“i mangiamorte,Rabastan,Rodolphus e Bellatrix Lestrange,sono
condannati a rimanere rinchiusi ad azkaban a vita! E a subire,il bacio dei
dissennatori”.
L’ardua seppur giusta sentenza, era stata emessa da Barty
Chrouch senior, contro le malefatte dei tre Lestrange.
Una risata sguaiata riempì la stanza scura e circolare
del Wizegamoth: era quella soddisfatta
di Bellatrix Black in Lestrange.
Venne prelevata per prima dall’aula da tre auror, che con
bacchetta alla mano, l’accompagnarono verso l’uscita dove, sedute sopraelevate
tra il pubblico, c’erano Druella Rosier Black e Narcissa Malfoy. La mangiamortre venne condotta dapprima da
loro per un ultimo saluto; Druella tra le lacrime chiedeva perdono per sua
figlia e Narcissa, attonita guardava la sorella maggiore che aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“figlia mia, fatti forza, ti tireremo fuori…” disse sconvolta Druella, che
cercava di contenersi nonostante il dolore. “risorgerà…” sussurrò di rimando
Bella.
Cissa la guardò sorpresa, la madre invece, interrogativa.
Bella iniziò a respirare affannosamente, gli occhi spalancati e in crescendo:
“…si , il signore Oscuro NON E MORTO! NESSUNO PUO’ SCONFIGGERLO!!! TORNERA’ E
CI LIBERERA’ TUTTI!!!” urlò la mangiamorte che opponeva resistenza agli auror
che la trascinavano via.
“thz…portatela via,via da qui. Rinchiudetela in isolamento”
disse quasi schifato Chrouch. Poi, si voltò verso gli altri due imputati: “E
ora, torniamo a noi…prelevate anche questa feccia.. ma prima, vi chiedo: avete
qualcosa da dichiarare? So che non siete pazzi come la Black, in voi c’e un
briciolo di cervello…suvvia, ditemi, sono stati visti quattro mangiamorte a
casa dei Paciok, tre siete voi, ditemi chi è il quarto!!”
Lo stesso medesimo pensiero ambivalente serpeggiò nella mente dei due fratelli: * tuo figlio, Barty Choruch jr. era lui il
quarto…ma, dirlo o non dirlo?*
In fondo se fosse rimasto libero prima o
dopo li avrebbe tirati fuori dalla prigione. Su di lui si poteva contare, non
era come Lucius. Malfoy, Rodolphus ci avrebbe scommesso, li avrebbe fatti
marcire ad Azkaban; quello pensava solo a se stesso e ai suoi interessi. Barty
no.
*lascia stare Rodh…non
dirglielo* insistè Rabastan guardando il fratello che gli leggeva il
pensiero. Rodh chiuse gli occhi, due auror lo tenevano per le braccia e aveva i
piedi incatenati. “si.” Alzò lo sguardo scuro su Chrouch che lo guardava con
occhi sbarrati e felici, lo stesso sguardo che aveva Rabastan ma pieno di
apprensione. “Non si azzardi più a insultare mia moglie.” Disse tagliente.
Choruch battè il martelletto di legno sul pulpito e arrabbiato: “Portate via da
qui questi due! Ora! Nella cella più remota di Azkaban!”
I due Lestrange vennero portati via , da quattro auror,
sollevati da terra e messi l’uno accanto all’altro per evitare che fuggissero e
immobilizzati dal collo in giù, fecero attraversare loro i lunghi corridoi.
I fratelli si
guardavano negli occhi: parlavano. *non
potrò più chiederti la rivincita per le corse che vincevi tu a
cavallo…bell’affare non trovi?* *ah..caro Rabastan, puoi chiedermi mille volte
la rivincita, tanto, vincerò sempre io…semplicemente perché sono più bravo…*
*modesto come al solito…* pensò ghignando Rabastan. “che hai da ridere
Lestrange!?siete finiti ormai” disse uno dei quattro auror che li scortavano.
Rab lo fulminò con lo sguardo. Come osava?...
Rodh guardava il fratello era ancora troppo giovane per
finire ad azkaban, tra i due c’erano
cinque anni di differenza, ma poco male…quella di finire in galera era stata
una delle possibili opzioni dopo il marchio. Somigliava moltissimo alla loro
madre, i suoi lineamenti erano meno marcati rispetto ai suoi: Rabastan aveva i
capelli ricci e gli occhi blu notte come quelli della loro mamma; lei era
nordica di origine, si chiamava Brunilde Himmler e suo padre, l’aveva sposata
per interessi economici. Ma con il tempo, poi, si erano amati, si erano
imparati a conoscere,cosa che,con Bellatrix, non era successa. Ma non
importava, da quando si erano sposati l’unica cosa che contava per entrambi era
Lord Voldemort. *come sei smielato a
volte,fratello…* *che fai?! Leggi senza il permesso?* rise. Gli auror si
guardavano con aria interrogativa svoltando a destra verso il corridoio che li
avrebbe portati nell’area d’isolamento. Non c’erano i dissennatori lungo quei corridoi, erano a guardia fuori e,
nell’area di isolamento dove venivano imprigionati i delinquenti peggiori.
*che dici Rodh,
Bellatirx ha ragione? Il Lord risorgerà?* *ovvio, non ne devi dubitare e con
Chrouch libero, presto, molto presto, noi lo cercheremo con lui…* *e Lucius?
Anche lui potrà..* *thzè..non nominarlo. Lui è stato assolto in meno che non si
dica…per te è un mito, ma non lo conosci come lo conosco io…lui ha fatto la
femminuccia, ha detto di avere agito sotto la maledizione Imperio. Te ne rendi
conto?Lucius, non è come credi tu. Solo io e Bella abbiamo visto la sua vera
natura, nemmeno il Lord l’ha vista…* e prima che Rabastan potesse controbattere
vennero spinti all’interno di una buia,umida e maleodorante cella. “ fa
freddo…” commentò Rabastan ad alta voce. “che astuzia fratello! Siamo in
prigione, non in vacanza..”Rab lo spintonò: “no…quel tipo di freddo…” disse
indicando l’oscurità con la testa e lo sguardo fermo. Iniziò ad avere il
respiro affannato “arrivano i dissennatori.” Osservò rimanendo serio.
C’era solo una grata che faceva filtrare la luce, e quella
poca che entrava, aveva illuminato un angolo remoto della cella, dove appesa a
mezz’aria, con le braccia in alto incatenate da zozze manette, c’era Bellatrix.
I piedi ciondoloni e la testa corvina rivolta verso l’alto con la bocca
semiaperta.
Rodolphus fece per avvicinarsi ma non poteva, era bloccato.
Non era paura, ma ancora quello stupido incantesimo che gli avevano lanciato
gli auror.
Da Bella uscivano fumi d’argento all’inizio risuonavano di
risate cristalline di bambine e poi di
voci famigliari, come la sua o quella di Andromeda, e in fine solo di rumori
fragorosi di duelli…
“le sta risucchiando i momenti felici…Rodh..fa qualcosa…”
intervenne Rabastan.
“Sono bloccato…come te d’altronde…non posso…”
Il dissennatore li sentì, e subito lasciò la Black, per spostare la sua
attenzione sui nuovi arrivati.
Era davvero una bestia immensa, oltre a levitare da terra,
era davvero imponente, il mantello nero che le ricadeva addosso, era talmente
sciupato e vecchio che lo scheletro di cui era composta si notava alla
perfezione. Con le mani ossute tese in avanti, fluttuava verso i due fratelli.
Prima girò attorno a Rodolphus, e poi con un repentino scatto della testa si
diresse verso Rabastan.
Era il più impaurito. Non voleva assolutamente che Rodh
fosse toccato, e temeva per entrambe le loro vite.
Il dissennatore lentamente fluttuava verso il più giovane
dei Lestrange, e dopo averlo sbattuto al muro, iniziò a rubargli tutti i
momenti felici.
Rabastan vedeva solo la bianca mano ossea avvicinarsi e poi
prenderlo per il collo e sbatterlo al muro…era tutto buio,freddo, e si sentiva
puzza…
Dopo qualche secondo, riaprì gli occhi. Era steso per terra
ed era giorno, caldo, e nell’aria, c’era un dolce profumo di erba verde appena
tagliata. Si alzò di scatto e si guardò intorno…sospirò forte annusando l’aria
dolce della sua terra: la Loira.
Iniziò a camminare, in lontananza poi, vide due piccole
figure avvicinarsi velocemente. Correvano l’una dietro l’altra e man mano che
si avvicinavano, Rabastan, li riconobbe…erano lui e suo fratello che correvano
felici per i prati del castello del padre in Francia. Rodolphus, più alto e
robusto, come sempre, era davanti a Rabastan,che dietro, correva con tutte le
sue forze per raggiungere il fratello maggiore. A occhio e croce li avevano
Rodolphus 10 e Rabastan 5 anni. “tanto
non mi prendi…sei lento…” lo canzonava Rodolphus. Questo indossava una camicia
bianca e paio di pantaloni corti fino al ginocchio tenuti su con un paio di
straccali neri; i capelli erano lisci e quelli più lunghi erano appiccicati
alla fronte sudata per via della lunga corsa. Rabastan dietro, correva a
perdifiato con la camicia fuori dai pantaloni corti e neri. I capelli,già
ribelli di loro, erano ancora più
arruffati dopo la lunga corsa. All’improvviso:“ahh…!!!...AIA….
Rudyy…sigh…” Il Rabastan grande, si avvicinò ma non poteva toccare nessuno dei
due. Il piccolo Rab era caduto, aveva inciampato su un sasso che Rodh invece
aveva saltato. Il maggiore, spaventato dall’urlo dell’altro, si voltò sui suoi
passi e soccorse il più piccolo. “sei un disastro Rabastan…e ora? Chi lo
racconta a mamma…non ci crederà mai che non è colpa mia…” disse atterrito Rodh
una volta appurato che la caviglia del fratello era stirata. Rabastan tirò su
con il naso e poi: “…dai, glielo dico io che ho inciampato…questa volta è vero,
che non è colpa tua…” suggerì asciugandosi le lacrime. Rodh lo guardò alzando
un sopracciglio. “e sia!...ma non piangere, non fare la femminuccia…” lo esortò.
Poi si voltò e gli offrì le spalle. “salta su, che ti porto a casa a
cavalletta…” Rabastan lo guardò felice, e con un piccolo sforzo, si issò sulle
spalle del fratello. “grazie Rodolpuhs…” gli sussurrò su un orecchio. “non ti
ci abituare….” Gli rispose secco l’altro.
Di nuovo freddo, e quella puzza di sudicio gli irruppe nelle
narici facendolo tossire… *sono di nuovo
qui…quel ricordo…* pensò spiazzato, ma non ebbe il tempo di riflettere che
fu di nuovo attaccato dal Dissennatore che gli rubò un altro ricordo:
“mamma,mamma, c’e una lettera da Hogwarts…è sicuramente
Rod…leggila tu per favore…” il piccolo Rabastan
era arrivato correndo e facendo sventolare una lettera con carta bianca
in salotto verso sua madre. Brunilde guardò malevola il figlio. “quante volte
ti ho detto di non assumere questo atteggiamento Rabastan?...toppe poche…”
concluse con una smorfietta di disgusto. Il piccoletto si sentì mortificato e
abbassò la testa. Mrs.Lestrange, se ne accorse, ed ergendosi in tutta la sua
altezza, si avvicinò al figlioletto,gli accarezzò i ricci e, essendosi accorta
di avere esagerato, lo prese in braccio e insieme si sedettero su una poltrona
accanto al camino acceso. Brunilde Lestrange, era davvero una bella donna:
molto alta, con capelli rossi come il sangue e ricci,occhi luminosi blu notte e
un’aria da nobile che ben le si addiceva. “allora, vediamo un po’…sisi, questa
lettera è proprio del caro Rudy…” disse amorevole aprendo la carta chiusa con
la cera.
“cari mamma e papà,
vi annuncio che sono diventato capitano della squadra di quidditch
di serpeverde.
Il capitano scelto a settembre, stranamente, si è ritirato da
scuola a seguito di un incontro/scontro nei bagni maschili…madama Chips ha
detto che era stato torturato con una maledizione senza perdono…ovviamente la Cruciatus. Povero
Elrok…mi dispiace per lui, ma farò del mio meglio per sostituirlo e non fare
sentire la sua mancanza…
Approposito, mio padre forse già vi ha avvertita,ma non sarò a casa
prima del 30dicembre, in quanto sia io che Bellatrix, Lucius e Severus, andremo
a parlare con il signor Riddle.
Mi dispiace,so che tenevate ad avere tutta la famiglia unita per
natale, ma obblighi superiori me lo impediscono. Madre, mandate un grande
abbraccio a mio fratello.
Con grande affetto vostro foglio.
Rodopluhs.”
Rabastan guardava la lettera e la madre ripetutamente. “che
bello mamma, ma ci pensi? Rodh capitano della squadra di quidditch…tra due anni
anche io voglio fare parte della squadra di serpeverde…” disse sognante.
Brunilde intanto si era alzata, accomodando un sognate e
felice Rabastan sulla poltrona, portandosi davanti al grande camino acceso,
buttò la lettera tra le fiamme con un’espressione di sconfitta in volto. Il
Rabastan grande, intanto, si era avvicinato ai due e avrebbe dato qualsiasi
cosa per poter abbracciare quella donna così dura fuori, ma così attaccata hai
propri figli….
Di nuovo freddo…e questa volta sentiva Rodolphus suggerirgli
qualcosa… non capiva : “sch…ma.. la…nte….daiii…ce la puoi fare…sche…mente…!!”
ma non capiva e di nuovo un flash che lo portò a camminare lungo i corridoi
della sala grande, tutta illuminata con i quattro tavoli delle case in attesa
di sapere chi, tra i 400 ragazzi del primo anno, avesse fatto parte della loro
casata.
Rabastan si rivide all’età di 11 anni, spaesato ammezzo a
tanta bellezza e magnificenza. Accanto a lui c’era una timida Narcissa che si
guardava intorno alla ricerca di qualche sguardo amico. “Raby, e se non sarò
una serpeverde?..che tormento…” la piccola Cissy era davvero spaventata per questa
evenienza.. e lui per farle coraggio, risoluto disse: “non potrai non essere
una serpeverde, ce l’hai nel sangue, e poi sei la sorella di Bellatrix…!” la
bionda di rimando: “si, ma anche di Andromeda…” disse indicando con la testa il
tavolo di Grifondoro, con un affascinante Sirius e una deliziosa Andromeda.
“mhf…io non ho dubbi,saremo entrambi delle serpi!...dai, cissy, il professore
ti ha chiamata…tocca a te…” la piccola si avvicinò alla sedia, una volta seduta
il cappello, dopo qualche secondo decretò senza remore: “SERPEVERDE!” e la
nuova Black venne accolta al tavolo della casata di Salazar con urla e
applausi. Poco dopo, fu anche il turno di Lestrange Rabastan.
Con passo fermo e sguardo serio, si sedette sulla sedia. Una
volta che il cappello gli fu appoggiato:SERPEVERDEE!!! Decretò ad alta voce.
Cosi anche l’ultimo dei Lestrange, era stato smistato nella casa che l’avrebbe
portato sulla via dell’onore.
E anche quel ricordo gli era stato strappato dalla testa.
Si dimenava ma il dissennatore sembrava nettamente superiore
a lui. Gli mancava il fiato ma la creatura sembrava non accorgersene, o molto
semplicemente non voleva accorgersene.
Rodolphus li accanto gli suggeriva ad alta voce di schermare
la mente per non farsi portare via i ricordi di una vita intera, ma Rabastan
non ci riuscì e per l’ennesima volta, il dissennatore estrasse un altro
ricordo…
Rabastan si trovò in una stanza buia e umida era accanto a
una finestra che dava su un cortile a lui famigliare: quello di casa Riddle.
Troppo intento a guardare fuori, non si accorse che poco
distanti da lui c’erano tre figure, che in quel momento, vennero illuminate
dalla luce lunare. Ovviamente Rabastan sapeva chi fossero e non si meravigliò
di rivedere se stesso, suo fratello e suo padre, la prima volta che Rabastan si
presentava all’Oscuro.
“vedi di fare una bella impressione eh…” disse con un ghigno
e una bella botta sulla schiena Rodh al fratello. Erano visibilmente
cresciuti,Rodh, nemmeno andava più ad Hogwarts, e Rabastan era al suo sesto anno.
Il più giovane dei Lestrange era alto e longilineo, i
capelli ricci erano lunghi fino al collo, e gli incorniciavano il bel viso
affusolato ma duro, con occhi infossati blu notte.
La sua espressione era compiaciuta, tanto quanto quella di
loro padre, Ramnes Lestrange. Costui era venuto a mancare da poco a causa di
una malattia che nessun medimago era in grado di curare e, in quel ricordo, già
aveva qualche sintomo. Il signor Lestrange, era alto e massiccio, i folti
capelli un tempo neri, erano grigi e aveva una fitta barba dello stesso colore.
Purtroppo però,per via della malattia, aveva la pelle giallastra e spesso
tossiva violentemente, era un po’ ricurvo, e per ovviare a ciò, aveva un bel
bastone in legno di ciliegio con lo stemma dei Lestrange incastonato
all’estremità. I tre uomini erano l’uno
accanto all’altro,il padre ammezzo ai figli, davanti a una porta chiusa dal cui
interno provenivano delle voci. “chi l’avrebbe mai detto, che entrambi i miei
figli,sarebbero entrati a fare parte dei seguaci del Signor Riddle…” disse
orgoglioso Ramnes. Rodh, alzando gli occhi al cielo:“padre, signore Oscuro..”
“è uguale…l’importante è che porterete a termine il sogno di vecchi come
me,Abraxas e Cygus.” Continuò battendo una mano sulla spalla di Rabastan.
Ma prima che il giovane potesse rispondere la porta davanti
a loro si aprì, filtrando un piccolo spiraglio di luce. “Forza Lestrenge, entra
e portati dietro i tuoi figli…il Lord li attende!...” a parlare era stato
Abraxas Malfoy, che fece accomodare i tre francesi.
Ramnes e Rodh, si sedettero su delle sedie attorno a un
lungo tavolo ovale, mentre Rabastan rimase in piedi fissando il Lord.
Tom Marvolo Riddle, era alto, aveva un’aria molto elegante e
austera, con un viso che rasentava un serpente e gli occhi, azzurro cielo,
avevano qualcosa di malvagio che non si addiceva a quel colore cosi candido.
“Bene, un altro Lestrange tra le mie fila…” disse sottile
intanto che, dalla finestra, Nagini si dirigeva fuori a caccia di cibo. “ cosa
ti porta da me?” chiese con un filo di voce.
Rabastan lo fissava incantato. “la brama mio signore…la voglia di poter
portare alla luce del giorno i diritti di noi purosangue, ed estirpare cosi
tutta la razza indegna di vivere nella comunità magica, tutti i mezzosangue,nati
babbani e ibridi…” disse inchinandosi davanti a Voldemort.
Quest’ ultimo ghignò di piacere nell’udire quelle parole.
“Molto bene, porgimi il braccio sinistro…” Rabastan aveva visto marchiare il
fratello e gli altri, e sapeva che faceva male, ma ora non importava. Il lord prese la sua
bacchetta da una tasca interna al suo mantello, se la portò davanti agli occhi
e poi la poggiò sopra all’avambraccio di Rabastan. Questo chiuse gli occhi e
strinse i denti al primo contatto con la punta della bacchetta di Voldemort
dalla quale, con uno scintillio rosso incise il marchio nero; il famoso teschio
con un serpente che fuoriusciva dalla bocca, simbolo dell’incontrastata fedeltà
a Lord Voldemort.
Rabastan serrò le mascelle, e dopo qualche secondo, il suo
braccio pulsava ferocemente con il marchio ben in vista sul suo avambraccio
sinistro. Rodoplhus lo guardava con un sorriso stampato in viso come d’altronde
loro padre che, una volta marchiato Rab, sia alzò per aiutarlo a sedersi
accanto a lui. Voldemort poi, si voltò verso tutti gli altri mangiamorte e con
un sibilo maligno disse: “e ora, dobbiamo organizzarci per eliminare tutti gli
auror che ci metteranno i bastoni tra le ruote, a cominciare da tuo cugino
Bellatrix, Siruius Black deve….” E la voce dell’Oscuro svanì , lasciando il
posto ancora una volta, al fetore della cella. Rabastan si dimenava,
cosciente,purtroppo, di avere perso anche quel ricordo per lui cosi
fondamentale e felice della sua vita.
Rodh, dal canto suo, iniziava a temere per la vita del
fratello, e anche facendolo a posta, iniziò ad avere paura. Il dissennatore
percepì immediatamente i sentimenti di Rodolphus ma continuò con il più piccolo
dei due Lestrange:
“BASTA…LASCIA STARE MIA MOGLIE! LUDIRA CAGNA! ..”
“mwahhaaa….continua ad urlare, Paciok, tanto non ti servirà a niente…qui, non
c’e nessuno che possa sentirci…siamo solo noi 6…” a parlare era stato Barty
Crouch jr che teneva legato faccia a terra Frank Paciok che guardava torturare
sua moglie da Bellatrix Lestrange.
“PRENDETE ME…lasciate stare Alice…” ripeteva in continuazione certo che
Neville, fosse al sicuro. “Paciok, avete fatto male a mettervi contro il Lord…e
soprattutto contro di me… tu, viscida strega, come hai osato farmi del
male?...ora ne subirai le conseguenze…CRUCIO!” urlò per la rabbia Bella. Rodh e
Rabastan intanto cercavano la vecchia Augusta per la casa con Neville, che
avrebbero preso e portato al Lord. “ehy..io qui non la vedo…Yaxley ci aveva
assicurato che c’era anche la vecchia con il bambino…se non c’e non possiamo
rischiare di andare a casa sua a prendere il moccioso…” disse diplomatico
Rabastan al fratello. “si, ma per me non dobbiamo andare da loro…per me
dobbiamo andare dai Potter…ho un brutto presentimento fratello…spero proprio
che Bellatrix si sbrighi a torturare quei due…sennò lo farò io e poi ce ne
andremo. Non vorrei che qualche auror arrivasse a rovinarci la festa…” disse di
rimando un preoccupato Rodolphus. “ti vedo preoccupato…non è da te…perché dici
questo!?” chiese Rabastan uscendo da una stanza per entrare nella stessa del
fratello. “Lucius mi ha detto che avevamo tre ore di autonomia…e che poi, una
pattuglia auror sarebbe venuta da loro per sorvegliarli dato che tutti i membri
dell’ordine della fenice, sanno che o il moccioso dei Paciok o quello dei
Potter è il prescelto…e caro mio, abbiamo solo mezz’ora…” Rabastan si irrigidì,
sotto la maschera aveva uno sguardo allibito. *effettivamente il ragionamento di Rodh non faceva una piega….e se
fossero venuti?...* non fece in tempo a pensare che Rodh si materializzò al
piano di sotto e Rab lo seguì pochi secondi dopo.
“Forza, ci penso io, togliti…CRUCIO!” urlò Rodh in direzione
di Frank. “Rodh, che diavolo fai? Lo volevo fare iooo…” si lagnò Bella. “tu,
piuttosto, sbrigati, dobbiamo andarcene che tra un po’ arriveranno gli auror,
Rabastan, distruggi tutto quello che puoi…ora!” gli ordinò il fratello
maggiore. “si, però fammi cruciare anche a me questi infami!” gli chiese come
un bambino felice davanti a un gelato. “vieni qui, finiscila. Uccidila!” gli
ordinò Bella intanto che abbandonava la tortura di Alice per consegnarla nelle
mani di Rab. Lui, felice, iniziò a torturarla,l’auror era riversa a terra, in
una pozza di sangue, era svenuta e le contorsioni che il suo corpo faceva erano
solo un riflesso incondizionato del suo corpo. “ALICEEE…NOOO…..” Frank urlava,
ma non per il dolore ma per l’angoscia che aveva nei confronti della moglie. I
tre Lestrange invece, ridevano, ed erano contenti della loro opera di
distruzione…
Rabastan sospirava velocemente…in quel tumulto di emozioni,
finalmente riuscì a schermare la mente e con un ultimo sforzo, si abbandonò a
terra svenuto.
Il dissennatore allora, non trovando più soddisfazione in
Rabastan, si diresse da Rodolphus.
Questo immobile, fissava l’orrida bestia che gli si
avvicinava, schermò la mente, ma la forza del dissennatore era tale che non
servì a nulla, tanto era avido di rubare i ricordi anche a quest’altro
condannato al bacio.
Era il castello Lestrange,lo avrebbe riconosciuto ovunque.
Nonostante fosse solo il 2 novembre, fuori, era tutto gelato e la prima neve
era già caduta. Il piccolo Rodh era seduto su una poltrona davanti al camino
con le gambe ciondoloni che facevano avanti e indietro. Il Rodolphus grande, lo guardava dall’altro
lato della stanza. D’un tratto una porta alle spalle del piccolo si aprì,
rivelando, l’alta figura del giovane padre: “ora puoi entrare Rodolphus, ma fai
piano…” ordinò tetro l’uomo. Rodh scese con un saltello e serio,si diresse
nella stanza dove c’era il padre. Quella era la camera da letto dei suoi genitori
e nell’enorme letto a baldacchino c’era sua madre, appoggiata su svariati
cuscini, che gli sorrideva felice. “vieni Rudy caro, appoggiati…” disse
amorevole al figlio. Questo, diffidente, si arrampicò sul letto e si avvicinò a
Brunilde: “com’è madre?” chiese risoluto. Brunilde dal canto suo, indicò una
culla in legno vicino al grande letto matrimoniale;Rodh scese dal letto e
facendo il giro di esso si avvicinò, piano, alla culla. “ma dorme…” osservò “è
cosi piccolo…” disse ancora. Era davvero incuriosito da quella creaturina
coperta fino alle orecchie da coperte pregiate color porpora. “è naturale, anche tu 5 anni fa eri cosi…” sussurrò la
donna. Rodh intanto, con una piccola manina accarezzò le guance paffute del
neonato. Sorrise compiaciuto. “si voltò verso i genitori: “come lo chiamiamo?”
chiese. Fu Ramnes a rispondere: “Rabastan, come il padre ti ua madre.” Assentì
con tono che non ammetteva repliche. Rodh si voltò di nuvo e si sporse sulla
culla per accarezzare sulla testolina il fratello e sussurrò: “bene,Rabastan,
io sono tuo fratello maggiore…sappi che se non farai ciò che io ti dico,
finirai nei guai…”
Tutto si dissolse e l’ossuta mano del dissennatore gli
stinse forte la gola, tanto da non farlo respirare. Ancora apnea e,
ancora,ricordi rubati: in sequenza, il suo ingresso tra i serpeverde, la
conoscenza con Lucius,Severus e Bellatrix, il primo bacio con Bella e lo
smistamento di Rabastan. “Eccolo lì, guarda è accanto a tua sorella Bellatrix”
disse indicandoli Rodh, indicando i due novellini a Bella,Lucius e Severus.
Quest’ultimo anche se era al secondo anni, già era entrato a fare parte del
gruppo “Inn” di Serpeverde. “guarda Lestrange, tuo fratello non ha paura come
la mocciosa Black…” osservò un subdolo Tiger. “Ovvio che no,sarà un serpevede,
come me d’altro canto…guarda Bella,tocca
a Narcissa…” disse. Bellatrix giovanissima,guardava rapita sua sorella che
marciava verso il cappello parlante. Con una mano sotto il tavolo,cercò quella
di Rodh che trovò e strinse con forza. Era chiaro, aveva paura del decreto.
Quando poi il vecchio cappello strillò: “SERPEVERDE”,Bella si rilassò: “visto?
È mia sorella…” disse orgogliosa rivolta a Tiger. Poi fu la volta di Rabastan.
I due Lestrange si guardavano negli occhi: *vai
tranquillo. Sarai qui con e tra poco. Basta che tu lo voglia, il cappello terrà
conto di quello che senti, fidati* pensò. Gia ai tempi della scuola, entrambi,
sapevano leggere il pensiero grazie ai preziosi insegnamenti della madre.
“SERPEVERDE” urlò il cappello e Rab, felice, si accomodò accanto a un
orgoglioso Rodolphus.
Poi un altro ricordo…non riusciva a difendersi, il
dissennatore lo aveva in pugno, ed era una cosa che detestava, di solito, era
lui a fare da cacciatore…essere preda non era il suo forte.
“sarà per via dei sei che ha nella data di nascita, ma
Rodolphus non è mai stato uno stinco di santo.
Da quando era piccolo è sempre stato un bambino piuttosto
esuberante, si, diciamo cosi, basti ricordare quando nel mio ufficio, ha letteralmente spiaccicato
a terra sotto il mio pensatoio in pietra il suo elfo domestico….e poi quando ha
appeso Rabastan per i pantaloni sull’asta di una bandiera, della torre più alta
del castello…chi l’avrebbe mai detto che sareste diventati inscindibili?...fino
ai 10 anni di Rabastan eravate come cane e gatto. Ma poi, quando hanno provato
a torcergli un capello, hai capito che valore avesse per te, me lo ricordo come
se fosse adesso: “come hanno osato tanto? Quei due non dovranno nemmeno
respirare più la stessa aria che respira mio fratello.”
Da quel momento non l’hai più lasciato. E poi, come non
ricordare gli scherzi che facevate a quella santa di mia madre,
Charlotte…sapete, usavano un muffilato su di lei per farle credere che fosse
sorda…e tutti gli elfi che mi son trovato impagliato prima del tempo?...bhà,
lasciamo stare, che potrei stare qui all’infinito.
Comunque, Rodolphus, sono orgoglioso di quello che eri, un
bambino brillante, di quello che sei, un
eccellente studente, Capo della casata Serpeverde e di quello che sarai, con il
tuo impegno preso nei confronti del Signor Riddle.
Con questo chiudo, e ti auguro un buon compleanno, A
RODOLPHUS!” disse Ramnes alzando un calice di vino elfico al cielo, seguito da
più di cento voci che rispondevano: “A RODOLPHUS”
Il Rodh grande, era immobile su un angolo a guardare la
scena,nemmeno se la ricordava.
“padre,grazie. Ma potevi anche risparmiarti la storiella di
Rabastan.” Fece notare Rodh, “si, ma l’avevano mandato al San Mungo. Ora,
grazie a te, chi è rinchiuso al quinto piano,lesioni da incantesimo, del San
Mungo?” chiese retorico il padre al figlio.
Rodolphus non potè continuare a ricordare che tornò di nuovo
nella cella nera e fetida.
Da fori i quattro auror li guardavano. “non credi che possa
bastare?...guarda quello a destra è svenuto…” disse caritatevole uno. “come no!
Loro non sarebbero stati tanto clementi…” rispose adirato un altro.
Poi, quello che sembrava il capo aruror, con sguardo serio e
con tono altrettanto autorevole disse: “basta, fate uscire quella bestia. Non
finiamoli in un sol boccone, la vendetta, ragazzi miei, è un pasto che va
consumato freddo. E questi rinnegati si meritano di patire molto tempo, prima
di essere baciati…”disse ostile. “andate….” Disse a due degli auror li con lui.
Questi, con due patronus, rispettivamente un fagiano e un
cane, fecero uscire dalla cella il dissennatore, che ormai aveva sfinito anche
Rodolphus.
“Fate uscire questo abominio da qui, io controllo i
prigionieri….” E detto questo, i due auror uscirono dall’isolamento con il
dissennatore e il capo auror entrò.
Era tutto buio, e c’era puzza, ma con un semplice Lumos, si
fece strada tra il fitto nero.
Si accovacciò e prese Rodolphus per i capelli, questo, quasi
svenuto lo guardava con occhi acquosi.
“dicono che Peter sia morto, ma non ci credo. Dicono che Black
l’ha fatto fuori, Ma non credo nemmeno a questo. Potevate essere più furbi cari
Lestrange, io sono fuori e voi no.Ma non vi preoccupate, gia sono sulle tracce
del Signore Oscuro, e dato che non mi fido di Malfoy,presto vi verrò a tirare
fuori…” sussurrò l’auror.
Rodh lo riconobbe all’istante e non potendo parlare scosse
la testa su e giu impercettibilmente.
Alle loro spalle arrivarnono le altre guardie, e cosi, gli
fece sbattere letteralmente la testa a terra facendolo svenire. “si, tutto a
posto, possiamo tornare al Wizegamoth.”
Disse serio uscendo dalla prigione.
La porta si chiuse, e Barty, si portò via tutte le speranze
che quei tre avevano di uscire da li.