ReggaeFamily
Capitolo
uno: Time
for the Love
Mentre
mi preparavo per il mio ultimo campo, mi sentivo malinconica. Il
punto fondamentale della questione era uno solo, e portava il nome di
Danilo.
Ebbene
sì, stavo uscendo da circa tre settimane con un ragazzo che
non era Marco, il che era assolutamente incredibile per una ragazza
come me, una ragazza disabile.
Danilo
aveva portato una ventata d'aria fresca nella mia vita, mi aveva
fatto capire che anche io potevo essere accettata da qualcuno che non
avesse a che fare con i miei stessi problemi; mi aveva fatto capire
che per lui non erano problemi,
ma che si trattava solo della mia condizione di vita, diversa da
quella di chiunque altro, proprio perché ognuno di noi era
unico, diverso, speciale.
In realtà non era un
ragazzo molto loquace, ma quando mi teneva tra le braccia e mi
accarezzava i capelli mi sentivo come se non potesse capitarmi niente
di male.
Ero veramente felice di
averlo conosciuto. E sapevo che mi sarebbe mancato durante il campo.
Era ironico pensare che, mentre l'anno precedente avevo pensato di
fingere di avere un ragazzo per ferire Marco, stavolta invece il fato
mi aveva messo su un piedistallo e avevo tutte le carte vincenti
dalla mia parte.
Una cosa era certa: non mi
sarei fatta intimorire da Marco, dall'attrazione che da sempre
provavo per lui, dal suo atteggiamento spavaldo che sempre mi aveva
attirato e ferito.
«Lau, rispondimi! Uff,
sei sempre con quel cellulare in mano!» mi apostrofò
Tamara, mentre trascinava la grande valigia verso l'uscita di casa.
«Eh? Ah, sì,
scusa... stavo rispondendo a Dani!» replicai con un sorriso.
«Arrivo!»
Eravamo di nuovo pronte per
partire e non mi sembrava vero: quella sarebbe stata la seconda
avventura per noi due, il secondo campo insieme, e purtroppo anche
l'ultimo. Ero ormai troppo grande per poter partecipare a quelle
iniziative, avevo quasi ventitré anni ed era assurdo
constatare che fossero trascorsi quasi dieci anni da quando avevo
conosciuto Marco, Viola e un sacco di altre persone che avevano fatto
parte della mia vita.
«Andiamo, mamma! Sei
sempre in ritardo!» strillò Tamara, scuotendo il capo.
«No, mica è
vero!» esclamai.
«Lau, ti mancherà
Dani?» chiese mia madre quando riuscì finalmente a
uscire di casa, dieci minuti e infiniti incitamenti più tardi.
«Ma che domande mi
fai?!» mi indignai.
«Siete innamorati!»
mi prese in giro lei, caricando le valige nel portabagagli.
«Oh, che carini! Che
romantici!» rincarò mia sorella.
«Piantatela voi due!»
tuonai.
Salimmo
in macchina e ci mettemmo in viaggio, il quale durò poco più
di dieci minuti in quanto dovemmo soltanto raggiungere una stazione
di servizio poco distante dal
nostro paese; poi saremmo state prelevate dal pullman che era partito
dalla capitale con a bordo il resto dei nostri compagni di campo.
Dovemmo aspettare un bel po'
prima che loro arrivassero, ma quando ciò accadde fu una festa
incredibile: io e Tamara ci fiondammo ad abbracciare Giovanna come
due pazze, felicissime che sarebbe stata con noi anche durante
quell'esperienza. Poco dopo fummo raggiunte da un'altra ragazza, che
io riconobbi subito come Marta, un'educatrice che aveva partecipato
al campo con noi ben tre anni prima.
«Lau!» esultò
lei, venendomi in contro.
«Marta!»
esclamai, correndo ad abbracciarla. «Sono così felice
che ci sia anche tu quest'anno, ci divertiremo un sacco!»
In quel momento appresi che
né Stella né Stefano sarebbero stati dei nostri, perciò
il ruolo di coordinatrice era passato a Marta. Lei mi spiegò
che saremmo state in camera insieme e che non vedeva l'ora di
ascoltare tutto ciò che avevo da raccontarle, dal momento che
non ci vedevamo da una vita.
Notai che anche Marco era
sceso dal pullman per salutarci: era vestito completamente di nero,
come sempre, e aveva addosso una maglia di un gruppo metal; i suoi
capelli erano sempre lunghi e ricci, e non era cambiato molto
dall'ultima volta che ci eravamo visti.
Si
avvicinò a me e Tamara e ci salutò con freddezza,
anche se subito prese a parlare con mia sorella, dato che loro
avevano continuato a sentirsi ogni tanto.
Alla fine lui aveva deciso
di partecipare al campo, anche se non avevo idea di cosa gli avesse
fatto cambiare parere; io e Tamara avevamo continuato a divertirci
alle sue spalle per un po', ma c'erano stati dei momenti troppo
divertenti per essere dimenticati.
Ripensai a due mesi prima,
quando avevo ricevuto un messaggio da Marco e avevo deciso di
rispondergli; mi aveva scritto che aveva assoluto bisogno di parlarmi
e io avevo deciso di giocare un po'. Non conoscevo ancora Danilo, era
piena estate ed ero rientrata da poco da un concerto molto
divertente, perciò mi ero presa la libertà di prenderlo
un po' in giro. Marco, dopo qualche messaggio, se n'era uscito
dicendomi che avrebbe voluto ricostruire un rapporto d'amicizia o
d'amore con me. Ero rimasta basita, poi ero scoppiata a ridere e
avevo fatto leggere quel messaggio a Tamara. Ovviamente non avevo
accettato, e a un certo punto avevo smesso semplicemente di
rispondergli perché stufa delle sue stronzate. Ormai lo
conoscevo, e probabilmente quella sera doveva essere completamente
ubriaco.
Poi
lo avevo rivisto. Ero andata a un concerto metal che si era tenuto
nella zona in cui abitava lui, e lì ci eravamo incontrati per
caso. Spinta dal divertimento e dall'ilarità, ero corsa a
salutarlo e lui aveva
faticato a riconoscermi, per poi limitarsi a chiedermi come stavo e
come mai mi trovassi lì. Ovviamente, in pieno stile Marco, non
aveva approfittato di quell'occasione per parlarmi di ciò che
voleva dirmi soltanto due settimane prima, e io non mi ero presa il
disturbo di ricordarglielo.
Infine, qualche giorno prima
della partenza, mi aveva scritto un messaggio e io lo avevo ignorato,
dopo averlo raccontato a Danilo e aver ricevuto la sua approvazione.
E ora eravamo lì,
insieme, e io non potevo far altro se non pregustare ciò che
sarebbe potuto accadere durante quell'ultimo campo.
«Allora, andiamo?
Siamo già in ritardo!» ci spronò Giovanna.
Io e Tamara abbracciammo e
baciammo nostra madre, poi seguimmo Marco e le due educatrici verso
il pullman.
«Lau, vieni con me
davanti?» mi chiese Giovanna.
Così ci sistemammo
sul sedile accanto all'autista e solo allora mi accorsi che in realtà
il gruppo era stato suddiviso in due pullman. Poco dopo notai che
Tamara e Marco si erano sistemati nei posti proprio dietro di noi, e
così tesi l'orecchio per sentire cosa si stessero dicendo.
Io
e Tamara avevamo architettato un piano divertente nei giorni scorsi:
mia sorella aveva detto a Marco, tramite SMS, che al campo per lui ci
sarebbe stata una bella sorpresa, senza però accennare a nulla
in particolare e limitandosi a dirgli che la questione aveva a che
fare con me. Non appena si
fosse presentata l'occasione, Tamara gli avrebbe spiattellato la mia
relazione con Danilo con molta noncuranza, per poi divertirsi ad
analizzare la sua reazione. Stavo uscendo con un ragazzo, davvero
stavolta, perché non approfittarne per farsi due risate?
«Vivi è
nell'altro pullman?» chiesi a Giovanna, rendendomi conto che
Marco e mia sorella stavano parlando di musica, visto che lui aveva
insistito per farle ascoltare qualcosa di orribilmente black metal.
«Sì. Non vede
l'ora di abbracciarti!» dichiarò l'educatrice con un
sorriso. «Cosa mi racconti?» mi chiese poi.
Feci spallucce. «Niente
di che, solo che... esco con un ragazzo» buttai lì.
«E che aspettavi a
dirmelo?!» strepitò lei con l'entusiasmo di una bambina.
«Ci siamo appena
incontrate!»
Giovanna rise. «E lui
lo sa?» bisbigliò.
«Lui?»
«Marco» mi
sussurrò all'orecchio.
Sorrisi. «Non ancora.»
«Ne vedremo delle
belle!» commentò.
Chiacchierammo del più
e del meno, intrattenendoci anche con l'autista, il quale era
abbastanza simpatico e propenso al dialogo.
Mentre
eravamo fermi a un semaforo, estrassi il cellulare e trovai un
messaggio insolitamente lungo da parte di Danilo. Ci impiegai un po'
a leggerlo, poiché i riflessi del sole disturbavano la mia
visuale e si schiantavano contro lo schermo del mio fedele Nokia con
i tasti, sempre lo stesso da tre anni e mezzo.
Io
sto tornando a casa ora dovevo vedermi con un mio compagno di scuola
fai buon viaggio tesoro sento già la tua mancanza ieri andando
via si ero un po triste e mi e scesa anche qualche lacrima, non vedo
l'ora di riabbracciarti <3
Sorrisi per la quasi totale
mancanza di punteggiatura, poi esclamai: «Oh, che carino!».
Giovanna, al mio fianco,
chiese: «Chi?».
«Dani! Leggi!»
dissi, passandole il cellulare.
Lei esaminò in fretta
il contenuto dell'SMS, poi ridacchiò e mi restituì il
telefono. «Wow, è proprio innamorato!» scherzò.
Trascorremmo il resto del
viaggio a chiacchierare del più e del meno, finché non
raggiungemmo finalmente la nostra meta. Il residence era lo stesso
dell'anno precedente, e io finii, insieme a Viola e Marta, nella
cemera che l'ultima volta era stata occupata da Marco, Thomas,
Lucrezia e Lorenzo.
Non appena fummo tutti scesi
dai pullmini, io e Tamara ci precipitammo ad abbracciare Viola; fu
una festa bellissima, un momento magico ed emozionante, dato che non
ci vedevamo da molti mesi e lei era mancata a noi come noi eravamo
mancate a lei.
«Mi dispiace per te,
Tami, che anche quest'anno devi stare in stanza con Simona e
Gabriella!» disse Viola in tono dispiaciuto.
«Dai, prendiamo il
lato positivo: c'è Giovi con lei!» provai a
sdrammatizzare.
«Grazie eh, questo sì
che mi rincuora... tanto quelle due annullano completamente l'effetto
positivo di Giovi, sono due piaghe!» si lamentò mia
sorella.
«Hai ragione!»
concordò Viola. «Non ti invidio.»
«Voi siete anche più
fortunate di me, perché quest'anno non c'è Elisa e
siete solo voi due con Marta, che è fantastica!»
«Grazie per il
complimento, Tami. Sappi che sei la benvenuta nella nostra stanza a
qualsiasi ora del giorno e della notte» intervenne Marta, che
era di passaggio con qualche bagaglio tra le mani.
«Questo mi dà
la forza per vivere!» scherzò Tamara di rimando.
Guardai Marta: era il primo
momento in cui riuscivo a vederla in maniera decente, poiché
c'era il sole a illuminarla mentre si fermava un attimo a parlare con
Giovanna; era un po' più bassa di me, piuttosto magra ma non
per questo priva di forme. Aveva i capelli legati in una coda di
cavallo, la pelle abbronzata e indossava dei vestiti semplici e
comodi.
Il mio cellulare squillò:
era Danilo!
Mi guardai un attimo intorno
e individuai Marco a pochi metri da me, intento a fumare mentre
veniva irrimediabilmente importunato da Nicolò. Mi posizionai
poco distante da loro, mentre rispondevo alla chiamata, in modo da
avere il ragazzo a portata di orecchie.
«Dani?» esordii.
«Ciao tesoro. Come
va?» mi domandò lui in tono calmo. La sua voce fece
aumentare la nostalgia che provavo nei suoi confronti.
«Bene dai, siamo
arrivati da poco, però mi manchi» ammisi.
«Anche tu, lo sai.
Dai, se riesco vengo a trovarti.»
Sorrisi. «Sì,
ti prego! Ti aspetto con ansia!»
Scambiammo ancora qualche
parola, poi fui costretta a riattaccare perché dovevamo
sistemare i bagagli e poi prepararci per andare a cena.
Prima di salire in camera,
conobbi Giorgio, un nuovo ragazzo che aveva tredici anni e sembrava
simpatico, anche se purtroppo era completamente cieco e soffriva di
una qualche forma di obesità non meglio definita. Mi
dispiacque molto apprendere che un'altra persona era caduta vittima
di quel male che ci accomunava tutti, un male quasi incurabile e che
ci rendeva fisicamente limitati. Riusciva, però, ad aprire le
nostre menti e a renderci liberi sotto un punto di vista diverso dal
resto del mondo.
Quando io e Marta ci
ritrovammo da sole, mentre Viola era in bagno, mi accostai
all'educatrice e lo sussurrai: «Allora? Hai tutto l'occorrente
per scrivere in braille?».
«Certo! Passami la
poesia e io la copio» confermò la ragazza con
entusiasmo.
Corsi in camera a recuperare
il foglio che conteneva la poesia di compleanno che io e Tamara
avevamo scritto per Viola, in modo che Marta potesse copiarla in
braille e la nostra amica potesse leggerla con le dita. Ero
emozionata, ma mi dispiaceva non essere io stessa in grado di
utilizzare quel linguaggio fatto di puntini e piccoli fori su carta.
Viola, di ritorno dal bagno,
sentì il rumore del punteruolo mentre Marta lavorava, così
si fece prendere dall'entusiasmo e gridò: «Chi sta
scrivendo in braille?».
Marta sorrise. «Io.
Sto preparando un compito da far fare a un mio alunno quando
rientriamo dal campo. Sai, è una cosa lunga e mi sono dovuta
portare appresso il materiale» spiegò con disinvoltura,
per poi strizzarmi il braccio con complicità.
«Davvero? Che bello, e
che compito è?» volle sapere Viola, mentre armeggiava
tra i suoi bagagli ancora da disfare.
«Un pezzo della Divina
Commedia, pensa cosa mi tocca fare!» inventò ancora
Marta.
«Oddio, che palle!»
commentò Viola.
«Già, non ti
invidio proprio» intervenni io.
«Già, poi io
non sono tanto veloce a scrivere in braille...»
«Ti serve aiuto?»
domandò la mia amica, affacciandosi dalla nostra camera.
«No, meglio se mi
esercito, altrimenti rimarrò sempre una schiappa» la
tranquillizzò Marta, senza smettere di scrivere.
Terminò giusto in
tempo, poco prima di andare a cena, così io misi la poesia
insieme ai regali che io e mia sorella avevamo preparato per Viola e
scesi insieme agli altri per andare in pizzeria.
Trovai tamara e le
sussurrai: «Hai detto a quello lì di Danilo?».
«Non ancora»
rispose lei. «Abbi un po' di pazienza e vedrai che arriverà
anche quel momento» aggiunse con un sorriso.
Eravamo giunti da poco al
residence, eppure ero certa che anche per quel campo ne avremmo visto
delle belle.
E io stavolta ero davvero
pronta a vivere ogni cosa nel modo giusto, complice soprattutto la
forza che ricevevo dalla presenza di Danilo nella mia vita.
Ebbene
sì, anche se sembrava impossibile, sono tornata con il tanto
atteso (?) sequel di 'Alive'; come ben sapete questa è
l'ultima delle tre storie che fanno parte della serie 'Youth of the
Nation', dedicata alle avventure di Laura, Marco e i loro compagni di
campo.
Raccontare
di loro mi piace un sacco, come avrete notato, e so già che mi
mancheranno parecchio quando questa storia si concluderà. Ma
ora non pensiamo al futuro, siamo solo al primo capitolo!
Be',
come vi sembra quest'inizio? Siete contenti che Laura stia uscendo
con questo Danilo? Stavolta ha davvero l'occasione per dimenticare
Marco e farlo soffrire come lui ha sempre fatto soffrire lei.
Ne vedremo delle belle mi sa :D
Spero
di ritrovare gli affezionati lettori di un tempo e di trovare anche
qualcuno di nuovo tra le mie recensioni o tra le persone che
seguono/preferiscono/ricordano la mia storia!
Ultima
cosa: aggiornerò questa storia ogni sabato, perciò
tenetevi pronti ;)
Vi
ringrazio fin da ora e vi saluto, alla prossima e non esitate a
lasciare il vostro parere nelle recensioni ♥
|