Capitolo 1 – Satomi, sei troppo stonata!
-“Chaaaa, chaa-chaaa, cha, cha-chaaaaa!”
-“Iscriviti pure ad un corso di musica, ma TI SCONGIURO non fare canto!”
-“Um? Perché?”
-“E me lo chiedi pure…”
-“Sono
stonata??”
-“Come un’ anatra
selvatica! Ma non è questo il problema…se tu canti, il mondo intero conoscerà l’ agonia! I tappi per le orecchie saranno di moda quest’ anno,
a scuola!”
-“BLEEEAH!!
Sei solo gelosa della mia fantastica voce!”
-“Sigh! Come no…”
-“In ogni caso, non devi
preoccuparti! Non ho intenzione di studiare canto! Voglio fare violino!”
-“Almeno non usi il fiato…ma
perché proprio violino?”
Satomi si girò verso di lei con un sorsetto per niente
rassicurante:
-“Perché LUI studia violino….come sei
ingenua, Moe-Moe! Ah ah ah!”
-“Vuoi
stare vicina a lui durante la lezione?”
Satomi era in estasi mistica:
-“Esattamente…eh eh eh…è una postazione perfetta
per attuare tutte le mie fantastiche tecniche di conquista!”
-“Fantastiche? Come quella volta che per fare colpo sul ragazzo del fast food ordinasti
quattro hamburger con patatine?”
-“Era per dimostrargli che
apprezzavo il suo lavoro e che dalle sue mani avrei accettato di tutto. In più,
era pure un messaggio subliminale: tu mi fai venire fame, tu mi fai venire
fame, ho voglia di assaggiarti…era una pensata
geniale, altroché!”
-“Già…ma vomitargli tutta quella
roba addosso non appena ti si avvicinò non fu altrettanto geniale…”
-“Che potevo
farci se avevo appena finito di mangiare ed ero già a stomaco pieno?”
-“…cerca solo di non combinare
disastri! Ricorda che è una scuola, non un circo!”
Il rettore dell’ istituto, tal
professor Mabuchi, accolse le ragazze nel suo studio
con fare calmo e gentile. Dopo averle fatte accomodare davanti alla sua
scrivania:
-“Cosa
desiderate? Siete qui per informazioni, proporre spettacoli o gemellaggi con la
scuola? Desiderate visitare le nostre aule o parlare con degli alunni?
Sicuramente conoscerete molti di loro, dato che
frequentano la stessa vostra scuola, qui vicino. Siete venute a prendere
qualche vostra amica o amico?”
Moe-Moe e Satomi si guardarono in silenzio: stupefacente, un
direttore così educato e disponibile con i ragazzi non l’ avevano
mai visto! Si vede che la musica induce ad essere gentili!
Moe-Moe con un gesto le suggerì: “Avanti, diglielo!”
Satomi aprì la bocca:
-“Veramente…professore…il mio
nome è Satomi Sooto, e…vorrei iscrivermi ai vostri corsi di musica!” disse
tutto d’ un fiato, facendo subito un profondo inchino.
Il professore aprì leggermente le palpebre, sempre
mantenendo il suo sorriso.
-“Capisco…sei
la benvenuta, Satomi Sooto! Attendi solo un attimo mentre preparo la tua
domanda di iscrizione.”
Detto questo, tirò fuori dal
cassetto un modulo prestampato e cominciò a compilarlo a penna.
Satomi guardò nuovamente in direzione di Moe-Moe. Era
raggiante: ce l’ aveva fatta, era stato facilissimo! Ma è naturale, Satomi è o non è la migliore?
Moe-Moe invece ricambiò con il suo solito sguardo dubbioso:
c’ era qualcosa che non andava…fin troppo facile, secondo lei!
-“Ecco
qui, ho finito! Per favore, compila con i tuoi dati e poi firma qui sotto!”
-“Subito!”
-“Aspetta,
Satomi!”
-“………??
Cosa c’ è, Moe-Moe?”
-“Ehm…voglio dire…” cominciò lei,
cercando di farle intendere più con lo sguardo che con le parole, “…fo-forse è un po’ troppo affrettato, non credi che dovresti
prima pensarci un po’ su? Magari, osservando come si svolgono
le lezioni, o cose così…”
Ma in realtà stava intendendo tutt’ altro: Satomi, fermati! C’ è qualcosa che puzza! Non
mi piace affatto!
Ma quando Satomi si mette in testa
una cosa, non c’ è logica che possa fermarla.
-“Non
preoccuparti, andrà tutto bene!” la interruppe, e firmò.
Mabuchi-sensei ritirò il foglio
con un sorriso.
-“Sono contento che tu ti unisca
a noi! Come prima cosa, volevo farti sapere che la quota d’ iscrizione
mensile è di 5000 Yen. Per il tuoi primi due mesi, non
c’ è problema: sono gratuiti, a condizione però che tu frequenti tutte le
lezioni. Comincerai domani!”
Mentre tornavano a casa, Satomi
canticchiava senza sosta lo stesso motivetto:
-“Chaaaa,
chaa-chaaa, cha, cha-cha…Moe-Moe, perché quella
faccia? Ce l’ abbiamo fatta, no? Sorridi! Presto il
povero Guu sarà mio!”
-“…non ti è sembrato strano?”
-“Cosa?”
-“…tutta quella gentilezza…la
fretta con la quale ha compilato la tua iscrizione…e poi la faccenda dei due
mesi gratis…non so perché, ma mi sembra tutto molto
strano…”
-“Ti preoccupi sempre troppo per
me, Moe-Moe! E’ per questo che sei la mia migliore
amica!”
Moe-Moe non potè fare a meno di
stringerla per le spalle.
-“Ma…cosa fai? Questi abbracci improvvisi mi fanno spaventare!”
-“…spero
solo che non ti capiti niente di male!” rispose lei, con un sorriso.
Arrivati al cancello di casa Sooto, da un cespuglio improvvisamente spuntò
un cappellino rosso. Con gesto abituale, Satomi salutò
con la mano il cespuglio, accompagnandolo da un:
-“Ciao,
Don Giovanni!”
Era pronta, impaziente e felice.
L’ indomani, all’ ora di lezione:
-“Buongiorno,
posso entrare?”
-“…………………………………………”
-“Buongiorno,
è permesso?”
-“………………………………………………”
-“Buongiorno. C’ è nessuno?”
Satomi sbirciò all’ interno. Lo
studio del direttore era stranamente deserto.
Si guardò intorno, ma anche nel corridoio nessuno in vista.
Cominciò a scorrere le varie aule: da ognuna provenivano
chiassosi suoni di strumenti, voci di insegnanti che
spiegavano i vari passaggi, voci di alunni intenti a capire qualcosa di tutte
quelle note.
Dall’ aula di canto si sprigionava un gregoriano corale,
andante e tristissimo. Era talmente bello e caratteristico che a Satomi sembrò che dall’ altra parte della porta, anziché un’ aula,
ci fosse una chiesa in piena funzione.
Scorse i cartellini in cerca dell’ aula
di violino: 12esima, 12esima….ecco la lì, la
quartultima!!
Il cuore cominciò a batterle forte:
-“Il povero Guu
è qui dietro, è qui dietro…chissà che faccia farà quando mi vedrà entrare! Ih ih ih! Farò sicuramente colpo su
di lui, e mi rifarò della figuraccia dell’ altra
volta!”
Ma stava proprio per poggiare la
mano emozionata sulla maniglia, quando…
…sentì un’ ombra gigantesca
avvolgergli le spalle.
Si voltò di scatto, e gettò un urlo di terrore.
AAAAAAAAAAAAAHHHHH!!!
-“Ssssssssatomi Ssssssssoooootoooooooooo….!”
-“Di-direttore Mabuchi…cos’ ha? Si
sente male?”
-“Chiamami
pure………professssssssssssoooore, Ssssssatomi
Sssssooootooooo….!”
-“Pro-professore….cosa sono quegli occhi iniettati di sangue e lo sguardo
assassino? E’ uno scherzo, vero?”
Purtroppo era proprio vero: il gentile e cordiale Direttore
Ma buchi sembrava essersi trasformato nella sua controparte malefica, una
specie di Mr. Hide! Le pupille, rosse e spalancate, i
canini aguzzi che fuoriuscivano, raschiando le guance, le unghie lunghe e
affilate come artigli, la pelle squamosa…un professore mannaro!
-“Ssssssssoootoooo…….vieni con me,
dobbiamo andare a lezione…”
-“Eh?
Come? Ma…non è qui?”
-“La
tua aula è da quessssta parte, prego…..Ssssssssssooootoooooo….!”
Aula sedici, l’ultima.
Una porta scorticata, segnata da numerosi graffi, senza
neanche il pomello.
Dall’ interno, un buffo, ovattato, borbottante lamento di ottone.
Satomi non credette a quello che
vide.
IL TROMBONE?????????????
MA IO NON VOGLIO SUONARE IL
TROMBONE!!!!!!! IO VOGLIO FARE VIOLINO!!!
-“Mi dispiace, Sssssssssootooooooo….quando hai
compilato la tua domanda, non hai specificato lo strumento, e così ti ho
iscritta alla mia classssssse….trombone!! Ormai è
deciso, Sssssotoooooo!!”
Musica da film horror!
Frankestein!
Transilvania!
Dddddrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrraculaaaaaaa!!! Ah ah ah
ah ah ah!!
Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh!!! (grido di orrore)
-“MA LEI NON PUO’ FARMI QUESTO? IO
VOLEVO SUONARE IL VIOLINOOO!!!”
-“Ormai se in mio potere, Sssssootoooooo…puoi sempre decidere di andartene, ma in
questo caso dovrai pagare i due mesi iniziali…sono
10.000 Yen!”
-“Ma io
non li ho 10.000 Yen!”
-“Allora fila a suonare il
trombone, Ssssootoooo…”
-“Ma il
trombone…è uno strumento ridicolo! E poi è fatto per i
maschi!”
A quell’ affermazione, il viso del professore istantaneamente tornò
al suo aspetto originario. Con un sorriso cordiale le rispose:
-“Ti sbagli, Sooto. Le donne che
suonano il trombone sono molte più di quante immagini!
Entra, prego!”
Satomi non la digeriva:
-“No! Io mi rifiuto di suonare
quel…coso! Diventerei lo zimbello di tutta la scuola! Ma,
insomma, si rende conto? Una donna che suona il trombone! E’ inconcepibile! E’
assurdo! Sembrerebbe un numero da circo! E….”
Non potè continuare, dato che il
professore aveva nuovamente assunto l’ espressione
assassina. Prese a tremare così forte che per poco non le saltarono le scarpe.
-“D’ accordo, d’ accordo…se proprio ci tiene…vorrà dire che
proverò!”
Una volta entrata, la porta si chiuse a chiave dietro di
lei.
-“Moe-Moe! E’ assurdo! Sono
disperata! E’ successa una tragedia!” urlò Satomi, non appena il giorno dopo
incontrò l’ amica all’ ingresso.
-“Che
altro?”
Gli narrò tutto.
-“Davvero studierai il
trombone?? Ma è fantasticoooo!
E’ bellissimo! Chissà come sarai eccitata!”
Satomi si infuriò:
-“Adesso
mi prendi in giro anche? Che razza di amica sei se non
mi supporti?”
Ma Moe-Moe, con una strana espressione,
le ribatté:
-“Scusami se te lo dico, Satomi,
ma te lo meriti! Hai deciso in fretta e furia di suonare solo per avvicinarti
ad un ragazzo, infischiandotene altamente delle conseguenze? Eccoti servita!
Sai come dice il proverbio? Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”
Satomi rimase in silenzio: poche volte l’ amica
arrivava a rimproverarla, ma sapeva che, quando lo faceva, di solito aveva perfettamente
ragione. Ora si sentiva in colpa per quello che aveva fatto.
-“Mi…mi
dispiace…se non ho ascoltato i tuoi consigli…io non
immaginavo…”
Ma Moe-Moe era un’ amica
eccellente, e sapeva sempre quanto dosare la carezza e la mazza:
-“Su,
su, coraggio! Ormai quel che è fatto è fatto!”
-“Sì,
ma io…” cominciò Satomi, sul punto di piangere.
Moe-Moe le sorrise dolcemente:
-“Piuttosto,
andiamo a vedere queste lezioni!”
Durante il tragitto, Satomi continuava a descrivere con
parole eccitate e nervose le sue prime impressioni sul professore, sull’ aula e soprattutto sui suoi strani compagni di corso.
Non erano parole entusiaste, ma neanche depresse.
Moe-Moe la ascoltava sorridente: almeno l’ aveva presa bene! Se non altro, non l’
aveva vista sprofondare nello sconforto più nero! Del resto, nonostante lei
stessa avesse detto che se l’ era meritata, non
avrebbe potuto sopportare di vedere Satomi soffrire.
-“Preparati, perché gli studenti
di quest’ aula
sono tutto tranne che normali!” la avvertì, prima di aprire l’ uscio.
Seduti ai banchi centrali vi erano gli unici frequentanti,
tre ragazze ed un ragazzo. Ognuno di loro sembrava uscito fuori
da un diverso romanzo o racconto di fantasia. Un ragazzo coi capelli ondulati e gli occhiali, vestito da una strana
uniforme militare grigia, una ragazza dalle lunghe trecce bionde intenta a
scrivere qualcosa sul quaderno, un’ altra dietro, seduta sul banco con le gambe
accavallate e gli occhi chiusi, in apparente stato di meditazione, un’ ultima
con la faccia spiaccicata sul banco, come svenuta.
Non appena misero piede dentro l’aula, il ragazzo si alzò in
piedi per salutare Satomi, scattando sull’ attenti e
portando la mano alla fronte:
-“Saluti, compagna Satomi! Il
professore farà ritardo, ha detto di esercitarci da
soli! Signore!”
Satomi sospirò:
-“Ecco, quello è il primo pazzo.
Non conosco il suo vero nome, ma qui lo chiamano Kamerata…”
In quel momento, la ragazza seduta al suo fianco con la
faccia spiaccicata lo strattonò per la manica.
-“Cosa c’ è, Nankun? Saluta anche tu
Satomi!”
-“Kamerata…io
ho fame!!!”
Il Kamerata saltò su tutte le furie:
-“COME TI PERMETTI?
HAI APPENA MANGIATO UN’ ORA FA E GIA’
RICOMINCI CON LA FAME?? SAPPI CHE SE STAI CERCANDO DI SCROCCARE IL MIO PRANZO SEI CAPITATA MALE! OGGI NON HO ALCUNA
INTENZIONE DI CEDERE AI TUOI SPORCHI RICATTI!”
-“…ho
fammmeeeeeeeeeeeeeeeeee….cibooooooooooooo….”
Nankun si alzò da sedere,
mostrando due paia di occhi neri come l’inchiostro ed
un enorme bocca spalancata:
-“…da
mangiaaaareeee….”
-“Nankun…non
ricominciare con la recita dello zombie…gu-guarda che
non attacca!!” balbettò il Kamerata, visibilmente preoccupato.
Fu allora che Nankun gli si gettò
addosso con la furia di una bestia selvaggia:
-“Lo
so che la nascondi nella tasca! Dammi la tua merendaaaaa!!!”
Il Kamerata cominciò a correre per l’ aula,
inseguito a ruota dall’ affamata Nankun e gridando
con voce stridula:
-“AIUUUUTOOOOO!!
MI VUOLE MANGIARE VIVO!!”
Moe-Moe assisteva allibita alla scena, mentre Satomi sospirava. Doveva averla vista già il
giorno prima.
Il Kamerata continuava a sfuggire:
-“AIUUUUTOOO!!!
AXEL, TI PREGO, FA’ QUALCOOOOOOSAAAA!! FERMALA, FALLA SMETTERE!!!”
Axel, la ragazza con le trecce
bionde, scattò in piedi all’ istante, tirando fuori da
chissà dove un enorme arco e una faretra.
-“Agli
ordini, Kamerata! La libero io!”
-“NO! NO, AXEL, LE FRECCE NO! SAI
BENE CHE SONO CONTRO LA VIOLEEEEEEEKKHH!!”
Non aveva fatto in tempo a finire la frase che già una
nuvola di frecce cadeva sulle loro teste in fuga. Ora, oltre a fuggire le
grinfie di Nankun, cercava di evitare le frecce di Axel che piovevano ininterrotte
e con sorprendente rapidità.
-“AXEL, MENO MALE CHE LA TUA
MIRA E’ PESSIMA!!” gli uscì in un impeto di rabbia,
ma subito si tappò la bocca con la mano.
Sapeva, sapeva bene che non avrebbe
dovuto dirlo!
Gli occhi di Axel
scintillarono all’ istante.
Il Kamerata capì cosa aveva combinato:
-“NO,
NO, AXEL, TI PREGO, NON QUELLO, TUTTO TRANNE QUELLO!!”
Ma Axel
non lo ascoltava, appiccò il fuoco e cominciò ad incendiare le punte delle
frecce, questa volta mirando deliberatamente alla sua testa.
La situazione precipitava. Preso dalla disperazione, il Kamerata
si rivolse all’ unica persona che era rimasta
impassibile a tutto il trambusto, immersa nella sua meditazione:
-“VERYLLA!! VERRYLLA, AIUTAMI
TU, FAI QUALCOSA!! FALLE SMETTERE TUTTE E DUEEEE!!”
Verylla aprì gli occhi di scatto:
una voce profonda e secca.
-“Agli
ordini, Kamerata!”
Si alzò in piedi sul banco, tirando poi fuori
da chissà dove un lungo bastone con strane incisioni e cominciandolo a
roteare sulla propria testa. Il Kamerata cominciò a piangere e, mentre ancora
correva, gridava:
-“NOOOOOOOOO!!! VERYLLA, TI PREGO, IL TERREMOTO NOOOOOOOO!!!”
Ma era ormai troppo tardi: colpendo
col bastone il suolo, si scatenò un tremendo terremoto che staccò letteralmente
pezzi interi di pavimento, sospendendoli a mezz’ aria. In pochi secondi, tutto
fu ricoperto dalle macerie. Il Kamerata, Nankun ed Axel sparirono sotto di esse. Verylla, ancora sul banco, chiuse gli occhi e riunì le mani
in preghiera:
-“Tecnica
segreta della jungla: -Furia della terra-! Yohoho!!”,
concluse.
Un silenzio irreale piombò nell’ aula:
Satomi e Moe-Moe osservavano terrorizzate la catastrofe di tre esseri umani
sepolti dalle macerie. Almeno fino a quando, da sotto a
un cumulo di pietre, non saltò fuori la testa di Nankun,
che stringeva in bocca la merendina, ancora avvolta nel suo involucro. Senza
preoccuparsi troppo di rimuoverlo (anche perché le mani erano bloccate di sotto
dalle pietre), ingoiò con soddisfazione in un solo boccone:
-“Gulp!! Aaaahhh!! ME-REN-DI-NA!”
Moe-Moe mise una mano sulla spalla di Satomi, che era
rimasta allibita da quella scena al limite dell’ irreale.
-“Trombone
hai detto, eh? Hai ragione tu, era
meglio violino…”
Ora, Satomi, se suonar vorrai,
coraggio da vendere avere dovrai,
perché, una donna che suona il trombone,
necessita forza e determinazione!
Ma, come Nankun e come il Kamerata,
Satomi, Satomi…sei troppo stonata!