A
Federica
- Avanti,
sali! Kazuha Toyama guardò truce dietro di se attraverso il pesante casco
nero. Heiji Hattori, suo migliore amico da tempi immemori e ultimamente
insegnante di moto privato, la guardava male. Il perché, lo sapeva solo
lui. In fondo, era stato più che disponibile a insegnarle qualche regola su
come funzionava la moto! Certo, quando lei aveva iniziato a tormentarlo
chiedendogli di guidarla non era stato altrettanto servibile, ma fa niente. Lei
voleva provarci, erano due settimane che lui le spiegava la teoria, ora era il
momento di passare alla pratica, accidenti!
- Kazuha,
non mi sembra il caso! - Oh, non stressarmi! Sposta quel sedere dietro di
me! Poteva sembrare brutale, ma in fondo era lecito voler provare. Perché
avere così paura? In fondo, mica gli avrebbe rotto la moto! Lei era
delicatissima! - Vado per il vicolo, non posso rovinartela! Avanti! Heiji
sospirò. Non aveva molto fiducia in Kazuha, anche perché l’ultima volta che
aveva provato a mettersi al posto di guida, aveva procurato alla sua bella moto
splendente il suo unico e remoto graffio. Dire che quella volta l’aveva guidata
per un brevissimo tratto! Quel giorno che voleva andare nei sicurissimi
vicoli di cui tanto ciarlava, a cosa sarebbero andati incontro? D’altra
parte, però, voleva fidarsi. Kazuha ci teneva, e doveva avere fiducia. Voleva
provare a guidare la moto? Ebbene, glielo avrebbe concesso. Per un breve tratto,
con lui dietro a saltare a tirare le redini in qualsivoglia momento, ma glielo
avrebbe permesso. In fondo, come resistere a quegli occhi così determinati? -
E va bene, che rompi scatole! Con agilità saltò dietro di lei, sedendosi
piuttosto imbarazzato. Solo in quel momento si rese conto che avrebbe dovuto
tenerla per la vita se non voleva volare via. E dovette figurarsi anche lei quel
movimento, perché si immobilizzò e arrossì visibilmente. Però, a testa alta e
senza fra presagire nulla, si chiuse il casco e infilò le chiavi per accendere
il mezzo. - Hai il casco? - Sì, sì – rispose Heiji, legandoselo di fretta.
Con quel maschiaccio alla guida, rischiava la vita, quindi era meglio
armarsi. - Okay… ora accendo – disse Kazuha, valutando bene le parole, come
se valessero più del gesto. Con lentezza esagerata mise in moto e quando sotto i
due la moto fece le fusa, Heiji rabbrividì. Era finito, lo sapeva.
- E ora,
accelero un pochino. Kazuha mosse piano la mano sull’acceleratore, muovendosi
delicata in avanti. Sempre tranquilla, tanto che Heiji non si tenette neppure,
fece un pezzetto di strada dritta e larga. - Sto andando bene? – domandò con
il cuore in gola, sperando in un qualche complimento per quella sua performance.
Heiji dietro di lei sospirò. - Sì. Sì? Sì?! Sapeva solo dirle quello?!
Kazuha digrignò i denti, delusa. Stava andando benone, e lui sapeva solo dire
“sì”?! Dandosi mentalmente della patetica per aver sperato di più, decise di
fargli prendere un bello spavento. Così, dopo aver deglutito e valutato la
situazione ma soprattutto la strada che si districava di fronte a lei, accelerò
di colpo. Il rombo della moto spaventò entrambi, ma fu Heiji quello a
rimanerci peggio. Infatti sentì non appena lei quella mossa il vuoto sotto di
lui, e l’adrenalina salire fino al cervello, che incominciò a pompare troppo
sangue al cuore, così da fargli venire un’enorme paura. D’istinto si ancorò alla
vita di Kazuha, sentendola morbida sotto le sue dita. La velocità della ragazza,
che aveva imboccato una stradina alternativa, lo turbava molto, e se non fosse
stato per il cuore orgoglio di macho si sarebbe messo a urlare come una
bambina. - KAZUHA! – urlò invece con voce profonda a imponente, rompendole i
timpani. - COSA DIAVOLO STAI FACENDO?! RALLENTA! - Perché? – domandò
cristallina lei, percorrendo i vicoli con particolare disinvoltura. Tuttavia non
ebbe neppure il tempo di ascoltare la risposta colorita e prepotente di Heiji
che, svolto l’ultimo angolo, si ritrovò di fronte un tizio barbuto. Kazuha
sgranò gli occhi, frastornata. D’istinto fece la curva più larga, per poi
tentare un approccio a u. Per un attimo pensò di esserci riuscita ma il peso
dietro di lei la mise in guardia che qualcosa non andava. Heiji, infatti, nella
curva si era sbilanciato a destra e ora stava cadendo contro il muretto a fianco
insieme alla moto. - METTITI SU, IDIOTA! – tuonò lei, posando a terra il
piede sinistra, cercando di dare lo slancio dall’altra parte. - CI STO
PROVANDO! – fece lo stesso Heiji. Ci riuscì. Mise dritta la moto,
ritrovandosi però con metà corpo fuori dalla moto. Intelligentemente Kazuha si
fermò ma Heiji, sapendo che quel vicolo era senso unico e poteva sbucare una
macchina da un momento all’altro, volle a tutti i costi risalire in
fretta. Senza pensarci posò la mano sull’acceleratore e, mentre ritornava a
sedersi dietro di lei, quasi cadde all’indietro per la sgommata che fece fare al
mezzo. - LASCIA L’ACCELERATORE, IMBECILLE! Kazuha gli tolse la mano
dall’acceleratore in fretta, riacquistando il controllo della moto. Non si
curarono minimamente del signore barbuto quasi investito in precedenza che stava
gridando loro contro, bensì cercarono ognuno individualmente di placare l’ansia
che avevano accumulato. Tuttavia, una volta girato un ennesimo angolo e dopo che
Kazuha ebbe fermato la moto, entrambi scesero in fretta dal veicolo. -
Stupida, stupida, stupida mocciosa! – iniziò a sbraitare lui, mentre Kazuha
poggiava la moto sul cavalletto. - Stavi per farci ammazzare! STAVI PER
AMMAZZARE QUEL TIZIO! Cosa ti è… Heiji Hattori si bloccò. Di fronte a lui,
ancora con il casco in testa, Kazuha Toyama, sua migliore amica e incubo di ogni
insegnante di guida, tremava e sussultava a ogni sua nota acuta. Sentendosi
maledettamente in colpa, sospirò, cercando di placare la sua rabbia. -
Stupida… non piangere… - disse con tono più tranquillo, slacciandole il
cinturino sotto il volto per poi levarle il casco. - Stai bene? – domandò
cercando di essere premuroso. Lei annuì, sentendosi maledettamente in colpa.
Che razza di stupida era stata! E tutto per uno stupido complimento
mancato! - S-scusa… - balbettò, tossendo. - Va bè… ecco… non è successo
nulla! Odiava vederla piangere e ancora di più odiava quando a farla piangere
era lui. - Ho quasi ucciso un tipo! – gracchiò lei isterica. - No… -
iniziò Heiji serafico, ma all’occhiataccia di Kazuha, dovette ammettere la
verità. - Cioè, credo di sì… ma era una prova! Dai, non piangere ti prego! Ti
offro un gelato, una bevanda, tutto quello che vuoi, ma non piangere! Dopo
aver tirato parecchio su col naso, Kazuha deglutì. La verità era che aveva avuto
paura di fargli del male, di potergli causare qualche brutta botta o altro. Non
se lo sarebbe mai perdonata. - Tu stai bene? – gli domandò con gli occhi
traboccanti di lacrime. - Io? E’ di questo che sei preoccupata? Dai, sto
benissimo! – rise Heiji, cercando di calmarla.
- Non ho
neppure un graffio! – annunciò orgoglioso. - Scusa! Heiji la fissò,
trovandola terribilmente tenera. La coda che teneva su i capelli era
terribilmente disordinata a causa del casco che le aveva premuto sulla testa
fino a poco prima; gli occhi, enormi e così dolci, erano lucidi e un po’ rossi;
i vestiti spiegazzati dove lui in precedenza si era tenuto, lo facevano ancora
accaldare. Poteva pensare anche solo minimamente che era in grado di essere
arrabbiato con lei? Per la prima volta si sentì un impulso crescente verso di
lei nascere dentro lo stomaco, e senza pensarci l’abbracciò, facendo cadere il
casco che precedentemente le aveva levato dal capo. Lei, stupita, rimase ferma
per alcuni secondi. Poi, sentendosi completamente soggiogata dal suo calore e
dai sensi di colpa, rispose all’abbraccio, singhiozzando più rumorosamente.
- Dai… ti prometto che non mi arrabbierò più, promesso! - S-scusa
ancora! Si sentiva maledettamente impotente. Non riusciva a frenare quelle
lacrime che gli stavano bagnando il petto con insopportabile tristezza. Che
fare? Si mise perfino ad accarezzarle la testa dolcemente, sentendosi parecchio
fuori luogo e per nulla a suo agio. Però servì a calmarla e mentre finiva
tirando su col naso quel suo sfogo, decise di allentare un po’ la presa su di
lei. - Va meglio? – chiese staccandosi. - S-sì. Grazie. - Dai – disse
lui, recuperando da terra il casco. - Ti porto a casa. Io. Kazuha
sorrise piano, prendendo il casco che lui le stava porgendo. - Heiji? -
Sì? - Non mi farai più guidare la moto, vero? Mentre era seduto sulla sua
moto in attesa che lei gli si mettesse dietro, Heiji Hattori sentì un brivido
attraversargli la schiena. - Non credo – disse a denti piuttosto
stretti. Kazuha Toyama, dopo aver preso posto dietro di lui, alzò le
spalle. In fondo, come poi pensò quando lui mise in moto e cominciò a
percorrere la strada che la separava da casa sua, era molto meglio tenersi al
suo petto e sentire il suo profumo, piuttosto che guidare lei stessa…
***
Chiedo
venia per eventuali errori o qual altro, ma solo le undici e mi ritrovo davvero
in botta @_@ Alcuni pezzi li ho addirittura scritti a occhi chiusi, quindi
immaginati quanto sto morendo di sonno. Ma l’avevo promesso a quella passa della
mia amica Fede che avrei scritto una Kazuha/Heiji entro fine serata, e così ho
fatto! Per ora non ho nient’altro da aggiungere se non di raccomandarvi non fare
ciò che ha fatto Kazuha nella storia XD Una mia amica l’ha fatto, e io ho fatto
la fine di Heiji (cadere con mezza chiappa di fuori e appoggiarmi
all’acceleratore per rimettermi bene rischiando di uccidere un tipo >.<).
Per ora vi saluto, sperando che non si del tutto malvagia come penso che
sia!! Ciao!
Lori
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