Autore:
Princess of veget6
Titolo:
Welcome to the jungle
Fandom: Originali
Note
dell’autore: Non ci sono molte note da fare,
anzi. La prima original che ho scritto, che di originale, a dirla,
tutta non mi sembra che abbia molto. Buona lettura.
Momenti scelti:
Prima ecografia, con un lieve accenno al nome.
Welcome to the jungle
Gun's Roses
Tic, tac, tic, tac.
Dovevo andare al bagno, dovevo veramente andare al bagno: bere tutta
quell' acqua era stato un errore, certo, me l’aveva
prescritta il dottore, che era in terribile ritardo.
Stringevo le gambe ed intanto mi torturavo le mani nell'attesa di
entrare nella minuscola stanza che avevo intravisto presentandomi alla
segreteria e dirigendomi verso la sala d’aspetto;
là, con l'unica compagnia dell'orologio, ero seduta fissando
intensamente la rivista sul tavolino di fronte a me: “Mamma Oggi”.
Dio mio che ansia! Possibile che dovessi fare sempre tutto da sola?
Prima ecografia, prima tortura, prima tappa della mia futura
maternità, da sola.
Mio marito era troppo occupato con il lavoro, coppia giovane noi, a cui
non doveva sfuggire nessuna opportunità per fare carriera,
nemmeno la prima “visita” al nostro bambino o
bambina, certo. In verità avevo un desiderio silenzioso che
fosse proprio così: una bella bimba propensa alle bambole ed
alle cucinette anziché alla sporcizia del calcio sfrenato e
la serie di bracci, gambe, dita, mani e chi più ne vuole
più ne metta, rotti.
Respiravo lentamente; dovevo fare in modo che il bagno, proprio a pochi
metri da me, non mi tentasse in quel modo e di riuscire a resistere
dall'entrare per liberare il mio “bisogno”.
Dovevo assolutamente distrarmi. Sentii le mie mani, da qualche
settimana ormai indipendenti dal mio cervello, posarsi istintivamente
sul mio ventre ancora troppo piatto: sembrava quasi che il futuro
nascituro volesse nascondersi e non mostrarsi, troppo timido o troppo
snob?
Sentii le parole riecheggiare nel mio cervello, scossi la testa
affranta, stavo diventando pazza, poco ma sicuro! Possibile che da una
semplice constatazione anatomica dovessi far partire un trattato sul
carattere di mio figlio? O figlia, precisiamo sempre.
Però... mi sembrava impossibile non pensare a come sarebbe
stato il mio bambino, come si sarebbe comportato, come sarebbe mutato
nel corso degli anni; i primi passi fatti all'interno del nostro
monolocale appollaiato su un vecchio palazzo al centro della
città, dove l'ascensore, lusso degli edifici moderni, era
un'utopia. Emisi un flebile lamento all'idea di dovermi caricare ogni
giorno la carrozzina per tutte le scale strette e diroccate, in cui
ogni scalino si preannunciava un'avventura all'ignoto. Di sicuro
l'arpia al piano terra non mi avrebbe mai e poi mai aiutato; povero il
mio bimbo, un futuro arrampicatore!
Sorrisi immaginando una bambina dai capelli neri e ricci -dato che sia
io che mio marito avevamo lineamenti mediterranei non consideravo altre
opzioni- che, con la lingua appena fuori dalla boccuccia, si impegnava
a scavalcare uno dopo l'altro i suoi nemici di marmo.
Sospirai chiudendo gli occhi e godendomi quegli attimi di gioia pura
che si sprigionava per tutto il corpo facendomi scordare, almeno per un
momento, l'impellente bisogno.
Dallo studio del ginecologo si alzò un lungo grido di
protesta, sembrava come un coro di vocine recalcitranti, che,
con un sonoro no, bocciava una proposta appena accennata. Aguzzai
l'orecchio e feci quello che dovevo fare: impicciarmi.
Si proponevano nomi; chi un classico Marco, un più
fantasioso Aladdin, per finire nel classico Filippo, amore eterno di
ogni bambina; probabilmente quelle proteste di poco prima erano state
alzate contro una non molto condivisa.
Mi bloccai un attimo e mi guardai intorno come presa da un attacco di
panico: io non avevo pensato a nessun nome. Fino a pochi secondi prima
non pensavo neanche che mio figlio dovesse averne uno, anzi, ad essere
sinceri, da circa due mesi a questa parte avevo completamente rimosso
il fatto che potessero esistere altri bambini all'infuori del piccolo
feto che custodivo gelosamente nel mio ventre. Lui era semplicemente
Bambino, tutto qui, al massimo Bambina, ma per amor della grammatica,
nell'incertezza, preferivo chiamarlo con la “o” che
troneggiava alla fine della parola.
Sbuffai scocciata e mi alzai, se non si sbrigavano sarei corsa in bagno
e tanti auguri all'ecografia, mi chinai per prendere il libro dei nomi
dalla A alla Z, la mia nuova bibbia per tutto il tempo restante della
gestazione e proprio in quell'istante una segretaria, dai modi cortesi
ed educati, mi venne a chiamare con in mano un'agenda spuntando il mio
cognome dalla lista di appuntamenti.
<< La signora Alibrante? >>
domandò con un sorriso gentile accompagnandomi allo studio.
Annuii raccogliendo velocemente la mia borsa con l’intenzione
di sbrigarmi. << E' l'ultima, per oggi >>
sembrava quasi contenta, e chi poteva biasimarla? Dal rumore che
proveniva dalla stanza di fronte a noi non credo che tutte le pazienti
fossero sole e placide come me.
Di colpo un uomo dai lunghi baffi grigi e il camice bianco
aprì la porta bianca facendo uscire una signora dal pancione
pronunciato e tre bambini, di cui il più grande
avrà avuto nove anni, che ancora bisticciavano tra di loro;
ecco le piccole pesti di prima. Non potei non sorridere e cedere loro
il passo, una bambina dai lunghi boccoli biondi mi passò
vicino con il viso rosso per l'agitazione, urlando contro la sorella,
di appena qualche anno più piccola, che no, Aladin non era
un nome.
La madre, al contrario, non sembrava così predisposta al
litigio e si sistemava agitata i capelli che le ricadevano disordinati,
non un filo di trucco sul viso, né gioielli o altri
gingilli; completamente diversa da me, che avevo passato circa un'ora
in bagno studiando ogni più piccolo particolare, per far in
modo che risultasse perfetto.
La signora mi guardò un attimo prima di sparire verso
l'uscita e, con un sorriso ironico sul viso, mi salutò:
<< Benvenuta
nella giungla signorina, vedrà che il
divertimento non le verrà a mancare >>
lanciò un'occhiata amorevole alle tre pesti che
l'accompagnavano e scompigliò la testa del maschietto con
affetto smisurato.
Le sorrisi per circostanza e, a capo chino, piuttosto imbarazzata,
entrai nella stanza dove il medico mi fece accomodare su un lettino;
eseguii l'operazione in modo meccanico, ripensando alle parole che mi
erano state rivolte poco prima. Ero leggermente terrorizzata, ma solo
leggermente. Notate il sarcasmo delle mie parole, vero?
<< Allora signora, emozionata? >>
spalmò velocemente il liquido trasparente sul basso ventre
provocandomi un brivido. Nuovamente, come poco prima, sentii le mie
mani precipitarsi sulla pancia per accarezzarla e rassicurarla, la
risata sincera del dottore me le fece togliere arrossendo.
Annuii mordendomi un labbro quando posò l’ecografo
e lo premette dolcemente per iniziare.
Tremavo.
<< Si calmi, non sta mica andando a visitare la regina
d'Inghilterra! >> scherzò smanettando con le
manopole della macchina, fu un attimo e il nero dello
schermò mostrò una macchietta bianca, sentii i
miei battiti accelerare vertiginosamente; fissavo il mio piccolo quasi
a voler traforare il computer, anche il medico faceva la stessa cosa,
ma con uno sguardo più critico e professionale, di gran
lunga differente dalle occhiate di adorazione che lanciavo io.
Tic, tac, tic, tac.
Un altro orologio, altro tempo che passava, inesorabile e lento.
Respirai profondamente, nonostante l'emozione del momento la voglia di
andare al bagno non era diminuita.
Dopo qualche minuto di attenta osservazione il ginecologo
parlò con tono allegro.
<< Bene, tutto nei parametri di crescita, non ho
riscontrato alcun problema, suo figlio cresce sano come un pesce
>> spostò un po' l'oggetto e puntò
il dito sullo schermo indicandomi un puntino, quasi invisibile, che
palpitava incessantemente.
<< Vede, questo è il cuore >>
sorrise notando la mia espressione sorpresa e felicemente stupita. Il
cuore! Il cuore di mio figlio! Era strano, molto strano. In quel
momento, come era successo poco prima con il nome, all'improvviso
sentivo più consistente, più vera la sua
presenza, come se tutto d'un tratto quel bambino fosse nato ed io lo
stessi tenendo tra le braccia, era esattamente la stessa sensazione di
certezza, sicurezza. La certezza che il mio bambino fosse
lì, vivo, non solo semplice feto, un insieme di cellule
senza animo né altro.
Era un bambino, quel puntino bianco con un cuore, era il mio bambino.
Di colpo staccò dalla mia pancia l'arnese e l'immagine
sparì, mi sentii come tradita da quell'uomo che mi aveva
dapprima donato la felicità di vederlo ed ora mi toglieva
quella gioia. Mentre era di spalle intento a staccarmi numerosi pezzi
di scottex potei socchiudere gli occhi e guardarlo male, molto, ma
molto male; quando me lo porse, logicamente, gli sorrisi amabile e
iniziai a pulirmi dal gel che si era sparso per tutto il ventre.
<< Come le è sembrato? >>
sorrideva divertito mentre con la testa bassa scriveva una ricetta.
<< Strano >> risposi alzandomi e
avvicinandomi alla sedia di fronte a lui, dove avevo poggiato la borsa.
<< Capisco signorina, capisco bene: qualche giorno fa una
paziente è perfino svenuta per l'emozione! >>
e giù grasse risate, a ripensarci anche io mi ero avvicinata
molto allo stato di tranche.
<< Veramente quello era mio figlio? >>
domandai di colpo. Non potevo crederci, in qualche modo non potevo
pensare che fosse tutto così... bello.
<< Certo, tutto suo figlio. Ci rivediamo al quinto mese
così potremo svelare l'arcano del
sesso; arrivederci mamma.
>> mi accompagnò alla porta e mi fece uscire
sempre con il suo sorriso rassicurante.
Mi ritrovai in un attimo catapultata fuori, sulla strada, a quanto
sembrava tutti avevano voglia di ritornare a casa.
In mezzo a tutto quel caos, con i motociclisti che mi sfrecciavano a
pochi centimetri mentre attraversavo, i clacson delle macchine.
Mamma... mi suonava così strano, eppure così
vicino in quel momento.
Io sarei stata mamma. Di colpo le parole della signora risuonarono
nelle mie orecchie: Benvenuta
nella giungla.
Davanti alla porta di casa, incastonata tra due ristoranti turistici
colmi di gente, mi fermai colta da un’improvvisa ansia: sarei
riuscita a sopportare tutto? Sarei riuscita ad afferrare in tempo la
liana e correre a salvare il mio bambino? Sarei riuscita a difenderlo
dai leoni, dalle tigri, da tutto ciò che gli avrebbe recato
danno? Sarei riuscita, dopo la lunga fatica, ad accettare che lui
ritornasse alla civiltà, separandosi da me?
Sorrisi, girando la chiave nella toppa e preparandomi mentalmente alla
futura salita, che diventava sempre più faticosa ogni giorno
che passava, non ero pronta, non lo sarei mai stata, ma un pensiero si
impose, dandomi coraggio: che fosse la giungla, io
l’avrei affrontata.
Angolo autrice:
La prima original che ho scritto e che posto solo ora.
E' stata scritta appollaiata sul sedile di una macchina, mentre cercavo
di non sentirmi male.
Ha partecipato al contest "Mamma
mia!" indetto da C.O.S;
ed
è arrivata terza, con mia grandissima gioia! Non avrei
proprio pensato che una cosa del genere potesse essere apprezzata! Wow!
E' forse il contest che più mi ha reso felice!
La storia doveva trattare un certo argomento, momento della
maternità ed essere una commedia introspettiva.
Non ho molto da dire se non ringraziare i giudici, fare i complimenti
alle partecipanti e lasciarvi ai giudizi.
Welcome to the jungle, di princess of
vegeta6
GIUDIZI DI KHAO_CHAN
1.
Originalità
della trama
[7.5/10]
Nonostante non sia la fic col punteggio più alto che io
abbia dato, è la fanfiction che più mi
è piaciuta da leggere. È il momento della presa
di coscienza della propria condizione di futura madre: più
che delle conseguenze, è la scoperta del proprio figlio. Non
so come spiegarlo, non è il solito
“c’è una vita dentro di me”,
è un’illuminazione. Per me hai sei stata colei che
più ha reso il passaggio fra un cambiamento del punto di
vista di una madre.
Raccontato tutto in modo frizzante e allegro. L’unico punto
che mi ha lasciata un po’ perplessa è
l’incontro con la seconda mamma, per il resto l’ho
trovata molto piacevole da leggere.
2. Grammatica e lessico
[9/10]
Solo una ripetizione di ‘classico’ in una riga e un
‘tranche’ che credo volesse essere
‘trance’.
3. Sviluppo dei Warning
[10/10]
Rating e warning sono stati rispettati, così come gli
obblighi specificati nel bando del contest.
Totale: 26.5/30.
GIUDIZI DI KARYON
1.
Originalità della trama (struttura della
trama): [7.5/10]
Questa fiction mi è piaciuta. Soprattutto tutta la questione
della “jungla”. Ammetto che la seconda mamma non mi
ha convinto al cento per cento, ma tutto il pensiero finale sulla
jungla, sul non essere preparata, sull’ansia di
protezione… molto efficace. Mi ha molto divertito
l’idea che la madre si rendesse conto solo in quel preciso
istante che, prima o poi, Bambino dovesse avere un nome e un cuore.
Un’immagine davvero precisa di uno stato d’animo.
Molto particolare il modo in cui è stata resa questa giovane
donna e l’idea della ecografia che non è stata tra
le più sviluppate. Ammetto di aver sorriso parecchio,
perché la canzone mi veniva in mente ad ogni passo che
leggevo.
2. Grammatica e lessico:
[8.5/10]
La grammatica va bene, solo qualche spazio di troppo e
qualche virgola in meno. C’è un errore di
battitura (schermo, trance) e ricordo che “Aladdin”
si scrive con due “d”.
Però una precisazione di demerito: per il discorso diretto
si utilizzano le virgolette alte o quelle basse (francesi), ma non
questi segni <<, che di solito indicano segno maggiore e
minore; in oltre sono formalmente brutti da vedere. Mi dispiace, ma
questo mi fa abbassare il punteggio. Ancora una volta, dopo i punti del
discorso diretto, le lettere vanno in maiuscolo.
3. Sviluppo
warning: [10/10]
I warning sono sviluppati pienamente.
Totale: 26/30
TOTALE
Kaho chan
Originalità della trama: 7.5/10.
Grammatica e lessico: 9/10.
Sviluppo warning: 10/10.
Totale: 26.5/30
Karyon
Originalità della trama: 7.5/10.
Grammatica e lessico: 8.5/10.
Sviluppo warning: 10/10.
Totale: 26/30.
Totale Kaho e Karyon: 52.5/60.
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