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IN NOMINE PATRIS
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- La
soluzione sarebbe puntarsi una pistola alla tempia, ma non posso farlo
-.
Pronuncia
le parole in modo fluido, senza inciampi, senza farsene
immagini nella testa. Lascia che escano da sole, e che il
padre le raccolga
dall'alto del suo sguardo severo, composto, e le soppesi, prepari una
reazione, dilati il tempo.
- Mh...
Stai forse tentando di provocare tuo padre, Oscar? -.
Stizzito
il tono, solo una perdita di controllo, un cedere all'ira,
che sfuma subito in un accento più morbido.
-
Se hai qualcosa da dire ti ascolto. La colpa di cui ti sei macchiata
è grave, ma sei pur sempre mia figlia... -.
Pur
sempre una figlia...
Occhi
negli occhi, specchio a specchio, contorni che si fondono, senza
toccarsi.
Chissà
se entrambi ricordano un altro momento, di sole
primaverile, e petali bianchi da annusare nel palmo della mano, quando
le parti erano
invertite, ed aprire il cuore era sembrato così facile.
Io
desidero davvero per te la vera felicità... perdona tuo
padre Oscar (1).
E
la figlia, osservando le rose bianche sistemate sullo scrittoio, che
sapevano di terra smossa e siepi odorose -ricordi sottili di giornate
felici in giardino, in epoca fanciulla-, aveva sorriso,
perché non aveva proprio nulla, nulla da perdonare al
proprio padre, disperato di aver forzato la sua natura crescendola come
un uomo, per farne il suo erede prediletto, un soldato a sua immagine e
somiglianza, ma donandole in realtà una libertà
di cui nessuna donna poteva godere (la libertà di
non essere -che paradosso!- sottomessa ad un uomo).
Ma quel
tempo sembra ormai troppo lontano. Nessuna rosa bianca da carezzare.
Non più purezza, o innocenza.
Lo
scrittoio è disadorno, le candele non fanno abbastanza luce,
la stanza è fredda.
I
tuoni si fanno più vicini. Gocce colpiscono il vetro, con
forza crescente. Dapprima separate, in controtempo, e poi a scivolare,
fuse, indistinguibili, lasciando strisce lucide, dai contorni
frastagliati e liquidi.
- In
questo momento dodici dei miei uomini si trovano
nella prigione della Bastiglia e molto presto saranno fucilati. Se
morendo
riuscissi a salvare la vita di questi dodici soldati, credetemi, padre,
lo farei
volentieri, ma sarebbe un sacrificio vano… non posso morire
adesso. Vi
scongiuro di perdonarmi! -.
Li
ha visti, dalla finestra. Ha assistito
impotente alle percosse che subivano, mentre le guardie li trascinavano
via. Accusati di insubordinazione perché, rifiutandosi di
obbedire a Bouillé, hanno
gridato di essere fedeli solo a lei,
facendo un passo avanti dalle file schierate in consegna, sfidando il
loro mondo, il tribunale militare, la pena di morte, e il
diavolo sa cos'altro.
Suo
padre non può neanche immaginare quanto abbia dovuto sputare
sangue per farsi rispettare da quei ragazzi. Le parole che ha udito, le
ingiurie che ha ignorato, gli sguardi che ha sostenuto, la disciplina
che ha dovuto insegnare, quanto da loro -da quei figli del popolo-
abbia imparato. E alla fine li ha conquistati. Con la
lealtà. Difendendo il suo onore, quel giorno, nel
piazzale della caserma, sotto una pioggia implacabile (piove sempre a
Parigi, come se il cielo partecipasse a modo suo alle vicende degli
uomini, o forse è solo un'impressione), con un
Alain che non aveva capito nulla di lei, e intenzionato a fargliela
pagare cara una volta per tutte, e
infine battuto, ferito, rimesso al proprio posto.
Cosa
sa veramente suo padre della sua vita?
Se
hai qualcosa da dire ti ascolto.
L'ultimo
desiderio di un condannato a morte.
Non
ha mai desiderato nulla, per sé.
L'unico
suo sogno si è infranto in una sala da ballo, tra le
braccia di un uomo che mai sarebbe stato suo e che mai l'aveva vista in
un modo diverso da come si mostrava (un'amica).
Ci
sono persone che ti guardano, senza vederti veramente mai.
Cosa
può chiedere una donna che sta per essere uccisa? Oscar non
lo sa affatto. Forse sa cosa potrebbe chiedere sua madre, o qualcuna
delle
sue sorelle. Forse persino cosa potrebbe implorare la regina.
Sicuramente sa
cosa chiederebbero i suoi uomini (riabbracciare la famiglia, un'ultima
sbornia, un'ultima sera d'amore).
Ma
sa bene cosa vuole un comandante. In fondo non ha molto altro
adesso. Un comandante vuole solo salvare i suoi soldati.
-
Non posso perdonarti -.
Un
tono duro, inflessibile. La condanna suona già come un
affondo lacerante. Come se non ci fosse più da perdere
tempo in chiacchiere. O forse è proprio il tempo della mente
che bisogna ingannare, velocemente. Cogliere l'attimo in cui la
decisione è stata presa, senza soffermarsdi a pensare,
perchè pensare significa esitare, valutare, riconsiderare,
magari disperarsi, rischiare di rimanere, sopravvivere, arrendersi alla
vita.
-
Quando in una famiglia notoriamente devota c’è un
traditore,
l’unica soluzione è la morte. Non devi
preoccuparti: io ti ucciderò chiedendo
perdono a Dio e poi ti seguirò -.
In
fondo, la morte è una questione che riguarda chi resta.
Ciò che conta adesso è lavare quest'onta con il
sangue. Del dolore immenso di nonna Marie, che troverà i
loro corpi nello
studio, si occuperà il nipote André. La casa
andrà in
eredità a qualche figlia, Madame resterà a
Versailles, e
dopo qualche mese di chiacchiericci più o meno
sentitamente addolorati sulla triste fine fatta dai Jarjayes, nessuno
ne parlerà più.
Oscar
guarda il padre, l'immagine stinta dalle lacrime che non trattiene.
Resta seduta, senza forze.
Assiste
a una rappresentazione risoluta e tenace, quasi che sul tavolo ci fosse
un documento importante da firmare, piuttosto che un atto tragico da
mettere in scena e concludere in fretta. Quanto deve essere grande il
dolore per non sentire più nulla, stordire la coscienza del
cuore, ingannarla quanto basta perché cessi di pulsare prima
ancora di rendersi conto di non esistere più? Quanto sta
soffrendo suo padre in quel momento?
Non
è previsto che i figli disobbediscano
all'autorità paterna. E' una legge che Dio ha dato agli
uomini. Questo le hanno
insegnato.
Mai
gli ha mancato di rispetto contraddicendo il suo volere.
Una
sola volta si è ribellata.
Si
trattava di prendere parte a un
certo ballo in suo onore, di mettersi per così dire in
mostra
per trovare un pretendente alla sua mano. In effetti, una stonatura non
da poco per una donna
che per trent'anni aveva vestito abiti maschili e per di più
dedita alla carriera militare. Ma i genitori, si sa, vogliono il meglio
per i proprio figli. Quel ballo non ebbe però alcun seguito.
Fu,
diciamo, soltanto un'idea poco felice. Oscar spiazzò tutti
presentandosi in alta uniforme, fece una apparizione molto teatrale, e
se ne andò ridendo, lasciando tutti di stucco.
Anche
in quel momento potrebbe alzarsi e andarsene. Ribellarsi di nuovo, se
solo volesse.
Eppure,
non lo fa.
C'è
un che di dolce nel modo in cui non distoglie lo sguardo dal padre.
Ciò
che la blocca lì non è paura. Niente affatto.
E' la consapevolezza amara che nessuno uscirà illeso da
quella
situazione.
Nessuno
dei due può salvare l'altro. Possono solo annegare insieme.
Io
ti seguirò.
Il
padre è già un uomo finito. E lei sarà
responsabile della sua morte. Che sia sociale o effettiva, cambia poco.
In una società come quella di Parigi non esistono seconde
possibilità. I ministri hanno parlato chiaro: bisogna
privare la
famiglia Jarjayes del titolo nobiliare, infliggere una pena severa ed
esemplare, confiscare i beni. Meglio morire che cadere in disgrazia e
povertà.
-
Sarebbe la peggiore delle soluzioni, essere la causa
della vostra morte -, mormora Oscar.
Tutto
quello che è diventata, lo deve a lui.
Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per amore del padre. Per essere
amata da lui, perché lui ne fosse fiero ed orgoglioso. E
dove
sono mancati gli abbracci, sono valsi gli elogi, gli sguardi, i taciti
compiacimenti.
Ti
accorgi, padre, di quanto tua figlia ti ama?
Sì,
forse il padre se ne accorge. Perché anch'egli adesso sta
piangendo.
In nomine Patris ...
Solleva
la spada. Nel nome di Dio le toglierà la vita, nel nome di
Dio rinuncerà alla propria.
Sicuro
che la mano non cederà. Che la disperazione sarà
così forte da voler seguire la figlia. Che non si
soffermerà
nel pianto, o nel dolore, o nel pentimento. Che la mano non
tremerà, e non si fermerà, neppure contro se
stesso, dosando la forza necessaria, e quando
sentirà la carne lacerarsi e strapparsi la lama
affonderà
ugualmente.
Fino
in fondo. Quanto serve. E così sia.
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(1) Se ricordate, si tratta dell' Episodio 30
Lo so, non è una storia facile.
Aggiornamento veloce perché nel fine settimana
sarò impegnata.
Ma ci sarà il what if e la svolta :)
Grazie di cuore a chi preferisce, ricorda e segue. A chi legge, e a chi
lascia il suo pensiero.
Un abbraccio,
Amantea
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