Aspettami...finalmente sto arrivando.
Non penso di appartenere a questa era.
Non l'ho mai pensato, almeno da quando sono stata in grado di pensare.
Più o meno intorno all'età di 10 anni. Ora ne ho 18 e ho
sempre questo pensiero. Conduco la mia vota come ogni altra
adolescente, anche se mi ritengo molto diversa dalle altre adolescenti.
La mia non è mancanza di modestia o presunzione. E' pura e
semplice verità. Le altre pensano al proprio futuro, al college,
all'amore. Quelle meno pudiche al sesso. Io non penso a niente. Mi
interrogo solo sulla mia esistenza, senza arrivare a nessuna
conclusione. E' una gran perdita di tempo, è vero. Certo non
è che non faccia niente mentre rimugino sulla mia vita. Vado a
scuola, lavoro part time, aiuto in casa, le solite e classiche cose. Ma
non ho uno scopo, non ho un sogno, non ho niente. Non c'è niente
che desidero in questo mondo. Questo è il vero problema.
"Seilyn...Seilyn.....SEILYN!! MI VUOI ASCOLTARE!?!"
Ops...la mamma si è arrabbiata. "Scusa mamma, non ti ho sentita..."
"Smettila di sognare ad occhi aperti e dammi una mano!" mi urla
porgendomi una cesta di lenzuola pulite. Mi avvicino e prendo il lato
di un lenzuolo.
"Allora come va la preparazione per gli esami?" mi chiede.
"Benone.." Il che è vero. Nonostante abbia il lavoro, studiare
non mi pesa. E' un modo come un altro per tenere la mente occupata e
ammazzare un pò il tempo.
"Hai già pensato a cosa vuoi fare dopo?" mi fissa negli occhi
con aria preoccupata. Gliel'ho già detto mille volte che in ogni
caso al college non voglio andarci. Non perchè non voglia
studiare, ma perchè non saprei che corsi seguire.
"Mamma...al college non ci vado. E' inutile che insisti."
"Ma tesoro...il tuo sarebbe un talento sprecato! Sei sempre stata la
prima in tutti gli esami, sei il presidente del concilio studentesco e
sei la rappresentante degli studenti del tuo anno. Lo studio è
una parte di te!" Non so quante volte ho sentito questa frase. La
verità non è che lo studio è parte di me. E' che
non avendo niente di meglio da fare studio. Non ho alcun talento
speciale.
"Mamma...ascoltami. Io non voglio più essere un peso per te e
papà..." inizio cingendole le spalle per consolarla
perchè sta per mettersi a piangere.
"Ma cosa stai dicendo?!!?Tu non sei mai stata un peso!" dice tirando su col naso.
"Si lo so..volevo dire..vorrei essere un pò più
indipendente. Non c'è niente che in realtà vorrei fare,
mi basta riuscire a cavarmela da sola. Non mi importa il tipo di
lavoro, non ho pretese, qualcosa troverò."
"Ti diamo così tanto fastidio?" mugugna come una bimba.
"Ma mamma...ma cosa dici?" sorrido e le schiocco un bacio in fronte.
Mia madre è sempre stata così. Un pò infantile ed
eccessivamente attaccata a me. Probabilmente perchè ha lottato
con tutte le sue forze per mettermi alla luce. Papà mi ha
raccontato che sin dai primi mesi ci sono state gravi complicazioni
nella gravidanza. I dottori avevano detto che era molto meno rischioso
per la mamma abortire, in quanto io mi nutrivo molto già dai
primi mesi e l'effetto di quell'eccessivo nutrimento era che la mamma
era sempre stanca. Ma lei ha lottato con tutta sè stessa per far
ricredere i medici. Quando l'ho saputo, mi sono sentita un mostro.
So che non era stata una cosa voluta da me, ma sapere che la mamma
aveva sofferto così tanto per colpa mia mi ha fatto stare
davvero male. Era proprio vero che ero diversa.
"Mamma...io ti voglio bene più che a qualsiasi altra persona a
questo mondo. Voglio solo imparare a cavarmela da sola. E comunque..non
ti lascerò da sola. Potrai sempre viziare Sayuki quanto vorrai.
Lei ne sarà ben felice!" dico ridendo.
"Mi pare che la sto già viziando troppo..." mugugna di nuovo.
"Già...ma a lei piace..quindi non vedo dove sta il problema.."
La mia sorellina, Sayuki, è una specie di bambolina. Ha 14 anni,
4 meno di me, fisicamente ci assomigliamo molto, apparte i capelli. I
miei sono biondi, i suoi neri. Non mi sono fatta nessuna tinta, solo
che mio padre è americano, mentre mia madre giapponese. Entrambe
abbiamo preso gli occhi azzurri di papà e il viso della mamma,
solo che io ho preso anche i capelli di papà e lei i capelli di
mamma. Una bellissima combinazione la sua. Tra qualche anno sarà
una donna magnifica.
"Forse il problema è proprio che la vizio troppo....però
non posso farci niente...è una bimba così bella..." dice
con occhi sognanti.
"Si concordo pienamente. Di a papà di stare attento. Tra qualche
anno potrebbe esserci la fila fuori di casa per chiederla in moglie..."
"Non dirlo neppure per scherzo! Sai quanto sia geloso di voi. Ma
sai..se proprio vuoi sapere la verità lui è molto
più geloso di te, Seilyn."
"Di me?" ma quando mai?!
"Già...Tua sorella è bella, è vero, ma tu sei
ancora più bella. Tuo padre ha un'ammirazione verso di te che
sfiora la venerazione sai? Forse è per questo che ti tratta in
modo più distaccato."
Non posso crederci. Effettivamente ora che ricordo, mio padre non mi ha
sempre trattata come ora. Fino a quando avevo 13 anni io e Sayuki
venivamo trattate esattamente allo stesso modo da papà. Poi,
quando io sono diventata "donna", il mio corpo ha iniziato ovviamente a
cambiare. E' da allora che papà mi tratta in modo più
distaccato. Non che non dimostri il suo affetto, ma mi tratta come una
persona della sua stessa età, e non come sua figlia da poco
maggiorenne.
"Dovrebbe farsi una visita oculistica..e anche tu mamma..quante sono queste?" alzo la mano per prenderla in giro.
"Smettila!Noi ci vediamo benissimo. Sei tu che non hai un'esatta visione di te stessa." dice lei abbassandomi la mano.
Non dico di essere brutta. Ma ai miei occhi ci sono ragazze molto
più belle di me. Certo è vero che molti ragazzi si sono
dichiarati in questi ultimi anni. Ma penso sia più dovuto alla
mia popolarità scolastica che al mio aspetto. In ogni caso, a me
non importa.
Guardo l'ora. Le 15.00. E' ora che vado al lavoro.
"Vado a cambiarmi." dico dopo averla aiutata a piegare l'ultimo
lenzuolo. Salgo in camera e metto la divisa. E' davvero carina, lo
ammetto. Nonostante il negozio venda articoli tecnologici le divise
sono belle. Per i ragazzi pantaloni e camicia nera con un cravattino
verde. Per le ragazze gonna e camicetta nera con papillon verde.
Semplici ma carine.
"Seilyn, andresti in magazzino a prendere una decina di hardware per
portatile da 320 gb? Ne abbiamo solo uno..e già che ci sei porta
anche 2 o 3 ram per il fisso da 160 gb.." mi dice il capo, un uomo
sulla quarantina pelato ma con il pizzetto. Ho sempre pensato
assomigliasse un pò ad una capretta.
"Va bene Noubu.." gli rispondo. Nonostante sia il capo non vuole
assolutamente che gli venga dato del lei. Non so se sia perchè
ha la sindrome di Peter Pan o cosa...comunque a me va benissimo
così. Prendo le chiavi del magazzino ed esco. Il magazzino
è un capannone che si trova nella zona industriale a 2 isolati
di distanza dal negozio. E' un pò scomodo se si è a corto
improvvisamente di qualcosa in negozio, ma il problema è stato
risolto quando sono stata assunta io. Facendo il part time, faccio io
la chiusura del negozio alle 19.00. Appena chiudo controllo subito se
manca qualcosa o se ci sono pochi pezzi di qualche articolo, scrivo
ciò che manca e spedisco un fax al capo. In questo modo al
mattino, prima di andare in negozio, lui passa in magazzino a prendere
ciò che manca e così si è sicuri di non avere mai
delle mancanze. Prima non era possibile perchè la ragazza che
c'era al posto mio doveva prendere il treno, quindi non aveva tempo di
stare a controllare tutto.
Apro il capannone ed entro. Vado subito nella fila dei ricambi per pc e
inizio a cercare. Improvvisamente sento la porta che si apre. Ero
sicura di averla chiusa, anche se non a chiave.
"Chi c'è?" domando. Nessuna risposta. Forse me la sono sognata.
Mi giro e mi ritrovo davanti un uomo, alto, castano, muscoloso e con
una lunga cicatrice che gli attraversa il volto. E' inquietante.
"Buonasera...chi è lei?" non è mai stata mia abitudine
farmi prendere dal panico. Potrebbe anche essere un aggressore
chissà. Ma non so perchè ma sento che lui non è
qui per farmi del male.
"Tu sei Seilyn Halinson?" chiede con voce burbera.
"Si sono io..e lei è?"
"Gen Fudo. Molto piacere." dice sorridendo.
Gen Fudo? Non mi è nuovo come nome... dove l'ho già
sentito? E' un nome da fumetto..probabilmente sarà il nome di
qualche personaggio di cartone animato..
"Il piacere è mio. Ci siamo già visti da qualche parte?"chiedo guardandolo bene.
"Ti ricordi di me?" chiede, gli occhi socchiusi per la curiosità.
"No..ma dal momento che sa il mio nome posso solo arrivare a questa ipotesi...". Incredibilmente scoppia a ridere.
"Ahahaha! Giusto giusto...sei intelligente..." dice ridendo.
"Grazie..." sono sconcertata.
"Scusa scusa...pensavo...niente..Allora. Dal momento che ti ho trovata
e che sicuramente vorrai delle risposte ora dovrai venire con me."dice
tornando serio.
"Come scusi?"
"Devi venire con me."
"E per andare dove?" non capisco..
"Alla Deava." Un campanello d'allarme suona nella mia testa. Non ho mai
sentito questo nome prima, ma non so perchè mi sembra
importante. La mia mente dice di andare con lui, con questo personaggio
inquietante con un nome fumettistico.
"Cosa sarebbe?" chiedo.
"Vedrai. Ti piacerà, ne sono sicuro."
"Non è uno streap club, giusto?" scoppia a ridere di nuovo.
"Aahhahah! No...non è niente di simile."
"Perchè dovrei fidarmi di lei?" chiedo sospettosa.
"Perchè tu vuoi sapere chi sei e io lo so." mi dice seriamente,
i suoi occhi scuri nei miei, come se cercasse di leggermi attraverso.
Potrebbe anche riuscirci, ne sono sicura. Distolgo lo sguardo.
"E chi sarei?"
"Una ragazza che fa finta di essere come tutte le altre, ma che non ha
uno scopo nella vita. O almeno è ciò che crede. Solo
perchè fino ad ora a questo mondo non ha trovato il posto adatto
a lei."
Come fa a saperlo? Mi legge davvero nella mente? No...impossibile.
"E lei sa qual è il posto adatto a me?" gli chiedo guardandolo speranzosa.
"Ovviamente." annuisce deciso.
"Bene..allora me lo mostri." E' rischioso, lo so. Ma voglio sapere di più su quest uomo.
"Andiamo." Mi porge la mano. La stringo senza esitazione. E' diversa da
come me l'aspettavo. Me l'aspettavo ruvida e dura. Invece è
morbida e la pelle è quasi levigata. Tira fuori dal nulla una
sottilissima lastra di titanio. Non so cosa fa di preciso, ma in un
secondo mi sento risucchiare dall'interno del mio corpo. Forse, non mi sarei dovuta fidare.