Naga Hana Kaizoku

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-Usopp se n’è andato? Con la mini Merry?- domandò Rufy, grattandosi la nuca perplesso.
Era evidente che stesse cercando di afferrare un qualche concetto, cosa esattamente avesse così poco senso nella frase che aveva sentito. Insomma, per quale motivo Usopp si sarebbe prestato ad andarsene con il ladro? Rufy sgranò gli occhi mentre la verità lo colpiva dritto in testa, più forte dei pugni di Nami.
-È Usopp che ha rubato la Mini Merry?!- sbraitò, ma nessuno gli rispose.
Il silenzio sul ponte era assoluto, erano tutti immobili, chi palesemente sconfortato, chi, come Zoro, apparentemente impassibile, ma la mano tremava visibilmente intorno alla Kitetsu che stava stringendo come se fosse la sola cosa a tenerlo in piedi. Chopper aveva i lucciconi agli occhi e Sanji era al di là dello shock.
Non era possibile che fosse successo di nuovo, che stesse davvero succedendo di nuovo. Che dovessero viverlo di nuovo. E come il pensiero, condiviso da tutti i compagni, si formò anche nella testa del Capitano, Rufy si affrettò ad abbassare la tesa del cappello per nascondere gli occhi lucidi.
Non poteva crollare. Dopotutto Usopp non era più un loro nakama. 
“Non esitare. Sei il capitano, devi essere così, determinato.”
La voce di Zoro, quel giorno di due anni prima, la voce di Sanji, quella sera di due anni prima, gli riecheggiarono nel cranio. Sì, quello era il suo ruolo che lui si era scelto. Responsabilità, decisioni. Tutti fardelli che portava senza nemmeno rendersene conto perché prendersi cura della propria famiglia gli veniva così naturale e per quel che riguardava riflettere… non sapeva nemmeno cosa volesse dire, lui seguiva sempre l’istinto.
Ma in quel momento, il fardello di essere un capitano pesava più dei Promontori Gemelli uno sopra l’altro. Perché avrebbe voluto mollare tutto, inseguire Usopp ovunque fosse andato e chiedergli di tornare ma non poteva.
Non poteva esitare.
Doveva essere determinato.
Non erano più compagni. Ora Usopp aveva la propria ciurma, ora Usopp era un capitano.
-È stata tutta colpa mia, gli ho forzato la mano.- la voce di Lilith lo raggiunse lontana, attraverso i pensieri confusi che gli attraversavano la mente.
-Lil…- cominciò Saku con un ringhio.
-No! Stavolta è davvero colpa mia! Gli ho lanciato un ultimatum e gli ho detto che se non si chiariva con Rufy poteva anche andarsene!-
Rufy sollevò piano il capo, le sopracciglia aggrottate. Ecco che appena risolto un dilemma se ne presentava un altro. Quanto meno a questo giro non era l’unico perplesso, a giudicare dalle espressioni di Franky e Chopper.
-Ma non avevo idea che aveste un mini caravella nella stiva della nave! In teoria non avrebbe dovuto avere via di fuga fino a Nirvana con la Fenix bruciata!- protestò Lilith, gesticolando.
-Ehm… Sorella…- mormorò cauto Franky, guardando anche il resto dei propri compagni. La domanda era lì, sulla punta della sua lingua ma non osava pronunciare quella parola davanti a Rufy.
C’erano poche cose che il Capitano comprendeva molto bene. Nessuno cucinava bene come Sanji, se uno dei suoi nakama piangeva era suo dovere conciare il responsabile per le feste, l’ammutinamento era il cancro della pirateria.
Ma nonostante la cautela del cyborg, le implicazioni della frase di Lilith scesero lente ma inesorabili su Rufy.
-Vi siete ammutinati?!- ruggì, indignato per l’atto in sé, furibondo perché la vittima era il suo migliore amico.
-No Rufy.-
Con non poco stupore del Capitano era stato Zoro a parlare e a posargli una mano sulla spalla per calmarlo. Non c’era bisogno che aggiungesse altro, lui e Rufy si capivano da sempre con uno sguardo e poche parole ma Rufy non riusciva a comprendere perché mai Zoro gli stesse dicendo che non si doveva indignare tanto, che non doveva reagire così. Proprio lui che dava tanta importanza alla lealtà della ciurma nei confronti del capitano.
Forse il problema era che si trattava di una ciurma di cui loro non facevano parte?! Ma era pur sempre di Usopp che si parlava e Zoro non era un uomo egoista! Si rifiutava di credere che non gli importasse nulla del cecchino e di ciò che gli era accaduto!
-Non si sono ammutinati.- Quasi che gli avesse letto nel pensiero, Nami venne in suo soccorso, senza staccare però gli occhi da Lilith. -È Lilith il capitano.-
Fiera e determinata, Lilith sostenne lo sguardo della cartografa e non lo abbassò neppure quando Chopper trattenne il fiato e si mise a tirare su con il naso, neppure quando Franky mormorò un “Sorella…” tra lo scioccato e l’ammirato, neppure quando Sanji si avvicinò al parapetto, respirando grosso per cercare di calmarsi, neppure quando Rufy spalancò la mascella fino a toccare quasi terra.
-Mi spiace avervi mentito. E mi spiace avere obbligato i miei nakama a mentire. Ma un capitano fa ciò che un capitano deve fare per il bene di anche uno solo dei propri compagni.-
-E allora perché ci hai portati sulla vostra nave? Perché lo hai obbligato a incontrarci e a rivivere tutto questo di nuovo?- tremante, Sanji si girò a fronteggiarla ma Lilith non diede il minimo segno di esitazione.
-Perché solo un idiota non si accorgerebbe di quanto gli mancate. Da dove pensavi che avessi preso tutte quelle informazioni sulla vostra ciurma? Ne parla talmente spesso che quando vi ho incontrati per la prima volta era come se vi conoscessi già tutti, a parte Brook.-
-Usopp è un malinconico ma a me sembrava stesse piuttosto bene con voi. Non aveva certo bisogno che qualcun altro prendesse questa decisione per lui.-
-Sanji…-  
-Se tu conoscessi Usopp anche solo la metà che dici di conoscerlo sapresti che è dovuto diventare adulto quanto tu eri ancora una bambina e che non aveva nessuno che si prendesse cura di lui.-
-Torciglio!-
-Ma tu hai così tanta esperienza di vita vissuta da sapere meglio di lui cos’è il suo bene, vero?!-
-Ehi cuoco, perché non chiudi quella fogna?-
-Solo perché sei il Capitano di una c…-
Tutti trattennero il fiato quando un braccio spuntò fuori dal nulla, centrando in pieno stomaco Sanji con un pugno micidiale. L’intera Sunny sembrò vibrare quando il cuoco colpì di violenza la paratia con la schiena.
-Sta attento a quello che dici, Sanji!- lo ammonì Rufy, riportando il braccio alla sua lunghezza normale, le nocche appena un po’ arrossate per l’impatto.
Nessuno osò muoversi né parlare mentre Sanji sollevava il busto, tossicchiando, scioccato più per il suo stesso comportamento che per il cazzotto ricevuto, che in cuor suo si rese subito conto di meritare.
-Rufy io…-
-Tu non sai com’è essere un capitano. Un capitano prende decisioni, anche per gli altri. Io ho preso un sacco di decisioni per tutti voi, compreso Usopp!-
“E se ne avessi prese altre… Se non avessi deciso di lasciare la Merry, se non avessi deciso di dare retta a Zoro, se avessi seguito l’istinto ora Usopp sarebbe qui, sarebbe con noi. Non avremmo dovuto vivere tutto questo neppure una volta.”. Ecco cosa dicevano gli occhi di Rufy.
Sanji non era affatto sicuro che il Capitano se ne rendesse conto, di stare pensando quelle cose. Già quel minuscolo exploit era stato così maturo e ragionevole detto da lui. Ma Sanji se ne rese conto eccome, che il Capitano le stava pensando, e si chiese da quanto Rufy si portasse dentro quel senso di colpa. Da quando lo avevano ritrovato? Da quando se n’era andato due anni prima? Da cinque minuti?
Per cercare di salvare Ace, Rufy non aveva esitato a partire per Marineford nonostante fossero appena stati separati a Sabaody. Mentre tutti loro cercavano un modo per ricongiungersi al resto della ciurma, Rufy viaggiava verso la patria della Marina senza un solo ripensamento, nonostante il rischio di non fare più ritorno, nonostante non avesse la benché minima idea delle sorti dei suoi nakama.
Eppure tutti lo avevano capito, nessuno lo aveva giudicato. Aveva messo Ace al primo posto perché non farlo avrebbe significato accettare la sua morte senza muovere un dito. Era poi così diverso da quello che aveva fatto Usopp per la Merry?
Era poi così diverso da quello che aveva fatto Lilith per Usopp?
Sanji puntò lo sguardo sulle proprie scarpe, sconfitto e furioso con se stesso. -Mi dispiace… Lilith-chan, non era mia intenzione… Ah?- sgranò gli occhi quando una mano sottile e abbronzata entrò nel suo campo visivo.  
Lentamente sollevò il capo fino a incrociare il volto di Lilith, tirato in un sorriso malinconico. -Te l’ho già detto una volta, sei un amico prezioso per lui. Non dispiacerti per questo.- Esitante, afferrò la mano della ragazza ma solo per sfiorarne il dorso con le labbra in un galante gesto di scuse, per poi rimettersi in piedi da solo.
-Posso vedere il biglietto?- domandò Robin, materializzando accanto al cuoco con il braccio teso verso la botanica che non esitò ad allungarle il pezzo di carta che teneva in mano.
Robin lo afferrò con entrambe le mani e si girò impercettibilmente per permettere una lettura più agevole anche a Sanji, che non aveva nemmeno provato a nascondere il suo furioso bisogno di sapere. Il messaggio era vergato con una calligrafia elegante ma leggermente imprecisa, come se la mano del mittente avesse tremato nello scriverlo.
 
Rufy, Lilith, Ragazzi.
Quando leggerete questo messaggio spero di essere già lontano.
Ho capito che il mio destino è navigare in solitaria per i Sette Mari, solo così potrò diventare un guerriero ancora più grande e impavido di quanto già non sia. Un giorno sentirete sicuramente parlare del Grande Cecchino del Mare Orientale.
Quel giorno voglio che sappiate che mi dispiace di avervi privato della possibilità di rivendicarmi come nakama. So che è dura ma non potevo permettere che litigaste per me, me ne sono dovuto andare per forza. È stata una decisione dura ma necessaria.
Lilith, ti lascio il comando dei Naga Hana, so che farai un ottimo lavoro e voglio ringraziare tutti voi ancora una volta per avermi portato fino a qui, fino all’inizio di questo nuovo viaggio in solitaria che io, il Grande Usopp, affronterò senza paura né ripensamenti.
Scusatemi con Franky per il furto della Mini Merry. Mi serviva un mezzo e non potevo aspettare.
Con affetto.
 
                                                                        Usopp.
 
Molte sopracciglia si alzarono scettiche e incredule mentre Robin leggeva ad alta voce, tutti colpiti dalla faccia tosta di Usopp che aveva pensato bene di continuare la farsa del falso Capitano persino nel suo biglietto d’addio. Per un attimo il suo patologico bisogno di mentire mise in secondo piano ciò che realmente il messaggio nascondeva, per tutti tranne che per le quattro persone che avevano visto il biglietto con i propri occhi, anche se Saku rimaneva testardamente impassibile persino di fronte a questo.
In più punti l’inchiostro era sbavato, soprattutto sulla firma che era praticamene illeggibile, e la carta macchiata.
-Merda…- imprecò Sanji fra i denti.
Erano due anni che quella faccenda continuava a costare lacrime a tutti, Chopper in particolare. Sarebbe mai finita?
-Beh anche se non conoscessi la sua scrittura non avrei dubbi riguardo al mittente.- mormorò Robin indicando poi con il polpastrello la terza parola del messaggio. -Guarda. Ha scritto “Ragazzi” con la maiuscola. Che strano.-
-Vuoi dire che potrebbe essere un messaggio cifrato?- domandò subito Sanji.
-No. Però questa “R” oltre a essere maiuscola sembra tanto una “S” che è stata modificata a posteriori.- ribatté l’archeologa, guardandolo di striscio e Sanji sgranò gli occhi con aria difficile dire se colpevole o incredula.
-Ma quindi Lilith è il capitano perché lo ha deciso Usopp!- protestò Rufy, mettendo il broncio.
Tutti tranne Robin sospirarono esasperati. Non ne sarebbero usciti sani, era inutile anche solo sperarlo.  
-Usopp stava solo continuando la recita anche nel messaggio, Rufy.- lo informò atono Zoro, che si era seduto a gambe incrociate sotto l’albero dell’altalena ma senza il rilassamento che lo contraddistingueva di solito.
-Da che parte potrebbe essere andato? Anche se ha portato delle provviste con sé la Mini Merry è piccola. Non può sperare di coprire molte miglia senza fermarsi.- si attivò Sanji, stufo di perdere tempo in discorsi inutili, spostando lo sguardo da Nami a Dex.
-L’isola più vicina al punto in cui ci troviamo attualmente è Nirvana.- rispose la rossa, lanciando un’occhiata a Dex che annuì la propria conferma. -Considerato che ha anche il vento a favore, non sarà di certo andato da un’altra parte.-
-Non sarebbe molto da lui.- aggiunse Dex, stringendosi nelle spalle.
Sanji batté le mani con una scintilla di rinnovata speranza negli occhi. -Bene allora andiamo tutti dalla stessa parte, no?!- esclamò quasi, guardando i suoi nakama uno ad uno. -No?! Ehi ragazzi… che… cosa…- mormorò sempre più perplesso quando si accorse che tutti stavano evitando il suo sguardo. Solo Robin sostenne il suo sguardo con una punta di malinconia negli occhi e fu quando beccò Franky a lanciare un’occhiata furtiva ma eloquente a Rufy, la tesa ancora tirata giù sulla fronte, che Sanji finalmente capì e il sangue gli si gelò nelle vene. -Rufy?!- lo chiamò avanzando di un passo verso di lui.
Una risata isterica gli salì alle labbra. Non era possibile. Non poteva vivere anche quello di nuovo!
-Rufy andiamo, è di Usopp che stiamo parlando.-
Strinse le dita a pugno, tentando di contenere i tremiti che lo scuotevano. La tensione era più palpabile che mai e Dex e Neena erano già scattati due volte, contenendosi un attimo prima di intervenire solo grazie agli autoritari cenni di diniego di Lilith.
-Infatti.- sussurrò Rufy, girandosi verso il mare e voltando le spalle a Sanji come a tutti gli altri. -È di Usopp che parliamo e Usopp non fa più parte di questa ciurma.-
Anche se non lo poteva vedere in faccia, Sanji lo seppe dalla voce che Rufy stava piangendo. Sapeva che si era illuso, che si era dimenticato di come stavano davvero le cose. E a differenza di Water Seven non c’era nessun Governo, mondiale o meno, da combattere per tenersi distratto e non pensare alla perdita di un fratello.
-Sono il Capitano io, ricordi?- articolò tra respiri profondi e tremolanti. -Non posso… esitare.-
E anche se sapeva che stava male, che aveva ragione, che lui stesso gli aveva detto quelle parole, ora Sanji avrebbe solo voluto rimangiarsele e sbattergli in faccia tutto quello che si stava accavallando nella sua testa come aveva fatto con quel calcio in faccia due anni prima, perché non potevano, stavolta non potevano abbandonarlo. Quello non era Water Seven era il Nuovo Mondo e non gli importava un accidente di cosa quell’idiota di una testa d’alga ritenesse giusto o sbagliato e…  
-E infatti non capisco perché lo stai facendo.- Rufy si voltò per primo, dimentico del motivo per cui aveva voltato le spalle, quando Zoro parlò, ancora immobile seduto tra l’erba, limitandosi ad aprire l’occhio sano per guardare il Capitano. -Se sei consapevole che Usopp non è più parte della nostra ciurma, andare ad aiutarlo non implica niente. È solo un amico in difficoltà. Da quando ti fai problemi ad aiutare un amico in difficoltà?- chiese lo spadaccino, sollevando un sopracciglio.
L’incredulità lasciò il posto a radiosi sorrisi e puro sollievo sui volti sia dei Mugiwara che dei Naga Hana.
-Io sto con fratello Millelame!- annunciò Franky, caricandosi in braccio Chopper, che ora rideva mentre si asciugava i lucciconi con gli zoccoli.
Solo Rufy e Sanji lo fissavano ancora a bocca aperta, senza riuscire a credere alle proprie orecchie, impressione che si intensificò per Sanji quando Nami, al colmo della felicità, si lasciò sfuggire: -Ah Zoro! Potrei anche annullarti il debito in questo momento!- per poi tornare seria e posare le mani sui fianchi autoritaria nell’accorgersi degli sguardi basiti dei propri nakama e mettere in chiaro: -Si fa per dire, ovviamente!-
-Yohohohoho! Ma che bel momento! Queste sono cose che scaldano il cuore! Anche se io il cuore non ce l’ho più!-
-Speriamo che Usopp non sia già stato divorato da una volpe a tre code.- commentò tono Pascal.
-Capitano. Credo che sia il caso di preparare il necessario per lo sbarco.- intervenne Robin, risvegliando gentilmente Rufy dallo stato confusionario in cui ancora versava.
Solo Sanji e Zoro si stavano ancora fissando e fu il samurai a decidere di prendere l’iniziativa, mettendosi in piedi e avvicinandosi a grandi passi al nakama. -Datti una mossa cuocastro.- gli intimò, mentre gli passava accanto. -La marea non aspetta mica te. Se Usopp salpa prima che…-
-Grazie.-
Zoro si immobilizzò e sollevò un sopracciglio, lanciandogli un’occhiata in tralice. -Non lo sto facendo per te.-
Anziché rispondere, Sanji estrasse una sigaretta, l’accese con tutta la calma del mondo e, con altrettanta calma, ne prese una generosa boccata prima di decidersi a ribattere. -Lo so. Se lo avessi fatto per me non ti avrei ringraziato, avrei preso a calci quel tuo culo pesante. E a tal proposito, io sono più che pronto a sbarcare. Sei tu che devi darti una mossa semmai, non ho intenzione di perdere Usopp perché hai da lucidare i tuoi stuzzicadenti.- mormorò, tornando al suo tono pacato e quasi filosofico.
Il samurai aprì bocca per rispondergli a tono ma decise di lasciar perdere per una volta e che gliel’avrebbe fatta pagare un’altra volta. Ora doveva prepararsi a sbarcare.
-Aspettate!- 
L’eccitato brusio cessò di colpo mentre tutti dedicavano la propria attenzione a Lilith, ancora affiancata da suo fratello. -Temo ci sia stato un malinteso.-
-Che vuoi dire?- domandò Nami già in allerta, le sopracciglia corrugate.
-Usopp non è più parte della vostra ciurma ma nemmeno della nostra.- proseguì la botanica, indicando loro e poi se stessa. -E anche se condivido il vostro pensiero sugli amici in difficoltà noi… abbiamo una cosa più importante da fare, prima.-
Anche Zoro corrugò le sopracciglia, girandosi completamente verso di lei. -Non avete mai avuto intenzione di andare a cercarlo?- chiese, dando voce ai dubbi di tutti e un lampo di qualcosa, indignazione forse mista a colpevolezza attraversò gli occhi di Lilith.
-Certo che ne avevo l’intenzione. Ma non mi facevo illusioni di trovarlo ancora per quando saremmo stati in grado di iniziare le ricerche.-
-Ma sei stata tu che gli hai dato l’ultimatum.- intervenne Nami, stringendo i pugni e avanzando di un passo verso di lei.
-E sto rispettando la sua decisione.-
-Come puoi lavartene così le mani?! Questo è il Nuovo Mondo non un parco divertimenti!-
-Beh allora per fortuna che ha degli amici come voi che lo mettono davanti a tutto.- ribatté a testa alta, riuscendo a zittire la navigatrice. -Ora, noi dobbiamo prepararci per lo sbarco e vi consiglio di fare altrettanto. Manca meno di mezz’ora a Nirvana.- aggiunse, fredda e lapidaria, prima di sparire di nuovo sottocoperta senza aggiungere una sola altra parola.
 

 
§

 
La spiaggia di Nirvana era bianca, come gesso sbriciolato, ma questo un mediocre osservatore o un visitatore frettoloso non lo avrebbe mai notato.
Per apprezzarne il puro candore, chi si fosse trovato su quella spiaggia, le caviglie lambite dai flutti del mare, che intorno all’isola sembrava dominato da una pace che raggiungeva l’animo e il cuore di chi vi si trovava immerso, avrebbe dovuto prendere una manciata di quella sabbia tra le mani e osservarla da molto vicino, voltando le spalle alla foresta. Solo così avrebbe potuto impedire al legno arancione degli alberi di riflettersi sui granelli, trasformandola in quella che, a uno sguardo disattento, era banale sabbia ocra.
Ma i Mugiwara non avevano tempo in quel momento di soffermarsi ad analizzare con più attenzione la sabbia, mentre si congedavano dai Naga Hana, o come diavolo si chiamassero in realtà quei pirati che avevano creduto amici.
I loro pensieri erano concentrati su altro, che fosse trovare Usopp o memorizzare le informazioni che, nonostante tutto, Lilith stava fornendo loro o, nel caso specifico di Brook, fare la guardia alla Sunny.
Lo scheletro era in cuor suo dispiaciuto del freddo congedo a cui stava assistendo e non gli era sfuggito che anche medico, carpentiere e archeologa condividessero quel suo stato d’animo. Ma comprendeva anche la tensione che sembrava attanagliare gli altri quattro, preoccupati di essere già in ritardo e/o infastiditi per il comportamento di Lilith. Con la sua guida setacciare l’isola sarebbe stato più semplice ma la botanica insisteva a dire che aveva questioni più importanti da gestire ed era chiaro che nulla l’avrebbe fatta desistere.
-Siate amichevoli, non lasciate che i pensieri ostili prendano il sopravvento su di voi. La foresta riconoscerà la nobiltà d’animo delle vostre intenzioni e vi aiuterà. Modificherà la propria morfologia per guidarvi e vi faciliterà il cammino.- stava concludendo Lilith, dopo aver indicato loro quale dei quattro sentieri che si aprivano visibili in mezzo alla vegetazione imboccare.
Nami aggrottò le sopracciglia perplessa. -Stai dicendo che gli alberi si sposteranno in base ai nostri movimenti per guidarci sulla via più breve?-
-Tieni comunque d’occhio la testa d’alga, sarebbe capace di perdersi anche così.- mormorò Sanji, guardandosi intorno e un sorriso più genuino si impadronì per un attimo delle labbra di Lilith.
-Vedrai molte cose incredibili qui nel Nuovo Mondo, Nami. Anche se dopo essere stata su due isole nel cielo non sarà facile impressionarti.- commentò Lilith e per un attimo l’aria tesa che aleggiava tra loro si dissolse e, prima che si potesse riformare, la botanica aveva già rivolto la propria attenzione a un altro membro dei Mugiwara.
Con un profondo respiro Lilith raggiunse Robin che subito le sorrise materna, senz’ombra di risentimento. Brook non poté fare a meno di notare quanto fosse armonioso vederla camminare su quella distesa candida, lei come anche Neena, entrambe una melodia della natura.
-Robin, mia madre e tua madre si conobbero molti anni fa e suggellarono la loro amicizia con un dono. Ciò che mia madre regalò a tua madre…- esitò per un attimo la giovane gitana, gli occhi ora adombrati da un velo di tristezza. -… Lei avrebbe dovuto tramandarlo a te, ma non fece in tempo.- il sorriso di Robin si indebolì per un istante per poi tornare radioso come sempre, anche se con una punta di sofferenza. -Ora io vorrei regalarti qualcosa come fece mia madre con tua madre, così che tu possa portare un pezzo di Nirvana sempre con te.-
Robin sgranò impercettibilmente gli occhi, presa in contropiede da tanta gentilezza, incerta per un attimo sul da farsi. Da donna intelligente qual era, si rendeva conto che il fatto che Lilith si trovasse ora ai ferri corti con Rufy per la poca importanza che stava dando ad Usopp non cancellava il fatto che, per due anni, si era presa cura di lui e che senza di lei non lo avrebbero probabilmente rivisto mai più. E si rendeva anche conto che essere parte di una ciurma non annullava la sua volontà come singolo e accettare il dono da un’amica non implicava scendere a patti in qualità di pirata.
C’era anche la questione che in fondo era stata lei a estorcere a Dexter la verità e a farlo quindi andare contro gli ordini della stessa Lilith, anche se lo aveva fatto per proteggere i propri nakama, era stata una questione di priorità, di cui Lilith sembrava conoscere molto bene l’importanza. Non erano poi così diverse ed era certa che la botanica, al suo posto, si sarebbe comportata alla stessa maniera. In fondo erano tutti fuorilegge e così annuì con un movimento appena accennato e si affrettò a piegare le ginocchia e chinare il capo quando Lilith si sfilò uno dei numerosi ciondoli che portava al collo, con la chiara intenzione di agganciarlo a quello di Robin.
-Questo ciondolo ha un grande valore ma lo lascio in buone mani. So che tu più di chiunque altro saprai comprenderlo e apprezzarlo, amica mia.-
Robin si portò la mani al collo, sfiorando il piccolo amuleto, tondo e grezzo, chiedendosi se anche quello fosse stato scolpito da Saku, ma una rapida occhiata al sempre impassibile medico non bastò a darle una risposta, neppure per lei, un’esperta di codici e lingue antiche.
-Io posso solo dire che spero che questo scambio sia stato prematuro e di poterci vedere ancora prima di riprendere ognuno la propria strada.- rispose Robin, con la diplomazia e la gentilezza che sempre la contraddistinguevano, ma non per questo le sue parole suonarono meno sincere.
-Robin, dobbiamo andare.- la richiamò Zoro, senza troppe cerimonie e l’archeologa si attardò solo un altro istante per poter stringere rapidamente le mani a Lilith, prima di seguire i propri compagni dentro la foresta.
Mentre il resto dei Naga Hana si raggruppava intorno al proprio Capitano, Lilith avrebbe giurato di aver visto un rivolo di sangue fare capolino dal naso di Sanji e due lacrime rigargli le guance, quando il cuoco lanciò una furtiva ultima occhiata da sopra la spalla verso lei e Neena, e scosse la testa sbuffando una divertita risata, con una punta di amarezza per quell’addio così ostile.
-Nessun ripensamento, Lil?- domandò Saku, attento a non farsi sentire da Brook.
Lilith annuì, tornando seria. -Nessun ripensamento, nessun errore.-
-Bene. Allora adesso diamoci una mossa. Se davvero l’attacco alla Fenix non è stato un caso, e io non credo che lo sia stato, potrebbe esserci qualcuno che minaccia il villaggio.- decise Saku, avviandosi verso un altro dei quattro sentieri della foresta.
-Ciao Brook!- si sbracciò Neena in direzione dello scheletro.
-E anche se non fosse, rischiamo di essere in ritardo quindi diamoci una mossa comunque.-
-Neena-san!!! Il mio cuore batterà sempre per te! Anche se io il cuore non ce l’ho più!!!-
-Neena!-
-Ohi Saku! Falla finita! Non sei tu che dai gli ordini!-
-Come se poi avesse senso, di fronte all’ineluttabilità del fato, un essere umano che da ordini a un altro essere umano…-
-Oh Pascal ti prego…- grugnì il medico, mentre si inoltrava nella foresta insieme a lui e alla sua gemella.
Lilith li osservò con le mani sui fianchi ma rimase immobile dov’era, lanciando un’ultima rapida occhiata verso dove i Mugiwara erano appena scomparsi.
-Non deve per forza finire così.-
Lilith si girò di scatto, sorpresa, ma solo per un attimo, che Dex non fosse andato dietro agli altri. Non era come se rischiasse di perdersi ad addentrarsi nella foresta da sola ma lui la stava aspettando lo stesso. E in effetti non si sarebbe dovuta stupire così tanto ma, nelle settimane appena trascorse, il fatto che per ragioni di copertura lei e Usopp fossero stati l’uno l’ombra dell’altra le aveva fatto momentaneamente dimenticare quella verità assoluta, certezza incrollabile, assioma inconfutabile. Che Dex le guardava sempre le spalle, le avrebbe sempre guardato le spalle, sarebbe sempre stato lì per lei.
Si sentiva quasi in colpa per come lo aveva trascurato di recente, per non esserci stata come amica e per essersi allontanata da lui, anche se era stato per una buona causa. Certo comunque non tanto quanto si sentisse in colpa per ciò che aveva appena deciso di fare.
-Puoi ancora raggiungerli e fermarli. Sei ancora in tempo.-
-No.- scosse subito il capo Lilith, determinata prima di avvicinarsi di più a lui. -È così che deve essere e così sarà. Nessun ripensamento, nessun errore.- ripeté e subito Dex le sorrise incoraggiante ma, una volta tanto, il sorriso del suo migliore amico non la fece sentire meglio, anzi. -Tu… pensi che io stia commettendo un errore?-
-Non meriti di essere ricordata così.- rispose subito Dex, tornando mortalmente serio.
Lilith abbassò per un attimo gli occhi al suolo. -Un capitano fa ciò che un capitano deve fare.- affermò con orgoglio, tornando a guardarlo in viso.
-E io non mi sono mai pentito una sola volta di aver seguito i tuoi ordini, Capitano.- ribatté il navigatore, guardandola con una tale intensità da mandarla per un attimo in tilt.
La gola improvvisamente arida, Lilith si schiarì sonoramente la voce e si allontanò da lui, incespicando nei propri piedi e gesticolando, la voce più acuta del normale. -Bene allora, andiamo!- esclamò, indicando il mare aperto, lasciando Dex perplesso. -Uh?! Ah! Volevo dire… a-andiamo di là! Nella foresta! Al villaggio!- si corresse, indicando in fretta dalla parte opposta per poi decidersi a entrare nel bosco insieme al suo navigatore.
Nessuno dei due si accorse dello sguardo sornione di Brook e del suo sospiro – fenomeno curioso dal momento che Brook dei polmoni con cui sospirare non li aveva più – mentre mormorava qualcosa, che di sicuro sia Dex che Lilith avrebbero definito incredibilmente stupido e incredibilmente ridicolo, riguardo all’amore che sboccia. 




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