L'errore
più giusto
Martin
osservò soddisfatto le due uova di cioccolata posizionate
davanti a
lui.
Per
una volta aveva fatto le cose per bene.
Non
solo aveva acquistato i regali di Pasqua per tempo ma aveva anche
fatto inserire all'interno di quei dolci scrigni delle sorprese
personalizzate.
D'altronde
ormai era il suo ultimo anno alla Torrington, dal prossimo sarebbe
andato al college, era ora che iniziasse ad essere un po'
più
responsabile.
Fiero
di se, il biondo afferrò i due pacchetti ed uscì
dalla sua camera.
Arrivato
vicino all'uscita del dormitorio, vide Diana intenta a rientrare in
camera sua. Accelerato il passo la raggiunse.
«Ciao
splendore!» esclamò sfoderando uno dei suoi
più sfavillanti
sorrisi e mandando in corto circuito il cuore della sua amica.
«Regalino di Pasqua.» annunciò,
porgendole l'uovo.
«Martin,
grazie!» rispose Diana, sorpresa.
Mancavano
ancora due giorni alla Pasqua e lei era abituata a vederlo
arrivare trafelato a casa sua il giorno della festività per
consegnarle il regalo; come sempre acquistato all'ultimo minuto.
«Se
mi dai un attimo prendo il tuo.»
«Devo
finire l'ultima consegna, dopo torno da te, ok?» propose,
mostrando
l'altro pacchetto ancora in nelle sue mani. «Tu intanto
aprilo e poi
mi dici cosa ne pensi.» aggiunse facendole l'occhiolino e
depositandole un lieve bacio sulla fronte, ignaro della capriola che
il cuore di Diana aveva appena compiuto nel suo petto.
Era
inutile che mentisse, almeno a se stessa; lo amava, lo amava da
diversi anni, in silenzio, senza speranza ma anche con la certezza
che non sarebbe riuscita a soffocare ciò che provava,
neanche se lo
avesse voluto.
Salutata
l'amica, Martin corse in direzione del cortile della scuola, doveva
sbrigarsi a consegnare il suo ultimo regalo se non voleva che la
destinataria partisse per le vacanze di Pasqua senza averlo ricevuto.
«Hey
Jenni!» urlò, avvistandola. «Vieni con
me.» aggiunse, traendola
in disparte e portandola in un angolo appartato del cortile.
«Cos'è
tutto questo mistero?» chiese Jenni, incuriosita.
«Nulla
di particolare, ho solo un pensierino per te.»
spiegò, tirando
fuori da dietro la schiena l'uovo di Pasqua. «Su,
aprilo.» la
incitò.
«Ma
non dovrei aprirlo il giorno di Pasqua?» obiettò
Jenni.
«Bé,
ma io quel giorno non sarò insieme a te e non
potrò vedere la tua
espressione mentre lo apri quindi per stavolta facciamo uno strappo
alla regola.»
«E
sia.» concesse Jenni, andandosi a sedere su una panchina
lì vicino
per aprire il pacco più comodamente.
Mentre
disfaceva il pacchetto non poteva fare a meno di sentire un po' di
apprensione. Non era la prima volta che Martin le regalava qualcosa e
di norma si era sempre trattato di regali atti a dichiararle il suo
amore per lei.
Doni
che lei aveva sempre rifiutato non contraccambiando i sentimenti del
ragazzo.
Rotto
il guscio di cioccolato rimase qualche attimo ferma ad osservarne il
contenuto per poi sollevare la sorpresa sorridendo allegra.
Tra
le sue mani stava una graziosa tazza termica con su impressa una
frase “La nostra amicizia è così grande
che neanche il tempo e la
lontananza potranno mai raffreddarla”
Commossa,
Jenni poggiò il pacchetto di fianco a se e, portando la
sorpresa con
se, si alzò per correre incontro a Martin e abbracciarlo.
«Oh
Martin, grazie, hai avuto un pensiero dolcissimo.»
affermò, con gli
occhi lucidi. «Sono felice che anche tu adesso pensi che la
nostra
sia solo una splendida amicizia. Non avrei mai potuto accettare la
tua corte, non fosse altro che per riguardo nei confronti di Diana.
La lealtà tra donne mi avrebbe impedito di mettermi con il
ragazzo
di cui è innamorata la mia migliore amica.» disse
Jenni euforica
per poi inorridire nel rendersi conto di ciò che si era
lasciata
sfuggire.
«Cosa?»
chiese Martin, spaesato.
Già
non capiva come la tazza, destinata a Diana, fosse finita nelle mani
di Jenni ma adesso le sue parole lo avevano completamente sconvolto.
«Vuoi dire che Diana...»
«Maledizione,
ero così sollevata che non mi sono resa conto di quello che
dicevo.»
disse lei, in preda al panico. «Diana me lo aveva confidato
facendomi giurare di mantenere il segreto, ti prego dimentica
ciò
che ho detto. Non mi perdonerà mai per essermelo fatto
sfuggire!»
aggiunse, strattonandolo per un braccio.
Le
parole di Jenni continuavano a ronzargli in mente senza che riuscisse
a riscuotersi almeno finché non notò la tazza tra
le mani della
ragazza.
Se
lei aveva il regalo destinato a Diana allora in questo momento Diana
stava aprendo quello destinato a Jenni.
«Devo
andare.» disse semplicemente mollandola lì e
iniziando a correre.
Doveva
arrivare in tempo, prima che lei leggesse le parole scritte sul
bigliettino.
Ricordava
ancora quanto ci aveva messo a sceglierle.
“A
colei che con un solo sorriso sa far galoppare il mio cuore.”
Aveva
sprecato parecchia carta prima di trovare la frase giusta.
Adesso
però non gli importava che Jenni lo considerasse solo un
amico ciò
che voleva era solo non ferire la sua migliore amica.
Non
riusciva a capire come avesse potuto essere tanto cieco da non
accorgersi dei sentimenti che la ragazza provava per lui.
Con
il fiatone raggiunse la porta della camera di Diana e bussò,
timoroso della situazione che avrebbe dovuto affrontare.
«Chi
è?» chiese Diana.
«Sono
io.»
«Martin,
entra.» rispose lei, con voce tremula.
Appena
ebbe aperto la porta Martin si trovò davanti la scena che
più
temeva.
L'uovo
di cioccolato giaceva aperto sulla scrivania mentre Diana lo fissava
con occhi lucidi ed emozionati tenendo in una mano il biglietto e
nell'altra la collanina d'argento con il ciondolo a forma di cuore
che lui aveva comprato per Jenni.
«Sognavo
che un giorno tu ti saresti accorto di ciò che provavo per
te ma
temevo non sarebbe mai accaduto.» confessò Diana,
correndogli
incontro.
Martin
rimase fermo sulla soglia senza sapere cosa fare.
Non
gli importava nulla che Jenni lo avesse praticamente rifiutato di
nuovo e se ne era reso bene conto quando non aveva avvertito la
solita delusione assalirlo nel sentire le sue parole ma come poteva
dire a Diana, alla sua dolce Diana, che quel regalo non era per lei?
Era
ancora intento a cercare una soluzione quando lei lo raggiunse e,
buttandogli le braccia al collo, lo baciò.
Di
primo istinto era stato sul punto di allontanarla per non peggiorare
la situazione ma quando avvertì le sue morbide labbra
poggiarsi su
le sue e il corpo della ragazza aderirgli addosso ogni pensiero di
fuga svanì mentre si faceva avanti la consapevolezza di non
essersi
mai sentito così bene in vita sua.
Stringendola
a se, approfondì il bacio mentre a tentoni cercava la porta
per
richiuderla alle sue spalle.
Quando
alla fine il bisogno di aria divenne perentorio i due si staccarono,
affannati ed imbarazzati.
Martin
accarezzò la guancia di Diana sentendo il cuore lacerarglisi.
Aveva
appena capito di amarla e già rischiava di mandare tutto
all'aria ma
non poteva fondare il loro rapporto su una bugia, non sarebbe stato
giusto.
«Devo
dirti una cosa.» annunciò, facendola sedere sul
letto e prendendo
posto accanto a lei.
Per
alcuni secondi rimase zitto con il volto abbassato sulle loro mani
intrecciate.
«Ti
chiedo solo di ascoltarmi fino alla fine, dopo sarai libera di fare
ciò che vuoi.»
«Martin,
mi stai facendo preoccupare.» disse Diana, portando una mano
sulla
guancia di lui e facendolo voltare affinché la guardasse
negli
occhi.
«Promettimi
che mi lascerai finire di parlare e che per tutto il tempo terrai a
mente che il bacio che ti ho dato era sincero.»
«Se
per te è così importante lo
farò.» rispose Diana, turbata.
«Siamo
all'ultimo anno alla Torrington, dal prossimo anno ognuno
andrà in
un college diverso.»
«Si
ma noi non saremo molto lontani, in fondo.» lo
rassicurò lei.
«Lo
so, non è questo il problema. In tutti questi anni sono
andato
dietro a Jenni senza successo così mi ero detto che volevo
fare
un'ultima prova...non perché ne fossi realmente innamorato,
credo
fosse più una questione di orgoglio.»
Diana
si mosse sul letto, a disagio, sentiva una morsa stringerle il petto
e se Martin non le avesse tenuto le mani nelle sue probabilmente se
le sarebbe portate alle orecchie per non sentirlo.
«Cosa
stai cercando di dirmi?»
«L'uovo
che tu hai aperto era destinato a Jenni.» confessò.
A
quelle parole Diana tentò di divincolarsi da lui che in
risposta la
circondò con le braccia e la strinse a se per impedirle di
scappare.
«Quando
però lei ha aperto quello per te e mi ha professato la sua
amicizia
ho capito che non me ne importava, che per me andava bene
così. Ciò
che mi preoccupava era la tua reazione davanti alla sorpresa che
avresti trovato. Nel momento in cui mi hai baciato però ho
capito
che il mio è stato l'errore più giusto che
potessi fare. Le uova
sono andate alle giuste destinatarie, quello scherzoso all'amica e
quello romantico alla ragazza che ho capito di
amare.»spiegò
Martin, tutto d'un fiato.
A
quelle parole Diana smise di divincolarsi e alzò lo sguardo
fissando
gli occhi nei suoi.
«Non
prenderti gioco di me.» sussurrò con voce rotta
dal pianto. «Dici
di amarmi solo perché ti faccio pena. Vattene, lasciami
sola.»
urlò, spingendolo lontano da se e chiudendosi in bagno.
«Diana,
ti prego, ti ho detto la verità!» urlò
Martin, in preda alla
disperazione.
Nonostante
le sue urla e le suppliche però la porta rimase chiusa e
solo i
singulti soffocati che sentiva gli davano al certezza che Diana era
ancora lì.
La
campanella che avvisava dell'inizio del coprifuoco lo costrinse a
desistere.
«Devo
andare, non voglio che tu ti trovi nei guai per colpa mia.»
annunciò
Martin, devastato dal dolore. «Spero che alla fine capirai
che ti ho
detto la verità.» aggiunse, prima di lasciare la
stanza.
Appena
ebbe sentito la porta chiudersi Diana uscì dal suo
nascondiglio e
andò a raggomitolarsi sul letto.
Non
poteva credere che quello fosse stato per pochi minuti il giorno
più
bello della sua vita e che subito dopo si fosse trasformato nel
più
brutto.
Voleva
credere alle parole di Martin ma non poteva dimenticare che quel
regalo non era per lei.
Trascorse
il resto della serata a piangere finché stremata non
crollò
addormentata.
Diana
aprì gli occhi sentendo un gran peso gravarle sul petto.
Non
poteva dimenticare che Martin le aveva detto di amarla ma non voleva
neanche essere un ripiego.
Con
fare deciso scese dal letto.
Stamattina
sarebbe partita per raggiungere sua madre per le vacanze di Pasqua,
nella loro casa in campagna avrebbe avuto tutto il tempo per fare
chiarezza nel suo cuore.
Aperta
la finestra per permettere alla luce di entrare vide qualcosa a cui
non era affatto preparata.
Raggomitolato
sull'albero di fronte alla sua stanza c'era Martin.
Quel
pazzo aveva passato la notte sull'albero.
Diana
uscì dalla finestra e lo raggiunse, non era tormentandola
che le
avrebbe fatto cambiare idea.
«Martin.»
chiamò scrollandolo per una spalla.
Il
ragazzo però non fece segno di averla sentita.
Osservandolo
meglio Diana si accorse che aveva il viso arrossato e tremava.
Preoccupata,
gli poggiò una mano sulla fronte e si accorse che scottava.
«Stupido,
come ti è venuto in mente di passare la notte
sull'albero.»
sussurrò commossa, accarezzandogli una guancia.
A
quel contatto, il ragazzo si mosse nel sonno.
«Diana,
non voglio perderti.» sussurrò, mentre una lacrima
gli rotolava
lungo la guancia.
A
quella vista lei non poté trattenere un singulto ed in quel
momento
lui aprì gli occhi.
Incapace
di resistere ancora, Diana gli buttò le braccia al collo
scoppiando
in un pianto dirotto.
«Stupido,
stupido, stupido, sei solo uno stupido ma sei il mio
stupido.»
mormorò tra i singhiozzi.
Anche
se stordito, Martin comprese il senso di quelle parole e a sua volta
strinse la ragazza a se.
«Allora
mi hai perdonato?» chiese, quando finalmente si sciolsero
dall'abbraccio.
«Sei
un pasticcione ma ti amo anche per questo.»
confessò Diana,
guardandolo dritto negli occhi.
Felice,
Martin si slanciò per stringerla a se rischiando di farli
cadere
entrambi dall'albero.
«Che
ne dici se rientriamo?» propose, porgendogli la mano.
Entrati
in camera lei gli accarezzò il viso con aria preoccupata.
«Come
ti è venuto in mente di passare la notte sull'albero, adesso
hai un
bel febbrone.»
«Non
importa, ne è valsa la pena.» affermò
Martin felice nonostante il
mal di testa martellante. «Se però ti senti
così in colpa puoi
aiutarmi a scaldarmi con il tuo corpo» aggiunse con fare
ammiccante.
«Non
esagerare!» lo rimproverò Diana, scansandosi.
Vedendolo
barcollare, però, gli tornò vicino abbracciandolo
per sostenerlo.
«Sdraiati.»
gli disse, portandolo vicino al proprio letto. «Vado a
prenderti un
po' di ghiaccio.»
«Non
andartene.» supplicò lui, raggomitolato tra le
coperte.
Intenerita
Diana cedette e, raccolto il coraggio, alzò il piumone e si
sdraiò
accanto a lui.
Appena
l'ebbe fatto, Martin le si rannicchiò affianco e Diana
sentì il
viso andarle a fuoco mentre lui la stringeva a se e poggiava il viso
sul suo seno.
«Diana.»
chiamò pochi secondi dopo, con voce flebile.
«Dimmi.»
lo esortò lei.
«Ti
amo.» sussurrò, prima di cadere addormentato a
causa delle febbre
alta.
Emozionata,
Diana lo strinse a se e gli depositò un lieve bacio sulla
testa.
Adesso
era di nuovo il giorno più bello della sua vita.
NDA:Anche
se un po' in ritardo vi faccio tantissimi auguri di Buona Pasqua!
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