R

Enjolras non riusciva a smettere di scrivere quella lettera.

Un ghirigoro semplice, uno scatto della mano, un movimento veloce del gomito che va a colpire il bicchiere di caffè facendolo cadere rovinosamente a terra.

Merda: questa non ci voleva.

Scattò in piedi nell’istante in cui la brodaglia iniziò a fuoriuscire dal contenitore ed imbrattare la moquette, colorandola di marrone scuro, color fango.

Cercò un fazzoletto all’interno della borsa di pelle beige, e, trovato, iniziò a strofinare il pavimento, sperando di ridurre la macchia, non ottenendo però alcun risultato.

Ormai il danno era fatto, ed era impossibile rimediare.

Con un sospiro rimise il portatile all’interno della borsa con meticolosa attenzione, buttandovi invece in malo modo il libro di storia delle relazioni internazionali su cui aveva scarabocchiato fino a poco prima.Alzò il braccio per indossare la tracolla, notando dopo qualche secondo una macchiolina di inchiostro blu proprio all’altezza del gomito: una R.

Perfetto, ora sarebbe stato marchiato a vita.