Areopago - [Saga e Kanon - 100 drabble]

di avalon9
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[40. Vista]

 

 

 

E avrebbe voluto rivedersi bambino.

Nel calcare rosso il santuario e Leonidion come strade da correre in un fiato, un mare di scaglie negli occhi e la valle scaldata dal sole a costeggiare lo sguardo.

Avrebbe voluto rivedere rosmarino alla finestra, e un cesto giallo di limoni sul tavolo sotto la pergola, all’ombra degli oleandri.

Sbuffi d’infanzia incastrata nei vicoli, negli occhi indifferenti dei gatti e nella piega sardonica dei vecchi. Il greto secco d’estate e la striscia che taglia la vallata d’inverno.

Ma quel giorno, gli occhiali scuri e una valigia in mano, Saga rivide solo un paese sconosciuto.

 

 

 

 

Ok. È angst.

Anzi: è deprimente. Se siete arrivati alla fine senza conseguenze, meritate un premio. Nikuman al ragù per tutti. Chi vuole favorire?

Scherzi a parte, questa drabble è stata una sofferenza. Ci sto lavorando da inizi dicembre, e non mi convinceva. Proprio no.

Sapevo che doveva essere una drabble amarcord. Un po’ come la precedente. E sapevo che il protagonista doveva essere Saga.

E sapevo (ohmamma! Sapevo un po’ troppe cose per essermi impelagata così!) che doveva riguardare lo straniamento, il senso di sradicamento che può provare una persona nel tornare nei luoghi della sua infanzia e non riconoscerli, sentirli anzi estranei, stranieri. Indifferenti.

Saga coltiva speranze, la prima volta che decide di tornare a Leonidio. In quella valigia che si porta appresso, c’è il terrore e la trepidazione di ricordare un’infanzia che la malattia ha cancellato. E la delusione colmata da aspettativa di ricordi costruiti a tavolino, costruiti per provare emozioni che non arrivano, che restano sul fondo di quella valigia, nell’indifferenza di gatti che randagi se ne vanno.

Se Kanon, nella precedente drabble, recupera con facilità quasi prouastiana l’infanzia, nella complicità di una madeleine travestita da caffè, per Saga no. Per Saga doveva essere l’impossiblità di ricostruirla, quell’infanzia. Perché è su questo che si basa, per me, il rapporto dei due gemellini. Almeno all’inizio. Un aiutarsi a vicenda in qualcosa di intimo, di personale.

Ma qui siamo a prima, quando Saga ci prova da solo, a tornare all’infanzia. E ovviamente fallisce.

Ci riproverà in [Troppo], [Troppo poco], [Tatto] e in alcune altre drabble disseminate nella raccolta. Con Kanon.

Qual era il problema, allora?

Non riuscivo a visualizzare la scena in parole, ecco.

Poi: una tazza di tè, le mie casse lanciate in mondalità random e Vecchioni che riempi la serata. Alessandro e il mare. Malinconia. Onirico. Grandezza e inadeguatezza. Aspirazioni frustrate.

Ho avuto l’illuminazione. E questa drabble ne è dunque anche un omaggio.

 

La prossima (e non trascorrerà troppo, promesso!) sarà di tutt’altro tono. Promesso!

E grazie a chi persevera. Semper!

 





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