Un
calderone pieno di forte amor bollente
In
un tetro pomeriggio uguale a
tanti altri tetri pomeriggi, i ragazzi del sesto anno uscivano
distrutti dalla
doppia ora di Pozioni col vecchio Luma.
Tra
le ultime, c’erano due
ragazze che bisticciavano sotto voce, come se si fossero dimenticate
che la lezione
era finita.
“…
se lo sogna! Sua madre mi
ammazza se lo viene a sapere!”
“Amelia,
dai, non essere così
esagerata… è un bravo ragazzo, e poi che ti
costa?”
“Da
Madama Piediburro? A San
Valentino? Certo che costa! Sa benissimo come sto al solo pensiero di
andare da
quelle parti! E poi, come osa dopo che Mike…
è…”
Tra
le due cadde un silenzio
complice: l’ex di Amelia era morto in circostanze misteriose
proprio a due
passi da Madama Piediburro quell’estate, e lei non si era
ancora ripresa del
tutto.
“Mel,
in fondo Arthur è un bravo
ragazzo… tutti noi ti vediamo così triste da
allora, vuole solo tirarti fuori
dalla Sala Comune per un po’!”
“Mo,
tu non capisci: Madama
Piediburro più San Valentino uguale appuntamento. E io non
voglio che la gente
lo pensi. Crostatina”
disse, e
mentre la Signora Grassa scivolava di lato liberando il passaggio,
continuò: “Non
mi fraintendere, Arthur è una persona molto a modo, ma era
anche il migliore
amico di Mike… non posso farcela ad uscire sola con lui, ma
allo stesso tempo
non voglio ferirlo, anche lui esce da una storia burrascosa con quella
smorfiosetta della Black.”
Molly
ebbe un lampo di genio. “Amelia,
ascolta: se tu non esci con lui, ci rimarrete male entrambi; ma
l’altro canto
non potete trincerarvi nel vostro dolore per tutta la vita. Io
verrò con voi”
“Tu
verresti con noi? Molly, ma
sei sicura? Dopo che Arthur ti ha…?”
“Arthur
mi ha mollata in malo
modo, d’accordo, ma ora non stiamo parlando di me, stiamo
parlando di te e di
lui. Meritate qualcosa di più di una doppia
solitudine… voglio che siate
felici, e non è obbligatorio che stiate assieme: potete
scoprire solo di essere
buoni amici; ma se non provate non lo saprete mai, no?”
Amelia
guardò l’amica negli
occhi, un po’ rincuorata. “D’accordo,
vado a dirgli che ci vedremo domani alle
nove direttamente là, non voglio che gli altri
pensino… cose…
non vere”. Si era già alzata puntando in direzione
del
giovane Weasley chino sui compiti di Babbanologia, quando si
girò verso la
rossa. “Grazie Molly, sei un’amica!”
“Ma
ti pare” disse lei con un
sorriso che sperava sembrasse sincero.
Solo
quando fu nel letto quella
notte, rimirando il baldacchino rosso, capì quello che aveva
appena fatto, e
per poco non si mise a dare testate alle colonne del letto.
Era
una cretina, cretina,
cretina… ma davvero si odiava così tanto? Al
punto di accettare di accompagnare
la sua migliore amica ad un appuntamento con il suo ex? Forse era
meglio se si
defilava, magari fingendo un malore… Proprio in quel
momento, nel letto accanto
al suo, sentì un rumore che conosceva bene. Amelia piangeva,
piangeva senza
ritegno nel sonno, chiamando Mike invano.
No.
Non poteva abbandonarla.
Aveva bisogno di lei. Avrebbe ingoiato la bile, e avrebbe affrontato
quella
tortura con stoica determinazione, per l’amicizia di Amelia.
Arthur
Weasley poteva andare al
diavolo.
Fuori
il tempo era orribile,
quindi per puro spirito di sopravvivenza Molly ed Amelia erano entrate
in
quella smielata sala da tè, decorata da coriandoli rosa a
forma di cuore e con
un sottofondo di Celestina Warbeck accompagnata da risucchi umidicci di
coppiette impegnate in discussioni decisamente non verbali. Che
schifezza.
Arthur
arrivò con dieci minuti di
ritardo in un turbine di neve, mentre dall’altoparlante
partiva la canzone
preferita di Molly, Un calderone pieno
di forte amor bollente.
“Cia…
oh” disse Arthur,
evidentemente deluso dalla presenza di una Molly Prewett che sembrava
aver
appena bevuto una pinta di pus di Bubotubero.
“Ciao,
Arthur. Molly è qui
perché… perché… da sola,
dove Mike… ecco…” cominciò
Amelia, torturandosi le
mani e cercando di non piangere. Ma non ce la fece, e con un
“Scusatemi” scappò
di fretta nel bagno delle ragazze scossa dai singhiozzi.
Tra
i due cadde un silenzio
elettrico.
Molly
intervenne. “Non è colpa
sua, ma mia. Non volevo lasciarla sola, abbandonarla, e per amicizia ho
deciso
di venire a darle manforte, perché lei merita qualcosa di
più di un cretino
come te, che molla una ragazza per motivi idioti e che pensa che una
spugnetta
abrasiva sia alta tecnologia babbana! Ha sofferto un sacco, Mike
è morto da
meno di un anno e tutte le notti piange nel sonno. Poi arrivi tu,
candido come
un giglio, e le chiedi di uscire. Ma hai un briciolo di cuore? Chiedere
di
uscire a lei? Sei veramente un cretino, Arthur Weasley!”
“Cosa
vorresti dire Prewett, che
non la merito?”
“No,
ma…”
“Che
sono un senza cuore?”
“No,
ma…”
“Credi
che mi faccia piacere
cercare di uscire con una che per me è come una
sorella?”
“No,
ma…” Molly si interruppe.
“S-sorella?”
“Esatto.
Io non amo Amelia, ma
non posso vederla così. È troppo giovane per
chiudersi in una vedovanza inconsolabile.
Mike era mio amico, e so che non vorrebbe tutto questo”
“La
morte l’ha colpita troppo
presto. Questa cappa di terrore che ci avvolge è
terribile…”
“Solo
una cosa ci può salvare dal
baratro… Molly” Era la prima volta che la chiamava
per nome. “Abbiamo bisogno
di amarci, non di odiarci. Ti ho lasciata quando Mike è
morto perché avevo
paura, perché se non hanno pietà nemmeno di un
ragazzino innocente, cosa potranno mai
fare a noi, che vogliamo batterci attivamente per un mondo migliore? Ma
ho
capito che ho sbagliato, su tutta la linea. Molly…
io… tu… noi… è…
ecco…”
“Sì”
“Cosa?”
“Sì”
ripetè Molly, con un
sorriso.
Non
c’era bisogno di altro,
mentre sulle note di un brano molto in voga, Madama Piediburro spariva
attorno
a Molly ed Arthur, due calderoni traboccanti di forte amor bollente.
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