola a quel
pensiero, e sospirò, lanciando un'occhiata all'orologio della sala d'attesa e
poi tornando a guardare la rivista che teneva tra le mani. Non che la stesse leggendo
in realtà. Guardava a malapena le figure. Perché tutto le ricordava suo figlio.
Dalla colorata pubblicità dei Cheerios a fondo pagina al vecchio col bastone
seduto di fronte a lei in quel reparto di Ortopedia del Massachusetts General
Hospital di Boston.
Passò solo un
minuto prima che un urto sotto alla sedia di plastica su cui era seduta catturasse
la sua attenzione. Si chinò e non poté fare a meno di sorridere alla vista del piccoletto
rannicchiato sotto a quella stessa sedia. Più o meno due anni. Si copriva il viso
con entrambe le manine, pensando ovviamente che nessuno potesse vederlo se lui
non lo vedeva.
"Gregory,
vero?" Gli chiese gentilmente, sorridendo mentre lo guardava.
"L'infe-miera
è b-utta. Vo-io la mia mamma", disse, non togliendosi le manine dal viso.
"Possiamo andare
a cercare la mamma, tesoro" disse, continuando a guardarlo "Va bene?"
Annuì,
abbassando la testa mentre sgattaiolava fuori, alzandosi poi in piedi e allungando
la mano verso Blythe, incontrando il suo sguardo.
Il sorriso sparì
dal suo viso e lo guardò negli occhi come se stesse guardando un fantasma.
"Andiamo a
ce-care la mia mamma?" Gli chiese.
Blythe deglutì e
annuì, inspirando profondamente mentre si alzava in piedi. Di sicuro la sua
mente si stava prendendo gioco di lei. Eppure, non poté fare a meno di pensare al suo Greg mentre prendeva quella
piccola mano e camminava con lui lungo il corridoio. Era troppo piccolo per
sapere dove potesse essere sua madre, e quella povera donna stava certamente impazzendo
non sapendo dov'era il suo piccolo, quindi l'unica cosa che poteva fare era portarlo dalle
infermiere dell'accettazione al piano terra.
Guardò la porta
chiusa dell'ascensore che si apriva lentamente. Le due donne all'interno erano
impegnate in una discussione e per un attimo non prestarono attenzione a lei, né
lei a loro, troppo concentrata su quel bambino che teneva la sua mano.
Si bloccò non
appena alzò lo sguardo e il verde dei suoi occhi incontrò il grigio-azzurro di
quelli di fronte a lei. Si guardarono l'un l'altra per un momento, senza parole,
prima che un 'mamma!' le distraesse, facendole
guardare in giù al bambino. Lui lasciò la mano di Blythe e buttò le braccia attorno
alla gamba di sua madre.
Blythe guardò per
un attimo ancora la sua stessa mano prima di guardare di nuovo la donna di
fronte a lei e il bambino che adesso era tra le sue braccia, le sue piccole
braccia intorno al suo collo. Ancora una volta, come se stesse guardando un
fantasma.
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