Prologo.
× Introduction to my end.
Entrarono con passo sicuro dentro il teatro. Indossavano giacche
costosissime e cravatte di seta. Dovevano dare l’impressione
di essere delle persone del tutto rispettabili.
Le dita del biondo sfiorarono titubanti il rivestimento della sua
semiautomatica, una colt appartenente alla vecchia scuola. Non ne era
ancora convinto.
- Smettila di agitarti così. Mi dai il nervoso. -
A parlare un ragazzo seduto al suo fianco, in platea per dare meno
nell’occhio. Precauzione inutile, visti i suoi canoni
abituali di abbigliamento.
Il suo sguardo si posò sulla folta chioma
acquamarina, per infine carezzare con disprezzo tre orecchini investiti
dalla candida luce proveniente dal palco. Sorrise sornione,
sistemandosi meglio sul posto in velluto.
Dannato Roronoa, in sin dei conti non sarebbe mai cambiato.
- Almeno per questa volta avresti potuto provare a nascondere
quell’abominio che ti ritrovi per testa. -
- Per correre il rischio di ritrovarmi come te? No, grazie. –
Con tono serafico si limitò ad indicare la chioma paglierina
del compagno.
Una massa tondeggiante, dai vaghi riflessi diafani si limitò
a scuotersi stizzita a quell’occhiata eloquente, cadendo
pesantemente sul volto del ragazzo. E coprendo, come ogni altra volta,
lo sguardo di uno dei migliori tiratori dell’intera
organizzazione.
- Ti brucia che nonostante questa – e qui le sue mani si
ritrovarono a scivolare dolcemente su uno dei tanti ciuffi ribelli
destinati ad incorniciare quei tratti da ancora adolescente –
riesca a freddare molto meglio di te, Roronoa? -
- Bruciarmi? Non farmi ridere, sei ancora un pivello dopotutto.
–
Le labbra del biondo si aprirono secche all’ennesima
battuta del compagno. Presero aria, talmente tanta da credere quasi di
poter implodere su se stesse e sgonfiarsi così,
improvvisamente come un palloncino finito in disuso.
Lo avrebbero voluto poter fare. Davvero.
Anche solo per metter a tacere una buona volta quell’inetto;
non avrebbero chiesto nient’altro che questo. Vedere i suoi
occhi osservarlo rabbiosi e gridare quell’odio di cui si
faceva così tanto vanto.
Sarebbe stato terapeutico, curativo forse.
Ma il silenzio che improvvisamente aveva stretto l’intero
teatro in una salda morsa, le convinse a tacere a loro volta. Non per
molto in ogni caso.
Il tempo necessario a mostrare l’ingresso del loro prossimo
obiettivo fra le pieghe purpuree del sipario e scorgere a malapena il
suo maestoso inchino.
Poi fu un semplice fischio, basso. Di contrita ammirazione.
Rivolto al petto ancora pulsante di una rossa ignara del proprio
destino. E ad un paio di gambe le cui movenze sembravano conoscere
sufficientemente quel tipo di ambiente.
Entrambi liberi fra il legno smorto del palcoscenico, così
tanto da credere quasi di potersi distaccare dal suolo e muoversi
leggermente nell’aria gelida della sala.
Entrambi vivi.
Seppure ancora per poco.
--------------
Nata per puro caso, da un’uscita in spiaggia ieri sera con
alcuni miei amici. Si parlava di gialli, di serial killer ed assassini
su commissione e la trama si è praticamente delineata da se.
Per adesso mi limito a postare un semplice prologo. Se
incontrerà i vostri favori allora mi impegnerò
anche per un seguito.
Altrimenti semplice cestino U_U
Alla prossima.
Slits.
|