Una Cenerentola a Boston.

di ClosingEyes_
(/viewuser.php?uid=879707)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


-Bankotsu ci ha tradito, prevedibile-.
-Kageromaru te lo avevo detto, si è invaghito della ragazza-.
-Zitto Juromaru, sarà il primo a morire-.
-Mandate Byakuya, noi pensiamo al demone cane-.
-A lui ci penserà Kagura, intanto io penserò a quel bocconcino di donna e al traditore-.
-Juromaru lascia fare a me, mio fratello pagherà per questo-.
-Jakotsu, non sottovalutarli-.
-Tu non preoccuparti, mio fratello lo conosco bene-.
-Stanotte, al chiaro di luna-.








-Sesshomaru hai idee? No giusto per dirti, è la terza guerra che combattiamo-.
-Inuyasha, silenzio-.
-Andiamo figli miei, cercare di collaborare per una volta nella vostra eterna vita-.
Il quadretto familiare era davvero al limite: Inuyasha camminava nervosamente avanti e indietro per il salotto, Sesshomaru era seduto su una poltrona con una mano appoggiata sulla fronte e Inu Taisho era con le mani nei capelli, poggiato svogliatamente con la schiena sul divano.
Io e Kagome ci guardavamo ogni tanto, pensando ad una soluzione fattibile, ma sicuramente se solo avessi proposto di mettermi in mezzo, mi avrebbero detto sono incinta e non posso.
-Kagura cosa ti ha detto, perché è tornata in vita?!-.
-Inuyasha, Juromaru non so come la ha donato parte del suo cuore, le ha ridato la vita-.
-La dovevi uccidere quando era il momento, secoli fa-.
-Questi non sono affari tuoi-.
-Inuyasha sai benissimo che Tenseiga ha mitigato il brutto carattere di Sesshomaru, in quel momento l'ha trovata indifesa e ha provato pena-.
-Tze, poteva ucciderla per i miei gusti-.
Osservavo la scena appoggiata leggermente allo stipite della porta, con le braccia conserte al petto, cercando di reprimere la rabbia che stavo provando in quel momento.
-Bankotsu può aiutarci-.
Sesshomaru si girò verso me, quasi di scatto, furioso come una iena.
-Non se ne parla-.
-Hai altre idee?-.
-Sicuro useranno Rin per distrarti, quindi dovrà essere sempre sotto controllo-.
-Mi sono scocciata di essere sempre sotto mira!-.
Sbuffai, stanca, già pronta all'idea di dover stare dentro ad una casa sigillata con i muri di cemento armato.
-Ma se noi tre combattiamo, voi due con chi state?-.
Bella domanda Inuyasha, con chi potevamo mai stare se non sole.
-Sesshomaru?-.
-Padre non osare neanche pensarlo, non lascerò Rin fra le mani di Bankotsu-.
Giusto, solo lui poteva stare con noi, ma Sesshomaru non lo avrebbe mai accettato .
-Ma che problemi hai? Dopotutto quando tu te ne sei andato, lui non ha fatto altro che starmi vicino perché conosceva il pericolo-.
-Rin non hai bisogno di farti difendere da lui, ci sono io che sono capace di farlo-.
-Non quando sono caduta dal cornicione rompendomi una schiena quasi. Non riesci a combattere senza pensare a me, rischi solo di perdere la vita-.
-Quindi vorresti dirmi che se per la seconda volta non ti avessi preso, te la saresti cavata comunque?-.
Effettivamente tutti i torti non li aveva, se non fosse stato per lui, la seconda volta sarei morta, ma ciò non toglie che lui due cose insieme non le poteva fare.
-Sesshomaru so che non ti va giù, ma stavolta capisci la situazione-.
-Fate come volete-.
Si alzò dalla poltrona, rispondendo in malo modo al padre e sbattendo la porta, era proprio  su tutte le furie. 
-Rin lascialo perdere-.
-Kagome io non lo biasimo, ma adesso abbiamo bisogno di aiuto e lui di aiuto non ne ha mai voluto-.
-Tze, sbruffone-.
-Inuyasha ora smettila!-.
Il padre si alzò in piedi, guardando il figlio ormai esausto e anche arrabbiato, era al limite, non sapeva neanche lui cosa realmente fare, se ci potevamo fidare di Bankotsu o meno.
-Padre non è così che risolviamo le cose, non sarà questo suo stupido atteggiamento a fargli cambiare la situazione-.
-Lui non lo dimostra, ma ha paura di perdere Rin-.
-Anche io avrei paura di perdere Kagome, ma per casi estremi farei di tutto per proteggerla-.
-Inuyasha con tuo fratello è diverso-.
-Rin forse è il caso che vai da lui-.
Kagome aveva ragione, avevamo molto di cui discutere, non poteva andarsene così dal nulla.
Percorsi il lungo corridoio della casa di Inu Taisho, era proprio bella, ricordava quelle ville antiche sul mare, con i vetri leggermente "imbrattati" dalla brezza marina.
Era così bello poter salire quelle lunghe scale, sembrava un castello magico, ad ogni gradino però mi affaticavo sempre più, certo che questa gravidanza mi stava togliendo più energie del solito.
-Sesshomaru andiamo dove sei, sono stanca-.
La testa incominciò a vorticarmi come se le scale prendessero un movimento rotatorio.
Mi accomodai sui gradini, tenendomi la testa fra le mani, dolente e pesante, pregando che arrivasse Sesshomaru per prendermi in braccio e portarmi giù.
-Stupido-.
Alzai il braccio verso il passamano, facendomi forza e issandomi sulle mie stesse gambe, proseguendo a piccoli passi quella caccia al tesoro.
C'erano moltissimi quadri con ritratti di famiglia, davvero aveva così tanti parenti Sesshomaru?.
-Una famiglia molto allargata devo dire -.
-Rin-.
Non era la voce di Sesshomaru, questo era sicuro, perché aveva un tono molto più dolce, quasi allarmato.
Alzai lo sguardo, imbattendomi in due occhi color ambra e un viso sin troppo simile a quello di Sesshomaru, mi stava per venire un infarto.
-Signor Taisho, non si preoccupi sto bene-.
-Non hai ancora trovato quel pazzo di mio figlio-.
Mi porse la mano, aiutando a sorreggermi, avevo sicuramente una brutta cera ma dovevo abituarmi all'idea di essere incinta.
-No, lo sto chiamando ma ancora non si fa vedere-.
-Credo che sia arrivato il momento di spiegarti tutto Rin, vieni -.
Mi portò in una stanza che sembrava una sala da ballo: ampia, con dei bellissimi lampadari di cristallo, con delle finestre grandi che facevano entrare la luce, accompagnate da delle lussuose tende rosso scuro.
Alla fine della sala c'erano quelli che potevano definirsi dei troni, regali e ben curati, chissà cosa erano.
-Vedi, molto tempo fa, questa sala era la stanza del ricevimento dei clan-.
In storia non sono mai stata un fenomeno, anzi a dir la verità non mi è mai piaciuta.
-Quando c'erano problemi, venivano tutti da noi , perché eravamo il clan più potente-.
-E ora?-.
-Quando arrivò Naraku con il suo clan dalle terre dell'ovest, iniziarono le vere e proprie stragi, la gente moriva quasi ogni giorno a causa delle sue follie-.
-Perché uccideva?-.
-Noi e Naraku siamo nemici di vecchia data, non è la prima volta che vi scontriamo con lui, infatti inizialmente solo noi riuscivamo a contrastarlo-.
-E degli altri clan?-.
-Vedi esiste una specie di gerarchia-.
Mi indicò un tabellone enorme, a terra di fronte il trono reale, era immenso, sembrava non finire mai.
-Noi siamo i primi , poi c'è il clan delle volpi, poi dei lupi e infine dei demoni neri-.
-Demoni neri?-.
-Naraku e i suoi-.
-Perché si chiamano così?-.
-Perché loro hanno nell'organismo una sostanza tossica che proviene dalla ceneri dei demoni dell'aldilà-.
-È per caso il miasma?-.
-Purtroppo sì, Sesshomaru fu ferito  gravemente da questo veleno, rischiando di morire-.
Forse era per questo che non voleva che combattessi contro Naraku.
-E poi, cosa è successo ?-.
-Con i dovuti sacrifici, riuscimmo a mantenere una specie di equilibrio, ma ora con Juromaru e Kageromaru, sarà difficile-.
-E Bankotsu?-.
Si voltò a guardarmi, sorpreso da quella domanda.
-Lui faceva parte del Clan dei metaumani, poi Naraku ha soggiogato la sua mente, portandolo da lui-.
-Perché adesso vuole aiutarci?-.
-In quanto metaumano, prova i sentimenti di un comune mortale, infatti non a caso dinnanzi alla tua gravidanza lui ha detto tutta la verità, non mi sorprende questa cosa-.
-Ha avuto pietà per me insomma-.
-Vorrei dirti il contrario, ma è così -.
-Secondo lei , ci si può fidare?-.
-Non vorrei andare contro le idee di mio figlio, ma intanto è l'unico modo per tenere al sicuro te e Kagome-.
-Lo penso anche io, anche se Sesshomaru non la prenderà  bene-.
-Allora Sesshomaru era un principe, il più spietato e assetato demone cane, anche più di me.
Era una belva, non aveva pietà per nessuno-.
-Cosa ha fatto di così tremendo?-.
-Ha sbranato un brigante in meno di cinque secondi, solo perché gli aveva intralciato il cammino-.
Rimasi scioccata, mi venne il voltastomaco quasi.
-Oddio! Un momento, i briganti?-.
-Lo sai qual è la nostra età biologica no?-.
-Si però ...-.
Però cosa, me lo aspettavo, perché mai mi meraviglio.
-Padre, hai finito di raccontare di me?-.
Sentì un brivido dietro la schiena, lui mi stava osservando, ne ero certa.
-Sesshomaru, come mai questa camicia sgualcita?-.
-Avevo caldo, padre-.
-Resta composto Sesshomaru, cerca di avere un contegno-.
Mi portai una mano alla testa, cercando di ignorare le stupide e futili discussioni di padre e figlio sull'abbigliamento di quest'ultimo, ma era quasi impossibile perché ero praticamente in mezzo.
La voglia di ascoltarli era davvero poca, tanto da farmi girare i tacchi e andarmene, sbattendo la porta violentemente.
-Non mi serve sentire delle stupide lagne, non adesso-.
Scesi le scale, tornando in salone da Inuyasha e Kagome, evidentemente tesi per la situazione.
-Allora Rin? Novità?-.
-No purtroppo, però ora basta, è il momento di fare da sole , Kagome-.
-Rin, forse Inuyasha ha ragione , dovremmo non fidarci e..-.
-Kagome io non posso difenderci-.
-Rin e se tornaste dai vostri genitori?-.
Forse non aveva tutti i torti Inuyasha, se fossimo tornate a casa non avremmo corso tutti questi rischi.
-Inuyasha e se ci seguissero?-.
-Io e Sesshomaru faremo il possibile affinché stiate tranquille anche lì-.
Kagome sembrava poco convinta delle parole del fidanzato, d'altronde come me.
Se avessero voluto, ci avrebbero seguito in qualunque modo.
-E se Bankotsu venisse con noi?-.
-Si magari lo presenti ai tuoi come il tuo ragazzo che dici?-.
-Inuyasha non dire stupidaggini, Rin ha ragione-.
-Sesshomaru non sarà mai d'accordo-.
-Su quale cosa non dovrei essere d'accordo?-.
Appunto, come potevo mai dirgli che volevo portarmi Sesshomaru a casa, mi avrebbe ucciso.
Ci voleva un bel coraggio per dire che avevo bisogno di una guardia del corpo, una guardia che non era lui.
-Rin pensa di andare dai genitori e portarsi Bankotsu-.
La maledetta lingua lunga di Inuyasha, stupido mezzodemone idiota senza cervello.
Sesshomaru si portò una mano sulla fronte, cercando di contenere la rabbia che stava per sputare fuori.
-Sesshomaru ecco- dovevo starmi maledettamente zitta.
-Dico io- alzò lo sguardo, furibondo- tu non solo vuoi tornare a casa tua, lo vuoi fare con quel lurido meta umano, che fino a prova contraria faceva parte del piano di Juromaru e adesso solo perché sei incinta non ti uccide.
D'altronde se stai lì, nulla gli vieta di ucciderti, uccidere anche la tua famiglia, e tu vorresti rischiare così tanto piuttosto che fidarti di me?! Da quando sei così stupida, Rin?!-.
Sbattè il pugno dentro al muro, sfondando questo, lasciando una impronta evidente della sua rabbia, delusione.
-Io non sono stupida, penso solo che tu non riesca a difendermi mentre combatti, ti distraggo e..-.
-RIN SMETTILA MALEDIZIONE, SONO UN DEMONE RICORDATELO, L'UMANA QUI SEI TU!!-.
Ha urlato con tutta l'aria che aveva nei polmoni, lasciandomi alibita, sconvolta, spaventata: tremavo come una foglia dinnanzi a tutta quella forza che aveva avuto nelle parole, non riuscivo a credere che lui, Sesshomaru, che cercava sempre di non perdere la pazienza, mi avesse appena "aggredito" con le parole.
-Sesshomaru calmati, così la spaventi-.
-La soddisfazione di vedermi tremare sotto la tua faccia piena di odio non l'avrai mai, ti lascio con il pentimento delle tue azioni-.
-Rin-.
-Kagome, io vado da mamma e papà, tu fai come ti pare-.
-Rin io resto-.
Potevo aspettarmi qualunque tipo di risposta, davvero, ma non questa, non da mia sorella.
-Tu preferisci restare qui? Rischiando di morire?-.
-Io sono sicura che Inuyasha sia capace di difendermi, come sono convinta che Sesshomaru possa farlo con te-.
-Strano, prima non lo pensavi, cosa ti porta a cambiare idea?-.
-La sua rabbia, perché lo hai definito un debole-.
Puntò il dito contro Sesshomaru, che era appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte e il viso pieno di rabbia; forse avevo esagerato, aveva ragione Kagome, ma io ero convinta che quella era la soluzione migliore.
-Debole o meno, in questo momento non mi sento al sicuro con lui, che è una delle prede-.
-L'unica preda sei tu Rin, ancora non ci arrivi?-.
Inuyasha si portò una mano alla testa, agitandola in segno di arresa e negazione, possibile che ero così stupida?!.
-Vuoi andare con Bankotsu da mamma e papà? Fallo, ma io non ti appoggio Rin-.
-Allora ci andrò da sola-.
Sorpassai Sesshomaru, preparando già le valigie per scappare via, non volevo stare un minuto di più in quella casa.
-Rin, ti prego riflettici, Sesshomaru davvero può aiutarti-.
-Kagome ma da che parte stai?!-.
-Dalla sua, perché lo stai sottovalutando-.
-Gli uomini dicono sempre così e poi quando possono ti abbandonano, non riuscirà a difendermi-.
-Rin Sesshomaru non è uno qualunque e tu lo sai e..-.
-Senti Kagome mi fai andare a casa nostra oppure no?! Io almeno ho la decenza di andare a trovare i miei genitori-.
-Rin sei anche incinta, non credi di stare esagerando?-.
-Perché ora che sono incinta non posso fare niente?-.
-Kagome esci da qua dentro, io e Rin dobbiamo  parlare-.
Sesshomaru aprì la porta della stanza, ghiacciando Kagome con uno dei suoi sguardi più freddi, subito infatti lei uscì senza proferire parola, ma poteva anche non farlo.
-Cosa vuoi?!-.
Chiuse la porta a chiave, ma tanto se avesse avuto intenzioni alquanto maliziose lo avrei freddato subito.
-Sono così debole per te?!-.
-Non mi sarei rotta la schiena se no-.
-Hai davanti il demone maggiore delle terre dell'Ovest, ancora non te ne rendi conto eh?!-.
-Uh ma guarda solo perché viene dalle terre di non so chi, adesso si sente un dio?-.
-Vieni in giardino-.
-Non se ne parla-.
-Muoviti Rin prima che perdo di nuovo la pazienza-.
Sbuffando lo assecondai, uscendo con lui in giardino: si posizionò al centro, guardandomi con occhi profondi , che man mano stavano mutando in due occhi rossi come il sangue, pieni di rabbia e di odio.
-Ma cosa cazz..-.
Mi mancò il fiato: il suo corpo si trasformò in un manto bianco come il latte, con delle venuzze viola a tratti, i suoi occhi erano molto più grandi e le sue zanne lunghe e affilate.
-Quindi questo è il tuo vero aspetto?-.
Anche da cane, era dannatamente bellissimo, ma sembrò non volermi far avvicinare, era ancora arrabbiato con me.
-Mi permetti di avvicinarmi, Sesshomaru?-.
Quasi arreso al mio tono di voce dolce e curioso, abbassò la testa , acconsentendo a farmi accarezzare quel bellissimo pelo morbido.
Allungai ancora di più le mani, tentando di abbracciare il più possibile il mio demone cane, che di risposta , emise un grugnito di piacere, che arrivo come un caldo vento d'estate sulla mia pelle.
-Perdonami Sesshomaru-.
Continuava a strusciare la sua testa vicino alle mie guance piccole e insignificanti di fronte alla sua figura, probabilmente in quella forma poteva difendermi.
-Mi porti a fare un giro?-.
Sbuffando quasi, mi permise di salire sulla sua schiena morbida e calda, accogliendomi come se fossi un fiore nel pieno della primavera, quando tutto si risveglia e il mondo riprende un colore.
La brezza del vento mi arrossava leggermente le gote, lasciandomi sorridere fra quelle bellissime nuvole che ho sempre desiderato sfiorare, solo lui è stato capace di farlo, di farmi sentire davvero in cima al mondo con un salto.
Dovevo ringraziare solo lui, il mio demone, di questa possibilità.
-Rin..-.
Sentivo la sua voce, mi stava parlando, da quel muso serrato.
-Dimmi-.
-Se vuoi tornare dai tuoi, capirò , però ti prego di stare attenta. Ti accompagnerò io, così, per poi andare via subito, farà meno male-.
Aveva ragione, avrebbe fatto meno male se fosse andato via subito, ma mi sentì in colpa, di averlo fatto sentire impotente davanti a questo enorme problema, di questa maledetta guerra che non accennava a morire.
-Portami Sesshomaru, ma promettimi che mi verrai a prendere-.
-Lo farò-.
Notando che iniziavo a sentire freddo, tornammo a terra, senza però farmi scendere dal suo dorso.
-Ti prendo io-.
Chiusi gli occhi, fidandomi del mio principe e li riaprì non appena il manto morbido si trasformò in due braccia forti che mi stringevano al petto.
-Apri gli occhi, Rin-.
Era di nuovo il mio Sesshomaru, con lo stesso sguardo ferito e preoccupato di prima, ma stranamente tranquillo.
-Vai a fare le valigie-.
Dispiaciuta un po', scesi dalle sue braccia, camminando verso la porta di ingresso, fermandomi a pochi passi da essa.
-Mi chiamerai?-.
-Vai Rin-.
Non era né un si ne un no, ma dopotutto cosa mi aspettavo.
Salì in camera, trovando anche Kagome fare le valigie, sorpresa dal suo sguardo ormai vuoto.
-Hai cambiato idea anche tu?-.
-Inuyasha pensa che è meglio così-.
-Sesshomaru ci accompagnerà-.
-Già lo sapevo, almeno l'ho immaginato-.
Era triste, aveva le lacrime agli occhi, ma sapeva bene che era l'unica soluzione plausibile in quel momento.
-Vieni qui-.
La strinsi a me, prendendo il suo borsone ormai pronto e uscendo fuori, trovando Sesshomaru, Inuyasha e Inu Taisho ad aspettarci.
-Siamo arrivate qui con i borsoni con l'intenzione di restare in questa casa e invece ora torniamo a casa nostra-.
Kagome era molto provata, cercava di non piangere, ma per lei era molto difficile.
-Dovremmo avvisare mamma e papà?-.
-No Rin, meglio di no-.
Salutai prima Inu, prendendo anche Chris e ringraziandolo di averci preso sempre sotto la sua ala e averci trattato come figlie, poi Inuyasha, non soffermandomi troppo per lasciare spazio a Kagome.
Piangeva come se fosse un addio, in realtà presto li avremmo rivisti.
-Inuyasha ti prego , si prudente, non voglio perderti, sei tutto per me-.
-Kagome, andrà tutto bene, ti verrò a prendere-.
-Aspetterò quel giorno con ansia allora-.
Si guardarono profondamente negli occhi, per poi scambiarsi un dolce bacio, che lasciava intravedere tutta la loro disperazione, mancanza, paura, fiducia, timore.
Sesshomaru aveva ripreso la sua forma demoniaca, aspettandoci  sul dorso, quanto avrei voluto non salirci mai su quel pelo per andarmene, ma era necessario.
Il viaggio fu lungo, tanto da farmi stringere sempre di più al pelo di Sesshomaru, perchè ero cosciente che da lì a poco avrei dovuto salutarlo.
Si intravedevano i palazzi di Tokyo, grandi grattacieli illuminati dai luci ben evidenti, tanto da farmi riconoscere casa mia in pochissimo tempo.
Per fortuna abitavamo un po' distanti dal centro città, vicino alla via dei ciliegi in fiore, davvero bellissimo, mi ero dimenticata di questo spettacolo.
-Sesshomaru, devi scendere li-.
Scese su un campo lì vicino, circondato da questi profumatissimi alberi di ciliegio, lasciandoci scendere dolcemente dal suo dorso.
Era arrivato il momento, quello che più odiavo al mondo, il dirsi " addio".
-Mi concedi un ultimo bacio?-.
Si trasformò nella sua forma "umana", accogliendomi fra le sue braccia, stringendosi forte.
-Rin, ci sarò sempre con te-.
Era bellissimo anche così, con la sua camicia sgualcita, con il suo viso stanco e il suo candore stupendo.
-Sta attento per favore-.
-Tornerò da te-.
Ecco, il momento  che tanto aspettavo quanto non volevo: il suo bellissimo bacio.
Era così dolce che quasi non sembrava lui, ma era il nostro ultimo bacio, chissà quando avrei potuto assaggiare di nuovo le sue bellissime labbra, chissà quando avrei potuto fare di nuovo l'amore con lui, nel nostro letto.
Non mi accorsi neanche che ormai, lui era andato via, lasciandomi così, con gli occhi chiusi e le lacrime sulle guance: riuscì a vederlo però, attraversando  la luna con tutto il suo splendore, quello era il mio demone e lo sarebbe sempre stato.
-Ti aspetterò, Sesshomaru- mi sfiorai la pancia, fiera di avere l'onore di dare alla luce un nostro figlio.
Eravamo davanti alla porta di casa, all'una di notte, con la paura di non poter entrare o di non riuscire ad andare avanti, ma ormai eravamo lì, non potevamo tornare indietro.
Bussai timidamente il campanello, più di una volta, aspettando che quei passi che sentivo si facessero più vicini, fino a che lo spioncino della porta non provocò un sussulto di gioia da parte di chi stesse guardando.
La chiave girò nervosa e frenetica nella toppa, aprendo quel muro che c'era fra noi e la nostra famiglia.
-Figlie mie-.
Mio padre ci strinse con una gioia incredibile, piangendo insieme a noi, reduci di una lontananza sin troppo sentita e mai colmata.
-Ma che succede qui? Rin, Kagome?! E chi è questo gatto?-.
-Ecco mamma, lui è Chris-.
-Dopo anni, Kagome ti rivedo-.
-Papà, perdonami se puoi-.
-Mia gioia più grande-.
Mia madre quasi stava svenendo alla vista delle sue figlie e del gatto, principalmente del gatto, era strano che tornassimo a casa insieme.
-Entrate dentro, forza che siete congelate e questa palla di pelo evitasse di rompermi i mobili o divani-.
Ci strinsero come quando eravamo piccole, l'affetto era quello di sempre, purtroppo però si cresce.
-Cosa ci fate qui?-.
-È lungo da spiegare, c'è ancora un posto per noi?-.
-Kagome, la vostra stanza è uguale a come l'avete lasciata, non ho mai avuto il coraggio di cambiarla-.
La porta era chiusa a chiave, tutto era perfettamente al suo posto: erano davvero anni che non mettevo piede nella nostra stanzetta, quelle pareti viola , il letto matrimoniale per due, tutte le nostre collezioni di palle di neve, i poster, forse stavamo tornando piccole?.
-Kagome-.
-Rin-.
Non c'era più nulla da dire ormai, se non piangere sul latte ormai versato, sulla scelta avventata di andare via.
-Posso sapere cosa vi è successo, figlie mie?-.
La mamma sapeva bene che qualcosa non andava, sapeva che spiegarlo sarebbe stato forse inutile, ma lei doveva sapere, perché avrebbe trovato qualunque modo per consolarci, per dirci che andrà sempre tutto bene.
-Mamma, siamo tornate per essere al sicuro-.
-Si mamma, non dire nulla a papà però-.
-Vi ricordate quando da piccole mi raccontavate le vostre bravate? Beh, vostro padre continua a non saperne nulla-.
Si avvicinò a me e a Kagome, stringendoci dolcemente, piangendo lacrime di gioia.
-Mamma , penso che Rin debba dirti una cosa, però siediti-.
Nostra madre ci guardò un po' perplessa, ma si accomodò sul letto, aspettando che io parlassi.
-Vedi mamma, ti ricordi di quel Sesshomaru?-.
-Si, perché?-.
-Beh, diciamo che io sono incinta di lui..-.
Quasi non le venne un infarto, la sua faccia sbiancò in mezzo secondo, restando con la bocca aperta e gli occhi sconvolti.
-Quindi tu sei incinta?-.
-Si-.
-Ah, bene , ecco allora immagino che tuo padre non lo debba sapere-.
-Cosa non devo sapere?-.
Appunto, proprio nulla a dir la verità, perché già sapevo che sarebbero iniziati i soliti discorsi: ginecologa, visita periodica di controllo quasi ogni settimana considerato il soggetto ipocondriaco che era mio padre e altri futili parole senza senso.
-Rin è incinta caro-.
-COSA?! La più piccola è incinta?-.
-Andiamo papà non facciamone una questione di stato, succede-.
-Kagome ma ti rendi conto che tu sei la più grande e non sei incinta ?!-.
-Embe cosa c'è di assurdo papà!-.
-Smettetela per favore, mi fate venire solo un enorme mal di testa, mamma mi fai una tisana?-.
-Si Rin, meglio che la faccio a tutti-.
Le tisane della mamma erano buonissime, raccoglieva stesso lei i fiori per metterli in infuso, spesso usava la melissa, quando papà era molto nervoso e non riusciva a dormire, oppure l'ibiscus, con le sue sfumature.
Mi faceva una tenerezza quando si piegava a coglierli, con quel suo seno troppo prerompente che le si poggiava sulle ginocchia, mi era chiaro da chi avessi preso.
Mi misi il pigiama, con la mia vestaglia buffa con gli orsacchiotti, attendendo la mamma con il suo infuso di melissa, ne sentivo il profumo dal salotto, mentre papà e Kagome discutevano sugli anni persi senza sentirsi, cadendo spesso in incomprensioni futili.
Era il solito quadretto familiare, quello che ti resta impresso nella mente come un ricordo incancellabile, forse avevano fatto bene a tornare.
-Tieni Rin, ti farà bene-.
Non avevo dubbi sull'effetto della tisana, piuttosto chissà se Sesshomaru era tornato a casa.
-Papà senti ti dico che ho avuto impegni, non pensare che non abbia voluto sentirti-.
-Potevi chiamare come faceva tua sorella-.
-Lei aveva tempo io no!-.
-Voi due abbassate la voce e prendetevi questa tisana, così calmerà entrambi-.
Quasi arresi all'idea della mamma, si accomodarono vicino a me sul divano, beandosi del ricordo della nostra famiglia prima che io e Kagome partissimo.
-Quindi questo Sesshomaru deve essere importante, deve avere le idee chiare, quando ce lo fai conoscere?-.
Ecco, era complicato spiegare a mamma e papà che Sesshomaru in realtà era un demone, che lui aveva una battaglia da portare a termine e che era il principe  del clan Taisho, sicuramente mi avrebbero dato della pazza, era già difficile per me accettarlo.
-Ecco papà vedi, Inuyasha e Sesshomaru sono impegnati in un congresso fuori con il padre, torneranno fra un mese penso, perciò siamo venute qui-.
-Un mese?! E che lavoro fanno?-.
-Proprietari di aziende discografiche, cosa vuoi capirci tu-.
Mi venne quasi da ridere, era una delle scuse migliori e, in parte veritiere, che Kagome potesse inventare per aiutarmi.
-Tranquillo Hosho, li conosceremo presto, ora però andiamo a dormire-.
La mamma aveva capito tutto, come non darle torto, lei ci vedeva più di noi.
Ci accompagnò in camera, rimboccandoci le coperte come quando eravamo piccole.
-Poi mi spiegherete tutto, buonanotte bambine mie-.
-Buonanotte mamma-.
Ci vedeva sicuro più lungo di noi.
Non appena la mamma uscì dalla stanza, io e Kagome incominciammo a parlare, come quando eravamo piccole e non riuscivamo a dormire.
-Anche adesso mi viene da pensare se mai torneranno quei due-.
-Rin, cerca di pensare positivo, domani è un nuovo giorno e credo che ci toccherà andare a lavorare all'azienda da zio-.
-Cosa?! Ma io sono incinta e poi no!-.
-Rin, me lo ha chiesto papà, ha detto che ha bisogno di qualcuno che si vede la parte commerciale, quindi più di stare dietro una scrivania non dobbiamo fare-.
-Preferirei fare l'assistente di papà-.
-Anche quello puoi fare, figurati se ti dice di no-.
Effettivamente papà voleva che io l'aiutassi all'università, non ero poi così capra.
-Allora glielo dirò domani-. 
-Ti ci vedo insieme agli studenti-.
-E io ti ci vedo a fare conti su conti su conti-.
-Rin ho paura, così tanta che non so neanche se Inuyasha tornerà-.
-A costo di aspettare mesi,Kagome, io non voglio che mio figlio o mia figlia nasca senza un padre-.
-Non nascerà senza un padre Rin, sta tranquilla-.
Fra le mie lacrime, mi stringeva il capo, cercando di frenare i miei singhiozzi che fremevano nel mio petto, in attesa di uscire, nel tremolio delle mie labbra, appena sfiorate da Sesshomaru qualche ora prima.
-Kagome, resta con me-.
-Per sempre Rin-.









La mattina non mi sembrò più triste come quella, fra delle lenzuola sgualcite, un raggio di sole picchiava sulla mia fronte come un bacio spinato, era come se nulla avesse senso, ma dovevo trovare la forza di andare avanti anche con una mancanza dentro.
Mi vestì svogliatamente, mettendo un pantalone a zampa , una camicetta larga bianca messa nei pantaloni, stivaletti alti, giacca beige e la mia fedele borsa di pelle marrone scuro.
-Papà sono pronta-.
-Rin sicura che ti senti bene? Ce la fai a lavorare?-.
-Andiamo-.
L'unico modo di andare avanti era lavorando, se fossi restata a casa non avrei fatto altro che piangere.
La mamma ci preparò la colazione, non ricordavo di un suo pranzo dai tempi del liceo.
-Kagome ci vediamo stasera, qualunque cosa scrivimi-.
Diedi un bacio sulla fronte di Kagome e della mamma, salutandole velocemente perchè papà mi aspettava già fuori.
-Rin allora oggi ho gli esami, mi dai una mano tu, tanto è uno scritto-.
Perfetto, ci mancava questo, che noia mortale, dovevo far finta di vedere se gli studenti copiavano o meno.
Sorpresa da ogni mia aspettativa, sentì il cellulare squillare, pensando che forse era la mamma che ci avvisava che stavamo dimenticando qualcosa.
-Mamma dimmi-.
-Da quando non mi riconosci più?-.
Mi mancò un battito, sorrisi con una lacrima agli occhi felice, sentendo dall'altra parte il mio dolce amore.
-Sesshomaru-.
-Buongiorno piccola, come stai?-.
-Beh, non proprio al massimo, sto andando all'università con papà-.
Effettivamente rimase sorpreso, che ci facevo io all'università lo sapeva solo la mia folle mente che ha accettato di aiutare papà.
-Ti manca essere una ragazzina?-.
-A dir la verità aiuto papà con gli esami-.
-Non mi hai detto seriamente come stai-.
-Cosa vuoi che ti dica, non sto per niente bene e..-.
Se non sbaglio esisteva una regola che quando il conducente sta guidando, non deve parlare a telefono con nessuno, poiché non deve distogliere lo sguardo e l'attenzione dalla strada, ma perché questa cosa a mio padre era poco chiara, pensò bene di togliermi il cellulare dalla mano, per parlare con Sesshomaru.
-Senti un po', io sono il papà di Rin, se non ti muovi a tornare da questo congresso dovrò subirmi una delle sue peggiori crisi da donna incinta-.
-Lei ha perfettamente ragione, farò il possibile per tornare prima-.
-Papà dammi sto telefono-.
Glielo strappai di mano, esasperata dalla pazzia di mio padre a parlare con Sesshomaru, ma stranamente sentì sorridere dall'altro lato del cellulare.
-Che hai da ridere tu?!-.
-Ora capisco da chi hai preso-.
Effettivamente io ero tutto papà, lo sono sempre stata, una folle bambina che non stava ferma neanche a legarla con le cinghie sulla sedia.
-Aspettami Rin, tornerò-.
-Per tutta la vita-.
Chiusi la chiamata, lasciando scappare ancora una lacrima, ma subito fu sostituita da una rabbia assurda nei confronti di mio padre.
-Ma sei impazzito?!-.
-Volevo capire il soggetto-.
-E lo capisci dal telefono?-.
-Probabile-.
Sconcertata, mi misi la mano sulla fronte, arresa all'idea che mio padre era così , non sarebbe cambiato neanche se lo avessi sgridato all'infinito.
Arrivammo nell'aula, notando gli studenti a dir poco terrorizzati: per calmarmi cercai di mostrare uno dei miei sorrisi migliori, facendo intendere che se ci fosse stato un modo per aiutarli, lo avrei fatto.
-Allora, iniziamo con l'appello-.
La giornata sembrò non finire mai, d'altronde eravamo così stanchi che se non fosse per i molteplici caffè che si prese papà e i miei the deteniate, non arrivavano a fine serata.
Erano così tanti i compiti che non saremo riusciti a correggerli tutti in un'ora, quindi l'idea era quella di correggerli domani.
-Mi fanno così male i piedi che mi farei solo un bagno-.
-Ora ti fai fare un bagno dalla mamma-.
Girò la chiave nella toppa, aprendo la porta e trovandosi una Kagome in lacrime e una moglie agitata.
-Mei che succede, perché Kagome piange?-.
-Hosho, ha scoperto di essere incinta anche lei, sono lacrime di gioia!-.
Pensavo che le sorprese non fossero finite, invece a quanto pare sono proprio dietro l'angolo.
Mi avvicinai a lei, abbracciandola forte, sapevo che in realtà oltre alla gravidanza appena scoperta c'era altro.
-Kagome cosa succede sul serio?-.
-Inuyasha, non mi risponde, lui non mi risponde al cellulare, ho provato a chiamarlo da oggi pomeriggio, ho paura Rin-.
-Domani ci riprovi, ora cerca di rilassarti dai andiamo a farci un bagno-.
Non ero sicura che Inuyasha avesse risposto domani, se la guerra fosse appena iniziata non avrebbe avuto sicuramente tempo di parlare al cellulare con Kagome.
Dopo cena, trascorsa in uno strano silenzio, io e Kagome dovevamo sicuramente farci un bagno, per far scivolare via tutto lo stress.
-Ti riempio la vasca e ti prendo il pigiama nuovo, aspettami qui-.
-Rin?-.
-Dimmi-.
-Lui ritornerà vero? Devi essere sincera, voglio sapere se conoscerà la sua prole-.
-Lo spero con tutto il cuore Kagome-.
Scavando nei cassetti della stanza, trovai delle nostre foto, di quando eravamo piccole e ingenue, una delle tante collezioni di foto polaroid.
Mi squillò il cellulare improvvisamente , ma stavolta guardai il display ed era Bankotsu.
-Ciao Bankotsu, dimmi-.
-Dove sei Rin?-.
Il suo tono era preoccupato e stanco, come se avesse appena fatto una guerra.
-Sono a Tokyo, dai miei-.
-Resta più tempo che puoi, ti ho chiamato per dirti che combatterò al fianco dei Taisho e che è stato bellissimo conoscerti, se non sopravviverò a questa guerra, sappi che Sesshomaru è fortunato  ad avere te, abbi cura di te-.
Non mi diede neanche il tempo di controbattere che subito staccò la chiamata, facendomi piangere ancora una volta, stringendo il pigiama di Kagome che profumava degli ammorbidenti della mamma.
-Non posso farmi vedere così da Kagome-.
Mi guardai allo specchio del comò, per fortuna mi ero struccata , mi legai i capelli e portai le cose a Kagome, cercai di non pensarci e di mangiarmi le lacrime che pizzicavano negli occhi.
-Eccomi qui, già ti sei infilata?-.
-Si, era piena, tu invece ci hai messo tempo, che hai fatto?-.
-Ah? No niente non trovavo il tuo pigiama, questo con il cane è il tuo preferito-.
-Chissà perché , mi ricorda quel brontolo di Inuyasha-.
Mi accomodai sul bordo della vasca, pettinandole dolcemente i capelli e lei presa da quel momento rilassante, sembrò non pensare alla lontananza che li separava.
Se solo sapesse che Bankotsu mi ha detto quelle cose.
-A che pensi Rin?-.
-A nulla, solo al fatto che siamo qui e non possiamo fare niente-.
-Se solo potessi anche sentirlo, per tranquillizzarmi, chissà quanto ancora dovrò aspettare-.
-Pensiamo a farci una vita intanto, tu dovresti scrivere qualche pezzo nuovo, se vuoi posso suonare il pianoforte a muro di papà-.
-Dici che quando sono depressa , mi vengono meglio le canzoni?-.
-Non proprio così ma..si-.
Finalmente sorrise, anche se da ridere c'era ben poco, l'importante era che lei stesse bene.
-Tu quando sei depressa di solito cosa fai?-.
-Stritolo Chris-.
Chris non faceva altro che dormire, da quando siamo qui il suo sonno è diventato più notevole del solito, si svegliava solo per mangiare e poi si metteva sulla scrivania in camera nostra, sopra ad un cuscino.
-Oppure hai Sesshomaru che ti tira su-.
-Prima c'era Josh, poi ha provato a mettermi le mani addosso e..-.
-Si Rin, Sesshomaru me lo ha spiegato-.
-Come è andata oggi la giornata?-.
-Molto noiosa, solite cose, lo zio mi ha fatto una bella ramanzina perché sono sparita ma per il resto tutto bene, a te invece?-.
-Mi è sembrato di tornare fra i banchi, angoscia-.
-Prevedibile anche questo-.
-Papà è molto buono con gli studenti-.
-È la sua indole essere buono-.
-Hai ragione, meglio che esco da qua dentro e andiamo a dormire-.
Aiutai Kagome a sciacquarsi, mettendole l'accappatoio e asciugandole dolcemente i capelli, certo era che si pettinavano con le dita tanto che erano morbidi.
Il bagno me lo sarei fatto domani, per il momento era necessario metterla a letto e farla stare tranquilla.
La luna alta in cielo , copriva la luce delle altre stelle, mi ricordava il mio Sesshomaru, quel viaggio sulla sua schiena per portarmi a casa, quanto avrei voluto che fosse infinito.
-Sesshomaru, stai attento per favore-.
L'unico conforto l'avrei trovato nei sogni, un abbraccio, un bacio, tutto nel mio inconscio.





POV SESSHOMARU 
Siamo arrivati, nel luogo dove presto la guerra si stava per materializzare, nelle Terre dell'Est : noi da una parte, Kageromaru dall'altra, insieme a tutta la sua branca di idioti senza speranza, ma nonostante ciò non avevo la certezza di uscirne.
Anche se Bankotsu ha tanto insistito a combattere con noi, riesco a sentire la sua tensione, trovarsi improvvisamente dall'altra parte della medaglia, lui lo faceva soprattutto per Rin, lui provava ciò che provavo io per lei, sarà forse il famoso imprinting.
Mio padre era quello più rilassato di tutti, mentre mio fratello non riusciva a tenere Tessaiga ferma fra le mani.
Io invece, avevo Tenseiga e Bakusaiga, le mie fedeli e uniche spade, anche stavolta mi avrebbero protetto.
-Sesshomaru! Ti sei portato Bankotsu dalla tua parte o sbaglio?-.
-Juromaru, non illuderti, lo faccio solo perché lui tiene alla ragazza-.
-Strano che non sento il suo odore, dove si trova?-.
-Non sono affari tuoi-.
Kageromaru accennò ad un sorriso beffardo, sfoderando i tuoi artigli, pronto alla lotta fino all'ultimo sangue.
-Bene, allora a voi il primo passo-.
Juromaru era come Naraku, sapeva giocare bene con le pedine, non dovevamo abbassare la guardia.
In quella notte di luna, i fendenti delle spade si scontrarono ripetutamente, come gli artigli conficcati nella carne, il sangue colava formando pozze profonde e gli occhi di fuoco si sfidavano ad ogni confronto.
-Bankotsu, hai sbagliato a metterti con i Taisho-.
-Juromaru, sei morto!-.
Stavolta, se fosse morto anche Juromaru, Kagura non avrebbe modo di tornare in vita per nessun altro motivo.
-Sesshomaru, non ti sta a cuore Kagura?-.
-Byakuya fa silenzio!-.
-Eppure, l'hai cercata lasciando Rin a Bankotsu, che stolto-.
Mi conficcò un suo shikigami nel braccio, iniettandomi un veleno potente ma non tanto da uccidermi.
Mi scostai leggermente, trovando già mio padre davanti a me per proteggere la mia vita.
-Non rischiare la morte ora che stai diventando padre, Sesshomaru-.
Già Rin, chissà se presto le cose prendessero una piega diversa, se il viaggio per le terre dell'Ovest non sarà così lungo da farmi stare tanto tempo lontano da lei.
-Maledizione!!-.
Era la voce di Inuyasha e, per quello che intuì, era in serie difficoltà: Kageromaru lo teneva intrappolato nella sua gabbia fatta di pelle e di ossa, non si poteva muovere, ogni falso movimento era una sferzata di veleno in più.
-Padre, aiuta Inuyasha, lui non deve morire-.
Scostai violentemente mio padre, tornando a concentrarmi su Byakuya che, soddisfatto, si leccava con la lingua i lati delle labbra sporche di sangue, che essere viscido.
-Ora mi hai stancato-.
Sentì il flusso demoniaco nelle mie vene diventare sempre più forte, mi pulsavano gli arti, i miei occhi bruciavano come un fuoco nel suo pieno vigore.
Assunsi quella forma demoniaca che tanto tutti temevano, tranne per la mia Rin, lei non ha avuto paura di me.
Presi Byakuya per la testa, staccandola definitivamente dal suo corpo e sentendo solo un grido straziato prima che rilasciasse il miasma nel suo corpo.
Ma, preso dalla soddisfazione di vederlo morire, non mi accorsi di Juromaru , che aveva già la spada pronta per trafiggermi il petto: pronto all'idea di dover morire, avrei voluto prima salutare la mia Rin ancora una volta, magari vedendo il nostro figlio caro fra le sue braccia, il miracolo più bello che la vita abbia mai dato.
Non sarei riuscito a spostarmi in tempo, considerato le mie misure.
-Sesshomaru no attento!!-.
Vidi solo un corpo frapporsi fra me e Juromaru: Bankotsu si era messo davanti a me come scudo, per salvarmi la vita come io avevo risparmiato la sua a casa.
Ma ora in quel momento, non riuscivo ad odiarlo, piuttosto mi chiesi perché fare tutto questo per chi ha rischiato di ucciderti.
-Tu hai Lei, pensa a lei-.
Se solo avessi potuto rispondere in tempo, gli avrei chiesto se l'amasse quanto la amo io, ma il suo corpo si accasciò non appena quel bastardo estrasse la spada, era troppo tardi.
-Feccia-.
Questo non lo tolleravo: per quanto non accettassi ogni tipo di aiuto, il suo gesto valeva più del mio orgoglio, anche da metà umano meritava la sua vendetta.
Juromaru, preso dalla morte del suo ex compagno, non si accorse che la mia forma antropomorfa era di nuovo in me, permettendomi di prenderò per collo e issandolo su.
-Non tollero queste parole nei confronti di un mio alleato, lurido demone-.
Strinsi così forte da fargli mancare l'aria, iniettando nella sua vena una quantità di veleno tale da farlo arrivare al cuore in meno di cinque secondi.
-B..bastar..-. 
Le sue parole mi arrivarono alle orecchie come un semplice lamento, ma i suoi occhi erano ormai chiusi e il suo cuore aveva smesso di pompare sangue: era morto, questo era certo, ma ancora non mi bastava, volevo che si risvegliasse per ucciderlo ancora e ancora, senza fermarmi.
-Fratello!!!-.
Mi voltai verso Kageromaru, che era preso dalla battaglia con mio padre e Inuyasha e i suoi occhi diventarono di fuoco.
-Tu demone, non dovevi fare quest..-.
Prevedibile che anche lui accusasse il colpo, erano legati entrambi dallo stesso destino, vivevano in simbiosi quasi, uccidere uno significava fare fuori l'altro al cinquanta percento.
-Kageromaru!-.
Inuyasha lo colpì alle spalle con la cicatrice del vento, squarciandolo in due metà perfette, Tessaiga era la spada dei dominatori, che uccideva più di mille soldati con un solo fendente.
I corpi di entrambi i fratelli andarono in decomposizione non appena toccarono terra e, ancora una volta, percepì quel odore aspro, ma stranamente libero, nell'aria.
-È morta, di nuovo-.
-Sesshomaru..-.
Mio padre si avvicinò toccandomi una spalla, mentre osservavo il cielo cambiare colore, sino a diventare più chiaro.
-Padre..-.
-Come lo diciamo a Rin che Bankotsu è morto?-.
Posai lo sguardo su quel corpo ormai privo di vita, ricoperto da una pozza di sangue , i capelli scomposti a terra e gli occhi spalancati.
Mi abbassai , chiudendogli le palpebre e caricandomelo sulle spalle, sporcandomi la camicia ma poco mi importava, meritava una degna sepoltura.
-Andiamo nella foresta delle anime, sarà purificato lì e riposerà in pace-.
-Perché fai così, Sesshomaru?-.
-Inuyasha, lui ha protetto Rin quando io non sono stato capace di  farlo, merita la mia compassione-.
Dovevo utilizzare Tenseiga per purificarlo, Rin avrebbe voluto questo.
-Lo faccio per te, Rin-.
Avrei tanto voluto che Bankotsu di risvegliasse con Tenseiga, ma era così contaminato da Miasma che neanche la mia spada poteva aiutarlo: fra i fiori bianchi messi intorno alla tomba, riposava il suo corpo , intinto nell'acqua del fiume per ripulirlo del suo stesso sangue.
La sua anima volerà nel cielo insieme alle altre e sicuramente anche Rin potrà guardarla.
-Sesshomaru andiamo, dobbiamo sbrigare molte cose adesso-.
Presto sarei tornato da Rin, chissà se quando la rivedrò , avrà fra le sue braccia il frutto del nostro amore.
-Padre, il prima possibile voglio tornare dalla mia famiglia-.
Mi sorrise, mettendomi un braccio sulle spalle e guardandomi poi serio.
-Figlio mio , sei cambiato così tanto, la tua anima adesso è completamente cambiata-.
-Sesshomaru?Tzè sarà sempre il solito presuntuoso-.
-Inuyasha, prima che ti uccido , cammina avanti-.
-Visto padre? È sempre lo stesso-.
Ci scappò una risata, in quel momento era l'unica cosa che potevamo fare, prima di viaggiare in lungo e in largo per ristabilire l'equilibrio fra i clan.
Chissà quale sarà il mio destino, eppure non me ne sono mai preoccupato, ma adesso che ho la responsabilità di padre, chissà..
FINE POV SESSHOMARU.






La voglia di alzarmi era , come sempre, sotto i piedi, togliendo il fatto che il caffè purtroppo era solo un lontano ricordo.
-Rin ti vuoi muovere! Facciamo tardi all'università!-.
Mio padre bussava come un pazzo vicino alla porta della camera, facendomi sobbalzare dal letto come un militare sull'attenti.
-Papà dammi dieci minuti, faccio il prima possibile-.
Lo sentì sbuffare e allontanarsi dalla porta, componendo frasi di lamentele e senza senso.
Avevo precisamente dieci minuti prima che mio padre mi uccidesse per il tremendo ritardo, ma nonostante ciò Kagome dormiva beatamente nel letto come un sasso, strano che non lo ha sentito urlare.
Dieci minuti precisi e uscì dalla stanza, beccandomi la guatata storta di mio padre che subito si trasformò in una fragorosa risata.
-Che hai da ridere?!-.
-Ti sei messa la camicia al contrario, per questo rido-.
Mi guardai la camicia ed effettivamente era al contrario; mi portai una mano sulla fronte, raccogliendo tutta la calma nel mio corpo , onde evitare di inveirgli addosso.
-Mi vado a raddrizzare la camicia-.
Corsi di nuovo in camera e quasi mi sentì il terreno venire meno sotto ai piedi, maledizione devo ricordarmi che sono incinta e non posso fare le corse.
Riuscì a raccogliere le forze per raddrizzarmi la camicia e uscire di nuovo senza far svegliare quella pigrona di mia sorella.
-Andiamo per piacere-.
Subito la mamma si avvicinò a me, posandomi il pranzo e la colazione nella borsa e dandomi un bacio sulla fronte.
-Non ti stancare Rin, ci vediamo stasera-.
Quanto era dolce la mia mamma, nonostante fossi cresciuta ancora si preoccupava per me.
Chissà se Sesshomaru stava bene, anche lui era premuroso con me, avrei voluto tanto che mi chiamasse di nuovo, Bankotsu mi aveva fatto preoccupare con la sua telefonata.
-Meglio non pensarci-.
Andando all'università, mi sembrava di essere anche io una studentessa, sentivo tutta l'ansia degli studenti che dovevano fare l'orale con mio padre, assurdo ma vero.
-Papà io esco un po' fuori, mi raccomando fai il bravo-.
Lo lasciai solo in aula, prendendo il cellulare e cercando di contattare sia Bankotsu che Sesshomaru, ma nessuno dei due mi rispondeva, quindi provai con Inu Taisho che, per mia grande fortuna , rispose.
-Pronto? Salve sono Rin, sto provando a rintracciare Sesshomaru ma non mi risponde-.
-Ciao Rin, dimmi-.
Sembrava stranamente tranquillo, che mi stava nascondendo?!.
-Volevo sapere come vanno le cose li, se è tutto ok e se Sesshomaru sta facendo il bravo con Bankotsu-.
Il silenzio dall'altra parte del cellulare fu così tagliente che non mi fu difficile capire che non andava per niente bene la situazione.
-Diciamo che va bene , lo sai come è Sesshomaru, ma si sta abituando-.
-Me lo può passare?-.
-Non è con me, ma appena torna ti faccio chiamare-.
Sapevo benissimo che non lo avrebbe fatto, perché in realtà non potevo parlare con lui, però almeno sapevo che le cose andavano abbastanza bene.
-Va bene grazie, allora aspetto-.
-A te invece come va?-.
-Si va avanti, sto lavorando con mio padre all'università-.
-Bene, riferirò!-.
-Arrivederci allora, spero a presto-.
-Lo spero anche io-.
Chiuse la chiamata, lasciandomi sospesa su un filo del rasoio, chissà quando torneranno.
Rientrai in aula, trattenendo una lacrima che però scese comunque sulla mia guancia.
-Rin che è successo?-.
-Niente papà , mi manca-.
Torna, Sesshomaru.







Ci stiamo avvicinando alla fine, perdonate la mia sintesi, ma questa storia doveva essere breve ma come mio solito non sono capace di fare qualcosa che non abbia meno di 10 capitoli😂
Spero vi stia piacendo e vorrei mettere dei punti in chiaro:
-Bankotsu non ha avuto un ruolo così importante, ma mi è servito per far notare il cambiamento del Sesshomaru  anche nei confronti di altri che non sono Rin.
-La battaglia è più un qualcosa di soft perché non sono tanto capace di scrivere di guerre🤔
-Ovviamente l'idea di mettere le due sorelle a lavorare è solo un modo per movimentare la storia, per non farla essere scontata.
-Sesshomaru non parla con Rin per non svelarle la verità.



Detto questo, ragazze mie, ci vediamo all'ultimo capitolo! 
Bacioni a tutte!.














Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3649701