Milah Mikaelson

di Blackout1912
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Tutto iniziò con il buio.
Era freddo, vuoto, difficile da descrivere.
Milah immaginò che questo significava morire, solo vuoto, che dopo i primi momenti di paura, diventava quasi accogliente, diventava pace, non ti faceva più paura.
Come un limbo.
Poi una luce, quasi inesistente inizialmente, che diventava sempre più forte, finchè quella luce non sfu accompagnata dal ritmo pulsante di un cuore che batte e dallo scrosciare impetuoso dell'acqua di un fiume.
La giovane ricominciò a sentire, ma non le piacque la sensazione.
Era bagnata, ancora immersa nell'acqua del fiume, aveva freddo.
Aprì gli occhi lentamente, incerta, come spaventata da ciò che avrebbe visto.
Era buio fuori.
Il bosco era immerso nel silenzio, persino il vento taceva.
Solo il fiume si faceva sentire.
Aveva fame, un dolore atroce nel petto la logorava, come un pugnale conficcato in esso.
La giovane si rialzò a fatica.
In mente le si formarono immagini su cosa era successo.
Ricordava suo padre trascinarla nell'acqua e tenerla giù nel fiume finché non smise di combattere, mentre sua madre guardava.
E da quel momento giurò vendetta.


Milah corse giù per le scale quella mattina.
Non si era svegliata al suono della sveglia, aveva dormito poco.
La villa dei Salvatore era grande, ma essendo tutti in quella casa dotati di un super udito da vampiro, era difficile ignorare gli espliciti gemiti provenienti dalla camera di Damon.
Era suo amico e gli voleva bene, però in fatto di donne ne cambiava almeno una alla settimana.
Stefan era del suo stesso avviso, in quanto si fece trovare davanti la porta principale a stropicciarsi gli occhi, pure lui aveva dormito poco.
-buongiorno Stefan- sogghignò Milah notando la fretta con cui il suo amico si ricompose nel sentire la sua voce.
-andiamo ti accompagno a scuola!- disse il vampiro, afferrando la giovane per un braccio e trascinandola via mentre un piuttosto nudo Damon faceva capolino dal corridoio.
-buona giornata ragazzi- urlò il vampiro da dentro mentre i due si chiudevano la porta alle spalle.
Milah si stropicciò gli occhi, tentando di eliminare quella immagine dalla testa.
No, niente dal fare.
-ma quando crescerà?- chiese la giovane voltandosi verso il ragazzo di fianco a lei, scandalizzato.
-credo mai!- la assecondò incamminandosi verso l'auto.

La mattinata passò in fretta.
Insomma c'era psicologia, ma Milah aveva imparato tutto da Freud nel 1922.
Poi storia, ma Milah l'aveva praticamente vissuta, perciò...
La giovane in realtà trovava la scuola molto noiosa. Alla fine lei sapeva tutto, cavolo in mille anni ne ha imparate di cose.
Quella sembrava una mattina come le altre, anche se qualcosa stava per spezzare l'equilibrio creatosi.
in mille anni Milah Milkaelson era stata preparata ad ogni singola eventualità, ma non aveva mai affrontato una tematica così fragile per lei.
La famiglia.
 




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