Kumadori
Che
il giovane marionettista
di Suna utilizzasse far uso del kumadori era un fatto risaputo. Anche
se la maggior parte dei ninja si limitavano a definirlo "trucco".
Aveva
iniziato a tingersi il
viso verso i dieci anni e nonostante le prese in giro dei suoi
coetanei e le ramanzine di sua sorella aveva continuato a farne uso.
Dapprima
solo durante gli
allenamenti poi tutti i giorni.
"Perchè
ti fai quei segni?"
Questa
era la domanda che i
più gli rivolgevano come a prenderlo in giro, le ragazze poi usavano
un tono di stizza che lui non riusciva a sopportare.
*
Quando,
due anni prima, aveva
conosciuto Sumire,
lei aveva atteso qualche settimana poi gli aveva fatto la stessa
domanda, ma non con stizza o con aria di scherno. Sembrava
sinceramente curiosa.
Gliel'aveva
chiesto un paio di volte e lui aveva sempre dato risposte vaghe come
“per spaventare il nemico” oppure “perché? Non sono più bello
così?”
Ma
la realtà era molto diversa.
Kankuro
sapeva di somigliare moltissimo al padre, nonostante -e per fortuna-
il colore degli occhi e dei capelli fossero diversi, i tratti
somatici erano quelli e lui non riusciva ad accettarlo.
Diversamente
da Temari e da Gaara lui non aveva perdonato il quarto Kazekage per
le sue azioni, per come si era comportato come ninja, come uomo, come
padre.
Non
riusciva a ricordare una sua dimostrazione d'affetto, un gesto dolce,
una parola gentile. Niente.
Sabaku
no Rasa era l'uomo a cui si doveva ubbidire ecco tutto.
E
lui da bambino ubbidiva, non gli si era mai ribellato, ma una volta
cresciuto si era reso conto che non era mai riuscito a sopportarlo.
Dopo
l'attentato a Konoha la sua insofferenza era mutata man mano in odio.
Per
questo si copriva con strati di pasta viola e tentava in questo modo
di mascherare quell'eredità così fastidiosa.
Se
ne vergognava moltissimo.
*
Sumire
lo guardava di sottecchi quando si svolgeva quel rito mattutino e le
era riuscito piuttosto facile notare quell'aria corrucciata e quel
velo di malinconia che invece i suoi fratelli avevano sempre
scambiato per concentrazione nel tracciare bene le linee.
<<
Prima o poi me ne parlerai? >>
Lui
allontanò il pennello dalla fronte e si voltò a guardarla: aveva
usato un tono molto dolce ma dalla sua espressione si capiva che era
seria e un po' preoccupata.
Lui
chiuse gli occhi e sospirò.
<<
Da quanto tempo l'hai capito? >>
<<
Ho intuito qualcosa quando Temari ha tirato fuori l'album di famiglia
per farlo vedere a Shikamaru, Matsuri e me. Ho notato la tua
reazione... ma allora non me la sono sentita di insistere >>
Finì
di tracciare le sue linee e si sedette sul letto accanto a lei, le
posò una mano sulla guancia attirandola a se e dandole un veloce
bacio.
La
pasta era ancora fresca e le labbra della ragazza si tinsero di un
velo viola.
Lei
gli sorrise e poggiò una mano sul suo braccio.
<<
A me non da fastidio lo sai. Ma non nasconderti dietro una maschera.
Devi essere orgoglioso dell'uomo che sei diventato... >>
Kankuro
non poté che sorridere a quelle parole.
<<
… io lo sono >> concluse lei.
<<
Arigatou Sumy-chan >> disse stringendola delicatamente a
se.
***
Angolo
dell'autrice
Si
pensa sempre che la reazione di Gaara sia automaticamente la reazione
dei suoi fratelli. Ma io penso che non sia sempre così.
In
questo caso Temari ha condiviso il pensiero di Gaara riuscendo a
perdonare il padre nonostante da bambina cercasse, in modi molto
blandi, di ribellarsi.
La
stessa cosa non è avvenuta per Kankuro, anche se da bambino non gli
si era mai ribellato non è mai riuscito a perdonare il genitore.
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