Your madness fits in nicely with my own
“Antipatie
violente sono sempre sospette.
Tradiscono
un’affinità segreta.”
W.
Harlitt
Quand’erano
giunti in quella piccola città portuale, Karin aveva piegato
il volto in un’orribile smorfia disgustata: odiava
l’odore del mare che le si appiccicava alla pelle e ai
capelli e la seguiva sempre. Lo sentiva bruciare
sull’epidermide anche dopo essersi lavata.
Quando
si era accorta che Sasuke la stava guardando – o perlomeno
che stava guardando nella sua direzione – aveva sorriso
angelicamente.
Suigetsu,
pochi passi dietro di loro, aveva fatto una smorfia masticando un: Oca
che Karin aveva finto di non sentire.
Si
era alzata una brezza leggera che le scompigliava i capelli e li
rendeva insopportabilmente crespi, quando Karin uscì dalla
piccola locanda per avviarsi, da sola, per i vicoli e le strade della
città alla ricerca d’informazioni. Strinse le
labbra in una posa seccata con tutta l’intenzione di non far
entrare neanche un filo di quell’aria
nel suo corpo – poteva quasi
sopportarla, in superficie, ma dentro, no. E al diavolo se era un vento
salubre o meno.
Alle
orecchie le giungeva il rumore delle onde che s’infrangevano
sul bagnasciuga e gli stridii dei gabbiani che volteggiavano poco sopra
la sua testa.
Karin
decise che se anche uno solo di quelli uccellaci avesse avuto
l’ardire di usarla come gabinetto pubblico gli avrebbe uccisi
tutti.
Un
leggero odore di pesce fritto raggiunse le delicate
narici della kunoichi che, per un istante, storse il naso, mentre
passava davanti a un banchetto, nonostante sapesse bene che
ciò le avrebbe fatto venire le rughe prematuramente.
Odiava
tutto ciò il cui odore le ricordasse anche solo lontanamente
quello dell’acqua salmastra del vento, del pesce e delle tele
fradice.
Quel
pesce di Suigetsu odorava sempre allo stesso modo:
salato e appiccicoso.
La
sua pelle, la mattina, aveva lo stesso odore – che lei si
premuniva di cancellare con numerose abluzioni – , ma Karin
non l’avrebbe mai ammesso, neanche se a chiederglielo fosse
stato il suo Sasukino.
Fine
A Leti: anche se non
ti conosco ancora bene (non come mi piacerebbe, almeno) non posso fare
a meno di rimanere ogni volta colpita dalla tua dolcezza.
Livia
Ps: il titolo è un verso della canzone “Sea
song” di Robert Wyatt. E sì, sono in ritardo come al solito. Sembra proprio che io non sia capace di essere puntuale neanche per sbaglio. XD Ho anche il vago sospetto che Karin sia tendente all'OOC ma mettiamoci delle fette di salame sugli occhi e fingiamo tutti insieme che non sia coì. XD
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