UNA GIORNATA DA FAVOLA
All’orizzonte il cielo cominciava a tingersi di rosa. Gli
ultimi animali notturni correvano nelle loro tane, mentre gli uccellini ancora
dormivano. In una grande villa, immersa nel silenzio, un movimento fugace
spezzò la tranquillità e l’immobilità di quegli istanti. Una figura uscì dalla
villa, guardandosi più volte attorno, con sospetto. Poi corse verso un’uscita
secondaria e presto fu fuori dall’immenso parco che circondava la villa.
Percorse circa un chilometro, a passo svelto. Poi, appoggiandosi ad un albero,
sospirò. Togliendosi il cappello, che teneva calato sugli occhi, fece ricadere
una folta chioma di lunghi capelli color indaco sulle piccole spalle.
“Finalmente! Sono riuscita ad andarmene! Chissà Tatsumi che
faccia farà quando non mi troverà…Eh eh, ben gli sta! Così impara a tenermi
rinchiusa sotto una campana di vetro! Anch’io voglio la mia libertà!”
Saori Kido, la reincarnazione della Dea Atena, s’incamminò
lungo il sentiero che portava in città, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare in
quella giornata di libertà. Aveva solo 15 anni, ma era costretta a vivere come
se ne avesse avuti 50. Non aveva una famiglia, solo le persone che la
servivano. E non aveva neppure degli amici. La rigida educazione impartitale
dal suo defunto nonno adottivo, non le aveva permesso di trovarne. Le uniche
persone che potesse considerare amici erano i guerrieri che avevano il compito
di proteggerla. Anche se non era convinta che loro la considerassero allo
stesso modo.
Dopo essersi fermata per qualche istante a riflettere, si
avviò nuovamente, con passo più deciso. Camminò a lungo, ogni tanto faceva una
pausa per riposare. Ad un certo punto si fermò in un piccolo bar per fare
colazione. Poi ripartì. All’incirca verso le 9, arrivò al porto. L’aria salmastra,
il vociare dei pescatori, le risate dei bambini…tutto le riempiva il cuore di
una gioia mai assaporata prima d’allora. Una lieve brezza le scompigliò i
capelli. Se li raccolse in una morbida coda, cosa che prima non aveva mai
fatto. Quel giorno, si sentiva una nuova Saori. Una Saori mai vista prima.
Arrivata davanti all’edificio che stava cercando, fu colta
dall’incertezza. E se la persona che stava andando a trovare dormiva ancora? Si
sarebbe arrabbiato, se l’avesse svegliato. E se non fosse stato solo? Magari
c’era con lui qualche amico. Sapeva che a volte Shun andava da lui, per stare
un po’ in compagnia. E se Shiryu o Hyoga erano in città, generalmente dormivano
da lui. E…e se, peggio ancora, con lui ci fosse stata una ragazza? Magari
Shaina, oppure…la ragazza dell’orfanotrofio. Improvvisamente il cuore prese a
batterle all’impazzata e provò l’impulso di fuggir via. Se Seiya l’avesse vista
in quello stato, l’avrebbe sicuramente presa in giro. Tutti la conoscevano come
una persona fredda, determinata. Che non si faceva scrupoli a calpestare gli
altri per raggiungere i suoi scopi. Ma in realtà, Saori desiderava solo avere
una vita come quella di tutte le sue coetanee. Andare a scuola, uscire con le
amiche…
All’improvviso, un uomo le si avvicinò. Le batté una mano
sulla spalla, facendola sobbalzare.
“Ciao! Sei un’amica di Seiya? Quello è un fannullone, dorme
sempre fino a tardi! Non preoccuparti di svegliarlo, suona il campanello senza
problemi! Sono sicuro che si sveglierà sereno, se si troverà davanti una
ragazza carina come te!”
E, così dicendo, suonò il campanello. Poi se ne andò,
lasciando Saori sola, in preda al panico. Ormai era troppo tardi per fuggire.
L’avrebbe sicuramente riconosciuta. Mentre pensava a cosa fare, la porta si
aprì e apparve Seiya. I capelli erano tutti in disordine, gli occhi ancora
mezzi chiusi. Con una mano si grattava la testa, con l’altra si appoggiava alla
porta, sbadigliando rumorosamente. Portava un paio di boxer e una maglietta.
“Sì? Chi è che mi vuole, a quest’ora?”
Strizzò più volte gli occhi, per mettere a fuoco la figura che aveva davanti.
Quando si accorse che si trattava di una ragazza la scrutò attentamente.
Portava un paio di jeans attillati ed una camicetta con le maniche a tre
quarti. Lo fissava con uno sguardo stupito, quasi spaventato. Poi, sorridendo,
mormorò un timido “ciao”. Seiya non riusciva a capire di chi si trattasse. Poi
la fissò bene in volto. Osservò i lunghi capelli indaco, provando a immaginarli
sciolti, invece che legati. Provò a immaginare una ragazza vestita con un
elegante tailleur, e circondata da servitori. Sbarrò gli occhi e la fissò a
bocca aperta.
“SA- SAORI!?”
“G- già. Come va?”
Dopo i primi istanti di stupore, Seiya cominciò a guardarsi
intorno, poi guardò giù. Infine, il suo sguardo stupito tornò a posarsi sulla
ragazza.
“Se cerchi Tatsumi o qualcun altro alle mie dipendenze,
sprechi il tuo tempo. Sono sola. Posso entrare?”
Senza proferire parola, Seiya la fece accomodare. Velocemente, accatastò tutto
ciò che c’era per terra in un armadio a muro, creando un po’ di spazio dove
Saori potesse sedersi. Poi andò in bagno a vestirsi. Quando uscì, vide che
Saori si stava guardando attorno con infantile curiosità.
“Allora…cos’è successo?”
“Nulla. Sono solo venuta a trovarti. Ho fatto male?”
“No, per carità! Ma è quanto meno insolito che tu ti presenti qui, sola,
vestita come una comune quindicenne. Non ti avevo neppure riconosciuta! Come
sei venuta?”
“A piedi.”
“A PIEDI!?!? Ma quanto ci hai messo!?!”
“Non lo so. Sono partita prima dell’alba.”
“Roba da pazzi! E hai il coraggio di dirmi che sei qui solo
per un saluto? Mi credi tanto scemo, signorina?”
Saori non rispose. Si limitò a continuare a fissare il mare da una piccola
finestra, senza far trasparire il fastidio procuratole da quell’appellativo.
Seiya sospirò.
“Tatsumi sa che sei qui?”
“No. Sono uscita di nascosto.”
“Come temevo…Posso sapere per quale motivo?”
“Così, perché mi andava. Ho pensato di andare a trovare un amico. Ho forse
fatto male? Ti do tanto fastidio? O forse pensi che allora non sarei dovuta
venire da te?”
“Ma che diavolo farnetichi? Oggi sei davvero strana, lo sai Saori? E’ ovvio che
mi fa piacere che tu sia venuta a trovare me! Comunque, lasciamo stare, dai.
Hai fame?”
La ragazza sorrise, felice. Era successo molto raramente che lui la chiamasse
semplicemente per nome, solo nei momenti di maggior pericolo. Scosse la testa.
“No, ho fatto colazione, venendo qui.”
“Capisco. Allora, se non ti dispiace, io mi faccio un caffè.
Sicura che non ne vuoi?”
“Sicura. Grazie lo stesso.”
Rimasero in silenzio per un po’, mentre Seiya si preparava
la colazione. Poi, mentre la beveva, all’improvviso Saori disse:
“Cosa fanno, in genere, le quindicenni, durante la
giornata?”
Il caffè andò di traverso a Seiya, che prese a tossire sputacchiandolo qua e
là. Saori lo guardava, incuriosita dal suo buffo comportamento.
“Beh, che ti prende? Hai bevuto troppo in fretta?”
“Tsk! Sei davvero assurda! Senti, perché mi hai fatto una domanda del genere?”
“Perché sono curiosa! Io ho sempre vissuto diversamente da tutte le mie
coetanee, senza sapere come vanno le cose.”
Seiya cominciava a comprendere le ragioni che avevano spinto
Saori a compiere quella sorta di fuga da casa. Stette un po’ a pensare,
indeciso su quale fosse la cosa più giusta da fare.
“Alla villa saranno
tutti in agitazione. Forse dovrei chiamare Tatsumi e dirgli di venire a
prendersela. Ma se così facessi, lei mi odierebbe per il resto dei suoi
giorni…E poi, in fondo, non sta facendo nulla di male. Chiede solo di poter
vivere una giornata da semplice ragazza di 15 anni. Però è incredibile. Tutte
le quindicenni di questo mondo darebbero di tutto per vivere una giornata da
ricca signorina di buona famiglia. Mentre lei sente il bisogno di fuggire e di
comportarsi in modo normale. Evidentemente la sua vita non è tutta rose e
fiori…Ma che dico?! Meglio di chiunque altro dovrei sapere quanto è faticosa la
sua vita! Sempre sola, chiusa in casa, protetta…costretta a vivere come una
vecchia…e minacciata di continuo da Dei e guerrieri che tentano di ucciderla. E
in tutta questa sua caotica vita, lei ha visto proprio me come sua unica ancora
di salvezza, per passare un solo giorno da normalissima adolescente. Perché mai
dovrei rifiutarle questo piacere, che non mi costerebbe nulla se non una
giornata in compagnia di una bella ragazza?”
“Vabbè, dai. Se la cosa non ti crea disturbo, ci penso io a farti vedere
come si vive a 15 anni.”
“Eh? Che vuoi dire?”
“Voglio dire che oggi ti porterò a spasso per la città e ti mostrerò come si
divertono i normali ragazzi della nostra età. Sai com’è, nemmeno io, fino ad
oggi, ho vissuto una normale adolescenza…anche se, effettivamente, la mia
esistenza non è nemmeno lontanamente paragonabile alla tua.”
Il volto di Saori s’illuminò. La ragazza sorrise di cuore, e
per un istante Seiya ne rimase incantato.
“Dici davvero, Seiya? Saresti così gentile?”
“Beh, sicuramente troverò qualcosa da chiederti in cambio, quindi preparati!”
“Ok, affare fatto!”
Così uscirono di casa, diretti verso la città.
Prima si recarono a fare shopping. Sia per lei che per lui.
Si divertirono moltissimo anche a provare capi d’abbigliamento assurdi,
organizzarono delle vere e proprie sfilate in ogni negozio, senza però compare
nulla, e provocando l’ira dei negozianti. Quando fu l’ora di pranzo, andarono a
mangiare un hamburger, che Saori non aveva mai assaggiato. E ne rimase
entusiasta.
“E’ davvero fantastico! Se solo Tatsumi mi lasciasse un po’
più di libertà, potrei mangiarne a volontà. E potrei anche vivere più giornate
come questa.”
“Forse il pelatone è eccessivamente protettivo, ma in fin
dei conti lo fa solo per essere sicuro che non ti accada nulla. In fondo credo
ti voglia davvero bene, lo sai?”
“Sì, ok, però è eccessivo! Proteggermi non vuol dire farmi
morire dentro casa!”
“Su questo hai perfettamente ragione! Allora, che facciamo
finito il pranzo?”
“Non lo so…Continuiamo così?”
“Ormai di shopping ne abbiamo fatto a sufficienza…Vediamo…Ecco! Mi è venuta
un’idea! Ora so dove portarti!”
“Davvero? E dove?”
“E’ una sorpresa…Dai, sbrigati, che dobbiamo prendere il treno!”
“Il treno!? E’ la prima volta che prendo un treno!”
“Eh eh, lo immaginavo…”
Presero un treno e dopo circa mezz’ora di viaggio scesero ad una stazione
piuttosto movimentata.
“Quanta gente! Ma in che posto mi porti, Seiya?”
“Vedrai che ti piacerà.”
Dopo circa cinque minuti di cammino, si bloccarono.
“Eccoci qua! Il nostro castello!”
Erano davanti all’entrata di un enorme luna park. Saori non
riusciva nemmeno a parlare, per l’emozione. Seiya rideva, felice per aver
trovato il posto giusto.
Anche il pomeriggio trascorse tra gioia e divertimento.
Saori era completamente diversa, rideva, scherzava, piangeva di gioia. E Seiya
non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Non avrebbe mai immaginato di
potersi divertire tanto in sua compagnia. Era tutto così strano…Altre volte gli
era capitato di provare una forte emozione stando vicino a Saori, ma non era
mai stata così intensa. E lei era raggiante, stupenda. Gli occhi le luccicavano
e sembrava quasi una bambina. Ma proprio per quello risultava tremendamente
attraente. Seiya non mancò di notare, con notevole disappunto, gli sguardi
affascinati di molti ragazzi che incrociavano la loro strada. In quei momenti
si limitava a fulminarli con lo sguardo, facendo loro capire che non dovevano
nemmeno pensarci.
Verso sera, usciti dal luna park, andarono al cinema e
quindi a cena. Poi tornarono all’appartamento di Seiya.
“Wow! E’ stata davvero una giornata fantastica! Mi sembrava
quasi di essere in un sogno…o meglio, in una favola!”
“Eh eh, e dire che per qualsiasi altra ragazza, la vera favola sarebbe passare
un giorno al tuo posto!”
“Lo so. So che molti mi invidiano e pensano che la mia vita
sia sempre felice e spensierata. Ma non è così. Come loro invidiano me…Io
invidio loro. Perché loro possono divertirsi con gli amici ogni giorno, e ogni
giorno fare incontri, andare per negozi, al luna park, al cinema…tutto questo
sempre in compagnia. Io, invece, sono sempre sola. Così ho finito col costruire
un muro attorno a me. Ed anche se decidessi di andare in giro a fare amicizia,
non ci riuscirei mai. Sono troppo rigida…”
“Non è vero! Oggi eri completamente diversa dal solito. Se
solo riuscissi a mollare per qualche istante quella maschera da donna fredda e
crudele che indossi di solito, saresti circondata dagli amici!”
Saori lo guardò, riflettendo. Poi, fissandolo negli occhi, gli chiese:
“Come fai a sapere che la maschera la indosso in quei momenti? Per quel che ne
sai, la vera maschera avrei potuto indossarla oggi. Magari io sono davvero una
donna fredda e crudele, ed oggi ho finto.”
“No. Non ci crederei mai, nemmeno se me lo dicessi tu. Ti conosco, so che in
realtà sei molto sensibile e dolce. E sai divertirti e far divertire gli altri.
L’ho imparato oggi!”
“Già…E’ stata quest’aria nuova a far crollare tutte le
maschere autoimpostami in questi anni…”
Il volto di lei si era rabbuiato, e questo dispiacque molto a Seiya. Ad un
certo punto, il giovane si alzò e la guardò sorridendo.
“Facciamo così! D’ora in avanti, ogni volta che ti sentirai
stufa di quella vita da prigioniera, chiamami. Io correrò e ti porterò fuori,
proprio come oggi! In questo modo potrai avere una vita leggermente più
equilibrata, e vedrai che riuscirai a essere te stessa con tutti. Anche alla
villa.”
“Dici davvero, Seiya? Faresti questo per me?”
“Certo! Siamo o non siamo amici?”
E così dicendo le porse la mano. Lei sorrise, poi la
strinse, alzandosi a sua volta.
“Bene. Così abbiamo suggellato il nostro patto! E’ una
promessa, Saori. Ricordatela!”
“Certo. Non la dimenticherò mai!”
“Molto bene! Ora, dimmi…Quando hai intenzione di tornare alla villa?”
“Beh, ormai è tardi. E’ meglio se mi avvio. Non voglio far venire Tatsumi o
qualcun altro a prendermi. Voglio assaporare fino all’ultimo questa giornata di
libertà!”
“Allora, lascia perdere la camminata solitaria. E’ troppo
pericolosa. Fermati a dormire qua. Domattina, appena svegli, ci penserò io ad
accompagnarti. E mi occuperò anche di calmare Tatsumi, così non perderà troppo
la testa!”
“Ma no! Non voglio disturbarti oltre!”
“Nessun disturbo. Tu dormi pure sul mio letto. Io posso dormire per terra,
dall’altra parte della stanza. Così non ti creerò imbarazzi. Beh, sempre che tu
ti fidi a passare la notte in questo appartamento, sola con me.”
“Certo che mi fido. Tu sei un cavaliere, ed io non ho nessunissimo dubbio sulla
tua ineccepibile condotta!”
“Allora, affare fatto. Se vuoi, ti presto qualcosa per dormire. Il bagno è lì,
se devi cambiarti.”
“Ti ringrazio davvero, Seiya. Sei davvero gentile.”
“Dovere di amico, Milady. Dovere di amico.”
Saori si chiuse nel bagno, con in mano i vestiti prestateli da Seiya.
“Seiya oggi è stato
fantastico…Non avrei mai creduto che sarebbe stato così gentile con me. In
genere mi prende in giro o mi tratta male. Oggi è stato un vero amico…Forse è
vero che la mia amicizia non è a senso unico, dunque. Però…è così dolce…Devo
stare molto attenta. Il cuore mi batte così forte che temo possa esplodere da
un momento all’altro. Perché? Cosa mi sta succedendo? E’ tutto il giorno che
batte così, fin da quando sono arrivata qui, questa mattina. E’ la libertà?
Potrebbe essere…Ma non sarà, forse…Non sarà piuttosto Seiya a procurarmi questo
batticuore? Come quando mi salvò da Shaina e Demian del Corvo…Mi abbracciò e si
gettò nel dirupo, proteggendomi. Rischiò la vita per me. E poi, quante altre volte
l’ha fatto? Quante altre volte si esposto alla morte per aiutarmi? Ed ogni
volta, un batticuore come questo pervadeva il mio petto. E’ dunque questo ciò
che la gente chiama amore? Sono dunque innamorata? Di Seiya? Non lo so. Io non
ho mai avuto una madre a cui chiedere queste cose. E nemmeno un’amica. Ho
sempre dovuto arrangiarmi, e dovrò farlo anche questa volta. O forse…Shun! Lui
è estremamente sensibile, sicuramente saprebbe consigliarmi. Sì, ho deciso.
Anche se sono abbastanza certa di ciò che provo, aspetterò. Chiederò consiglio
a Shun e poi deciderò che fare. Lui mi aiuterà…Fino ad allora…aspettami,
Seiya!”
Si cambiò ed uscì dal bagno. Seiya arrossì, vedendola. Indossava la sua
maglietta rossa, che le arrivava fino alle ginocchia, ed un paio di pantaloni
della tuta. L’ampia scollatura della maglietta lasciava scoperta una spalla ed
il giovane si disse che sarebbe stato molto duro, per lui, addormentarsi. Con
quello splendore che dormiva nel suo letto, con addosso i suoi vestiti. Deglutì
rumorosamente e, a malincuore, distolse lo sguardo.
“Bene. Credo sia meglio andare a dormire, ora. Ti ho già
preparato il letto.”
“Grazie.”
Saori si distese sul letto, coprendosi fino al mento con il
leggero lenzuolo. Seiya continuò a fissarla per qualche istante, poi si decise
ad andare a dormire. Si posizionò in un angolo, con una coperta attorno al
corpo ed un cuscino dietro la schiena, appoggiato alla parete.
Dopo due ore, il giovane era ancora sveglio. Non si sentiva
stanco ed era felice. Il calmo respiro regolare di Saori lo faceva sentire
tranquillo e rilassato. E tanto contento. Era bello ascoltarla respirare. Lo faceva
sentire tremendamente vicino a lei. Senza fare rumore, si alzò e si portò
vicino al letto. La fissò, le lunghe ciglia che tremavano leggermente, un
sorriso appena accennato sul volto, la testa posata sul cuscino che ogni notte
lui stringeva a sé. Da quella notte l’avrebbe stretto sicuramente con maggiore
intensità…Incerto, quasi con timidezza, allungò una mano tremante, fino a
sfiorarle i capelli, ora sciolti. Poi, con un po’ di coraggio in più, glieli
accarezzò dolcemente.
“Con i capelli legati sei bella…ma quando li tieni sciolti
mi fai davvero impazzire…”
Era stato un pensiero fugace, appena formatosi nella sua mente. Ma senza
rendersene conto l’aveva sussurrato con un filo di voce. La mano che
accarezzava i capelli scese verso il volto, per una lieve carezza su una
guancia. Poi, chinando il capo, sfiorò quelle due splendide labbra con le sue. Quindi,
un ultimo sussurro, prima di tornare al suo angolo.
“Sogni d’oro, mia dolcissima Saori…”
Una volta sedutosi, improvvisamente sentì tutta la
stanchezza crollargli addosso e si addormentò di colpo. Nel sonno, gli parve di
sentire una piccola mano vellutata sfiorargli il viso e due labbra già assaporate
appoggiarsi sulle sue. Ma continuò a dormire, convinto si trattasse di un
sogno. Quando, il mattino successivo, si svegliò, aveva ancora quella bella
sensazione sulla pelle. E l’impressione di quel lieve contatto a fior di labbra
non era sparita. Si alzò, stiracchiandosi. Ma, gettando un’occhiata verso il
letto, lo trovò vuoto. Sopra, solo un foglietto. Una grafia composta, regolare
e, parve a lui, infinitamente dolce, diceva:
Grazie mille per la
giornata di ieri, Seiya. Sei stato fantastico. Spero di poterne vivere altre
così. E visto che abbiamo promesso, mi auguro sia una speranza concreta…Ad ogni
modo, non dimenticherò mai ciò che hai fatto per me. Sei davvero il mio più
caro amico, Seiya. E, forse…
Non preoccuparti per
il mio ritorno alla villa. Ho chiamato Tatsumi, verrà a prendermi in città. Non
gli dirò dove sono stata e con chi. Rimarrà un nostro segreto. I tuoi vestiti
me li sono tenuti e credo proprio che non te li restituirò! Eh eh! In compenso
ti farò avere una maglietta ed un paio di pantaloni nuovi. Questi saranno il
mio tesoro che mi ricorderanno per sempre questa giornata da favola.
A presto, Seiya. Grazie
ancora di tutto. Ti voglio…ti voglio bene, mio caro amico.
Saori
PS
I capelli, d’ora in
poi, non li legherò più…
Seiya finì di leggere, poi sorrise, sfiorandosi le labbra
con le dita.
“Che streghetta! Mi ha pure fregato i vestiti!”
Ma continuò a sorridere mentre, con delicatezza, ripiegava
il foglietto e lo riponeva all’interno del portafogli.
“A presto, mia piccola Saori…”
FINE