Phoenix - The Secret Tzar's Daughter The dragon

di queenjane
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Eravamo due adolescenti, come tante, nonostante il rango smisurato, la differenza era nella qualità della nostra amicizia, un legame speciale e unico.
Lei era la figlia dello zar, io di un principe, il mondo pareva appartenerci, avevamo grandi speranze, attese e avventure, lo rivelano i nostri sguardi, rifletto a posteriori, osservando le foto di noi in bianconero di quel periodo, prese a tradimento, nelle pose ufficiali mi irrigidivo e venivo sempre male.
 In una, Olga che mi abbraccia, possessiva, appoggio la schiena contro il suo torace, le sue  braccia mi cingono. Sei mia e solo mia, scherzava, in apparenza, la mia principessa.
E ti sono appartenuta, sai, in senso traslato, amiche e sorelle, nonostante tutto,  il nostro legame, troppo perfetto, ha sfiorato la feccia e l’amaro, abbiamo bevuto ogni goccia di assenzio, prima di diventare cenere, ci siamo perse e  ritrovate, fino all’ultimo gioco di dadi, di respiro.
Granelli di sabbia, la vita, che ci ha diviso, mai separato per davvero, ti sarebbe piaciuto viaggiare, avere una famiglia, leggere il più possibile.
A 15 anni era stupenda, senza alcuna goffaggine di adolescente, snella e leggera,  i capelli dorati e screziati di castano, le iridi di zaffiro, venate di grigio o indaco nelle sfumature quando era in collera o pensierosa.
E si muoveva leggera e senza peso nella corsa, raccoglieva le gonne nel passeggiare con suo padre o nel cavalcare, era un portento.
La mia sola amica, in questa vita.
Unica e sola.
Due diverse, due controcorrente, un miracolo-
 
Olga ebbe le mestruazioni prima di me, la prima volta rimase sconvolta, eravamo a Livadia in Crimea e si lamentava dei crampi e mal di pancia, nonostante la scorpacciata di dolci, pasticcini di crema e cioccolato, finiti in mosse rapide e golose .
“Sto morendo.. “
“CHE HAI?”
“IO..”Un singhiozzo soffocato.
“Olga, apri la porta di questo bagno o chiamo i cosacchi..”
“Chiama tua mamma, ti prego”
“Sì..”
Mi venne in mente che fosse il ciclo, non lo avevo mai avuto, ricordai quello che mi aveva detto mia madre, pochi e pratici frammenti.
“Aspetta..Non muoverti”
“Ti aspetto.. Ci conto e ci spero, Cat..”
 
Già, aveva le sue cose. La sua inimitabile madre, che si menava vanto di essere una guida, un faro e un soccorso, la aveva istruita sulle buone maniere, il ricamo, la compostezza, il dovere ma non sui misteri esatti del corpo femminile.
Come se tacendo le sue figlie non crescessero.
Sapevamo la teoria, non certo la pratica, quando accadde fu una sorpresa.
 
Il mio è un rigurgito amaro, lo so pure adesso, tranne che fu mia madre a consolare, spiegare, lontano dalle mie orecchie, farle bere una tazza di tè e abbracciarla, darle un pannolino per il sangue.
  La zarina si occupava delle donne in generale, non di quelle particolari in casa sua.
Quando vi era bisogno di lei non vi era mai e il giorno successivo era già troppo tardi.
Quando successe a me, Olga fu pratica, efficiente, mi diede un bacio, una borsa di acqua calda per i crampi al ventre, insegnandomi a mettere le pezze di cotone per raccogliere il mestruo e poi i malumori.
Insieme, eravamo fantastiche.
 




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