Racconti d'Amore e dell'Incubo

di Hnos
(/viewuser.php?uid=754383)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Racconti d'Amore e dell'Incubo



1

 
 
L’aveva vista ballare da dietro le finestre impolverate del negozio.
L’ombra si muoveva leggiadra sulle scarpette a punta, accompagnata dal suono triste di un violoncello.  
Era lei a concludere lo spettacolo del Teatro delle Ombre.
Quando la musica terminava e la sagoma della ballerina scompariva nel buio, c’era sempre qualcuno tra il pubblico che scoppiava a piangere. L’aveva fatto anche lui.
E lei, senza viso, buia e nera come la città, fatta di carne e divenuta ombra danzava la vita e la morte. Era l’immagine decadente – il fumo nero che sale dalle case, il fiume placido che scorre sotto il ponte, le labbra d’assenzio del poeta – delle cose belle e immutate.
Davanti Notre Dame, l’aveva riconosciuta. Non poteva che essere lei.  Una cascata di capelli d’oro e gli occhi bui che scrutano e respingono. Il viso bellissimo. Delicato e ferino, di pietra dura.
Uno sguardo ed era cosa sua.
Così aveva abbandonato ogni commissione per il progetto che si era imposto. Insonne, impazzito d’amore, aveva dedicato settimane al disegno e alla meccanica. Aveva curato i dettagli con precisione maniacale. Il tempo restante lo trascorreva cercandola per la città, trovandola ogni volta, ammirandola nel buio.
A lavoro completato il carillon appariva meraviglioso. Era delle dimensioni di una scatola. Fatto di legno scuro, intagliato con dettagli arabeschi del colore dell’oro. Girando la manovella, quel piccolo forziere si apriva, e due figure intrecciate, indistinguibili se separate, iniziavano a ballare sulle note della melodia che oramai infestava i sogni dell’uomo. 
Quando si era messo nuovamente sulle sue tracce per consegnarle quel dono, non era riuscito più a trovarla. Il Teatro delle Ombre era svanito sotto un raggio di sole.
Disperato, livido di un amore che non lascia tregua, s’era cavato il cuore dal petto e l’aveva riposto nel carillon.
Ora il negozio è buio. Qualcuno dice che ad osservare bene nell’oscurità, vive all’interno una tenebra pericolosa: un uomo senza cuore. 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3624827