bbs cap.7
Severus
lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse
scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.
Facendo
da guida, Harry camminò impettito verso l'Infermeria,
sapendo di essere in un mondo di guai e desiderando di avere il
coraggio di scappare e basta. In verità, la sola cosa che
gli
impediva di farlo era sapere che sarebbe probabilmente stato espulso e
poi sarebbe dovuto tornare dai Dursley.
Quale
diavolo era il problema di Snape, comunque? Harry non gli
aveva fatto niente -- non lo aveva neanche a lezione per un altro
giorno o due -- e ancora, il professore sembrava odiarlo davvero e
volere rovinargli la vita. Harry aveva sperato che essere nel mondo
magico sarebbe stato meglio che stare con i Dursley, ma finora, era
stato molto deluso da Hogwarts. Assomigliava troppo a Little Winghing,
dove tutti sembravano non avere simpatia per lui per nessuna ragione o,
come i suoi parenti, semplicemente detestarlo.
Ed
ora veniva trascinato a visitare l'infermiera della scuola, e
avrebbe dovuto mentirle per mantenere i propri segreti. L'ultima cosa
che voleva fare era divulgare i suoi segreti di fronte a
Snape!
Troppo
presto furono arrivati, e Snape lo superò per aprire
la porta, che tenne aperta perché Harry entrasse. Non del
tutto
sicuro di cosa aspettarsi -- un gioco preferito di Dudley era stato
proprio fare questo, e poi dare un ceffone a Harry sulla testa mentre
passava -- Harry si abbassò un poco mentre entrava nella
larga
stanza. Snape gli fece una smorfia però, e Harry si mosse un
po'
più veloce, per toglierglisi dai piedi.
Madam
Pomfrey stava camminando verso di loro, prima che loro
avessero fatto un passo o due nel suo regime. "Ah, bene, Signor Potter.
Sono contenta che tu abbia deciso di tornare così
puntualmente."
Dato
che Harry non aveva proprio deciso niente, non disse nulla,
scrollò solo un po' le spalle.
"Bene,
Andiamo dietro la tendina, allora," disse lei, e fece un gesto
verso una tenda mobile che nascondeva un letto nell'angolo vicino al
suo ufficio. "Rimani in mutandine, per favore."
Harry
scosse la testa. Questo era troppo. "Sto bene, Madam Pomfrey. Non ho
bisogno di nessun controllo o niente."
"Non
sono d'accordo, Signor Potter, e il tuo CapoCasa ha dato il permesso
per l'esame. Ora, dietro la tendina."
Il
suo CapoCasa.... Harry fulminò Snape ancora, arrabbiato ed
imbarazzato e non nell'umore per un'ulteriore umiliazione. "Non
può farlo, signore. Non è suo compito dare a
chiunque
permesso su di me."
Snape
gli fece un ghigno e si avvicinò, così che Harry
potesse sentire il suo fiato sulla sua faccia. Strano, odorava di
menta; si era aspettato vecchi calzini. "Ho il dovere su tutti gli
studenti nella mia cura, Potter, di assicurmi che stiano bene nella
mente e nel corpo. Tu sei malnutrito e sottopeso, ed è il
mio
lavoro assicurarmi che non ci sia nient'altro con un esame fisico."
Scrollando
la testa ancora, Harry si allontanò da lui. "Io non mi
spoglio per nessuno!"
"Ti
assicuro, Signor Potter, che non hai niente che io non abbia
visto prima," disse la medi-maga. Lei lo fermò mentre lui
cercava di scappare, e lo manovrò verso l'area della tendina.
"E
io ti assicuro che rimarremo tutti qui in questa infermeria, fino
a quando non ti sottometterai all'esame," si intromise Snape. "Vorrei
ricordarti che ho modi migliori per passare il tempo. Non obbligarmi a
mostrarti l'errore di trattenerci qua troppo a lungo."
Harry
impostò la mascella. "Non vi farà nessun bene,
sapete. Finirete solo nei guai."
"Di che cosa stai parlando?" chiese Madam Pomfrey.
"Se
lo dite. A nessuno importerà, così vi
metterà solo nei guai. Lasciatemi solo tornare al mio
dormitorio, e ci dimenticheremo che questo sia mai accaduto, va bene?"
Un
oscuro sogghigno da Snape fece rimanere Harry a bocca aperta.
"Non pensare di incantarci così, Potter. Vai dietro la
tenda.
Ora!"
Bene,
okay. Li aveva avvertiti. Ora era affar loro, e non più
una sua preoccupazione. Almeno, non fino all'estate quando sarebbe
dovuto tornare dai Dursley. La rabbia gli velocizzò i passi
mentre andava dietro la tenda, e gli fece difficile sbottonarsi la
divisa, e la camicia. Stava lavorando sulla rimozione delle scarpe
quando la voce di Madam Pomfrey gli arrivò da piuttosto
vicino.
"C'è
una camicia da notte sul letto, Signor Potter. Una volta che sei in
mutande, mettila per favore."
"Sì,
signora," disse automaticamente e poi fece come gli era
stato detto. Era grande per lui, anche se la taglia dentro diceva
"small," e lui se la riavvolse attorno al torso due volte e ci
coprì le ginocchia prima di spingersi sul letto. "Okay,"
disse
alla fino, e si maledì la voce per aver tremato. "Ho fatto."
"Eccellente."
Madam Pomfrey mise la tendina da parte solo abbastanza
per entrare, e perché Harry intravedesse la figura di Snape
che
aspettava dall'altra parte, prima che lei la chiudesse. Sarebbe davvero
rimasto per tutto il tempo?
"Ora,
come sta quella cicatrice oggi?" lei chiese e gli alzò
i capelli che gli coprivano sempre la fronte così che
potesse
vederla. "Hai usato la lozione che ti ho dato?"
"Sì,
signora."
"Bene."
Le sue dita erano leggere mentre toccavano la pelle vicina
alla cicatrice, e lei annuì. "Sembra molto migliorata. Ora,
mento all'insù e via gli occhiali, così posso
dare uno
sguardo ai tuoi occhi. Quand'è stata l'ultima volta che hai
fatto controllare i tuoi occhi, Signor Potter?"
Mentre
parlava, muoveva la bacchetta in strani cerchi e
movimenti, e la sua domanda lo prese alla sprovvista. "Ehm... Io non mi
ricordo."
"Un
anno fa?" lei chiese per aiutare. "Due?"
Harry
scrollò le spalle. Erano passati quesi sei anni, ma dannato
lui se l'avesse detto.
"Su
dai, Signor Potter, smettiamola di fare così, va bene? So
che la prescrizione è fuori data, così puoi
rispondere a
queste domande ora, così, o risponderai dopo, quando dovremo
chiamare gli specialisti."
"Specialisti?"
"Esatto.
Non immagini di essere il primo bambino riluttante a
parlare della propria storia medica, vero? Abbiamo un contatto con i
Servizi Sociali dei Bambini Magici, che sarebbero solo felici di venire
a passare un po' di tempo con te." Madam Pomfrey gli sorrise
benevolmente, ma lui lo vide per cosa era. Lei era una grand
manipolatrice.
"Ancora
non vedo perché --"
"Voglio
metterti a tuo agio, Signor Potter," disse lei, e lui
quasi le credette. "Ma sono preoccupata per la tua salute e per il tuo
benessere. Sarebbe molto più semplice se tu fossi sincero
con me
dall'inizio."
Harry
deglutì, ricordando come era stata gentile con lui il
giorno prima, con la lozione e tutto. Non poteva ripagare quella
gentilezza con le bugie, non tutto il tempo comunque. Lasciò
uscire uno sbuffo. "Bene. Sono passati sei anni. Avevo appena iniziato
le elementari."
"Grazie,"
disse, e sembrava sincera. "Ora, posso dare ai tuoi
occhiali la corretta prescrizione in un attimo, e tu dimmi quanto bene
puoi leggere questo foglio..."
Provò
i suoi occhiali migliorati ed annaspò, era tutto
così chiaro. Eccitato, recitò le lettere del
foglio, fino
all'ultims riga. "Grazie," disse sinceramente.
Lei
lasciò perdere il ringraziamento. "Ora che ci siamo
occupati di questo, voglio che tu mi dica come sei riuscito a rompere
tante delle tue ossa."
Ci
fu un crepitio di vestiti -- come una tunica -- dall'altra parte
della tenda, ma Harry non gli prestò attenzione mentre
urlava,
"Cosa?"
"Dalle
mie letture, vedo che negli ultimi dodici mesi, ti sei rotto
il polso sinistro una volta, il tuo naso due volte, e la clavicola tre
volte. Per favore dimmi come."
"Sono
sbadato," disse immediatamente. "Cado sempre."
"Mm-hm."
Lei gli lanciò uno sguardo penetrante. "Ora, che ne dici
della verità?"
Sapeva
leggere la mente? si chiese. O usava la magia per sapere
quando qualcuno le mentiva? Se così, era in ancora
più
guai di quanto si era aspettato. "Finisco in un sacco di risse," disse
in modo accorto. Era la verità, in qualche modo.
"Oh?
Con chi?"
"Lo
sa," disse, scrollando una spalla. "Altri ragazzi."
"Mm-hm."
Stava iniziando ad odiare quel suono. "Chi?"
"Vuole
i loro nomi?"
"Non
subito," disse lei. "Ma dimmi, erano nella tua classe a scuola, o nel
tuo vicinato... Per favore, sii specifico."
Harry
chiuse gli occhi. Stava andando di male in peggio. "Sì,
erano nel mio vicinato, e nella mia scuola." Fece una pausa, e la
sbirciò, e lei gli lanciò quello sguardo ancora,
e lei
aggiunse velocemente, "E uno di loro è mio cugino. Per la
maggior parte, sono Dudley e i suoi amici."
"Vedo."
"Ma
va bene. Voglio dire, non è niente di che."
"Mm-hm."
Lei agitò bacchetta un po' di più. "E non le hai
mai fatte sistemare propriamente?"
"Scusi?"
"Le
ossa. Sei stato cresciuto da Babbani, corretto? E non sei mai
andato da un Guaritore Babbano a farti sistemare le ossa
così
che guarissero propriamente."
"Ummm."
Harry abbracciò la stoffa fina della camicia
più stretta a sè. Cosa importava se aveva sempre
dovuto
occuparsi di se stesso da solo? Non è che qualcun altro
l'avrebbe fatto.
"Quella
risposta è abbastanza, immagino." Per la prima volta,
lei prese un portablocco e vi annotò qualcosa in fretta.
"Voglio
che tu mi dica delle tue abitudini alimentari, quando eri a casa."
Harry
si accigliò. "Tipo cosa mi piace mangiare?"
"No.
Più che altro, quanto spesso mangiavi, e quali tipi di cibo
mangiavi. Nutrizionalmente."
"Non
lo so. Roba normale, immagino." Questo stava scivolando troppo
vicino a quell'orrida lista di regole che Snape gli aveva dato l'altra
notte. Anche pensare alla lista gli faceva venire voglia di urlare.
Madam
Pomfrey sospirò. "La verità ora, Harry, per
piacere."
Digrignò
i denti. "E se non volessi dirla?"
"Maniere,
Potter," abbaiò una voce dall'altra parte della
tenda, e Harry saltò, essendosi quasi dimenticato che Snape
era
lì. "Attento all'insolenza."
Qualcosa
dentro di lui scattò, e lui saltò giù
dal letto e raccolse i suoi vestiti dal pavimento dove li aveva
lasciati. "Non lo farò, io non... non mi sottopongo
più a
questo. Non potete costringermi."
Snape
sorpassò la tenda come un demone. Il suo cipiglio avrebbe
potuto spaventare
i demoni. "Posso e lo farò. Torna su quel letto."
Harry
scosse la testa, e provò a scappare. Questo era stupido e
surreale e non l'avrebbe più sopportato!
Ma
Snape lo prese per il braccio mentre lui lo raggirava, e lo fece
girare così che si trovarono ancora faccia a faccia. "Non
sto
giocando qui, Potter. Rimarrai qui finchè non ti
sarà
permesso andare."
Tirare
il braccio -- lo stesso che Snape aveva afferrato per
trascinarlo fuori dalle docce prima -- si dimostrò inutile,
ma
dannazione faceva male! Non potè sopprimere un sussulto come
le
dita ossute dell'uomo si premettero sui lividi già presenti,
e
quando l'altra mano di Snape si alzò, lui si
abbassò di
riflesso, ma il professore prese solo l'altro suo braccio in mano, e lo
alzò per rimetterlo sul letto d'ospedale.
"Professore,"
disse Madam Pomfrey. "Sono sicura che il Signor Potter starà
bene se lo lascia ora."
"Naturalmente,"
disse lui, e rilasciò Harry, facendo un passo
indietro solo abbastanza per bloccare l'unico punto di fuga di Harry e
incrociando le braccia sul proprio petto. "Prego continua."
Madam
Pomfrey prese i vestiti dalle mani di Harry e li posò
delicatamento nel letto accanto a lui. Le sue scarpe erano ancora sul
pavimento; se fosse scappato, sarebbe dovuto tornare nei sotterranei a
piedi nudi. "So che questo deve essere piuttosto spaventoso per te,"
disse lei, e Harry distolse lo sguardo e scosse la testa, "Ma
è
davvero per il tuo bene."
Harry
non si disturbò a correggerla. Perché avrebbe
dovuto importargli ancora? Non poteva scappare, non importava cosa
avesse fatto. Con la voce bassa, disse. "Bene. Mangiavo ciò
che
rimaneva. E solo se le mie faccende erano finite."
"Ciò
che rimaneva da cosa?" chiese lei in modo calmo.
"Da
quello che mangiavano loro, i Dursley, voglio dire. Se c'erano
avanzi, e se avevo fatto bene le mie faccende, allora potevo mangiare."
"E
questo accadeva spesso?"
Harry
sospirò. Hai fatto trenta, fai trentuno... "Mangiavo
quasi tutti i giorni. D'estate, quando lavoro fuori, è
facile
riempirsi d'acqua dal tubo così non mi viene fame."
"Vedo."
Lei annotò qualcos'altro nel suo portablocco. "Quanto andavi
d'accordo con i tuoi amici a scuola?"
"Non
ne avevo."
"Nessuno?"
Harry
scattò, "Non potevo, no? Con Dudley che minacciava chiunque
parlava con me."
"Va
bene. E hai mai fatto uso di droghe o alcol?"
"No!"
Che tipo di stupide domande erano questo comunque?
"Calma,
Harry. Ho quasi fatto."
Bè, grazie a Dio.
"E poi posso andare?"
"Certo.
Solo un altro paio di domande. Quanto ti senti al sicuro a casa?"
Harry
si accigliò. "Al sicuro? Non lo so. Comparato a cosa?"
Fu quasi sicuro di aver sentito uno sbuffo o qualcosa da Snape, ma
quando lanciò uno sguardo all'uomo, la sua faccia era
imbronciata come mai.
"Comparato
a, diciamo, quando eri alla scuola elementare, o qui."
Lui
le studiò il viso per un minuto e poi' scrollò le
spalle. "Sono più al sicuro qui," ammise e
ghignò. "Sa.
Non c'è Dudley."
"Ti
preoccupi di restare da solo con lui?"
"No.
Mi preoccupo di stare da solo con lui e i suoi amici."
Scrollò ancora una spalla. "Sono più grossi di
me. Io
sono più veloce, però."
"Va
bene allora. Sdraiati sul letto ora, abbassiamo la camicia fino ai tuoi
fianchi, esatto caro."
Harry
eseguì, sdraiandosi, sentendosi nudo nonostante la
camicia, e sentendosi male allo stomaco. Le sue costole erano
costellate di lividi, e le sue braccia facevano pensare che qualcuno
avesse reso "l'afferrarlo con forza" uno sport nazionale. Aveva anche
parte di un'impronta di una mano attorno al collo, da quando suo zion
lo aveva strozzato un po', l'ultima volta in cui aveva dimenticato di
sfoltire le rose propriamente.
"Dimmi
se qualcosa fa male, va bene?" chiese Madam Pomfrey, e
iniziò a fare pressione sulle parti del suo petto e del suo
stomaco con i suoi polpastrelli. Lui non disse niente, ma non
potè evitare di sussultare alcune volte quando lei
toccò
le aree più delicate. "E se potessi girarti sullo stomaco..."
Ancora
una volta obbedì, seppellendo la testa nel cuscino
come il calore lo attraversò. Provò a restare
più
fermo possibile, sperando che finisse presto. Quando lei fece pressione
su una parte del fondo della schiena, lui urlò e si
scansò.
Lei
gli diede una delicata pacca sulla schiena. "Le mie scuse,
Signor Potter. Abbiamo finito per ora. Puoi vestirti mentre preparo
alcune pozioni per te."
Respirò
un "Grazie", non essendo sicuro di poter fare molto
di più. Mentre si sedeva dritto, intercettò gli
occhi di
Snape, e fu turbato dallo sguardo di franca speculazione che ci vide.
Poi entrambi loro lasciarono l'area separata, così che lui
potesse vestirsi, cosa che fece in fretta.
Quando
uscì da dietro la tenda, i due erano riuniti, vicino
all'armadietto delle pozioni di Madam Pomfrey, ovviamente parlando, ma
non riuscì a sentire cosa dicevano.
"Posso
andare ora?" Guardò Snape. "Signore?"
Snape
rivolse il suo scuro sguardo a Harry ed agitò la
bacchetta in un rapido arco. "Tra un momento. Vieni qui, per favore."
Harry
non potè evitare di trascinare i piedi, ma una volta
che arrivò dal suo CapoCasa, l'uomo gli passò
semplicemente una pozione. "Bevila."
Era
blu e sembrava viscida. Harry la annusò e quasì
soffocò.
"Bevila,
Potter," lo avvertì Snape. "E' un supplemento
nutrizionale. Ne prenderai un'altra dose al mattino, e tutti i giorni a
venire a colazione."
Harry
fece una smorfia e poi si tappò il naso e
tracannò la disgustosa bevanda. Il sapore era peggiore
dell'odore. Soffocò un poco, ma riuscì ad evitare
che
tornasse sù.
"E
questa," disse Snape, consegnandogli una tazza di metallo con un
liquido chiaro che la riempiva a metà. "Per le tue ossa."
Con
un sospiro Harry bevve anche quella, con altre due che Madam
Pomfrey gli diede -- una per i suoi reni ammaccati e una per le sue
"contusioni," qualunque cosa fossero -- finché si
ritrovò
a nuotare nelle pozioni. Infine, fu autorizzato ad andarsene, con
severe istruzioni di tornare venerdì per un altro controllo.
Anche
se era entusiasta di essere libero, dovette ammettere che si
sentiva meglio di quanto si era sentito in molto tempo, quasi privo di
dolore. Era una bella sensazione, anche se sapeva che non sarebbe
potuto sfuggire da un mondo di dolore quando la scuola sarebbe finita.
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