Avvertenza: i personaggi
citati di Naruto sono ooc
per esigenze di copione, uomo avvisato,
mezzo salvato.
Ok?
Il Mistero
Dei Calvèlumpa
Il luogo era ovviamente deserto, nessuna casa sorgeva intorno
al vecchio nuraghe apparentemente disabitato e scosso dal vento.
La costruzione appariva fatiscente ai rari visitatori che se
ne andavano immediatamente, rabbrividendo per la desolazione che comunicava,
nessuno avrebbe scommesso una lira che era abitato.
Nessuno aveva mai avuto il coraggio di girare attorno a
quella bizzarra costruzione a forma di torre e di notare, quindi, il maestoso
garage in vetro e acciaio ipermoderno e tirato a lucido, la piscina olimpionica e le
terme.
Nessuno sapeva che in quel luogo risiedevano almeno tre
ragazze, in passato erano state di più, due sui vent’anni e una sedicenne che
progettavano almeno una volta al giorno la conquista del mondo.
Senza mai riuscirci, per altro.
Il destino malvagio, un fantasma di nome Sid
e un bizzarro quindicenne di nome Sasuke mettevano
sempre i bastoni tra le ruote, pur proclamandosi amici del trio.
Misteri dell’amicizia.
Quel pomeriggio le nuvole erano basse, il cielo era grigio e
prometteva ancora tempesta, mentre il vento di ottobre ululava la sua ira al
mondo, inquietando i pochi passanti.
Ben presto una forte pioggia iniziò a cadere e a bagnare
tutto e dei gemiti di dolore si fecero sentire da una delle finestre, lasciata
incautamente aperta.
Una figura con il capo coperto dal cappuccio della felpa
nera e due borse della spesa in mano, si arrestò davanti alla porta
dell’edificio borbottando oscure maledizioni e frugando in una borsa alla
ricerca delle chiavi.
Poco dopo sparì all’interno, lei e le sue borse.
Jaheira, che tutti chiamavano J,
si abbassò il cappuccio e accese la luce illuminando un salotto ben curato e un
fantasma punk che dormicchiava con addosso un grembiule rosa sul divano di pelle nera, mentre uno schermo
al plasma trasmetteva le immagini di quando era ancora vivo.
La ragazza, pallida, dai lunghi capelli neri inarcò un
sopracciglio e sgranò gli occhi di miele, Sid, il
fantasma, aveva mantenuto la promessa, pulendo il salotto.
Stava per complimentarsi con lui, quando sentì i gemiti,
lunghi e prolungati, provenire dal piano di sopra e si grattò il mento
perplessa, che Sid avesse invitato un amico?
Decise di salire a controllare, non prima di avere preso una
lunga katana, di quelle che stavano appese in salotto per volere di Layla,la seconda coinquilina e sua socia.
Arrivò in cima alle scale a chiocciola e percorse il lungo
corridoio, sentendosi tanto la Sposa di “KIll Bill”,
man mano che si avvicinava alla camera di Lay i
gemiti erano più forti, inarcò ancora il sopracciglio.
Spalancò la porta con un calcio e vide che i gemiti
provenivano da una figura che si contorceva a letto bestemmiando e che altri
non era che Layla, che per qualche ragione ignota non
riusciva a formulare una frase di senso compiuto.
“Stella?”
La ragazza fece un salto e poi mugugnò qualcosa, la mora
realizzò che stava ancora brandendo uno spadone e lo lasciò cadere per terra, avvicinandosi al letto preoccupata.
“Stella, tutto bene?”
Lei rantolò qualcosa di inintelligibile, J si avvicinò
ulteriormente e vide che l’amica era di una sfumatura di un inquietante verdino
e con le lacrime agli occhi, cavarle una parola in quello stato era
impossibile.
La mora guardò ancora per un po’ la sua amica, i capelli
neri con le punte rosse erano come animati di vita propria e decise che se non
poteva parlare forse poteva scrivere, così gesticolando le porse un quaderno e
un indelebile nero.
L’altra li afferrò e scribacchiò in una grafia disordinata
qualcosa, poi li ridiede a J che lo lesse impaziente.
“Ho mal di pancia. Muoio!”
La mora prese in mano la situazione e urlò come un ossessa:”Siiid!!! Portami il telefono! Corri che è un’emergenza!!!!”
Udì lamenti indistinti, imprecazioni e bestemmie all’indirizzo
del cordless desaparecido , poi l’orlo di un grembiule frou frou
rosa apparve dal corridoio seguito dal fantasma di uno spettinato ragazzo con
un chiodo di pelle nera.
“Cosa diavolo hai da urlare, donna?”
“Dov’è il cordless?”
Lui lo estrasse da una delle tasche del grembiule e glielo
porse sbuffando.
“Non mi hai risposto!”
“Lay sta maaaaleee!”
“Speriamo che muoia, così mi fa compagnia!”
Un tuono rombò più forte degli altri,bizzarro che ci fosse
un temporale a ottobre inoltrato, e un fulmine si abbatté a pochi metri dal
nuraghe, la mora alzò un sopracciglio.
“Sicuro che Nancy approvi?”
Lui deglutì rumorosamente, poi svolazzò fuori dalla finestra
urlando “Perdonami” e cercando di schivare i fulmini che sembravano decisi ad
arrostirlo come una caldarrosta.
“Mai sfidare Nancy,la strega del L.A.S.
Ora chiamo l’ospedale!”
Compose un numero, dopo un quarto d’ora un’ambulanza si
arrestò davanti a casa sua e portò via una smadonnante
Layla, che inveiva come un muratore incazzato.
Il dottore aveva visto parecchi casi strani, ma quello di
quella ragazza lo inquietava parecchio, non perché fosse difficile, una lavanda
gastrica aveva risolto tutto, ma per la ragazza in sé e per i suoi amici.
Lei dopo aver rantolato per tutto il percorso in ambulanza, a detta dei paramedici, si era
come risvegliata non appena aveva visto un ago e aveva iniziato a strillare
come un erinni, spaventando tutti i degenti che avevano creduto si stesse
consumando una strage.
L’uomo sospirò, ora
lei, Layla, dormiva tranquilla, così lanciò
un’occhiata ai suoi amici, una mora sui vent’anni che continuava ad andare
avanti ed indietro come se stessero facendo un autopsia sulla sua amica
nonostante fosse ancora in vita e che era arrivata poco dopo l’ambulanza .
Poi era arrivata una ragazzina sui sedici anni, dai lunghi
capelli viola, che aveva urlato come una sirena qualcosa di simile a “nee-san!” per un quarto d’ora buono e che aveva quasi
atterrato un’ infermiera per sapere come stava l’amica.
E queste due si potevano ancora definire normali, il bello
sarebbe arrivato in seguito, quando un ragazzo dai capelli rossi si era
materializzato dal nulla e aveva sussurrato direttamente al suo orecchio che se
Layla non fosse sopravissuta sarebbe venuto a
cercarlo.
Un brivido gli aveva attraversato la spina dorsale e
continuava ad attraversargliela ogni volta che lo guardava, ora che era seduto
su una sedia pacato e composto come la statua dell’educazione.
In parte a lui c’era un altro ragazzo dai capelli neri,
vestito in maniera quanto meno bizzarra, una camicia bianca gli lasciava
scoperto un petto cadaverico, ed era sostenuta in vita dalla versione viola e
maggiorata di un saio da frate, a coronare il tutto pantaloni neri e sandali
neri che lasciavano scoperte le unghie dipinte di nero.
Macabro.
L’unico suo lato positivo e pecca allo stesso tempo, era che
era stato in silenzio, da quando era arrivato non aveva spiccicato parola,
nemmeno quando la ragazzina l’aveva scosso come un sacco di patate e l’altra
l’aveva insultato fino alla settima generazione.
Fece un respiro per darsi coraggio e si avvicinò a loro, il
rosso lo inchiodò con i suoi occhi chiarissimi e lui non poté fare a meno di
rabbrividire ancora, mentre si schiariva la voce per tentare di nascondersi
dietro all’autorità del ruolo di medico, conscio che non avrebbe funzionato con
loro.
“Buonasera, la vostra amica sta meglio.
Le è stata effettuata una lavanda gastrica e ora sta
riposando, tra poco potrete vederla.”
Ora lo guardavano tutti, indietreggiò di un passo senza
volerlo e poi si eclissò augurandosi di non vederli mai più, lo spaventavano e
poi ogni volta che si avvicinava a loro la temperatura nella stanza si
abbassava di almeno dieci gradi.
Un altro dei misteri della giornata.
“Sid hai fatto scappare il
dottore!”
Beckill, meglio nota come Beck,
corrugò le sopracciglia, lanciò un occhiataccia al fantasma, il quale si limitò
a sogghignare e a poi ad abbassarsi per schivare l’anfibio della viola.
Sasuke guardò schifato la scarpa,
poi per la prima volta aprì la sua
boccuccia per emettere un verso di disapprovazione, la ragazza si voltò verso
di lui con una luce assassina negli occhi.
“Problemi, Sasuke-kun?”
“Tu mi urti!”
“ E tra poco ti romperò!”ringhiò lei, portando una mano
sulla cintura per sfilarsela.
J alzò gli occhi al cielo e si mise fra i due.
“Potreste eliminarvi in seguito?
Prima vediamo come sta Lay, poi Sas’ke puoi pur morire!”
Lui sbuffò e tornò a sedersi, Beck lo imitò guardandolo in
cagnesco.
Trascorsero i successivi quindici minuti a punzecchiarsi a
vicenda, litigando per qualsiasi cosa, dalla fuga insensata di Sasuke di Konoha, al furto della
matita nera del moro operato da Beckill, al fatto che
Sasuke non poteva mai stare nel posto davanti della Corvomobile, la loro macchina.
Smisero solo quando della sabbia iniziò a svolazzare con
nonchalance intorno a loro, entrambi guardarono verso Gaara
e deglutirono, lo sguardo del rosso si stava facendo sempre più vacuo e Jaheira si sperticava in gesti frenetici.
Il significato di quei gesti era uno solo:”Tacete se tenete
alla vostra misera vita.”
I due tacquero immediatamente, attesero composti l’arrivo di
un’infermiera che annunciò loro che ora Layla poteva
ricevere visite, la notizia fu accompagnata da un sorriso da parte del ragazzo
moro.
Si alzarono tutti vociando allegri, sollevati,solo Beckill ghignò invece di sorridere, con aria innocente
allungò un piede tra le gambe di Sasuke facendolo cadere per terra.
“BECKIIIIL!!”
“Oh piccolo della mamma, caduto per terra? Fatto bua?”
Risero tutti, Sasuke rosso per la
vergogna iniziò a borbottare oscure maledizioni, ma si fermò quando vide un
sorrisino affiorare sul volto del rosso.
Forse, sottolineando forse, poteva fare il buffone,
considerato che i suoi tre soci del team Hebi
l’avevano piantato in asso.
Layla si svegliò di pessimo umore,
era in ospedale, quindi non era stato solo un terribile incubo fottutamente
reale, ciò la innervosì e parecchio.
Cosa l’aveva fatta finire lì?
Non ne aveva idea al momento, sapeva solo che quando era al
nuraghe stava per vomitare anche l’anima
e aveva avuto un assaggio dei dolori del parto.
“Marò…ma che è stato?
E poi….IO VOGLIO FUMAREEEE!!!”
Sbatté irosamente un pugno sul comodino e notò la flebo nel
braccio.
Impallidì vistosamente, represse i conati di vomito e si
disse che lei era un akatsukina, ergo era forte e non
poteva, non doveva svenire, ne andava del suo onore!
Cercò di pensare a cosa l’aveva fatta finire lì per
distrarsi dal pensiero di quell’ago piantato in vena, nella sua testa si formò
nitida l’immagine di un vasetto, era maionese senza ombra di dubbio.
Soffiò l’ennesima imprecazione contro la maionese e la
decadenza dei tempi.
“Cristo, l’ho presa due giorni fa! Non può essere scaduta!
non glielo concedo, diamine!”
La porta si aprì con un cigolio sinistro, la sua tribù fece il
suo trionfale ingresso nella stanza, J
alla guida, Gaara dietro di lei, la sua ombra di
sabbia, a chiudere il corteo, Beck e il corvo emo Uchiha, che litigavano amabilmente come al solito e Sid che rideva come un pazzo con la faccia mezza bruciata.
“Steeeellaaa!!!”
“Soooociaaa!”
La mora si lanciò ad abbracciarla, gli altri si disposero
attorno al letto curiosi.
“Come stai, bella?”
“Meglio, tesoro!”
“Ma cosa ti è successo?”
“è colpa della dannata maionese! Ne ho mangiata un po’ prima
e mi ha distrutto la pancia.
J ti prego, in nome delle Akatsukine
scopri cosa conteneva e dove è stata prodotta!”
La mora la guardò.
“Vuoi vendicarti, sister?”
“Si, sgamata?”
“Già…”
La mora le prese la mano.
“Non ti preoccupare scoprirò tutto e domani quando uscirai
partiremo alla ricerca del colpevole!”
“Grazie J grazie!”
Sasuke tossicchiò imbarazzato e
schifato, ma Beck lo mise a tacere ficcandogli in bocca una ciabatta rimediata
da un altro degente, il moro iniziò a mugugnare e a sbracciarsi per poi
assumere una delicata sfumatura bluastra.
“Stella, credo che il corvo stia soffocando…”
“Non ti preoccupare, tu pensa a riposare!”
“Sid perché sei bruciato?”
“Te lo dico domani, ora il cielo è ancora troppo tempestoso
perché se ne possa parlare…”
Si grattò perplessa il mento in attesa di una spiegazione
del defunto bassista, ma lui la liquidò con un gesto annoiato della mano, che
la fece sbuffare.
I suoi amici rimasero ancora per un po’ poi la lasciarono da
sola in attesa dell’arrivo di Morfeo, che ovviamente si diede alla latitanza.
Jaheira si sentiva più sollevata,
dopotutto la sua socia non sarebbe morta tanto presto , le aveva persino
lasciato un compito che lei non vedeva l’ora di svolgere, desiderava scoprire
chi era il pirla che le aveva fatto perdere dieci anni di vita.
Puntò la chiave verso la Corvomobile,
seguita dagli altri si diresse alla macchina e poi salì al posto di guida con Gaara al suo fianco, senza che Sasuke
osasse lamentarsi.
“Bene” Borbottò Beck” Dobbiamo fare in modo di scoprire cosa
ha avvelenato Layla…”
“Bhe…a casa abbiamo il pc e potremmo fare una ricerca.”
Gli occhi della viola si illuminarono di una luce gioiosa e
vagamente inquietante, poi batté le mani ed estrasse qualcosa dalla sua borsa.
“Ho il mio portatile, gente di poca fede!”
Sasuke deglutì rumorosamente ed
iniziò a sudare copiosamente, forse sapeva cosa la viola gli avrebbe chiesto,
pensò distrattamente J mentre lo guardava di sfuggita nello specchietto.
“E la connessione?”
“Sasuke ci farà da antenna!”
“Perché io?”
“J sta guidando e io devo fare la ricerca, tu non sai
nemmeno accendere il computer!”
Chiedere a Gaara di salire sul
tetto e di fare da antenna umana era fuori discussione, se non si avevano intenzione suicide e Sasuke era un
grandissimo idiota, ma ci teneva ancora alla sua pellaccia smorta.
Fece un verso irritato, guadagnandosi un occhiataccia da Beckill
e bofonchiando uscì dal finestrino e si portò sul tetto del auto.
Beckill accese il portatile
serafica, provò a connettersi alla rete senza riuscirci e cominciò a sbraitare
con la grazia di un capocantiere gli ordini a SAsuke.
“Alza il piede destro!”
Grugnito.
“Hai alzato il sinistro corvo, ma sei sordo?”
Bestemmia.
“Non mi fare salire Sasuke o sarà
peggio per te, ti cavo gli occhi e li
regalo a tuo fratello!”
Sasuke la mandò elegantemente a
quel paese e solo la sabbia di Gaara trattene la
ragazza al suo posto, mentre la macchina sbandava pericolosamente.
“Allora, se volete arrivare vivi e integri a casa, fate meno
i pagliacci! Chiaro?”
“Ma J!”
“Silenzio! Io guido e io ho il poooteeereee!”
La viola ammutolì sconcertata davanti all’espressione da gollum della sua amica appiattita contro il volante e con
una strana luce negli occhi.
“Stare con Gaara le fa male!”
Borbottò a voce bassissima, ma lei la sentì lo stesso e
inchiodò rischiando di far cadere SAsuke dal tetto.
“Scusa cara?”
“No nulla!”
La ragazza deglutì e si chinò sul computer, riprendendo a
litigare amabilmente con Sasuke, J riprese a guidare
fischiettando.
Per far si che la tanto sospirata connessione arrivasse, il
moro dovette mettersi in equilibrio sull’alluce destro, con la gamba sinistra
alzata, un braccio appoggiato sulla testa e l’altro proteso verso il cielo.
“’Eeeck!!! Muoviti che sto per
cadere!!”
“Ma sei uno shinobi e non ce la
fai? Con che coraggio ti chiami il genio degli UChiha?”
“Fanculo bassista fallitaaa!”
“Peccato che tu non possa vedere il medio che ti sto
mostrando da lassù!”
“Me lo immagino!”
Beckill tornò ad occuparsi del pc, fino a che lanciò un urlo che fece sbandare di nuovo la
macchina e che catapultò via un Sasuke urlante.
“Amooore!!! Il corvo emo vola!”Esclamò Gaara sognante
contemplando la figura del ragazzo che stava compiendo la parte ascendente
della parabola che l’avrebbe portato a tatuarsi sull’asfalto nei prossimi
minuti.
“Certo, i corvi hanno le ali!
Becks cosa hai scoperto?”
“Dov’è la fabbrica della Calvè che
ha avvelenato Lay!!”
“Uuuu! Ma sei una boss!”
J volse la sua attenzione sulla viola che gongolava
soffiando via della polvere immaginaria dalle unghie.
“Mooore! Sasuke
si è tatuato sul pavimento!”
“Si, Gaara. Dicevi Beck?”
La ragazza le disse
dove si trovava la fabbrica della maionese che aveva quasi avvelenato Layla, J sorrise e cominciò a pensare a piani di
incursione, mentre ingranava la prima e faceva ripartire la corvo mobile.
“E Sasuke?”
“Che ti importa di lui? Quando ha finito dal tatuatore torna a casa, no?”
Gaara lanciò un ultimo sguardo
alla figura che implorava pietà alzando un braccio al cielo, poi sorrise alla
sua ragazza e annuì, J ripartì.
Quella sera Beck, mentre era sprofondata nella vasca
idromassaggio del bagno del nuraghe, soffiando bolle ebbe la sensazione che
mancasse qualcosa o meglio qualcuno, ma non ci diede peso.
Come al solito lanciò il flacone delle bolle di sapone
all’indirizzo di fantasma pervertito di casa, lui sparì mugugnando e lei si
rivestì e poi entrò in camera sua.
J e Gaara erano di sotto a
guardare la televisione ed era meglio non disturbarli.
Si stese a letto cullata dalla voce di Tim Armstrong e
iniziò a sonnecchiare.
Al piano di sotto J stava guardando “Scrivimi una canzone” e
Gaara allo stesso tempo, con uno sguardo meditabondo,
sicuramente stava macchinando qualcosa , ma non era dato sapere cosa.
“Gaars!”
Il rosso la guardò inespressivo, odiava essere chiamato
così, sapeva che quando succedeva stavano per arrivare dei guai per lui.
“Ma quanto conto per te?”
Lui si grattò la testa perplesso, rimase un attimo in
silenzio poi mugugnò:” Non lo so!”
“Come non lo sai?”
Si accorse al volo della nota isterica nella voce della sua
ragazza e cominciò a sudare freddo, se lei si fosse arrabbiata nemmeno lo scudo
di sabbia sarebbe bastato a proteggerlo.
“Bhe, non trovo un metro di
paragone, tesoro…”
Lei strinse gli occhi, stava preparando la frase che
l’avrebbe condannato a passare la notte
nella cuccia del cane.
“Ma tu mi scriveresti una canzone?”
Lui la guardò spaesato.
“Ma io sono stonato!”
“Ma me la scriveresti?”
“Non sono bravo con le parole!”
Lei strinse ancora di più gli occhi, lui deglutì.
“Però sei importante, insostituibile.
Sei come la mia giara! Come farebbe la mia sabbia senza di
lei? E io cosa farei senza di te?”
Era ufficiale, si stava arrampicando sugli specchi e J se ne
sarebbe accorta e poi l’avrebbe distrutto.
Distrutto dalla furia omicida della sua ragazza, che fine ingloriosa
per uno come lui…
“Una giara?”
“La mia giara!”
“Oh bhe… meglio di nulla…Però la voglio la canzone!!”
Lui impallidì, lei scoppiò a ridere come una pazza.
“Dio, dovresti vederti! Ha una faccia assurda!!”
“MI stavi prendendo in giro????”
La sua voce fredda si colorò di un’impercettibile nota
furiosa, che lei fece finta di non cogliere, adorava vederlo arrabbiato.
“Si!” ammise candidamente, lui la attirò a sé e la baciò
prepotentemente.
“Era una punizione?”
“No, quella vera arriva adesso!!! Non mi scappi!!”
Qualsiasi cosa volesse fare il rosso non poté farla perché
una figura iniziò a sbraitare qualcosa, i due si voltarono, un essere
completamente bendato avanzava nel salotto mulinando le braccia e imprecando.
“Gaara, conosci una mummia?”
“Naa..J quella non è una mummia. È
Sasuke!”
Lei lo guardò meglio.
“Si, la sua voce irritante è inconfondibile.. Ehi buzzurro!
Ci hai interrotto!!”
Lui grugnì qualcosa.
“Ma che ti sei tatuato per essere conciato così?”
Lui si tolse le bende dalla faccia.
“Ho fatto un incidente,idioti! E voi mi avete lasciato al
mio destino!”
“Perché non sei morto?”
“Gaara, sei scortese, bisogna
mostrarsi compassionevoli! Quando è successo SAsuke?”
“Quando tu hai inchiodato e io sono caduto dal tetto! Tu mi hai
lasciato lì come un’ immondizia inutile!”
“è quello che sei…”
“Gaaraa…”
“ ‘k more…
“Io non ti ho visto cadere…”
“LUI SI!!”
“è vero, amore?”
“Assolutamente no,ti avrei avvisato se fosse successo!”
“Sei un mentitore!”
Il moro si trascinò in camera sua, maledicendoli.
“Dove eravamo rimasti?”
“ Si parlava di vendette…”
“Oh già…Ecco che arriva la mia!!”
Sooolletiiicoooo!”
La mora iniziò a correre, inseguita dal rosso che rideva
come un invasato.
La mattina dopo era il grande giorno, Layla
sarebbe stata dimessa dall’ospedale, considerato i caratteri degli abitanti
della casa J per non sbagliare ordinò a Sid di
suonare il gong della cucina alle 6:30 e così fece il fantasma.
Fu una saggia decisione, Sasuke,
irritato per essere stato buttato giù dal letto da una pimpante Beckill, tornò stuzzicare Gaara
sulla sua colpevolezza nell’averlo reso una mummia ambulante, il rosso
ovviamente non reagì bene.
Partì uno dei soliti litigi alla Sandra e Raimondo tra i
due e J dovette trattenersi dallo
sbattere fuori casa l’ultimo degli Uchiha e la sua
irritante parlantina da incapace sociale che si crede superiore alla massa.
In un modo o nell’altro la mora convinse Gaara
a non eliminare Sasuke, dicendogli che a qualcosa
doveva pur servire e Beck stese il moro con una poco caritatevole botta sulla
testa.
La mattina si preannunciava movimentata come al solito.
Arrivarono all’ospedale in orario, con il moro sveglio e di
umore lamentoso, tutti erano muniti di cuffie anti rumore per non sentirlo,
tranne J che sfortunatamente doveva guidare.
La socia li aspettava nell’atrio, con un borsone ai piedi,
mentre si frugava spasmodicamente le tasche del giubbino alla probabile ricerca
di un pacchetto di sigarette.
“Laylaaaa!”
“Jaheiraaaa!”
La mora si lanciò tra le braccia dell’amica, stritolandola
in un abbraccio mortale, come se fosse un anno che non si vedessero.
“Socia…Mi hai visto ieri non
trent’anni fa! Cosa succede?”
“Sasuke mi ha esaurito, ti giuro
che non lo sopporto più! Si deve riappacificare con Sakura o lo stronco!”
Il moro era una persona da prendere a piccole dosi se si
teneva alla propria sanità mentale.
“Tesoro, questa sarà la nostra prossima missione!”
“Decisamente!”
La mora si staccò di scatto e a passo deciso si avviò verso
la corvo mobile seguita dall’amica che ancora cercava una sigaretta
inesistente.
“Cristo! Qualcuno ha una sigaretta por favor?”
Una folata di sabbia depositò la tanto sospirata stizza tra
le mani di Layla, che se la accese e sorrise grata a Gaara.
“Grazie Gaara… sei un tesoro!”
“Di niente, tanto era di Jaheira,
io non fumo!”
La sua ragazza protestò rumorosamente e gli appioppò anche
una sberla sul coppino,per poi rimettersi alla guida
borbottando sottovoce oscure maledizioni all’indirizzo del rosso.
Partirono alla ventura, senza sapere bene dove andare, J
ovviamente alla guida, Gaara accanto a lei a fare da
navigatore satellitare, Beck e Sasuke dietro ,
occupati a litigare, Layla accanto a loro,
rannicchiata in un angolo.
“Cosa sta facendo Violastra?”
“Chiudi il becco, cadavere ambulante di pessimo gusto! Sta
sentendo l’mp3, no?”
Sasuke si avvicinò dubbioso alla
ragazza, in effetti s i scorgevano gli auricolari nelle sue orecchie e il
leggero ronzio della musica, poi arretrò spaventato.
“Beck sta ascoltando loro!”
“Loro chi?”
“Loro loro!”
Anche la viola si avvicinò e poi arretrò.
“Oh loro!”
Quei terribili loro, erano i Tokio Hotel, recente passione
di Lay,poco condivisa dagli altri abitanti della
casa, che sussurravano sottovoce, attenti a non farsi sentire dall’interessata,
che le facevano male e che stimolavano la sua malvagità.
“Ma non dovrebbe odiarli una come lei?”
“è Layla, La contraddizione
ambulante, ti pare che possa piegarsi così a ciò che dovrebbe essere?”
Sasuke sospirò sconfortato.
“Il che significa che non mi libererò tanto facilmente di loro…
Tsk, bifolchi!
Tanto sono più bello io del cantante!”
“Si e gli asini volano, lesione mentale che non sei altro!”
L’Uchiha fece un salto non appena
udì la voce di Layla che credeva stesse dormendo, si
era completamente scordato che la sua coinquilina aveva l’hobby di fingere di
dormire per non essere scocciata o ascoltare indisturbata conversazioni
scottanti.
“Io almeno sono un uomo!”
“Ne sei sicuro?”
Sasuke s’impietrì ed iniziò a sudare
copiosamente alla ricerca di una risposta sufficientemente acida che non trovò,
la ragazza fece un sorriso maligno e tornò a chiudere gli occhi.
“Io ne ho timore!”
“Ma dai Sasuke, è innocua!”
“Sti cazzi, mi odia perché ho
ucciso fratello Deidara come lo chiama lei e Itachi, mi ucciderà nel sonno, strozzandomi con la cuffia
del mp3, me lo sento!”
“Farebbe bene” mugugnò la viola.
“Eh?”
“Niente! Piantala di dire cazzate, non stai parlando di un
serial killer!”
“Ne ho timore lo stesso!”
“E allora continua a esserne intimorito e a definirti un
uomo, inutile ultimo degli Uchiha!”
Sasuke si raggomitolò sul sedile e
si rifiutò di parlare, tutti tirarono un sospiro di sollievo, incluso Sid che si promise di chiedere a Nancy di costruire a Beck
un monumento.
Il viaggio proseguì in relativa tranquillità, attraversarono
paesi, campagne, città, verso una metà
incerta e con una missione nebulosa che li attendeva.
Come avrebbero fatto ad entrare?
E una volta dentro, cosa avrebbero fatto?
Nessuno sapeva rispondere,purtroppo, ma improvvisare era la
loro specialità, Sasuke li aveva preparati e mille
emergenze classificabili come strane e bizzarre.
L’ultima in ordine di tempo era il suo essere diventato un
vegano convinto, ovvero non tollerava la carne, il pesce e tutti i suoi derivati,
urtando tutti quelli che abitavano con lui.
Riuscì a urtare anche una povera commessa di un autogrill a
cui chiese un insalata scondita, di cui poi
lamentò per tutto il tempo.
Sarebbe stato un lungo viaggio.
Dopo un tempo indefinito arrivarono in una zona collinare,
tetra, con pochi alberi e quasi tutti scheletrici, dove cavolo erano finiti?
“Gaara, dove siamo?”
“E io che ne so?”
Rinunciarono a chiedere altro al rosso e si guardarono attorno, il cielo era
diventato nuvoloso e una pioggerellina sottile aveva iniziato a cadere, degli
uccelli neri continuavano a fiondarsi sulla loro macchina.
“Ma cosa sono? E perché continuano a venirci addosso?
Sono scemi? Rovinano la mia bambina!”
“Sono gazze ladre!”
“Maledette! Piantatela o vi spharo!”
“Dai Beck…”
Provò a blandirla l’Uchiha.
“Zitto Sasuke, tu non ti fai mai
un mazzo tanto a pulirla ‘sta macchina! Ti lamenti e basta!
Fatele smettere o impazzisco!”
La viola si prese la testa tra le mani, Sasuke
guardò implorante Gaara che sbuffando richiamò la sua
sabbia ed eliminò tutte le gazze ladre della zona.
“Grazie Gaara-san!”
“Prego. Io mi diverto così.”
Finalmente arrivarono alla fabbrica, che sorgeva del tutto
isolata dal resto del pianeta e spacciandosi per l’impresa di pulizia
riuscirono ad entrare.
Erano tutti piuttosto perplessi, a essere sinceri.
“Ragazzi, ma non vi sembra tutto troppo facile?”
“Ringrazia il fato favorevole, razza di pessimista
incallito!”
“No Becky, ha ragione! Poi la voce
che ha risposto al citofono non vi sembrava strana?”
“Più che altro fastidiosamente acuta!”
Continuarono a rimuginare e a litigare fino a che non li
videro.
J li battezzò istantaneamente Calvèlumpa,
Layla corse a vomitare in un angolo, Gaara sbarrò gli occhi, Sasuke
disse:”Oh!” , Beck esclamò:”Minchia!”.
Erano degli essere piccoli e pelosi, con lunghi artigli con
cui mischiavano gli ingredienti della maionese
al posto delle macchine e particolare sconcertante avevano la testa
fatta di maionese.
Erano finiti nella versione da incubo della fabbrica di
cioccolato.
“Oddio, Speriamo che non si accorgano di noi!
Potrebbero essere pericolosi!”
Sasuke si appiccicò al braccio di Beckill che cominciò a contorcersi come un’anguilla.
“Beck!!! Stai Ferma!”
“Sasuke, staccati! Mi dai ai
nervi!”
I calvèlumpa si accorsero di loro,
cominciarono ad avanzare minacciosi.
“Siamo amici!”
Provò a blandirli J, ma non ottenne nulla, come formiche gli
elfi si lanciarono verso di loro.
Furono fatti prigionieri.
“Mollatemi! Mi rovinate i capelli!!!”
“Sasuke, ci stanno rapendo e tu ti
preoccupi per quei quattro spuntoni che chiami capelli?”
“Si!”
“Ringrazia che mi stanno trattenendo altrimenti ti avrei
menato! Non ho mai visto un essere più idiota di te!”
Beckill iniziò a scalciare,
innervosita dallo scambio di battute con il moro.
“Beck, non scalciare che magari si irritano!”
“Sapessi come sono irritata io!”
Li lasciarono solo quando furono al cospetto di un elfo
grande il doppio rispetto agli altri, con una fluente barba bianca.
“Ragazze, dobbiamo fare qualcosa!”
Beck non finì la frase che Layla
la travolse, per arrampicarsi su una piattaforma al centro della stanza, sotto
lo sguardo perplesso degli esserini che probabilmente
non avevano mai visto nessuno non spaventarsi per il loro capo.
“Che vuole fare?”era il dubbio che serpeggiava nella sala
affollata di elfi
“Buonasera! Ho solo una domanda da farvi….Vi
pagano?”
Gli esseri la guardarono , poi mormorarono un minaccioso
:”NO!”
“E allora cosa ci fate ancora qui?
Ribellatevi, non lavorate più e convinceteli a pagare!”
Gli esseri si guardarono l’un l’altro, poi guardarono Lay ed infine loro, che si strinsero gli uni agli altri,
per poi scappare precipitosamente fuori lasciando la sindacalista improvvisata
al suo destino.
Non seppero mai come finì di preciso, non appena i Calvèlumpa iniziarono a prestare attenzione a Layla e al suo strampalato discorso, lasciarono la fabbrica
e saltarono in macchina partendo con una sgommata poderosa.
Una lacrima scese dal volto di Beck quando realizzò quanto
si erano consumati i copertoni, ma nessuno si preoccupò per Lay.
Erano certi che l’avrebbero rivista prima o poi.
Tornò a casa circa un mese dopo sventolando un contratto su
cui si leggeva che lei aveva diritto, non si sa bene perché, al 10% di profitto di quella fabbrica.
Esultarono tutti, lei era tornata carica di regali per tutti tranne che per
Sasuke.
“Perché a me no?”
“Perché il mio regalo per te è un altro, Baby…”
“Quale?”
“Sakura sta per arrivare!”
Il moro corse a rifugiarsi in camera urlando, non uscì per i
due giorni seguenti, fino a che comprese che era uno scherzo.
Quel che non sapeva era che lo scherzo si sarebbe presto
tramutato in realtà.
Loschi piani si stavano preparando alle sue spalle.
Angolo di Layla
Socia, con moltooo ritardo , questa è per il tuo compleanno.
Spero ti piaccia,
ho sistemato la fine, dimmi se va bene.
Spero che piaccia
anche agli altri.
Alla prossima.
Layla