Era stata una idea
stupida lo sapeva; portarla in questo posto che diamine lì
era passato per la
testa. Scosse la testa mentre cercava di rimettersi in piedi su quei
dannati
cosi che portava hai piedi, dannato se stesso e le sue idee e le brutte
figuracce che di conseguenza compiva. Sbuffò per poi
camminare lentamente;
appoggiandosi alla balaustra e muovendosi lentamente quasi come una
lumaca
cercando di non ricadere di nuovo a terra come un pesce lesso.
Arrivando si
sedette sulla panchina e alzò lo sguardo; sorrise nel vedere
la sua bellissima
ragazza roteare sui quei cosi infernali come un uccello. Era una cosa
strana;
fin da quando aveva quindici anni riusciva ad andare su una scopa e
volare ma
di riuscire a patticare o come si diceva su quei cosi, che adesso non
riusciva
neanche a ricordare come si chiamassero, non se ne parlava proprio. La
sua
ragazza invece riusciva perfettamente a farlo anche se; tutto il
contrario di
lui, non era mai salita su una scopa o per paura o incompetenza non era
mai
riuscito a capirlo. Sospirando continuò a guardarla
finché lei non si girò e lì
sorrise; lui ricambio il sorriso mentre lei riprendeva a muoversi e
girare su
stessa. Era bellissima, infagottata da tutti quei pesanti vestiti che
aveva
indossato, con il naso rosso fuoco e le labbra un po’
screpolate dal freddo che
penetrava le ossa. Erano passati quasi quattro anni da quando si erano
messi
insieme e le cose tra loro, a parte qualche stupida discussione, andava
tutto
bene. Tra loro le cose all’inizio erano imbarazzati a volte
anche solo per un
bacio a stampo arrossivano come se avessero fatto un vero guaio ma poi
col
tempo le cose si erano appianate e un abbraccio, un bacio o anche una
stretta
di mano era diventato naturale. Ricordandosi quel giorno cosa fosse e
perché
aveva deciso di portarla lì e sacrificare la partita di
Quidditch portò una
mano nella tasca dei jeans a toccare un cofanetto nero con
all’interno un
tesoro da custodire.
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