Reorx
Reorx si svegliò di
soprassalto
nel
bel mezzo della notte, rizzandosi di botto sulle zampe malferme.
Al di fuori delle pareti della
tana, si
poteva chiaramente ascoltare il canto insistente dei grilli assieme
l'isolato vociare proveniente dalle vie della città di Belligera.
Reorx poteva percepire in minima
parte
ciò che lo circondava, in quanto persino i pensieri erano stati
fagocitati dai battiti accelerati del suo cuore, che gli trapanavano
le tempie, scandendo e dilatando ogni secondo.
Poi la cassa toracica cessò
di
sussultare violentemente.
Reorx si guardò attorno,
riconoscendo
l'ambiente familiare delle propria dimora e si calmò, esalando
un
sospiro tremante.
Non era avvolto da fiamme e
distruzione
ma dalle morbide pelli del proprio giaciglio.
Come ogni notte, quel sogno era
tornato
a visitarlo, vivido e così reale da sconvolgerlo e fargli
raggelare
il sangue nelle vene: mura che rovinavano al suolo, crepacci e
voragini che inghiottivano boschi e prati, e lui alzato in volo che
comandava la catastrofe, godendo intensamente nel bruciare ogni cosa.
Dopo sarebbe subentrato un vuoto
assoluto e Reorx apriva di scatto gli occhi per tornare alla
realtà,
conscio che quelle visioni sarebbero rimaste con lui, camminandogli
al fianco.
L'unica cosa che potesse fare era
di
ammaestrare gli incubi, rendendoli tangibili e quindi manipolabili.
Lasciando le pelli madide di
sudore,
Reorx si trascinò dall'altro lato della caverna scavata nel
marmo,
dove una chitarra elettrica lo attendeva, amorevolmente poggiata su
di un piedistallo.
Sollevandosi sui posteriori, mise
mano
allo strumento e subito le note si riversarono come valanghe dal
ricordo alle dita, facendo volare gli artigli sulle corde.
Purtroppo, le numerose ore che
ancora
precedevano lo spuntare dell'alba non permettevano e nessuno di
apprezzare un così mirabile saggio di bravura.
Agli arabeschi della melodia, ben
presto si unirono le proteste ed i sibili infastiditi degli altri
draghi che avevano la sventura di abitare nei dintorni.
Il baccano era assordante, ma Reorx
non
se ne curava minimamente; in quel momento esistevano soltanto la sua
chitarra e l'ordito che stava tessendo attorno agli incubi,
ingabbiandoli come belve.
Così almeno non sarebbe
impazzito...
la stessa cosa non si poteva però dire per i vicini, che da
quando
quel dannato drago viola era uscito dall'uovo, non avevano più
potuto godere una nottata di sonno come si deve.
Il sole era ormai prossimo alto nel
cielo, quasi prossimo allo zenit, quando Thor decise di far visita a
Reorx, trovandolo accucciato sul pavimento di pietra che stringeva al
petto la chitarra, come avrebbe fatto un cucciolo con un pupazzo di
pezza.
Quando Reorx si decise a
socchiudere le
palpebre, vide un drago rosso chino su di lui.
-Hai composto un altro brano, vero?-
Thor era un tipo fuori dalla norma,
considerò Reorx, adocchiando le catene e le innumerevoli strisce
di
pelle nera con borchie che ornava il corpo dell'amico.
“Be, non ho bisogno di
mettermi
addosso chissà che cosa per avere un aspetto inusuale”,
considerò
con un filo di amarezza, “basta solamente il colore assurdo delle
mie scaglie...”.
-Reorx, mi stai ascoltando? O hai
bisogno di una secchiata d'acqua per tornare tra noi?-
-Mmmmm?-
-Dicevo: questa mattina il vecchio
custode dell'acquedotto si è lamentato più del solito
della tua
creatività notturna (non capirò mai come ti venga in
mente di
“strimpellare” nel bel mezzo della notte!). So per
esperienza che
questo significa che hai in serbo una vera e propria delizia...
allora, ci vedremo alla valle di Avalar questo pomeriggio?-
Nei boschi che circondavano i
villaggi
dai tetti di paglia delle tribù di uomini-felino che abitavano
la
valle di Avalar, si trovava una piccola radura che accoglieva dei
massi muscosi disposti in circolo.
Reorx e Thor l'avevano scoperta
molto
tempo addietro, quando la loro amicizia stava ancora nascendo.
Nonostante fossero coetanei, Thor
si
era avvicinato a Reorx alla ricerca di un maestro che lo avesse
aiutato nel migliorare la propria abilità nel suonare quel
singolare
strumento appena inventato dalle talpe.
Il suono delle chitarre elettriche,
acuto e lamentoso ma anche rombante come un ruggito, non aveva
riscosso popolarità né tra le talpe né tra i
draghi, che
continuavano a prediligere i ben più armoniosi flauti ed arpe.
Costretto per forza maggiore a
perseguire i propri studi da autodidatta, Thor aveva visto in
quell'introverso disturbatore della quiete notturna un possibile
punto di riferimento.
Ben presto il rapporto
maestro-allievo
si era trasformato in una collaborazione tra pari.
Quella verde radura, persa tra i
boschi
di Avalar, era un ottimo posto dove i due si potevano dedicare ai
propri esperimenti musicali senza suscitare l'altrui collera.
-No Thor! La nota finale deve
essere
più graffiata: così-
Un suono a mo di dimostrazione
percorse
la radura.
-Non mi convince Reorx, credo sia
meglio farla ondeggiare come una fiamma-
-Possibile che voi rossi non
pensiate
mai ad altro che al fuoco?-
-Almeno io un soffio magico ce
l'ho...
ahia!-
Esclamò il rosso quando la
coda
viola
del compagno gli mollò uno scapaccione in pieno muso.
-Allora, ricominciamo?-
-Vai!-
Le corde delle chitarre ripresero a
vibrare, ora pizzicate, ora leggermente graffiate.
Entrambi contribuivano al tema di
partenza apportando delle variazioni.
Reorx amava quei momenti dove
qualcuno
era al suo fianco mentre combatteva i demoni più occulti del
proprio
essere.
Ogni tal volta cadesse o venisse
ferito, le battute di Thor gli elargivano nuova energia.
Durante quei solitari concerti, il
drago viola si lasciava cadere in una sorta di trance, dalla quale si
risvegliava alla fine della musica.
Quel giorno, però, stava per
accadere
qualche cosa di completamente nuovo.
Durante il viaggio mentale, Reorx
si
era imbattuto in alcuni arcani ricordi, che da iniziali echi
indistinti si erano tramutati in urla.
Il baccano era invitante e
seducente,
tanto che Reorx smise di lottare per permettere alle ombre di
avvolgerlo ed accarezzarlo.
Un fulmine oscuro percorse le sue
membra dalle corna fino alla punta delle ali e della coda; le scaglie
persero il loro abituale violetto brillante, facendosi nere come la
pece.
Reorx si sentì inebriato
dalla
nuova
sensazione di potenza che cresceva con l'avanzare della metamorfosi.
Il tutto culminò in un lampo
di
luce
viola che liberò tutte le misteriose energie che Reorx aveva
accumulato dentro di sé.
La feroce euforia svanì,
rapida
come
era arrivata, e Reox tornò quello che era sempre stato,
completamente dimentico della propria parte demoniaca che si era
manifestata.
-Wow! Non ti avevo mai ascoltato
suonare così velocemente!!-
Strillò Thor, completamente
ignaro di
ciò che era appena accaduto.
-Vecchio mio... ho la spiacevole
sensazione che ogni tal volta io riesca a raggiungere la tua
abilità,
tu ti diverta a saltare ad un livello superiore: che pulce ingrata!-
I due continuarono a suonare ancora
per
parecchio tempo, senza minimamente accorgersi che i massi che li
circondavano erano diventati enormi macigni, lo spesso strato di
muschio si era ridotto a qualche ridicola chiazza e gli alberi
secolari della foresta non erano altro che insignificanti germogli
verdi.
L'Aedo stava percorrendo avanti ed
indietro la lunghezza della grotta dove consultava la pozza delle
visioni.
Si stava profondamente disprezzando
per
l'errore madornale che aveva commesso: come avrebbe mai potuto un
Aedo, il drago più saggio in assoluto, sottovalutare i sogni
dell'attuale drago viola, bollandoli come un semplice ed innocuo
fastidio e nulla più.
Quando però Reorx era
istintivamente
ricorso alle oscure abilità della propria razza, era ormai
troppo
tardi per intervenire.
All'Aedo non era restato altro che
assistere impotente al viaggio temporale, a ritroso dei millenni,
dei due giovani draghi.
L'anziano drago aveva tremato
quando i
due avevano cessato la corsa all'epoca della guerra contro il Maestro
delle Ombre Malefor: il più antico drago viola mai conosciuto
che
aveva seriamente minacciato di disintegrare il mondo.
Era stato così semplice
lasciare
nella
più oscura ignoranza le innumerevoli generazioni di draghi viola
che
si erano susseguite durante la nuova era che era iniziata con la
sconfitta di Malefor... Reorx era però sempre stato diverso
dagli
altri.
In lui c'era sempre una sottile
inquietudine, per non parlare delle visioni che lo tormentavano ogni
notte.
Come avrebbe mai potuto ignorare
dei
campanelli d'allarme così palesi?
Avrebbe dovuto addestrarlo,
insegnargli
la sua vera natura ed indicargli come governarla, invece di aspettare
che la maledizione del sangue dei draghi viola si riducesse,
generazione dopo generazione, ad un bisbiglio di sottofondo.
L'Aedo si arrestò al fianco
della
pozza, sbirciando l'immagine della valle di Avalar di un tempo ormai
passato.
Un cipiglio risoluto corrugò
le
antiche sopracciglia color acquamarina: doveva assolutamente
raggiungere Reorx e Thor o il mondo sarebbe precipitato nuovamente in
un'altra era di oscurità e disperazione.
-Dove siamo, cosa succede?-
-Nella valle di Avalar, nella
nostra
radura (ovviamente), stiamo facendo il nostro solito baccano
infernale, e questo è tutto-
-Mannaggia, apri gli occhi e
guardati
attorno!-
Sempre suonando, Reorx socchiuse le
palpebre quel tanto per assecondare quello che, a suo parere, non era
altro che una bizzarra burla dell'amico.
Una nota stridula sfuggì
dalle
corde
quando Reorx si accorse, con sommo stupore, della veridicità
delle
parole di Thor.
In effetti si trovavano in un altro
luogo, senza che avessero fatto nulla per spostarsi: cosa
perfettamente impossibile.
-Qui sta succedendo qualche cosa...
un
incantesimo forse? Vorrei sapere chi è quel cretino che ha
voluto
giocarci uno scherzo di così cattivo gusto!-
L'esasperazione di Thor era
evidente,
con gesti bruschi si sistemò lo strumento musicale sul dorso,
strattonando le cinghie di cuoio degli spallacci.
-Be, non ci rimane altro da fare
che
involarci, scoprire dove siamo e tornarcene a Belligera.-
Aggiunse risoluto, sbattendo
leggermente le ali per sistemare meglio il carico.
Reorx esitò, non avrebbe
saputo
spiegare il perché ma avvertiva lo zampino di qualche cosa di
molto
diverso da un semplice dispetto.
-Se acchiappo quel bastardo, prima
lo
bruciacchio, poi gli tronco la colonna vertebrale!-
stava ora borbottando Thor tra
sé
e
sé.
Una sensazione formicolante
sfiorò le
scaglie violacee di Reorx, che avvertì qualche cosa e senza
sapere
il come ed il perché, urlò d'istinto:
-Thor, togliti di lì,
presto!-
-Cheee!?-
Ci fu un lampo di luce bianca e lo
sbalordito drago rosso si ritrovò a piombare addosso a Reorx,
dopo
un volo di svariati metri.
Rotolarono assieme per la forza
dell'impatto e quando finalmente riuscirono a districarsi dal
groviglio di membra (Thor imprecando e Reorx stranamente silenzioso e
serio), guardarono con sospetto il nuovo venuto.
Si trattava di un drago anziano,
molto
anziano, per non dire antico.
La sua pelle corazzata ricordava le
profondità marine, con quel blu misto al verde che riluceva di
un
insolito bianco perla.
Gli altri colori, un tempo
brillanti,
erano ormai stati resi diafani dai secoli.
Indossava un bizzarro paramento
simile
ad una mantellina da pioggia, i cui lembi erano tenuti assieme da un
ingombrante ciondolo di quarzo che gli poggiava sul petto.
Un velo di sollievo trapelava
dargli
occhi albini mentre osservava i due cuccioli che tanto aveva cercato.
Forse l'Aedo avrebbe avuto
l'occasione
di rimediare al proprio errore.
-Seguitemi, qui non siete al sicuro-
-Già, perché
piombarci in
testa con
un'esplosione non è pericoloso!-
Ribatté Thor con sarcasmo .
-Giovane drago, avrò modo di
chiarirvi
ogni cosa ma non qui; ci potrebbero essere orecchie indiscrete in
ascolto. Le spie del nemico potrebbero celarsi ovunque...-
Thor ridacchiò sotto i baffi:
-Lo hai sentito? È
completamente
rincitrullito!.... Ehi! Che ti prende? Cos'è quell'espressione
smarrita? Non crederai mica alle parole di quello là...?-
-Thor, per piacere... penso
dovremmo
dargli ascolto. Non saprei spiegarti il perché ma sento un
crescente
disagio, come se stessi vivendo nei miei peggiori incubi in pieno
giorno!-
-Ahia! Ecco che ricominci con le
tue
doti esoteriche... e va bene! Facciamo pure da balia a quel
vecchietto, se questo ti farà sentire meglio...-
-Grazie Thor-
-Gli amici servono a questo-.
I tre sorvolarono una terra
desolata, a
tratti devastata dal fuoco o dalle battaglie che si erano svolte anni
addietro.
Un territorio sofferente che
somigliava
in maniera angosciante ai luoghi dove Reorx e Thor erano cresciuti.
Tale panorama era riuscito persino
ad
incupire l'esuberante e beffardo scetticismo di Thor.
Atterrarono in un cortile
dissestato,
antistante al rudere di un edificio che un tempo avrebbe dovuto
meravigliare il visitatore con la sua imponenza e sfarzo.
I due giovani draghi ebbero un
tuffo al
cuore quando riconobbero i resti del Sacro Tempio degli Antenati,
dimora dei guardiani/maestri dei quattro elementi, ai quali era
affidata la cura delle uova prima della schiusa.
-Che cosa è successo? Per
quanto
tempo
siamo rimasti a suonare... perché non ci siamo minimamente
accorti...-
-Posso solo consolarvi con il dirvi
che
la vostra reale casa è al sicuro, almeno per ora...-
Iniziò a spiegare l'Aedo,
guidandoli
all'interno dell'edificio.
-Avete viaggiato a ritroso nei
millenni
fino a fermarvi in questa oscura ora, dove è in corso una lotta
tra
la luce e la tenebra che deciderà le sorti del nostro mondo. Ho
vissuto gli ultimi anni della mia vita durante questo periodo della
storia...-
-Aspetta, aspetta, aspetta...-
Lo interruppe Reorx distogliendo
gli
occhi dalla mastodontica statua che stava contemplando rapito.
Il drago di roccia occupava quasi
tutto
il volume della sala dove l'Aedo li aveva guidati; le sue ali quasi
ne sfioravano il soffitto, ad almeno un centinaio di metri d'altezza.
Reorx non ricordò di aver
mai
visto
una simile opera nel Tempio.
-Ci vorresti far credere che ora
saresti un fantasma!-
-Non esattamente: sono morto,
sì,
ma
la vita è tornata in me affinché diventassi il cronista
ed il
custode della storia dell'Era che è seguita alla sconfitta di
Malefor, il Maestro delle Ombre. Sono l'Aedo. Secoli fa fui il
guardiano/maestro del fuoco, Ignitus era il mio nome-
-Ignitus... cosa ti è
successo?
Ti
hanno assassinato? Sei morto per incidente?-
Ignitus scoccò la coda in un
moto
di
stizza:
-Ho cose molto più
importanti da
dirvi
che raccontarvi la mia vita! Sentite, che lo vogliate o no, siete
finiti dentro questa faccenda con tutte e quattro le zampe! Non posso
riportarvi indietro, non ne ho il potere, ma sono comunque fermamente
disposto ad aiutarvi, chiaro?-
-Come non ne hai il potere?! Allora
chi
diavolo ha combinato questa bella frittata?-
-Tu, Reorx-
Quelle parole lo investirono come
una
secchiata d'acqua gelida.
-Stai scherzando, vero? Non so
proprio
nulla di incantesimi e...-
-Tu possiedi poteri ed
abilità
che
vanno ben al di là della tua immaginazione, giovane drago. Sei
un
drago viola, l'ultimo discendente di una stirpe che appare solo una
volta ogni dieci generazioni-
-Ih-ih! Hai sentito che roba?! Te
lo
avevo detto o no che il vecchietto qui presente è affetto da
demenza
senile? Però, quanta fantasia! Dovrebbe scrivere un romanzo,
sarebbe
un vero best seller...-
Entrambi scoppiarono in una
fragorosa
risata: ridevano così di gusto che le lacrime sgorgavano dai
loro
occhi.
-È
assurdo... assurdo! Io discendente di una rara stirpe dai poteri
sovrannaturali e bla, bla, bla...ih-ih!-
Ma
quando incrociò il serio e severo sguardo del drago più
anziano,
smise di colpo di ridacchiare, mentre un dubbio si faceva breccia
nella sua coscienza.
E
se ciò fosse vero? Avrebbe potuto avere la risposta ai suoi
incubi
ed a tutte le altre mostruosità che gli vagavano in testa notte
e
giorno.
-Ti
metterò difronte alla tua vera natura e ti addestrerò
affinché tu
possa dominarla e non semplicemente tenerla a bada, come hai sempre
fatto. Ho tenuto la tua stirpe nell'ignoranza: si è rivelata una
buona cosa con gli altri, ma con te è stato un grave errore a
cui
devo porre rimedio-
-Ehi!
Chi va là!?-
La
vocina proveniva da un globo di luce giallastra che fluttuava
ronzando a mezz'aria; solo ad un più attento esame Thor e Reorx
si
accorsero che si trattava di una libellula.
L'insetto
li osservava nervosamente, spalancando la bocca incredula per poi
coprirla con le mani.
-Oh
mamma! Debbo avere le traveggole!-
Così
come era apparsa, la libellula si dileguò oltre il vano della
porta.
-Spyro!
Tutta questa tensione mi sta distruggendo!... Pensa che ho appena
visto Ignitus verde, Ignitus cucciolo (rosso intendo) ed un altro
te!... ma tu guarda che razza di allucinazioni...-
Non
lo udirono più; il resto delle parole venne fagocitato dal
corridoio
e dalla sempre maggiore lontananza dell'esserino.
Poco dopo, avevano avuto modo di
conoscere gli abitanti del Tempio.
C'era stata una grande confusione
quando i guardiani avevano fatto il loro ingresso nella sala della
statua, trovandosi a tu per tu con il trio forestiero.
Non con poche difficoltà,
l'Aedo
era
riuscito a spiegare la situazione ad un pubblico attonito e
sconcertato; ma dopo mille parole, domande che esigevano una risposta
e una buona dose di persuasione, il vecchio drago era riuscito ad
ottenere l'aiuto dei guardiani.
La grande statua era scomparsa
sotto
il pavimento, facendo della sala un'arena d'addestramento dove Reorx
si stava accingendo, di mala voglia, a ricevere i primi insegnamenti.
Il drago viola si era fermamente
opposto a tale decisione:
- Io sono un chitarrista, non un
guerriero! Non ho mai combattuto in vita mia! Né vorrò
mai farlo!-,
ma i maestri non avevano voluto sentir ragione; così ora si
ritrovava buttato là, nel bel mezzo dell'arena, ad osservare con
preoccupazione sempre crescente il suo avversario.
Si trattava di Spyro, un altro
drago
viola che all'incirca avrebbe dovuto avere la sua stessa età.
Non aveva un fare ostile mentre lo
osservava con palese curiosità, ma l'evidente presenza di
muscoli
forti e tonici sotto le sue scaglie violacee facevano venire i
brividi a Reorx, che invece era tutto pelle ed ossa e non abituato
all'esercizio fisico.
Reorx deglutì, l'esito dello
scontro
era palesemente chiaro.
I minuti che seguirono erano stati
un
vero tormento per l'allievo.
Reorx si sforzava in ogni maniera
di
seguire i consigli dei maestri alla lettera, ma il suo avversario, la
cui forza, rapidità ed esperienza erano nettamente maggiori, lo
metteva sempre al tappeto.
Spyro si dimostrava inflessibile
nei
confronti di Reorx ma non ingiusto o crudele, colpiva solamente quando
era necessario, liberando l'avversario dalle sue grinfie ogni
volta riuscisse a sopraffarlo.
Tuttavia, agli occhi apprensivi di
un
sempre più agitato Thor, quel combattimento didattico appariva
come
un vero e proprio massacro.
Invano aveva cercato di convincere
l'Aedo a cessare una simile crudeltà, venendo sempre respinto
con
sufficienza.
Quando però vide il suo
carissimo
amico cadere a terra per l'ennesima volta, una rabbia bestiale
iniziò
a bollirgli dentro.
Si tolse uno dei tanti bracciali
neri
con le borchie che ornavano le sue zampe anteriori, lo strinse
spasmodicamente tra le grinfie e con i battiti del cuore a mille,
lanciò un ruggito di sfida mentre si precipitava verso i due
combattenti, con grande sgomento dei guardiani che ormai non
avrebbero potuto fare più nulla.
Di punto in bianco, Spyro si
ritrovò a
ricevere un pugno borchiato in pieno muso.
L'impatto lo lasciò stordito
e
barcollante, si portò una zampa al muso dove sentiva qualche
cosa di
caldo ed appiccicoso colargli copiosamente lungo la pelle squamosa,
era sangue, ed il giovane rimase a fissare sbalordito quella macchia
vermiglia sul palmo della zampa.
-Ehi! Cosa diavolo ti prende?! Sei
impazzito per caso!?!-
-Azzardati una sola volta a mettere
nuovamente le grinfie sul mio amico e giuro che ti ridurrò in
carbonella dopo averti stroncato di netto la colonna vertebrale!-
Volter, il guardiano
dell'elettricità,
tentò di trascinarlo via, ma Thor si divincolò con
un'energica
contorsione e si gettò nuovamente addosso a Spyro con gli
artigli
snudati e le fauci spalancate.
Il drago viola tentò di
tenerlo a
bada
limitandosi alla difesa, ma Thor si rivelò una vera e propria
furia
che a lungo andare gli fece perdere completamente le staffe.
Per un solo istante la sua pelle si
fece nera come la notte e gli occhi ebbero un freddo bagliore bianco
mentre tutto attorno l'aria si faceva densa ed ombrosa.
Da quel momento Spyro iniziò
a
fare
sul serio e cominciarono i guai per Thor, nonostante riuscisse in
qualche modo a salvaguardarsi ed a contrattaccare, essendo anche lui
accecato dalla rabbia e possedendo un fisico più robusto di
Reorx.
I guardiani intervennero più
volte,
cercando di separarli, ma sia il draghetto rosso che quello viola si
ribellavano alle loro strette per tornare ad azzuffarsi.
Infine, gli adulti non poterono
fare
altro che guardare impotenti i due cuccioli che se le davano di santa
ragione, tra graffi, morsi, pugni, frustate di coda, ringhi, ruggiti
ed occasionali fiammate che abbagliavano tutta la stanza di rosso.
-Ehi!Cos'è questo baccano-
disse
una
voce femminile ed insonnolita -cosa sta succeden...- e qui si
bloccò
per trattenere il fiato stupefatta.
Nel bel mezzo della diatriba, Thor
volse la propria attenzione su una giovane dragonessa nera che li
fissava con due grandi occhioni verdi a mandorla, spalancati al
massimo per lo strano spettacolo.
-Wow! Che bambola!- si fece
sfuggire
Thor, pagando però la sua distrazione a carissimo prezzo: una
botta
immane lo raggiunse dietro alla nuca facendo esplodere il mondo
attorno in mille scintille arancioni e rosse.
Thor piombò al suolo come un
sacco e
tutto si fece nero.
-Thor, Thor, folle che non sei
altro
apri gli occhi, forza!-
La poca luce solare che
penetrò
tra le
palpebre socchiuse bastò a trafiggergli la testa con le lame di
mille coltelli; poi il dolore scemò e Thor si rallegrò
nel vedere
Reorx sano e salvo chinato su di lui.
-Ti sei bevuto il cervello?! Spyro
non
mi stava mica facendo del male, perché lo hai attaccato senza
motivo?... be, lasciamo perdere, sei fortunato che te la sei cavata
con un bernoccolo-
-Quell'insolente bastardo! La
prossima
volta gli staccherò di dosso quelle dannate squamette viola ad
una
ad una, parola mia!-
-Calmati salamandra, sei nel torto
e lo
sai anche tu-
Thor sbuffò una nube
grigiastra
di
fumo dalle narici dilatate, così come avrebbe potuto fare una
locomotiva a vapore.
-E va bene. Comunque non mi piace
affatto quel tizio lì-
-Spyro non è poi male. È
un tipetto tranquillo ed idealista con cui non è spiacevole fare
due
chiacchiere... a proposito, vorrebbe parlarti per riconciliarsi con
te...-
-Ma
neanche se diventassi un discotecaro! Posso sopportare la sua
presenza, ma se dovesse solamente azzardarsi ad avvicinasi a me,
giuro che lo suonerò come una batteria!-
-Thor
ascolta..-
-No!
Ascolta tu! Ho detto di no, chiaro!-
Le
spalle di Reorx si afflosciarono rassegnate:
-Trasparente-
-Bene-
Thor
si tirò su con un balzo, barcollando subito dopo sulle quattro
zampe
per un improvviso giramento di testa; a quanto pareva il colpo che
aveva ricevuto non aveva ancora esaurito i suoi effetti.
-Quanto
tempo sono rimasto svenuto?-
-Una
giornata e mezza-
Thor
si lasciò sfuggire un'imprecazione che avrebbe fatto arrossire
persino un troll, mentre con cautela muoveva i primi passi
riacquistando man mano padronanza del corpo pieno di lividi e graffi.
Non
avendo altro da fare, i due compari decisero di effettuare un giro di
esplorazione di quel poco del Tempio che fosse rimasto ancora in
piedi... per quanto precariamente.
La
passeggiata li condusse in cima ad una torre che si era
miracolosamente salvata; tra i merli si poteva avere una panoramica
completa sulla devastazione che li circondava: un'enorme tavolozza di
bruno, dove i nugoli di polvere alzata dal vento tingevano perfino
l'orizzonte dello stesso deprimente colore.
-Non
credevo che il verde dei boschi e dei prati,il bianco degli edifici
di Belligera e l'azzurro del cielo mi sarebbero mancati così
tanto-
Sospirò
Reorx, sganciando la chitarra elettrica dalla tracolla.
-Ti
va di suonare un po', tanto per risollevarci il morale?-
Dall'alto
della torre, Thor intravide una macchiolina nera che si muoveva nel
cortile sottostante; aguzzò la vista e riconobbe con delizia la
dragonessa nera che aveva colmato la sua visuale prima che lo
mettessero k.o.
-Chi
sarà mai quel grazioso cioccolatino nero?-
-E??
Cioccolatino nero? Cosa andrai mai blaterando? Hai fame?-
-No,
no, intendevo la dragonessa nera che abita qui al Tempio-
-Lei
è Cinerea, non saprei dirti altro, non è tanto loquace...-
-...
Cinerea...-
Poco
dopo scorse il proprio rivale che si avvicinava a lei, i due si
salutarono e rimasero a lungo a conversare.
Con
un ringhio gutturale, Thor si allontanò dai merli per sedersi
accanto all'amico.
-Suoniamo
Reorx, tu non sai quanto ne ho bisogno!-
Un
corvo reale li aveva visti apparire improvvisamente nella valle di
Avalar e li aveva assiduamente seguiti fino al loro arrivo al Tempio,
ora se ne stava appollaiato nei pressi della torre, continuando a
spiare i nuovi venuti che ignari si dilettavano con le chitarre.
Comodamente
acciambellato nel suo covo, Malefor vedeva ed udiva attraverso i
sensi del corvo; scoprì di gradire la musica prodotta dai due
bizzarri strumenti che i due cuccioli suonavano con maestria e si
divertì tantissimo nel guardarsi attorno e scorgere il fastidio
dei
guardiani.
Gli
era bastato poco per comprendere che la chiave della vittoria
dell'oscurità si trovava ora a portata di zampa; poteva leggere
nella sinistra e parzialmente distorta coscienza di Reorx per capire
deliziato che sarebbe stato semplicissimo trarlo dalla sua parte.
Il
cucciolo viola venuto dal futuro sarebbe stato per lui un
preziosissimo aiuto, un alleato ed eventualmente uno scudo
sacrificabile in caso di estrema necessità.
Sarebbe
solamente bastato toccare i punti giusti, pronunciare le frasi ed i
discorsi appropriati ma per il Maestro delle Ombre non sarebbe stato
difficile, perché la sua preda era simile a lui in tutto e per
tutto.
Così
decise di agire immediatamente, approfittando della riservatezza
della torre per presentarsi al loro cospetto senza imbattersi nei
guardiani.
Atterrò
silenziosamente alle loro spalle, attendendo appollaiato su un merlo
che i giovani finissero la loro esibizione, prima di palesare la sua
presenza con un applauso.
La
sorpresa fu così tanta che per poco sia Thor che Reorx non
schizzarono fuori dalle loro scaglie.
-Bravi,
veramente bravi! Complimenti... dei veri talenti..-
Per
quanto non ostile, la voce del drago adulto li sconcertò per il
suo
innaturale timbro: sembrava infatti che provenisse dalle
profondità
della terra anziché dalla gola di un essere vivente.
-Un
altro drago viola? A quanto pare, Reorx, non sei più una
rarità...
-
Reorx
accantonò l'osservazione scherzosa dell'amico con un vago gesto
della zampa:
-Chi
sei?-
-Come?
Non lo sai? Evidentemente quegli sciocchi non vi avranno raccontato
tutto come si dovrebbe..-
-Malefor?!-
-Esatto!-
Un
soffio feroce uscì dai denti digrignati di Thor, il drago rosso
sentiva per istinto che il Maestro delle Ombre li aveva raggiunti
solamente per mettere le grinfie sul suo più caro amico.
Reorx
era troppo debole per difendersi, così sarebbe toccato a lui
soltanto tenerlo al sicuro.
Incurvando
la spina dorsale e spalancando le ali, tanto per sembrare più
grosso, Thor si frappose tra i due draghi viola; si era già
battuto,
pur subendo una clamorosa sconfitta, ma questo non gli avrebbe
impedito di farlo di nuovo.
La
risata tuonante di Malefor lo investì come una gelida
tramontana,
portando con sé tutto il suo scherno.
-Qui
non è un buon posto per parlare, venite, staremo più
comodi-
Il
mondo attorno a loro si fece indistinto, come se attraversato dai
fluttui d'aria calda dei miraggi; poi i colori tornarono al loro
posto, consolidandosi nelle salde rocce di una caverna, le cui pareti
erano attraversate da pregevoli, seppur severi, fregi decorativi.
-Benvenuti
nella mia umile dimora, gradite qualcosa?-
Dal
nulla, si materializzarono enormi coppe e vassoi d'oro, traboccanti
di frutta variopinta e succosa, che faceva venire l'acquolina in
bocca alla prima occhiata.
L'offerta
fluttuò verso i due ospiti, i quali però non toccarono
niente.
-Non
è tanto cortese da pare vostra... come volete: andiamo
direttamente
al sodo...-
Detto
questo, puntò i maliziosi occhi gialli in quelli di Reorx, che
si
sentì scavare dentro la coscienza, una sensazione sgradevole
alla
quale tuttavia non si sottrasse.
Con
sua grande sorpresa, ed un certo sbigottimento, si trovò
ammaliato
dalla malevola potenza da lui assaggiata durante il contatto; quegli
occhi sembravano lo invitassero ad impadronirsi dello stesso
sconfinato potere.
-Potrei
insegnarti cose incredibili, che quegli sciocchi e deboli guardiani
temono di adoperare, non ci sarà più tormento dentro di
te poiché
gli incubi ubbidiranno al tuo comando, sopravviverai al tempo ed al
declino che esso comporta...-
Reorx
ascoltava a bocca spalancata ed un panico immenso attanagliò le
viscere di Thor quando questi si accorse del sinistro scintillio che
era apparso negli occhi dell'amico.
-Reorx!
Non ascoltarlo! Ma non ti rendi conto che sta solamente cercando di
ammaliarti per avere un nuovo giocattolo?! Forza Reorx, Andiamo via!-
Afferrò
l'amico per la zampa ed iniziò a trascinarlo via; Reorx obbediva
come un automa, tanto era confuso.
Thor
non aveva idea di dove precisamente dirigersi, ma credeva fosse
già
una buona cosa allontanare il più possibile Reorx da
quell'essere
infernale.
Dal
canto suo, Malefor non fece un bel niente, si limitò ad
osservarli
divertito mentre giravano in tondo per il perimetro della grotta
priva di alcuna via d'uscita: erano in trappola.
-Solo
con la magia si può accedere o sortire da qui-
Rivolto
uno sguardo di sufficienza al sempre più infuriato Thor, Malefor
tornò a concentrarsi sulla sua preda, che ormai l'avvertiva
cedere
completamente all'offerta.
-Allora,
Reorx, vorresti tutto ciò? Potere, immortalità!Vorresti
diventare
il mio allievo?-
-Reorx,
ti prego, no!, non lo fare...-
Seguì
un silenzio assoluto, tombale, che sembrò durare
un'eternità.
Lentamente,
Reorx tolse la zampa dell'amico dalla propria, e quando questi
tentò
disperatamente di agguantarlo di nuovo, il cucciolo viola lo
fermò
con gentilezza, scuotendo il capo.
In
quel momento, Thor comprese di aver completamente fallito: non un
urlo di rabbia o dolore uscì dalle sue fauci spalanca te per lo
choc: il cucciolo rosso si accasciò al suolo come una bambola di
pezza, mentre Reorx si avvicinava sempre di più a Malefor.
-Mio
Maestro...-
Quelle
parole trasformarono la disperazione in rabbia così che una
nuova
energia fluì nel corpo di Thor, il quale si rialzò da
terra per
attaccare il nemico con una furiosa carica, vomitando fiamme in ogni
dove come un piccolo vulcano; ma una sola parola del Maestro delle
Ombre lo scacciò dalla caverna.
Thor
si ritrovò a cadere in malo modo su quel che rimaneva di un
mosaico
che un tempo adornava uno dei tanti cortili del Tempio, il muso
premuto contro un ciuffo di erbacce mentre lacrime copiose sgorgavano
dagli occhi arrossati e violenti singhiozzi gli squassavano il petto.
Passarono
diversi minuti prima che si calmasse.
Di
colpo si erse orgogliosamente sulle zampe, urlando al cielo plumbeo:
-Reorx,
razza d'imbecille patentato! Stupido idiota! Giuro che ti
spezzerò
in due, ti prenderò a calci in culo dalla mattina alla sera se
solo
dovesse servire a mettere un po' di sale in quella tua testaccia
avariata! Sappi che questa è una dichiarazione di guerra!-.
Thor
trascorse i giorni che seguirono nella tormentata ricerca della
soluzione, senza però avere la ben che minima idea di cosa fare.
Il
Tempio era completamente deserto e quando riuscì a raggiungere
la
città di Belligera, non trovò altro che un guscio vuoto
disseminato
dai chiari segni di un assedio recente.
Per
ore si aggirò tra le macerie, scavalcando i resti di statue e
colonne.
Era
sicuro di potersi orientare senza difficoltà, d'altronde
Belligera
era la città dove era nato e vissuto, della quale conosceva ogni
vicolo ed anfratto; tuttavia la Belligera di millenni addietro si
dimostrò completamente differente da quella che sarebbe stata in
futuro: un'estranea.
-Ehi,
ragazzone! Come mai ancora qua fuori?-
Thor
si voltò pieno di gratitudine, lieto di aver finalmente trovato
qualche cosa di vivo dal quale ricavare informazioni; ma la sua gioia
si adombrò quando si accorse che a parlare era stata una lucetta
sospesa in fondo al vicolo, o meglio, una libellula.
-Aspetta,
hai un'aria familiare sai... ora ti riconosco! Sei quello che si
è
azzuffato con il mio fratellone! Com'è che ti chiamavi? Stron,
Tauro...-
-Thor-
-Ah,
sì! Grazie-
-Come
mai la città è deserta?-
-Non
lo sai?-
Sparx
si grattò la testa perplesso
-Nelle
prossime ore si potrebbero verificare delle catastrofi, nel caso
Spyro e Cinerea non dovessero riuscire a fermare Malefor prima che
distrugga il mondo, così gli abitanti si sono rifugiati nei
sotterranei-
-Aspetta:
Spyro e Cinerea affronteranno Malefor?-
-Già,
ed io non sono con loro...-
Un'idea
si fece strada nella mente di Thor come un fiume impetuoso liberato
dalla diga; ora sapeva cosa andava fatto.
-Ehi,
Thor! Dove stai andando?!-
-Grazie
Sparx! Ho trovato quel che cercavo!-
Quando
queste parole raggiunsero la libellula, il drago rosso si stava
librando sopra i tetti dei palazzi; poi, con una cabrata, si
allontanò dalla città, diventando un puntino indistinto
nel cielo.
-Be,
contento tu... questo Thor non è tanto sano di mente.... no,
credo
proprio di no...-
Spyro
e Cinerea solcavano il cielo con possenti battiti d'ala, non c'era
nulla da dire in quanto entrambi sapevano di condividere la stessa
tensione: uno strano miscuglio di apprensione e tenacia che li
accompagnava nel viaggio verso il nemico.
Ad
un certo punto, l'attenzione si Spyro si concentrò su un qualche
cosa d'indistinto che volava verso di loro a grande velocità.
-Fermati
Cinerea, c'è qualche cosa che non va...-
-Cosa
succede?-
-Credo
che Malefor stia cercando di rallentarci...-
-Thor?
Cosa ci farà mai qui?!-
Ormai
la sagoma del drago rosso era ben riconoscibile.
Quando
infine Thor si piazzò difronte a loro, il suo aspetto era
così
inquietante e dimesso che sia Spyro che Cinerea si ritrassero
inconsapevolmente da lui di qualche metro.
Thor
li fissò a lungo, gli occhi arrossati, le squame dritte come gli
aculei di un'istrice, mentre ansimava per lo sforzo di aver volato a
gran velocità per un tempo prolungato.
Era
riuscito a raggiungerli, e questo bastava a ricompensare ogni fatica.
Quando
si riprese abbastanza da poter parlare, Thor salutò con
entusiasmo
la dragonessa nera, poi si rivolse di scatto al suo compagno, senza
alcuna cordialità:
-Innanzitutto,
sappi che non mi piaci per niente, anzi, ti prenderei a pugni dalla
mattina alla sera se potessi...-
Spyro
rispose con un cavernoso ringhio d'ammonimento.
-...tuttavia
le circostanze non mi lasciano altra scelta che essere alleato con
te. Ho anch'io un conto in sospeso con Malefor...-
-Thor,
dov'è Reorx, come mai non è con te...-
La
domanda investì il drago rosso come una palla di cannone;
coprendosi
il volto con una zampa, Thor dovette reprimere un singhiozzo prima di
riuscire a spiegare le circostanze senza commozione.
-Reorx...
Malefor è riuscito a trarlo dalla sua parte: lo ha corrotto,
promettendogli di insegnargli cose meravigliose...-
-Oh,
no..-
-Già...
sentite: io verrò con voi; ma vi supplico di lasciare a me
Reorx.
Giuro che non avrò pietà per lui; ma non
permetterò a nessun altro
di toccarlo.-
Thor
aveva l'impressione di trovarsi nel bel mezzo di un incubo, forse tra
qualche istante si sarebbe svegliato tra le pareti della propria
caverna, salutato dal vociare della gente e dall'oro del sole sugli
edifici marmorei di Belligera.
Si
sarebbe lavato via la paura del brutto sogno assieme al sudore,
tuffandosi nel catino d'acqua fresca che teneva accanto alla
finestra, poi sarebbe corso da Reorx, raccontandogli le
assurdità
che la propria mente aveva partorito.
-Sopra
le nostre teste l'aria sibilava furiosamente, squarciata dalla lotta
che si svolgeva tra Spyro , Cinerea e Malefor.. Com'è possibile
che
non ricordi chi siano? Te ne ho parlato un momento fa! Va bene, non
importa... Avresti però dovuto vedere il tuo aspetto! Eri
diventato
un mostro, un mostro: innanzitutto eri grosso come un drago adulto
solo che eri ancora più scheletrico di adesso (ok, scusa), la
tua
pelle era di un viola scurissimo, quasi nero... ma gli occhi, quello
che erano! Senza pupille, completamente bianchi, circondati da un
sinistro bagliore... forse eri diventato radioattivo! Ih-ih!-
-Non
sei normale..-
avrebbe
risposto Reorx, ed entrambi sarebbero scoppiati in una fragorosa
risata, come tante altre che avevano l'abitudine di fare assieme.
Thor
aspettava disperato di svegliarsi, mentre Reorx lo sovrastava,
osservandolo in maniera malevola; ma più tempo passava
più si
rendeva conto che tutto era troppo tremendamente reale per poter
svanire in un soffio.
-Ben
ritrovato, caro Thor-
persino
la vocetta di Reorx era stata corrotta, tanto che ora sembrava
provenisse da un secchio di pietre sbatacchiato.
-Reorx,
non voglio combattere contro di te, a meno che non vi sia costretto,
quindi, per piacere, torna a ragionare con la tua testa e abbandona
questa follia!-
-Perché
dovrei farlo? Per tornare ad essere quella nullità che sono
sempre
stato! Che non poteva fare altro che seppellire i suoi rancori in una
chitarra? Mai!-
Con
una poderosa spinta dei posteriori, Reorx si librò in cielo.
-Ti
darò un assaggio dei grandi doni che il Mio Maestro mi ha
concesso-
Thor
ripensò a qualche estate addietro, quando aveva trascorso una
deliziosa giornata in un parco acquatico: ricordava uno scivolo che
subito aveva attirato la sua curiosità, con quei suoi tubi
colorati
che si attorcigliavano tra loro mentre si tuffavano a capofitto nella
vasca sottostante.
Al
loro ingresso si potevano ascoltare i ruggiti elettrizzati di quanti
si erano gettati là dentro.
Thor
li aveva seguiti, e per tutta la durata del tragitto non capì un
bel
niente di ciò che gli stava succedendo, si sentì
sballottare a
destra a manca mentre gli schizzi d'acqua gli impedivano di
respirare.
Quando
l'attacco di Reorx lo investì con tutta la sua furia, Thor si
sentì
come se fosse stato scaraventato nuovamente dentro il tubo, solo che
questa volta il gli parve che le pareti dello scivolo fossero state
rivestite da mille e più lame.
Una
volta ripresosi, Thor tentò più volte di attaccare, ma
Reorx lo
respingeva sempre con sconcertante facilità, facendo ricorso ai
titanici poteri magici racchiusi nelle sue vene.
Il
mondo attorno a loro esplose, e la battaglia continuò ad essere
combattuta nel bel mezzo di una caduta libera verso il centro della
terra.
Un
atroce ruggito d'agonia bloccò il tempo e Thor scorse la
massiccia
sagoma di Malefor precipitare verso quello che sembrava essere un
gigantesco cristallo.
-Maestro!
Noooo!-
Reorx
si disimpegnò con una frustata di coda dall'avversario ormai
semi
distrutto, per poi lanciarsi a capofitto verso un Malefor
agonizzante, riuscendo ad afferrarlo prima che si sfracellasse contro
la superficie di cristallo.
Il
giovane drago viola adagiò delicatamente il proprio mentore a
terra,
chiamandolo per nome nel vano tentativo di ottenere una risposta:
Malefor era ormai stato sconfitto, e tale consapevolezza fece
precipitare Reorx nella più cupa disperazione.
Nulla
bruciava di più nel cuore di Thor che i lamenti di cordoglio
dell'amico perduto.
Spyro
e Cinerea atterrarono dietro di lui, anch'essi non avevano per niente
una buona cera, disseminati com'erano di graffi e ferite più o
meno
gravi.
-Il
cuore del Mondo! Non avrei mai pensato di vederlo!-
Esclamò
Cinerea meravigliata, mentre gigantesche porzioni dello stesso
pianeta si distaccavano dal loro nucleo cristallino, allontanandosi
sempre di più.
-Ragazzi,
dobbiamo fare qualche cosa prima che sia troppo tardi!-
-Una
volta, Ignitus mi ha parlato del cristallo. Nessuno conosce la sua
vera natura, ma è risaputo che liberando un'inimmaginabile
energia
su di esso, questi prenda ... vita, ripristinando l'equilibrio che si
è alterato.-
-Mmmm...
Ma siamo ancora al punto di partenza...-
Commentò
la dragonessa, senza curarsi di celare una certa irritazione
-Dove
cavolo troveremo mai un'energia tanto potente?-
-Forse
ho la soluzione...-
Spyro
e Cinerea si volsero a guardare l'inopportuno compagno rosso,
completamente presi alla sprovvista.
Thor
sfiorò il manico della chitarra che tutt'ora portava con
sé,
sistemata dietro la schiena.
Ricordò
con un sorriso quando, anni addietro, si era recato nella bottega
dell'inventore dello strumento per acquistarne un esemplare.
La
talpa aveva riso divertita quando Thor aveva commentato perplesso che
la chitarra in questione non aveva alcuna cassa di risonanza.
-Come
potrebbe mai emettere un suono abbastanza udibile?-
Aveva
domandato
-Esatto!
È qui che il mio genio si manifesta!-
Detto
questo, la talpa gli prese lo strumento dalle zampe, aprendo un
piccolo sportello nell'intelaiatura di legno.
-Questa
qua, mio piccolo amico, è una pila come nessun'altra-
Thor
aveva quasi spiaccicato il muso contro la chitarra per scorgere un
piccolo tassello nero, che aveva la parvenza di tutto tranne di una
cosa tanto speciale.
-Potresti
suonare per un'intera vita senza esaurire nemmeno un millesimo delle
energie che racchiude: ecco come funziona...-
E
qui l'inventore si era gettato a capofitto in una spiegazione piena
zeppa di fisica nucleare che Thor non era più riuscito a seguire
dopo solamente le prime due frasi.
Ironia
della sorte, le chitarre furono un vero fiasco in quanto non
attirarono il consenso del pubblico, mentre la batteria in questione
venne subito impiegata negli ambiti più disparati,
dall'illuminazione pubblica ai veicoli da rimorchio.
Ora
Thor aveva trovato un'altra occasione dove l'invenzione della talpa
si sarebbe dimostrata preziosa.
Sapeva
che non sarebbe sopravvissuto: una volta liberata un'energia
così
gigantesca, il calore lo avrebbe carbonizzato all'istante.
Tuttavia
Thor non provava timore, ma una semplice e cupa determinazione, che
cresceva sempre di più al cospetto della cecità di Reorx,
che
lamentava la scomparsa di Malefor ignaro di essere stato usato
proprio da lui.
-So
come fare-
-Come?-
-Fidatevi...
Tenetevi lontani dal cristallo-
Thor
stava per avviarsi, quando un'idea balorda lo rapì, seducendolo
con
il suo dolce sapore: infondo, oramai non aveva più nulla da
perdere...
-Prima,
però, vorrei togliermi alcune soddisfazioni...-
-E?-
Spyro
sentì nuovamente sul muso il duro morso delle borchie, solo che
questa volta la forza contenuta nel pugno di Thor lo mandò
direttamente a rovinare a terra.
-Spyro!-
Cinerea
non potette accorrere subito in suo aiuto in quanto si ritrovò
stretta nell'abbraccio di Thor.
Il
drago rosso la baciò con passione per un lungo momento, prima di
lasciarla libera e correre alla massima velocità verso il
cristallo.
Lo
sguardo di Rerx avvampava di ira, mentre osservata Thor atterrare sul
cristallo; lasciando il corpo esanime del Maestro, si avvicinò
al
nuovo venuto ringhiando, con una schiuma rabbiosa che gli colava
giù
dalle fauci.
Thor
lo osservò disgustato ed estremamente dispiaciuto; ma forse ci
sarebbe ancora stata un'occasione di far tornare Reorx quello che
era.
-Ascoltami
Reorx! Noi due siamo stati amici per tantissimi anni, per piacere,
lascia stare tutte queste assurdità. Torniamocene a casa, nel
nostro
tempo e dimentichiamo questa folle epoca di caos-
Reorx
rispose con un ringhio infernale che fece tremare ogni cosa attorno a
loro.
Con
sommo dolore, Thor vide l'amico pronto all'attacco, che come una
molla stava balzando verso di lui per troncarlo in due con una
zampata.
Il
drago rosso strinse forte il manico della chitarra, e prima che i
micidiali artigli lo raggiungessero, abbattette lo strumento sulla
superficie del cristallo con tutte le proprie forze.
La
batteria esplose, liberando tutta la sua potenza.
Ma
non fu la fine.
Thor
si ritrovò circondato da innumerevoli anime di draghi, che lo
proteggevano dal calore formando una sfera attorno a lui.
Questo
però non gli risparmiò di assistere alla tremenda morte
di Reorx,
avvenuta tra strilli atroci mentre il suo corpo veniva divorato dalle
fiamme fino a ridursi in cenere.
Poi
il bagliore accecante scomparve e Thor fluttuò nel nulla, prima
che
una chiara luce ad Est non illuminò le cime degli alberi
secolari,
permettendo ai suoi occhi offuscati dalle lacrime di distinguere le
rocce sulle quali lui e Reorx erano soliti suonare per pomeriggi
interi.
Ora,
alla luce dell'alba, il masso sul quale sedeva Reorx appariva vuoto:
mai più avrebbe ospitato il suo amico.
Thor
abbandonò la radura con passi trascinati, ripulendosi ogni tanto
gli
occhi dalla lacrime che gli impedivano di scorgere il sentiero
attraverso gli alberi della foresta, diretto verso la città di
Belligera.
In
tutti i secoli della sua longeva vita, non rimise mai più piede
nella radura nella valle di Avalar, né ebbe mai più il
coraggio di
pizzicare le corde di una chitarra.
P.S: Così è decisamnete
più leggibile, no?
Ciao,ciao!
|